Dopo vent’anni l’A Sirio di Sangervasio si rinnova, all’insegna della leggerezza e del sangiovese. Verticale 1995-2015

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img_3168Sono passati vent’anni, anzi qualcuno in più, da quando Luca Tommasini scommise su questo per molti versi oscuro angolo di Toscana iniziando l’impianto di vigneti che avrebbero raggiunto la superficie di 22 ettari.

Qui, nella Val d’Era pisana, decise con coraggio di provare ad agganciare il treno del nuovo vino italiano che si era messo prepotentemente in moto. Dalla sua aveva colline dolci che nascondono il vicino mare, una campagna incontaminata a perdita d’occhio ideale per una agricoltura naturale, terreni calcarei pieni di conchiglie anche se non privi di argilla, falde acquifere sotterranee che aiutano assai in anni siccitosi.

I tempi eroici iniziarono in compagnia di un enologo che sarebbe presto diventato una star internazionale, Luca D’Attoma, il cui carattere deciso si intravvide subito nella scelta drastica, “in corsa”, di modernizzare le pratiche in vigna. E così i diradamenti, le potature verdi, eccetera, contribuirono a dar origine al primo A Sirio 1995 che ancora oggi non sfigura affatto. Seguirono sperimentazioni estreme per l’epoca, aiutate da annate favorevoli come quelle della seconda metà degli anni novanta. Prove sui lieviti, criomacerazioni, il progressivo pionieristico passaggio alla agricoltura biologica, con la certificazione che arrivò anch’essa ad anticipare i tempi nel 1996, e il completo abbandono della chimica nel 2003. Fino a giungere, dal 2001, ai vigneti ad altissime densità, fino a 12mila piante per ettaro per il sangiovese.

img_3159Ed eccoci all’altro ieri, alla nuova svolta. Il cambio di guida enologica nella quale subentra Emiliano Falsini ha coinciso con la volontà di alleggerire questo vino e con l’eliminazione del 5 per cento di cabernet sauvignon, un retaggio di un’epoca che non c’è più. Una decisione che lascia campo libero all’espressione identitaria del sangiovese di questa zona, ritenuto finalmente maturo di stare da solo sul proscenio.

Questa verticale, che inizia mettendo in scena proprio la prima annata assoluta delle diciotto prodotte (mancano all’appello solo la 2002 e la 2012), dimostra che come succede per i veri vini-bandiera l’A Sirio ha riflettuto i pensieri, le azioni, le scelte della cantina da cui ha origine. E dunque, dopo le prove incoraggianti della seconda metà dei ’90 (e in degustazione se ne hanno avute tre belle testimonianze) attraversa gli anni 2000 all’insegna della matericità, della sostanza, talvolta anche troppa e talvolta non perfettamente dominata o plasmata, e con il tocco internazionale dato dal piccolo saldo di cabernet sauvignon. Ora una nuova fase è iniziata, nel nome del sangiovese e della leggerezza.

La verticale

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Colore rubino-granato di media intensità e bella limpidezza. Discreta intensità e persistenza, e buona pulizia olfattiva, priva di stanchezze evolutive. Sottile e leggero al palato, saporito, arriva un pochino ispido ed immaturo al finale.

1997
Da quella che fu considerata l'”annata del secolo” un naso vivo, fresco e ficcante, dai toni delicatamente maturi. Bel velluto nella trama della beva, che va in progressione reattiva arrivando ad un finale pieno di una energia che si smorza lentamente.

1998
Da un annata calda un vino dal colore intenso, con una punta di incenso e di rabarbaro a segnare lo spettro olfattivo. Bocca saporita caratterizzata da una innegabile pienezza, un incedere compassato, senza grandi espansioni; finale dai toni un pochino acri.

2001
Naso solido, profondo, di buona intensità, con note grafitiche e di inchiostro. Pieno e concentrato in bocca, si allarga saporito, alleggerendosi poi in un bel rilancio finale dove la carica tannica affiora con chiarezza.

2003
È l’anno della svolta, quando i vigneti ad alta densità arrivano a maturità e la chimica in campagna viene completamente abbandonata. L’annata, si sa, fu molto calda e quello che si osserva è un colore rubino cupo, toni di confettura di frutta rossa e prugna ed un tocco di caramello al naso che si confermano nell’andamento di beva. Finale caratterizzato, come era da aspettarsi, da un tannino piuttosto ruvido.

2004
Colore cupo e indubbia eleganza in un naso di grande persistenza in cui si avverte il contributo delle erbe aromatiche. Bell’attacco in bocca, trama sottile e leggera al palato, piacevole succosità e finale slanciato.

2007
Di colore rubino cupo, mostra finezza e persistenza, con una espressione sottile e di bel fascino anche floreale. L’apporto del rovere si avverte ancora chiaro in una beva compatta, sostanziosa, potente, nella quale una spiccata componente di liquirizia accompagna un frutto croccante. Buon finale, più leggero e succoso.

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Naso un pochino appesantito da note “fragolose” e vanigliate. Più composto in bocca, dove ad una buona succosità si affianca ancora una linea di rovere non perfettamente integrata. Il tannino qui ha però buona dolcezza.

2013
Da questa annata inizia la collaborazione con l’enologo Emiliano Falsini e contestualmente l’A Sirio diventa sangiovese in purezza. Il colore è rubino pieno, meno carico, con qualche opacità. Leggero al naso, con indole quasi borgognona, esprime un delicato frutto di bosco (lampone compreso), e anche un tocco di melograno. Beva lineare e piacevole, finale in allungo.

2015
Colore giovanile, intenso, e naso maturo, caratterizzato da note di prugna e di frutti neri. Più pimpante in bocca dove si avverte leggero e saporito, sorridente con il suo frutto rosso vivo. Si allarga bene nel finale, con un tannino da smussare ma di buona dolcezza.

A margine, altri tre vini: il Chianti Riserva 2015, un sangiovese in purezza che, sebbene si collochi “sotto” l’A Sirio, esprime polpa e bevibilità invidiabili; il caratteriale merlot I Renai 2015, di colore violaceo fittissimo, pieno di sensazioni di mirtillo, inchiostro, liquirizia, nervoso e teso nella beva; il Villa Le Torri 2015, un cabernet franc di bella piacevolezza olfattiva, rotondo e vellutato, fresco e disteso nel finale.

Riccardo Farchioni

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