Salone dei vini della Loira e una visita a Vouvray da François Pinon

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img_20170206_150744La città di Angers ospita il più importante salone professionale dedicato ai vini della valle della Loira, un salone il quale, pur occupandosi esclusivamente delle produzioni che nascono in prossimità del grande fiume, grazie alla notevole estensione di quest’ultimo accoglie vini provenienti da diverse regioni di Francia. E in effetti le denominazioni coinvolte sono “appena” 85.

Come sempre, particolarmente interessanti i vini a base chenin blanc, vitigno principe della valle, i sauvignon Blanc e i rossi a base di cabernet franc, pinot noir e cot, nome locale per il malbec. La nostra trasferta, avvenuta nel mese di febbraio 2017, si compone di due parti: la prima dedicata alla visita del salone, la seconda ad un produttore di Vouvray.

Il Salone, rispetto alla edizione precedente, ha previsto un ampliamento degli spazi dedicati ai vini biologici, biodinamici o “naturali” che dir si voglia. E poi la comparsa di un’area dedicata alla libera degustazione, ovvero un banco di assaggio dove poter selezionare dei vini per poi contattare l’azienda produttrice. L’atmosfera che si respira all’interno della fiera è particolare, dato che si tratta nella maggior parte dei casi di aziende medio-piccole. Così agli stand si incontrano quasi sempre i proprietari e i loro familiari ed è facile instaurare un dialogo, fare conoscenza diretta ed ottenere inviti per visitare l’azienda. Ma andiamo per ordine. La sezione più stimolante del Salone rimane a mio avviso quella dei banchi liberi di assaggio. Quest’anno, oltre a quelli dedicati alla agricoltura convenzionale, ve ne erano alcuni dedicati ai vini biologici.

domaine-du-carrou-etiNon voglio addentrarmi nella ormai annosa diatriba: se ai vini biologici (naturali, biodinamici ecc.) si debba “perdonare” qualche difettuccio che non verrebbe perdonato a quelli da agricoltura convenzionale, ma se debbo fornire la mia personale impressione, io dico che la qualità emerge indipendentemente dal metodo di produzione. Così abbiamo molto apprezzato il Sancerre 2016 di Domaine du Carrou: proveniente dal paese di Bué, uno dei quattordici comuni della denominazione Sancerre, il vino presenta un bel colore giallo pallido, un naso fruttato e lievemente vegetale, con note evidenti di agrumi e frutti bianchi che in bocca si traducono in freschezza, mineralità (sapidità) e gradevoli note di polpa di pesca: la buona struttura e il buon finale contribuiscono a renderlo particolarmente riuscito.

reuilly-les-pierres-platesUn altro vino a base sauvignon che ci ha convinti è stato il Reuilly Les pierres plates 2016 di Domaine de Reuilly. La denominazione Reuilly si trova nel comune omonimo e in altri 6 comuni della valle della Cher, un affluente della Loira che intercetta il fiume “maestro” nelle vicinanze di Tours. I terreni sono argilloso-calcarei, oltremodo sassosi in alcune loro parti, con affioramenti di fossili marini databili oltre 150 milioni di anni fa, quando l’area era sommersa dal mare. Il sauvignon blanc che ne è alla base è diffuso nella valla della Loira in molti territori. Oltre ai Reuilly caratterizza ovviamente i vini di Sancerre, di Pouilly -Fumé e di altre zone a minor superficie. Il vino che assaggiamo oggi proviene da vigne condotte con pratiche biodinamiche e presenta un colore dorato chiaro, un naso intenso fruttato e floreale, sempre sulla “tonalità” agrumata, una bocca fresca e sapida con rimandi di cedro candito, un finale minerale di buona persistenza. Insomma, è ben caratterizzato nella sua tipologia.

savennieres-roche-aux-moines-etiTornando al vitigno principe della Loira, lo chenin blanc, detto anche pineau de Loire, ci piace ricordare i vini di Chateau Pierre-Bise, in particolare il Savennières Roche aux Moines 2014, per la freschezza e l’eleganza. Di colore giallo paglierino medio, limpido, al naso rivela sentori fruttati su rimandi di miele di acacia, frutti dolci e tropicali, lievi note vegetali. In bocca la freschezza e la mineralità la fanno da padrone. Bella la corrispondenza gusto-olfattiva. E bella la persistenza. Ottimo vino!

francois-pinonPassiamo poi alla parte del salone che sta crescendo in maniera davvero importante: quella dedicata ai produttori biologici e biodinamici. Questa sezione, inaugurata nel 2015 , ha visto quest’anno più che raddoppiare la superficie espositiva e di conseguenza il numero di aziende presenti. Fra queste facciamo la conoscenza di François Pinon, produttore a Vouvray, che ci ha incuriosito per la semplicità della sua esposizione ed appassionato per la qualità dei suoi vini. In particolare il Vouvray Silex noir 2015, un vino biologico che si distingue per il bouquet complesso e agrumato, la rinfrescante acidità, caratteristica di tutta la produzione, e la sapida mineralità. Così, dopo alcune delucidazioni sui vini, gli chiediamo di poter visitare la sua azienda. Detto fatto, la mattina seguente alla buon’ora ci troviamo a Vouvray, davanti alla sua cantina.

img_20170207_121322François non è sempre stato un vigneron, seppure discenda da sette generazioni di viticoltori (il Domaine è stato fondato nel 1786). In gioventù si era dedicato alla psicologia infantile, attività che ha esercitato per 10 anni. Nel 1987 decide di ritornare in azienda e prende le  redini della cantina e delle vigne che, nelle varie acquisizioni effettuate nel tempo, raggiunge oggi i 15 ettari. La cantina,  ma faremmo meglio a definirla grotta, è scavata nel calcare con tunnel che si diramano in varie direzioni per collegare le varie stanze di affinamento dei vini.

All’interno del calcare si trovano formazioni globulari di pietra focaia che si  “accendono” se sfregate con un chiodo di ferro e contribuiscono ad alimentare la suggestione di questi cunicoli. Oggi, assieme a Francois, è al suo fianco nella conduzione aziendale il figlio Julien.

216_4826Tornando ai cunicoli, essi non sono così solidi come saremmo portati a pensare; nella esplorazione veniamo bloccati da una frana che ne ha interrotto uno rendendo così impossibile, come ci viene raccontato,  recuperare le bottiglie intrappolate oltre il muro di pietre.

La cantina in realtà, nel passato, costituiva anche l’abitazione dei Pinon, dato che lungo la Loira da Tours ad Angers si trovano spesso abitazioni  Troglodite, ovvero case scavate nelle pareti di calcare che si affacciano sul fiume.

Ma parliamo dei vini: quelli di François Pinon, per scelta e filosofia produttiva, non prevedono aggiunta di zuccheri e di lieviti, nelle versioni non frizzanti. Si usa invece la chiarifica statica e la filtrazione pre-imbottigliamento. Il vitigno è quasi esclusivamente lo chenin blanc, che qui dimostra tutta la sua stoffa e la sua versatilità. I vini di questa zona, irrorati dalla Cousse, affluente della Brenne (il fiume locale a sua volta affluente della Loira), posseggono una rara capacità di invecchiamento. Nonostante presentino gradazioni alcoliche rispettabili, conservano una acidità notevole: si pensi che il 2015, a fronte di 12,7 gradi alcool svolti e 9 gr/l di zuccheri residui, ha un’acidità in acido tartarico di 8,7 gr/l e un pH di 2,96! Vini del genere possono affrontare un affinamento importante senza cedere alle insidie del tempo. Prova ne sono i vini degustati in cantina, sia nella versione sec che moelleux.

vouvray-secLa primo etichetta assaggiata in cantina è stata il Vouvray sec 2014. Vino dal bell’aroma fruttato con note vegetali e floreali a contorno, in bocca entra fresco e ampio, con l’acidità che si avverte in seguito, e si accompagna ad una limpidezza aromatica e ad una mineralità notevoli.

vouvray-silex-noirL’azienda distingue i propri vini anche in base agli appezzamenti, dato che possiede sia terreni argillosi che, al contrario, molto silicei, che conferiscono caratteristiche differenti nei vini. Prova ne sia il Vouvray Silex Noir 2015, un demi-sec dalle tipiche note di polvere da sparo e grafite provvisto di una sapidità importante che a detta del produttore è da attribuirsi ai suoli. Il risultato è un vino differente dagli altri, sicuramente distinguibile per cifra stilistica e panorama olfattivo.

Il Vouvray Cuvée de Novembre 2002  ha colore dorato e tatto viscoso, con i suoi 53 gr/l di zuccheri e i molti estratti; al naso, oltre al miele e ad una lieve timbrica floreale, profuma di albicocca appassita,  ciò che coerentemente ripropone al palato accompagnandola però ad una freschezza che facilmente ha la meglio sulla sensazione zuccherina.

img_20170207_111051Altro grande vino, dove si palesa tutta la capacità di invecchiamento della tipologia e il talento di vinificatore di François , è il Vouvray Moelleux Cuvée 1993: naso complesso di tartufo, caramello, rabarbaro e albicocca quasi grigliata; bocca fresca e armoniosa con lieve nota amaricante che finisce per confondersi con l’acidità ben presente. Ottimo.

L’ultimo vino degustato è un raro Vouvray Demi sec 1987 dalle caratteristiche sorprendenti: al naso apre su note nette di tartufo, poi evolve su resine e frutta secca, fino al cedro candito. In bocca è sorprendente per l’acidità e il vigore che ancora possiede nonostante l’età. Il lungo finale “chiama” formaggi erborinati o foie gras.

Si conclude così la visita al Domaine François Pinon in quel di Vouvray. E anche la vista nella Vallée de la Loire, che si conferma terra d’elezione per bianchi distintivi e longevi.

 

Rue Jean Jaurès 55,
Vernou-sur-Brenne, Francia
Tel.: +33247521659
www.francois-pinon-vouvray.com

galleria fotografica

 

 

Lamberto Tosi

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