Respiri di Alto Piemonte. Seconda parte

0
12118

Perché sei come me, più sei leggera,
meno sei superficiale

cielo

Ho una canzone che mi ronza nella testa, si chiama Niente di speciale, è di quegli scappati di casa dello Stato Sociale, e due versi calzano a pennello per raffigurare il nebbiolo dell’Alto Piemonte. Qualcosa che ha a che fare con la levità. Che è tutt’altra cosa rispetto alla superficialità.

Torno ai miei appunti, alla mia passeggiata tra i produttori dell’Alto Piemonte incontrati lo scorso marzo a Taste Alto Piemonte, a Novara. (Qui la prima parte )

Mauro Franchino – Gattinara (BL) [terreni vulcanici]

alberto-franchinoMea culpa, mea culpa, lo confesso, i vini di Franchino non li avevo mai avvicinati per motivi di… etichetta. Quelle bottiglie vestite dall’etichettona gialla, con la torre del paese, di una ingenuità strapaesana… mi facevano sospettare chissà quali orrori nel bicchiere. E invece tanto per cambiare l’apparenza inganna. Tanto più che, mi spiega Alberto Franchino, il nipote di Mauro, quella silhouette era stata scelta in origine dai produttori del consorzio del Gattinara per presentarsi in modo omogeneo. Poi tutti l’hanno cambiata, ed è rimasto solo Franchino a tenerla orgogliosamente, portabandiera della tradizione. Oggi in realtà anche un giovane produttore, Franco Patriarca, la ripropone, in differenti colori. Ma basta con le etichette: perché sotto alla carta e al vetro c’è un bel Gattinara 2012 che fa 18 giorni di macerazione nelle vasche di cemento e 4 anni di botte da 20-30 ettolitri. È un vino etereo, austero, speziato, fieramente all’antica, con una bocca matura testimone dell’annata calda ma dotata di un notevolissimo nerbo acido, tanta sapidità e tanto tannino ancora presente.
Ottimo anche il Coste della Sesia 2014, da uve 100% nebbiolo (come il fratello maggiore), molto speziato e fruttato, vivo e giovanile nella sua mineralità spiccata, un bel vino.

Nervi – Gattinara (BL) [terreni vulcanici]

Mentre scrivo (vedi, la fortuna del bradipo!), mi tocca correggere una delle premesse iniziali. Avevo scritto che l’attenzione dall’estero (in particolare nei paesi scandinavi) verso le aziende dell’Alto Piemonte è alta, e avrei scritto che un esempio è il caso di Nervi, acquisita nel 2011 da un fondo norvegese… e invece – come cambiano in fretta le cose! – è notizia di fine aprile che Roberto Conterno (do you know Giacomo Conterno?)ha acquisito il 90% della Nervi. L’Alto Piemonte tira. Ne vedremo delle belle.

nervi-gattinaraTorniamo al bicchiere, ad esempio allo Spanna 2016, che mi ha folgorato: rubino brillantissimo, naso splendido tra il vinoso e il mentolato. Sapidità, mineralità, lunghezza… se questo è il vino base della casa…

Gattinara 2014. Si tratta del gattinara d’attacco, “non cru”, ha nel rubino la levità classica, la trasparenza del nebbiolo aristocratico. Delicato al naso, quasi timido, ma con note marine e speziate; in breve, ha un approccio amichevole.

Gattinara Valferana 2013. Si tratta di un cru storico, caratterizzato dalla maggiore abbondanza di minerali ferrosi. Avvicinandosi al bicchiere, rispetto al Gattinara base ha un approccio più complesso, speziato, “scuro”, ma sempre discreto e vivo. In bocca è avvolgente, ampio, morbido. Ricchissimo di mineralità, ti rapisce la bocca di bellezza nebbiolesca. Sono rimasto dei minuti in estasi a godermelo: grande!

Gattinara Molsino 2013. Altro cru storico. Naso più sereno e pacato del Valferana, mentre la bocca si rivela più dinamica, ha più acidità, stimola la salivazione, con echi ematici e una persistenza lunghissima.

Tiziano Mazzoni – Cavaglio d’Agogna (NO) [morena glaciale, lato sud-est]

tiziano-mazzoni“Mazzoni, Brigatti, Fontana…”, un ristoratore di queste parti che la sa lunga me li cita come se snocciolasse la rosa della Nazionale del ‘70 Albertosi, Burgnich, Facchetti, quando gli chiedi chi sono quelli da tenere d’occhio in zona Ghemme. Tiziano Mazzoni ha occhi chiari e penetranti e due baffi sorridenti. La sua Vespolina 2017 ha un colore fresco violaceo, naso pepato molto eloquente, e anche in bocca è ciarliera e di grande persistenza. Che vino da compagnia!

Colline Novaresi Nebbiolo 2015. Lo sorseggi e ti viene da esclamare: il sale! Ecco un vino di territorio, in cui le radici affondano in profondità acide per estrarne mineralità e sapidità.

Ghemme dei Mazzoni 2014. Fa 20 giorni di macerazione e 24 mesi di botte, è un 100% nebbiolo classico, sereno, di eloquente sapidità e sorprendente bevibilità. Grande vino.

Ghemme Ai livelli 2013, da vigne vecchie, fa una lunga macerazione di 40 giorni per poi passare 36 mesi in legno ad affinare. Ha una veste classica rubino brillante e trasparente, incede al naso signorile ed etereo, in bocca è ampio, masticabile, con note di liquirizia e leggere sfumature di cuoio; tannino ancora da attendere, giovanile ma di sicuro, luminoso avvenire.

Platinetti Vini – Ghemme (NO) [morena glaciale, lato nord-ovest]

andrea-fontana-platinetti-viniEccomi al tavolo di Andrea Fontana, uno dei proprietari nonché l’enologo della cantina Platinetti. Cinque ettari vitati, di cui ben tre e mezzo sul famoso “Ronco”. Cos’è il Ronco? Prendete la Gravellona-Toce provenendo da Novara, uscite a Romagnano Sesia-Ghemme e vi troverete davanti, improvvisa dopo una sterminata pianura, un’onda di collina, regolare, lunga, pettinata da vigneti orientati nel verso della pendenza… Il Ronco è l’inizio della morena glaciale, dilavata dalle piogge e modellata dal Sesia. Quasi una forma archetipica, quella forma che divide i vini della morena in due tipologie: vini del ronco/vini dell’altopiano.

Colline Novaresi Vespolina 2017. Lo dico chiaro e tondo: a mio avviso è la migliore Vespolina del 2017. Dal suo bicchiere rubino-violaceo trasudano anice, spezie e gioventù; in bocca è polputa, corposa, sapida, ancora giovanissima. Lo so che dopo l’estate sarà ancora meglio, ma so anche che finirà prima. Averne di questa meraviglia da mettere in cantina!

Colline Novaresi Nebbiolo 2016. Dalle vigne del Ronco, di 45 anni d’età. È un vino rubino trasparente molto fine al naso, Andrea specifica che la solforosa è stata tenuta a livelli bassissimi, e che non è stato filtrato: infatti la sensazione che dà è quella di integrità, di un vino dalla bevibilità estrema.

platineti-ghemmeColline Novaresi Barbera 2015. Da vigne sull’altopiano. Rubino cupo, fa un affinamento di 2 anni in tonneau. Che dire di questa barbera? Che prima del vitigno se ne riconosce il territorio. Esprime prima di tutto l’impronta minerale di queste zone. Allegro, saporito, croccante, vino gioioso!

Ghemme DOCG 2013. 100% nebbiolo, macerazione sulle bucce di 25 giorni, affinamento di 3 anni in botte grande. Ha colore tenue trasparentissimo di immensa eleganza “nordica”, cuoio e note ematiche al naso. In bocca ha un incedere classico senza forzature, signorile, succoso. Ancora dai tratti giovanili, è un vino per piatti importanti e grandi formaggi stagionati.

Ghemme DOCG 1997. Ecco il “vecchietto” portato in degustazione da Andra Fontana. Questo Ghemme si presenta con un granata integro e un’unghia leggermente aranciata. Al naso cera d’api, tanto tabacco, note fumé, in bocca ha tannino perfetto, sapidità, lunghezza, per niente appesantito dagli anni. Emozionante.

La Prevostura – Lessona (BI) [sabbie marine]

la-prevosturaCoste della Sesia Muntacc 2015. 85% nebbiolo e il resto vespolina. Ecco cosa dà la sabbia di Lessona: uno splendido naso marino! Compatto e potente, con la nota alcolica forse un po’ irrequieta.

Coste della Sesia Garsun 2016. 50% nebbiolo, poi il resto vespolina con un 10% di croatina. Vivido, lungo e sapido, ottimo vino.

Lessona  2014. Si tratta di un nebbiolo in purezza, che fa una macerazione sulle bucce di 30-40 giorni e successivo passaggio in legni medio-piccoli per circa 2 anni. Il naso colpisce per la sua finezza, con note marine evidenti. In bocca è frutta croccante, è golosità, è brillantezza. Già splendido oggi, chissà che meraviglia sarà fra 3-4 anni!

Podere ai Valloni – Boca (NO) [porfidi vulcanici]

boca-podere-ai-valloniAnna Sertorio, proprietaria del Podere, mi guida alla scoperta dei suoi vini di Boca. Nessun bianco in gamma, ma una fede granitica nelle potenzialità rossiste dei suoli vulcanici a PH acidissimo di quelle colline.

Sass Russ 2016 è un Colline Novaresi costituito da 50% nebbiolo e 50% uva rara, macerazione breve di 5 giorni. Speziato, godurioso, bevibilissimo pur nella sua spiccata gioventù.

Gratus 2015 Colline Novaresi è un taglio di nebbiolo (85%) e uva rara (15%). Ha un naso da ascoltare con attenzione: frutta nera, inchiostro, mentre in bocca è più aperto ed esplicito nella sua giovanile esuberanza fatta di sapidità e lunghezza. Da godere.

Boca 2010. Se Andrea Fontana è uno strenuo sostenitore che il vino di punta da grande invecchiamento debba essere 100% nebbiolo, Anna Sertorio è una portabandiera della tradizione novarese, e propende per il classico taglio 70% nebbiolo, 20% vespolina, 10% uva rara, con lunghissimi affinamenti in bottiglia («Lo tengo in cantina il doppio di quanto specificato dal disciplinare. Il mio Boca ha bisogno di tempo!», mi dice Anna). Ha un colore rubino brillante e una grande complessità olfattiva, è un vero trionfo di mineralità: note terziarie di cuoio provano ad affacciarsi, ma è il minerale che si prende tutta l’attenzione: è il suolo vulcanico che esplode crepitante nel bicchiere. Raffinato, lunghissimo, di una sapidità impressionante, è un sorso favoloso.

Paride Chiovini – Sizzano (NO) [morena glaciale, lato sud-ovest]

paride-chioviniGiovane, determinato, idee chiare e cocciutaggine, un carattere diretto che non ama i giri di parole: Paride Chiovini è così. Per conoscerlo bisogna approcciare ai suoi vini; inizi a fargli domande e piano piano ti accorgi che è lui che fa domande a te, che ti studia.

Assaggio la sua Vespolina 2016 e metto giù due segni ++ sul mio taccuino, che nel mio codice cifrato vuol dire “mamma mia!”. Rubino pieno, vinosa e speziatissima, integra, di perfetto sviluppo, golosissima. Se la gioca a fotofinish con la vespolina di Platinetti.

Sizzano DOC 2013. 85-90% nebbiolo con saldo di vespolina, macerazione da 40-50 giorni. Suoli argillosi con ciottoli morenici, 14 gradi alcolici. «Il Ghemme lo faccio perché lo devo fare, ma è il Sizzano il mio vino!» mi dice Paride con irruente fermezza. Non importa se non è la DOCG più blasonata, il “suo” vino è il Sizzano. Ha naso fine, speziato, di elegante e profonda balsamicità, e grande persistenza gustativa.

paride-chiovini-viniGhemme DOCG 2014. Annata diversa, ovviamente, rispetto alla 2013 del Sizzano, quindi non posso fare un confronto diretto. Di sicuro questo Ghemme ‘14 è più facile e fruttato, più esplicito, forse più “moderno”, ma in ogni caso un gran bel vino. E gran bella persona Paride: merita di essere conosciuto per la chiarezza di idee e la determinazione del carattere.

Ho già nostalgia di questi profumi, di questi rubini che si fanno luce, di queste persone che fanno vino, e insieme al vino estraggono dal profondo la geologia, la storia, la geografia… e l’umiltà dell’ascolto della terra.

Perché sei come me,
più sei leggera, meno sei superficiale.

 

 

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here