Vinitaly 2017: di curiosità e continuità

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globalassetsuploadgallery-stampa-2016c_day1_entrance2_vinitaly16_fotoennevi-jpg195140Anche in versione rinnovata, il Vinitaly che si è svolto dal 9 al 13 aprile 2017 si presenta puntualmente come l’evento principe del panorama enologico italiano e non. Dopo la svolta sulla politica dei prezzi e sulle date, la manifestazione sta assumendo un aspetto meno caotico e più professionale. Difficile dire se questo possa portare ad un aumento della visibilità delle aziende verso il grande pubblico che, in qualità di consumatore finale, conserva un peso preponderante sulle dinamiche delle vendite. E’ comunque percepibile, anche nel breve excursus che abbiamo fatto noi, la soddisfazione degli espositori e la generale evoluzione delle proposte enologiche. La presenza di diverse aree tematiche, oltre a quelle regionali, frammenta ulteriormente il panorama delle aziende e delle provenienze, ma consente una migliore  caratterizzazione per tipologia o filosofia produttiva.

xl-190217-230430-molinTra i primi vini che abbiamo assaggiato in fiera, ci sono quelli di Ca’ Maiol della famiglia Contato, cantina di primaria importanza della zona del Lugana che nel tempo ha espanso i possedimenti fino agli attuali 140 ettari. Professionalità, passione e tradizione contraddistinguono questa realtà di eccellenza della zona gardesana. Passando agli assaggi, abbiamo particolarmente apprezzato il Lugana Molin, derivante da una sola vigna di vigneti storici, che con il suo colore giallo paglierino dai riflessi luminosi, il naso tra il fruttato ed il vegetale con ricordi di lavanda e mandorla verde, l bocca sapida ed elegante, rappresenta una bella espressione del territorio.

Altro vino di particolare pregio è il Roseri, un Valtenesi Chiaretto ricavato da uve groppello, marzemino, sangiovese e barbera. Vinificato dopo criomacerazione di 48 ore, a bassa temperatura, viene commercializzato solo xl-190217-230441-roseridopo il 14 febbraio. Di colore lievemente rosato, con riflessi fior di pesco, al naso è brillantemente fruttato, con rimandi di pesca, glicine e lieve speziatura. In bocca, nonostante la freschezza, è dotato di un buon corpo, ciò che gli consente di ambire ad un breve/medio invecchiamento.

Altro vino di ottima fattura è il Lugana Metodo Classico Ca’ Maiol, vino ottenuto da uve trebbiano di Lugana con 36 mesi di affinamento sui lieviti e successivi 3 mesi in bottiglia dopo sboccatura. Di perlage fine e persistente e di colore paglierino xl-190217-230314-brutmedio, al naso è lievemente fruttato (pera), con note espresse di crosta di pane e spezie. In bocca è morbido e persistente, con fine mineralità finale.

Restando agli spumanti ma cambiando regione, abbiamo poi incontrato alcuni esemplari trentini.

pedrotti_riserva111Ad iniziare dalla famiglia Pedrotti, storica produttrice di spumanti in quel di Nomi , che dal 1910 inizia la produzione di vino e successivamente si specializza nella spumantizzazione. Accompagnati dall’amico Renato Zucchini, assaggiamo il raro Trentodoc 111 (90% chardonnay 10 % pinot noir), un pas dosé che trascorre 72 mesi sui lieviti prima della sboccatura. Alla vista è giallo paglierino con riflessi dorati e perlage fine e persistente, al naso note di pasticceria, mela renetta, nocciola e crosta di pane si fondono in una complessità intrigante. Al gusto è fine, lievemente aromatico, minerale.

pedrotti_brut_rose_trentodocAltro bello spumante è il Pedrotti Trentodoc Rosé millesimato 2013. Nasce da uve chardonnay per il 70%, il restante pinot noir. Affinamento sui lieviti di 24/30 mesi. Alla vista è di un rosa delicato e conserva un perlage fine e costante, al naso presenta chiare note fruttate che ricordano la fragola e il lampone; in bocca è giustamente vinoso, rotondo, dalla freschezza bilanciata e dal finale persistente. Molto adatto ad accompagnare il pasto.

1Ci spostiamo in Toscana per incontrare Isabella Vecchione dell’azienda San Quirico di San Gimignano. Dopo la prematura scomparsa di Andrea, il padre di Isabella , è lei che conduce la storica azienda con le sue Vernacce pluripremiate. Veramente fantastica la Vernaccia 2016, la migliore -a mio avviso- degli ultimi anni. Qui frutto, suoli e mano dell’uomo si fondono per concretizzare un vino sapido, fruttato, vivo come la gente che vive in queste terre. Un bel viatico per il ritorno.

 

Lamberto Tosi

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