Terenzuola e i giorni della merla sui Colli di Luni

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viniIl titolo sembra quello di una favola di Esopo e invece Terenzuola è l’azienda vinicola di Ivan Giuliani (una nostra vecchissima conoscenza) mentre i giorni della merla, ossia gli ultimi tre giorni di gennaio, sono il periodo scelto da Ivan per un giorno di festa tra operatori e amici. Un rituale che va avanti da qualche anno, una scelta non è casuale poiché uno dei vini più noti dell’azienda è il “Merla della Miniera”.

Dal casello di Sarzana salgo verso Fosdinovo e poco prima del paese, a circa 400 metri di altezza sul versante collinare che guarda e respira il mare, si trova il cuore pulsante della cantina. Avvicinandomi la scorgo tra le nuvole basse e una pioggerella fastidiosa, ma la temperatura non è affatto rigida, quest’anno la merla della tradizione sarebbe rimasta col suo candido piumaggio.

vigneDopo un veloce passaggio nelle aree operative, scarto il buffet e raggiungo la saletta degustazione dove Riccardo Gabriele è pronto a servire la carrellata dei vini scelti per l’occasione. Quattro verticali – per capire l’evoluzione dei vini e del percorso intrapreso da Ivan – e la prima annata del Permano, il nuovo vino di punta dell’azienda, prodotto sia in bianco che in rosso.

Dagli assaggi ho l’impressione che questa realtà, a cavallo tra Toscana e Liguria, stia crescendo sia fisicamente che qualitativamente. Dall’eccessiva ampiezza e opulenza delle prime vendemmie, i vini si sono fatti progressivamente più precisi e dettagliati a netto beneficio dell’eleganza e della finezza.

Vigne basse 2013: il Vermentino (90%) base, frutto delle vigne di Fosdinovo situate a circa cento metri di altezza. Affinamento sui lieviti per tre mesi in tini d’acciaio. Una base che in quest’annata è qualcosa di più per intensità e calore. Si apre su fiori e frutta gialla, con richiami anche canditi, pietra focaia e leggero alcol. Al palato si conferma, rotondo ed intenso ma sempre predisposto alla beva. Interessante la vena minerale. Sul finale avverto un lievissimo contrasto tra accenni burrosi e spunti amarognoli.

ivan-in-cantinaVigne basse 2016: discreto cambio di registro: i fiori e la frutta diventano bianchi, le note agrumate sono più nette e un po’ d’incenso affianca il minerale. In bocca mantiene una discreta aromaticità e l’acidità più marcata agevola la beva e la lunghezza.

Fosso di Corsano 2004: Vermentino 100% da vigne poste tra i 200 e 350 metri nel Comune di Fosdinovo, affinamento sui lieviti per sei mesi in tini d’acciaio. La ricerca di una “piccola Alsazia”, sogno iniziale di Ivan, si avverte pienamente in questo vino. Tredici anni portati egregiamente nella sua mise dorata e brillante. Il naso è intenso di frutta gialla e agrumi disidrati, mela cotogna, miele e pietra focaia che sovrastano il floreale e la speziatura. Il palato si conferma ricco e rotondo, intrigante nell’apporto idrocarburico ma un po’ sofferente in quello acido. Più ampio che profondo mantiene comunque una notevole persistenza.

Fosso di Corsano 2006: più armonico del precedente, il naso è sempre molto espressivo con note floreali più marcate, agrumi maggiormente presenti e note fumé più contenute. Al palato è ben equilibrato, la frutta è più succosa e la mineralità fa buona compagnia all’acidità. Davvero un bel bere.

bottiFosso di Corsano 2011: colore e olfatto calano leggermente d’intensità ma restano le caratteristiche peculiari del vino. Al naso è sempre netta la vena minerale, note vegetali emergono tra il floreale e il fruttato, lo zafferano compare tra la speziatura. In bocca è più generoso, si avverte anche il miele di castagno mentre la pietra focaia si spegne ricordando di più la roccia bagnata. L’acidità mantiene una discreta tensione in tutta la lunghezza. Molto interessante.

Fosso di Corsano 2013: il giallo vira al paglierino, il naso è incentrato sulla frutta esotica e su quella bianca, le note idrocarburiche ora sono più tenui. La bocca è armonica, incentrata su un interessante mix sapido-aromatico e accompagnata da una vibrante acidità agrumata. Pulito, elegante e piuttosto persistente. Mi piacerebbe averne una scorta per goderne l’evoluzione negli anni.

Fosso di Corsano 2015: che è particolarmente giovane si vede anche nei riflessi verdognoli. All’olfatto la frutta e i fiori bianchi si accodano alla freschezza agrumata. Spunti idrocarburici coronano una discreta complessità ed intensità. In bocca mira più alla finezza che alla potenza, la corrispondenza aromatica trova sponda nell’apprezzabile mineralità e nella sottile vena acida. Equilibrato, di buona struttura e freschezza, promette parecchi anni di piacere.

Cinque Terre doc bianco 2012: figlio della viticoltura estrema, praticamente l’unica possibile nella zona, realizzata con terrazzamenti a spiombo sul mare tra i comuni di Riomaggiore e Vernazza. Solo un ettaro e mezzo piantato con viti, alcune vecchissime, di Vermentino, Bosco e Albarola. Breve macerazione sulle bucce e affinamento sui lieviti per circa sei mesi. E’ un vino solare e vellutato. Naso mediterraneo di ginestra e frutta gialla con una punta di miele. In bocca è corrispondente, rotondo e morbido, ma dalla dinamica un po’sopita, più sapidità e acidità avrebbero dato la giusta spinta.

barriqueCinque Terre doc bianco 2015: meglio del precedente. Naso più fresco con l’ingresso di fiori e frutta bianchi. Anche al palato una ritrovata acidità e una piacevole sapidità donano un bell’equilibrio complessivo e contribuiscono a una certa persistenza.

Permano Bianco 2015: eccoci all’ultima novità e nuovo vino di punta dell’azienda. Nel clima festoso della giornata non sono riuscito a parlare tranquillamente con Ivan e a carpire i dettagli della produzione, so solo che si tratta di una selezione di vitigni autoctoni vinificati con lo stesso processo degli altri vini bianchi. Al naso non è particolarmente espansivo, direi timido all’entrata in scena. Ricorda un mix dei vini precedenti, il carattere mediterraneo del Cinque Terre, il minerale, lo spunto fumé e quello balsamico sul finale del Vermentino. Nel mezzo un po’ di frutta bianca ed erbette aromatiche, rosmarino in primis. In bocca si riscatta ed è più spavaldo, ti colpisce con corpo e struttura importanti, doti necessarie per addomesticare un certo vigore alcolico (intorno ai 15°). L’aromaticità – che richiama anche la frutta secca, la nespola e accenni burrosi – è di contorno a una secchezza che ne qualifica l’indole, la caratteristica principale di un vino armonico, elegante e di lunga prospettiva. Sarà interessante osservarne l’evoluzione.

Vermentino Nero 2009: da vigneti sparpagliati tra i comuni di Pontremoli, Fosdinovo e Carrara, composto da Vermentino Nero (85%) e altri vitigni tra cui Canaiolo Nero e Pollera. Macerazione e fermentazione in barrique aperte e affinamento per sei mesi sui lieviti in tini d’acciaio o cemento. “Pinotteggiante” nel colore scarico e nei profumi di piccola frutta rossa, ciliegia, grafite e leggero inchiostro. In bocca scorre molto bene, il frutto è carnoso, dolce e ben bilanciato dall’acidità. Non manca la mineralità a differenza dei tannini praticamente assenti.

vermentino-neroVermentino Nero 2013: più complesso del precedente. La piccola frutta vira più al nero mentre si inseriscono anche note agrumate, vegetali di rabarbaro e un delicato floreale di viola. Sempre presente il minerale che ritorna sul finale di bocca. Al palato è intenso, dai tannini levigati e ancor più sciolto del 2009 per un’acidità più spinta.

Vermentino Nero 2015: giovane e fresco nei profumi dove emerge netta la piccola frutta rossa seguita poi dal floreale. In bocca è equilibrato, sempre imperniato sulla frutta fresca e con una gradevole sapidità. La finissima trama tannica non inficia la beva, anzi ne caratterizza il giusto grip.

Merla della Miniera 2006: il rosso più conosciuto dell’azienda prodotto con Merla, il locale Canaiolo Nero, e un piccolo saldo (5%) di Tintoretto, il locale Colorino. Affinamento in botti di rovere di Slavonia da 20 hl per un anno, in cantina c’è anche qualche barrique ma di ennesimo passaggio, giusto per la micro-ossigenazione. Naso ancora fragrante di frutta nera e rossa che talvolta ricorda quella sotto spirito, la speziatura è fine ma variegata (cuoio, tabacco dolce, pepe), un leggerissimo rotì viene opportunamente rinfrescato da spunti balsamici. In bocca è una goduria: croccante e succoso rispecchia perfettamente le sensazioni olfattive, l’equilibrio regna sovrano mentre la vena minerale e la corretta acidità danno i giusti impulsi. Vino elegante dalla trama tannica sopraffina. Da berne a litri, hic et nunc, prima che l’attimo fugga.

merlaMerla della Miniera 2009: meno espressivo e complesso del precedente, denota un registro più dolce nella frutta e nella speziatura. Fruttato intenso e ricordi di caramella al rabarbaro. In bocca è armonico e i tannini piacevoli, gioca più in ampiezza che in profondità senza raggiungere i livelli del 2006.

Merla della Miniera 2011: i profumi mi solleticano l’immaginazione e mi portano nella Francia del sud in compagnia di un Syrah, non potente ma esile ed armonioso. Anche al palato ne apprezzo più la grazia e la facilità di beva che la complessità o, tanto meno, la struttura.

Merla della Miniera 2014: al naso è ancora restio ad esprimersi nelle sue potenzialità ma i presupposti ci sono tutti: bel frutto di ciliegia e mora, erbette aromatiche, sfumature rotì, fine speziatura e finale fresco balsamico. In bocca è corrispondente e carnoso. Ben instradato su binari del minerale e dell’acidità ha buone prospettive nonostante l’annata poco felice.

sciacchetraPermano Rosso 2013: vale quanto detto per il Bianco, ne ignoro la composizione, produzione, ecc… Anche l’olfatto calca le orme del gemello “diverso”, si esprime sussurrando ma quel che dice è interessante. Frutta rossa e leggera speziatura di base, poi le erbette aromatiche e particolari accenni “terrosi” di barbabietola e radice di liquirizia. Bocca notevole per corpo ma sempre con particolare attenzione all’equilibrio e alla finezza, chiude lungo su una leggera dolcezza di sottofondo.

Sciacchetrà Pria 2003: il nettare delle Cinque Terre, proviene da 1,5 ettari totali di sedici appezzamenti nel Comune di Riomaggiore. L’uvaggio è quasi tutto Bosco con piccolo saldo di Vermentino e Albarola da vigne vecchie. I grappoli rimangono nei locali di appassimento per un periodo variabile dagli 80 ai 100 giorni e dopo una fermentazione sulle bucce di circa tre settimane prosegue l’affinamento in acciaio per due anni e poi vetro. Un privilegio berlo visto che ogni anno ne vengono prodotte solo mille bottiglie da 0,375 cl.. Una goduria assaggiarlo: alle calde note di frutta secca si abbina seducente la frutta disidratata di albicocca, frutta esotica e agrumi, ancora qualche erbetta mediterranea ad impreziosire il quadro. Sinuoso nel bicchiere e vellutato al palato mantiene la giusta acidità per una beva elegante e mai stucchevole.

Leonardo Mazzanti

Leonardo Mazzanti (mazzanti@acquabuona.it): viareggino…”di scoglio”, poiché cresciuto a Livorno. Da quando in giovane età gli fecero assaggiare vini qualitativamente interessanti si è fatto prendere da una insanabile/insaziabile voglia di esplorare quanto più possibile del “bevibile enologico”. Questa grande passione è ovviamente sfociata in un diploma di sommelier e nella guida per diversi anni di un Club Go Wine a Livorno. Riposti nel cassetto i sogni di sportivo professionista, continua nella attività agonistica per bilanciare le forti “pressioni” enogastronomiche.

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