Tenuta Trerose a Montepulciano. L’onda lunga del lago e la benedizione di Santa Caterina

0
12166

image13_1Se avrete occasione di recarvi alla Tenuta Trerose di Montepulciano non potrete non convenire su un paio di aspetti che saltano agli occhi: primo, ammazza quanto è bello il posto! Subito ti accoglie, e subito ti infonde un senso di placida rilassatezza. E’ proprio un bel vedere. Secondo: a proposito di contesti ambientali e paesaggistici, ben presto vi accorgerete che quel territorio, oltre ad essere maledettamente affascinante, spariglia la tipica morfologia che siamo soliti incontrare all’interno della denominazione poliziana. Le colline qui sono morbidi rilievi tondeggianti, che digradano lievi e non impediscono allo sguardo di distendersi a cogliere orizzonti, la luce è intensa, i venti garbati.

image3E’ un crocevia quel posto. Non tanto e non solo perché ci troviamo sulla mitica Strada Lauretana, agli storici confini fra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio (uhei, l’Umbria è a un passo!), quanto perché l’influsso climatico continentale deve fare i conti con la forza mitigatrice del lago Trasimeno, che sta a due passi. E’ un alito che senti, e che la natura sente: è ciò che crea un unicum. Siamo nel quadrante sud-orientale della denominazione, dove la matrice dei suoli rappresenta una speciale commistione di arenarie ed argille salate, lascito antichissimo di valli umide e piene d’acqua che in epoca preistorica avevano costituito l’habitat ideale per razze di animali che non ti aspetteresti: dagli ippopotami ai mammuth!

Alla Tenuta Trerose ci siamo arrivati perché abbiamo intuito muoversi qualcosa. Lo abbiamo intuito dai vini, certo, mai così focalizzati e “sensibili” alle ragioni del terroir. Ce lo hanno poi confermato i gesti e i modi. L’intendimento è chiaro, finalmente chiaro: potenziare il legame fra il vitigno principe – sangiovese clone prugnolo gentile- ed il proprio territorio. La campagna in tal senso parla: il sangiovese è stato piantato nel 90% degli oltre 100 ettari vitati che circondano a corolla la splendida villa cinquecentesca, già abitata da nobili ed ecclesiasti.

image1Ed è proprio una profonda vocazione religiosa a permeare molte delle cose che cogli nei dintorni. Te ne accorgi dalle evidenze architettoniche, dai ritrovamenti e dalle antiche frequentazioni, ciò che poi si è tramutato in dediche e ricordi. Sì, una delle più importanti rivoluzioni in casa Trerose porta il nome di una santa, Santa Caterina. Dalla vendemmia 2011 questo è il nome assegnato al Vino Nobile “d’annata”, portavoce aziendale. Santa Caterina d’Alessandria è la protettrice dei raccolti, ed è venerata fra contadini ed allevatori. E’ stata peraltro una animalista ante-litteram, il cui martirio discese dalla strenua sua difesa degli animali, che allora andavano a costituire il frequente oggetto sacrificale durante le ricorrenze pagane.

image2Le uve sangiovese che innervano il vino Santa Caterina provengono invece dal colle omonimo, esposto a solatìo. Uno dei cinque colli che assieme al Belvedere, al Poggetto, al Lodola (ex proprietà Ruffino) e al Pino costituisce l’arcipelago vitato di proprietà. La loro unione prende la forma di un impattante e scenografico anfiteatro e garantisce al viticoltore diversi versanti ed esposizioni, caratterizzati a loro volta da differenti tessiture nei suoli, da quelli più limosi a quelli più sabbiosi (ma dai pH ottimali, attorno a 3,4), permettendo così di sperimentare le varie possibilità espressive attraverso vinificazioni separate, così come di esaltare eventuali specificità.

Il fatto che proprio nel vino Nobile d’annata si vada ricercando l’intima espressione di un singolo appezzamento è alquanto indicativo. Mentre a un livello ancora superiore si muove la ricerca sul Vino Nobile di Montepulciano Simposio, l’etichetta di punta, un Sangiovese dal temperamento austero frutto della selezione delle migliori uve aziendali provenienti dai vari colli, affinato in botti piccole e fatto riposare a lungo prima della commercializzazione. Un vino, quest’ultimo, già capace di prestazioni eloquenti.

trerose_bottaiaDai vini, e dai gesti, abbiamo compreso che le rinnovate premure stanno spingendo verso l’alto la produzione tutta, una produzione quantitativamente significativa e per tale ragione ancora più sorprendente. Non si tratta di congiunzioni astrali, casomai del benefico effetto di una cura che è partita dal vigneto per coinvolgere poi tutti i processi aziendali; una cura che ha necessitato e ancora necessita di investimenti e di volontà, in uomini e mezzi. Ed in tal senso i Tenimenti Angelini, proprietari della Tenuta (confluiti nel nuovo brand Bertani Domains, in onore della celebre casata veneta acquisita di recente dal gruppo), non hanno fatto altro che perseguire con coerenza quegli obiettivi che già li avevano guidati a Montalcino, dove sono riusciti a valorizzare il marchio Val di Suga in modo oculato, andando a connotare stilisticamente i vini nel solco e nel rispetto della tradizione enologica dei luoghi.

image9Nel frattempo, il Santa Caterina se ne esce con una silhouette aggraziata, comunicativa e prodiga di sfumature. Assume un passo sinuoso, in cui la carnosità del frutto sposa amorevolmente il dettaglio floreale. La trama se ne avvantaggia in termini di eleganza, mentre è l’evidente venatura salina, assieme alla morbidezza del tratto, a rappresentare la cifra speciale di questa etichetta. E’ ciò che le prime versioni, figlie di vendemmie dialettiche, avevano lasciato già subodorare, ma che l’ultima annata in commercio (2013) è riuscita ad esaltare: un approdo in odor di compiutezza.

image10Quanto al Nobile Simposio, traguardato anch’esso attraverso la lente focalizzante di una piccola verticale, non ha fatto altro che confermare tutto il buono che già conoscevamo di lui, aggiungendoci semmai un di più, che oggi sta nella regolarità di marcia e in un potenziale di longevità maggiormente accondisceso rispetto ad edizioni meno recenti. Trapela dalle maglie strette di un vino potente, compassato e signorile, dal timbro sapido-minerale e dal temperamento fiero, che può ricordare da vicino un Brunello.

Simposio e Santa Caterina: maschio e femmina. Due caratteri diversi per una stessa manifattura, sui quali poggia attualmente la proposta più centrata e significativa della casa, e dai quali viene facile comprendere come la specificità di un luogo, in questo caso così “diversamente poliziana”, possa comunque partorire distinzione. Ed è ciò che più conta, in fondo, aldilà del tasso di complessità: distinzione, ovvero “sapere” di sé stessi. Nulla di più, nulla di meglio.

I VINI DI UN GIORNO

image5Vino Nobile di Montepulciano Santa Caterina 2013

La vivida brillantezza del suo rubino apre ad un naso elegante, tonico e sostenuto, quale ispirato compendio di frutto e fiore. Un bel fondo acido-minerale supporta e trascina una trama armoniosa e bilanciata, la cui dolcezza fruttata viene efficacemente contrastata dalla spinta sapida. C’è un grande “senso estetico” a percorrerlo da cima a fondo.

Vino Nobile di Montepulciano Santa Caterina 2012

Un pizzico di maturità (fruttata) in più rispetto al 2013, un pizzico di eleganza in meno. Eppure il naso conserva godibilità e intensità, la bocca polpa e succosità. La voce tannica leggermente arrochita viene compensata invece da una stria sapida caratterizzante, a regalare quadratura al sorso.

Vino Nobile di Montepulciano Santa Caterina 2011

Telaio “carrozzato”, da cui emerge un afflato alcolico abbracciante senza che il nostro perda in definizione e profilatura. Largo nell’incedere, piuttosto lento nei movimenti, ancora una volta viene stimolato da una corrente salina importante e provvidenziale.

image6Vino Nobile di Montepulciano Simposio 2012

In via di composizione il quadro, ma subodori profondità. Ricco, caratteriale, roccioso e incisivo, sta in quella trama salata e in quel tannino baritonale la firma autenticata di un vino di spessore, a cui l’aria e l’ossigeno concedono con maggiore chiarezza eleganti nuance fruttate, sciogliendolo un po’. Un valore sicuro per il futuro che viene.

Vino Nobile di Montepulciano Simposio 2010

Saldo, austero, ancora parzialmente trattenuto nell’eloquio, l’indole decisa e senza fronzoli gli rende una allure altera e signorile, che non si perde in moine. Gli umori di ghianda e sottobosco, nel frattempo, annunciano rigore. La tonicità non si discute, così come la volontà. Gioca su alti parametri, lo senti, ma gioca bene, perché stoffa, ricchezza interiore e mineralità abitano questo bicchiere.

image12Vino Nobile di Montepulciano Simposio 2004

Pervaso da una profonda suggestione silvestre, appare ancora vivo nei profumi, che ricordano la menta, l’alloro e la spezia. Ricco, pieno, sanguigno, possente, l’indiscussa sua integrità convive con una dinamica incerta e a corrente alternata.

Le foto sono di Lorenzo Coli. In ordine di apparizione: l’anfiteatro a vigna; il pozzo cinquecentesco di Antonio di Sangallo Il vecchio; scorcio della villa; vinsantaia; tini troncoconici; Gaia Capitani, responsabile comunicazione e marketing del gruppo, alla mescita (Claudio Corrieri a sx, l’autore sulla dx); dietro ai bicchieri l’autore; le bottiglie di un giorno; foto di gruppo in un esterno ( Gaia Capitani, il giovane direttore tecnico della Tenuta Pietro Riccobono, l’autore e l’amico Claudio Corrieri)

FERNANDO PARDINI

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here