È arrivato Ilbio, il primo vino biologico delle Cantine Lungarotti

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lungarotti_ilbioDopo un iniziale scetticismo, anche il mondo del vino è diventato sempre più sensibile alle tematiche del biologico. Se da una parte molti vignaioli non avevano e non hanno bisogno di sollecitazioni esterne per trattare con rispetto la loro terra, dall’altra l’inevitabile ascolto degli umori del mercato ha dato un forte impulso alla produzione di vini realizzati con uve da agricoltura bio. In seguito, è arrivata la legislazione per la codifica di un vino che a seguito della lavorazione in cantina possa chiamarsi biologico e che, per la verità, ha lasciato molti giustamente insoddisfatti per i suoi criteri piuttosto soft.

chiara_lungarottiSia come sia, tutto ciò è servito a raggiungere meglio quel segmento di mercato che si sente rassicurato quando compra un alimento la cui confezione porti il fatidico marchio “green”, e molte aziende, anche importanti e di grandi tradizioni, hanno deciso di intraprendere la conversione di vigne e metodologie di lavoro. Fra di esse, la cantina umbra Lungarotti, fondata a Torgiano da quell’autentico pioniere della viticoltura italiana di qualità che fu Giorgio Lungarotti ed oggi portata avanti con energia impressionante dalla figlia Chiara.

E proprio Chiara Lungarotti prese la decisione di aprire una seconda via all’azienda di famiglia scegliendo di acquisire la Tenuta Turrita a Montefalco, abbracciando in pieno una filosofia verde. Ossia, agricoltura biologica certificata dal 2014, ma anche riduzione della quantità di acqua per l’irrigazione grazie a sonde nel terreno che controllano il fabbisogno idrico delle piante, dei trattamenti grazie all’uso di capannine meteo, ed autosufficienza energetica al 70 per cento ottenuta mediante l’utilizzo degli scarti della potatura.

Oggi questo percorso è arrivato ad un risultato importante, la produzione del primo vino biologico, chiamato appunto IlBio, un Umbria Igt rosso a base di uve sagrantino, prodotto nella prima annata 2015 in diecimila bottiglie e presentato all’ultimo Vinitaly. Fermentato in acciaio con una macerazione importante (25 giorni) affina in botte grande (30 ettolitri) per dieci mesi e riposa altri sei in vetro. Alla vista si presenta con un colore porpora intenso ed il corredo olfattivo, che inizialmente parla la lingua dei piccoli frutti e neri con bella purezza, si arricchisce poi di sensazioni di erbe aromatiche, pepe verde, macchia mediterranea. Al palato il vino si avverte vellutato, scorrevole, con una presenza tannica già imbrigliata e i 14,5 gradi alcolici che sostengono la beva senza appesantirla.

Riccardo Farchioni

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