Vinessum 2018. Cronaca (personale) di un evento

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vinessum-20-5-17-014-smallIl titolo e il logo dell’evento, stampigliati sullo stendardo posto all’ingresso dell’antico chiostro di San Francesco, in quel di Bagnacavallo, riportano la lettera “ V “ in bella evidenza. Non penso sia a caso, visto che niente è lasciato al caso in questa manifestazione. Mi sovviene un parallelismo con un film anarchico per eccellenza, “V per vendetta”, dove il protagonista combatte un regime totalizzante ed oppressivo con atti terroristici anomali, cercando di risvegliare nelle coscienze del popolo il proprio ideale di libertà. Ora, non voglio di certo investire l’organizzatore Andrea Marchetti di questo ruolo, e sono convinto che non lo voglia neppure lui. Siamo però giunti alla quinta edizione di un festival che, comunque sia, sta (s)muovendo gente e coscienze.

Le cantine ospitate lavorano rigorosamente in regime biodinamico o biologico, sono in aumento rispetto allo scorso anno e il che significa oramai un centinaio di banchi d’assaggio. Ora, se un incontro enoico vede aumentare il parterre anno dopo anno significa che vi è un ritorno: sarà mediatico oppure economico, non lo so, ma un ritorno c’é. Negli anni Vinessum è riuscito a creare un’unità di intenti fra produttori che è difficile riscontrare in altre manifestazioni similari, soprattutto quando i numeri degli espositori si fanno importanti. E di questo ne va dato atto.

Va ricordato inoltre che il settore dei vini biodinamici e biologici strappa ogni anno incrementi di fatturato a doppia cifra, molto di più della produzione convenzionale, e di sicuro non per merito delle lobby. Sia pur nella diversità degli approcci e degli stili, i produttori hanno creato gruppi sinergici per un commerciale interno oppure all’estero, si invitano fra di loro ad un determinato evento o a tal’altro, si scambiano contatti di importatori. Insomma, nel momento storico in cui viviamo, una boccata d’aria fresca per un nostalgico idealista come me.

vinessum-20-5-17-025-smallQuest’anno è stata adottata la formula “domenica per il pubblico, lunedì per gli operatori”. La domenica ha registrato una buona affluenza di visitatori, per la maggior parte provenienti dall’ Emilia- Romagna e dal Veneto, regioni storicamente legate ai vignaioli “naturali”; lo zoccolo duro lo troviamo fra le provincie del ferrarese e del trevigiano. Non sono mancati supporters da Liguria, Toscana e Lombardia, segno inequivocabile della crescente reputazione acquisita dalla manifestazione.

Il lunedì è stato ovviamente meno frequentato, ma il pubblico degli addetti ai lavori continua ad approfondire e a praticare questa “materia” con reale entusiasmo. Diciamo che l’eccitazione e la frizzantezza tipiche del pubblico domenicale ha lasciato il posto alla pacatezza introspettiva del professionista. Mi piace sempre ascoltare quello che, aldilà del vino, l’aria attorno ti racconta. Quest’anno ho subodorato più consapevolezza e meno eccitazione. Una vendemmia in più a volte sembra non dire tanto, ma spalmata su un anno solare fatto di problemi da risolvere, speranze e fatica, ci forgia e ci rende un po’ più consapevoli. Quindi sono stato spettatore, e mi sono aggirato fra i banchi d’assaggio bramoso di novità e di conferme. Ecco qualche appunto al volo, senza entrare nel dettaglio: a voi la curiosità per una eventuale condivisione. Con una premessa: siccome sono romagnolo, ho omesso di parlare dei produttori della mia terra. Così, giusto per non essere tacciato di eccessivo patriottismo.

vinessum-20-5-17-036-small-Az. Ag. Nevio Scala (Lozzo Atestino, PD). Da un indimenticato allenatore di Calcio (con la C maiuscola), magico il bianco da uve garganega coltivate su suoli vulcanici.

Gaspare Buscemi ( Cormons, GO ). Dal decano dei vignaioli artigiani, commoventi la Riserva Massima 1999 sia in bianco che in rosso. Non è un caso che un certo Luigi Veronelli gli abbia fatto visita nel lontano 1975 per mantenerne i rapporti fino alla sua dipartita.

Corte Solidale (Berzano di Tortona, AL ). La Barbera dei Colli Tortonesi nelle sue originali declinazioni.

1701 ( Cazzago San Martino, BS ). Antica cantina riportata allo splendore di un tempo da Silvia e Federico Stefini. Notevole la produzione dei Metodo Classico, originali e genuini.

Insolente (Monteforte d’Alpone, VR ) . Ebbene sì gli concedo l’insolenza. Rifermentati fashion e di sostanza.

MaterVi (Fara Vicentino, VI ). Alberto Rigon, giovanissimo vignaiolo, ha le idee chiare. Continua a dimostrarci costanza e crescita anno dopo anno.

La Casa dei Cini (Pietrafitta, PG ). Tanta, tanta dedizione alla terra da parte dei fratelli Cini, fratelli vignaioli. Da un’ampelografia umbro/toscana vini netti e concreti.

Agricola Caprera (Pietranico, PE ). Un’azienda giovane (2012) che sta cercando di capire le potenzialità di una scommessa, e lo sta facendo con umiltà e dedizione.

Podere Anima Mundi (Lari, PI ). Un esempio interessante di come anche l’uva Foglia Tonda possa regalare un rosato con le bollicine mai scontato.

JNK (Slovenia). Per i bianchi soprattutto, vini che sanno portare alla luce la roccia ed impreziosirla

Vina Cotar (Slovenia). Un vignaiolo burbero ma dal cuore tenero, così come i suoi vini, da evitare per chi va di fretta.

Ellenika, distribuzione in Roma di vini greci. Banco d’assaggio di tutto rispetto. Sono rimandi ancestrali, che provengono dai padri. E questo va ricordato, anche solo per la storia.

vinessum-20-5-17-055-smallAlla fine vorrei aggiungere che, rispetto alla scorsa edizione, vi è stata una leggerissima flessione di pubblico ma questo, da una certo punto di vista, mi ha fatto persino piacere. Mi spiego meglio. Il mondo del vino, per quel che mi riguarda, ne ha già più che abbastanza di show, fuochi d’artificio, serate mondane, frizzi e lazzi. “Venire a vedere” i vignaioli biodinamici/biologici solo per un mero aspetto fenomenologico e di costume, o perché fa figo, non è proprio il modo migliore per comprendere un territorio e un vino. E nemmeno le persone. Quindi ben venga una selezione naturale, a tutto vantaggio dell’essenzialità.

Semmai, l’unica nota realmente stonata è stata quella di vedere Andrea Marchetti (deus ex macchina dell’evento) con una bottiglia d’acqua in mano. Che sia il preludio per un nuovo evento? No perché in quel caso sa già della mia defezione. Che volete, sono e resto un inguaribile tradizionalista!

Fotogallery:

Marco Bonanni

Sono cresciuto con i Clash, Bach e Coltrane, quello che so del vino lo devo a loro.

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