“I grandi vini di Toscana” di Ernesto Gentili. La luce pura della critica

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libro-gentili_-copertinaD’accordo, è già nelle librerie da un po’ di tempo, embè? Non vorrete mica dire che un libro del genere porta la scadenza come il latte? Perché se c’è un libro in grado di offrire un quadro che non scolora in fretta, questi è il libro di Ernesto Gentili, critico enologico e degustatore di chiara fama, per lunghi anni alla conduzione, in qualità di co-curatore, della Guida dei Vini de L’Espresso (mi raccomando, EX-presso, non la attuale controfigura!) e, soprattutto, profondo conoscitore della sua terra, che di nome fa Toscana.

Un libro molto chiaro negli intendimenti e nella trattazione questo qua, dalla cui lettura ti verrà facile realizzare quanto brilli per solidità d’impianto, concretezza e credibilità. L’obiettivo è quello di fare il punto su una certa produzione in rosso toscana, quella d’alto bordo, traguardandola attraverso la lente prospettica delle degustazioni “verticali”, dove i protagonisti dell’indagine sono le etichette più celebri (e celebrate) dell’enologia regionale: le cult, le storiche ma anche quelle di più recente conio; una prospettiva decisamente congeniale per esplorare la storia di un vino dal punto di vista stilistico ed espressivo.

È opportuno però sgomberare subito il campo da eventuali fraintendimenti celati dietro a un titolo, perché “I grandi vini di Toscana” (sottotitolo: Rossi d’eccellenza) rappresenta sì una selezione -magari non esaustiva ma oltremodo indicativa- effettuata dall’autore e derivata dalla  conoscenza o dalle preferenze personali (vi sono referenze davvero sfiziose), ma in parte è anche una selezione basata sulla celebrità raggiunta da certi vini a livello internazionale, aspetto quest’ultimo che non può esimere dal comprenderli, indipendentemente dal grado di coinvolgimento dell’autore stesso.

Sulla base di queste premesse non sorprende più di tanto se la lucida e inappuntabile penna “gentilesca”, alla cui autorevolezza concorre una luminosa chiarezza espositiva, non si tira indietro nell’individuare i punti deboli e gli aspetti più “dialettici” nella descrizione della cifra stilistica o della personalità dei vini che va a tratteggiare.

gentili1Insomma, non te le manda a dire; con garbo, con competenza, con adeguata capacità di dettaglio, non te le manda a dire. Potrebbe così accadere che il luccichio di certe etichette iconiche si opacizzi un po’, alla luce della particolare indagine e del “giogo” temporale. Di contro, la performance di vini magari meno noti ma altrettanto rappresentativi ci può stare che rifulga e sorprenda in positivo, soprattutto quando è in grado di esaltare con leale trasparenza il profondo legame con il territorio di origine (aspetto centrale nell’ottica interpretativa di Gentili), ciò che non di rado tende ad infragilirsi al cospetto di certi vinoni da combattimento in confezione deluxe.

La lettura delle note di degustazione, parrà strano, non ti stancherà affatto. Quasi mai ripetitive, sovente concepite secondo molteplici agganci narrativi, sono efficacemente accompagnate dalle storie, che sono storie di progetti e idealità, uomini e donne, territori e vocazioni, che ti fanno capire bene il contesto in cui sei calato e sanno raccontare la Toscana del vino offrendone uno spaccato variegato e stimolante. Non manca il dettaglio tecnico sui metodi di elaborazione assunti riguardanti le varie etichette in gioco, così come non manca la sintesi di ciò che è emerso da ogni verticale, dove peraltro a ciascun vino degustato è associata una fascia di merito.

libro-gentili-paginaIl tutto elegantemente confezionato in un volume importante anche dal punto di vista formale, grazie ad una grafica accattivante e ad un supporto fotografico all’altezza: un volume da leggere ma anche da guardare, insomma, concepito come un’opera di critica enologica senza pregiudiziali e senza preconcetti alimentata da una lucida sensibilità interpretativa, nella quale con pochi tocchi e con esemplare giustezza, grazie anche ad un linguaggio che sa mantenersi a debita distanza dalle derive gergali maggiormente autoreferenziali tipiche della degustazione professionale, riesce a farci penetrare nelle intimità di un vino con una completezza rara, per certi versi anche volutamente didattica.

Sì, la critica enologica, per una volta, si riappropria di una visione limpida e autorevole che fa bene alla intera categoria, come un ventata di chiarezza in mezzo a tanta confusione. Per tutti coloro che chiarezza e credibilità le avevano date per disperse, è manna santa.

Ernesto Gentili – “ I grandi vini di Toscana”– Giunti Editore, pagg 256  – € 35,00 (anche in versione in lingua inglese)

La foto di Ernesto Gentili è stata tratta dall’album privato de L’AcquaBuona

FERNANDO PARDINI

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