Donne Fittipaldi, cinque “moschettiere” del vino a Bolgheri

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fittipaldoQuello del vino è senza dubbio uno degli àmbiti a maggior concentrazione maschile. Ma le cose stanno cambiando. Nelle degustazioni si osservano sempre più numerose le presenze femminili, che spiccano per curiosità, passione ed attenzione nell’assaggio, con quel di più di allegria e leggerezza che caratterizza il gentil sesso. E se la diffidenza e le incrostazioni maschiliste sono particolarmente dure da rimuovere quando “si fa sul serio” in campagna o in cantina, anche in questo settore sono molte le donne dei vino che si sono imposte caparbiamente come protagoniste.

Qui, sulla Strada Bolgherese a due passi da Ornellaia e Le Macchiole, di donne ne incontriamo  addirittura cinque, schierate “a falange”. Sono Maria Fittipaldi e le sue quattro figlie Carlotta, Giulia, Serena e Valentina. Hanno superato il traguardo dei dieci anni da quando decisero di impiantare vigneti nel podere acquisito in questo fortunato areale di Toscana. La storia iniziò, come spesso accade, con il desiderio di possedereimg_7043 una casa in campagna, in tempi in cui Bolgheri era molto meno glam di oggi. Poi, nel 2006, partì il progetto Donne Fittipaldi, incoraggiato dal trovarsi in una delle zone più vocate del territorio: sì, anche da queste parti il brand monolitico e vincente sta lasciando pian piano spazio a riflessioni su sottozone e cru. L’enologo Emiliano Falsini ha seguito fin da subito il progetto, al quale poi si è aggiunto l’agronomo Stefano Bartolomei. Una garanzia per una solida conduzione tecnica in una impresa di per sé alimentata da una energia la cui intensità è quasi palpabile, tipica di chi attraversa una vita intensa ed “articolata”. Per dire, Serena ha vissuto fra Roma e Milano e Ginevra è oggi felicemente approdata a Firenze, ed ha una casa di produzione musicale.

Ma andiamo in campagna, e fermiamoci in quello che può essere considerato il “cru”. Il colore rossiccio del terreno ne svela la componente ferrosa, la sua composizione mostra una spiccata variabilità in cui la parte sabbiosa cambia con una certa regolarità a seconda dell’altitudine. Gli impianti hanno una densità di 5000 piante per ettaro e rese basse, dell’ordine di grandezza di 50 quintali per ettaro. Si sta procedendo a grandi passi verso la conduzione biologica: dopo un 2018 particolarmente difficile a causa delle piogge frequenti, per il prossimo anno si prevede una drastica riduzione della quantità di fitofarmaci impiegati.

img_7040Le uve a bacca rossa coltivate sono quelle classiche di Bolgheri: il cabernet sauvignon, il cabernet franc, che per i suoi tratti meno “ingombranti” sta guadagnando terreno a scapito del merlot, e il petit verdot. E poi una peculiarità: il malbec nel suo clone argentino, preferito a quello francese per via di un tannino più morbido. Le scelte di Falsini privilegiano l’uso di lieviti indigeni e macerazioni lunghe (dai 15 ai 25 giorni a seconda dei vini) con il controllo rigoroso delle temperature e limitando i rimontaggi, anche per evitare processi di chiarifica.

In bianco, una comprensibile volontà di differenziarsi ha spinto a non cedere alla tentazione dell’ennesimo Vermentino per cimentarsi con l’orpicchio, varietà autoctona proveniente dal Casentino che è stata innestata sulle piante di un vecchio vigneto di sangiovese per anticipare l’inizio della produzione. Forse apparentato con il pinot bianco, mostra un grappolo compatto (e per questo purtroppo soggetto all’attacco della botrytis) e una maturazione precoce, solitamente entro la prima metà di settembre.

Le etichette, di quelle che rimangono impresse, sono state realizzate da Giorgio Restelli, in arte Giores.

img_7073Lady F 2016
Orpicchio in purezza, fermenta metà acciaio e metà in barrique, una notte di criomacerazione; affinamento di sei mesi, metà in barrique e metà in acciaio
Alla vista mostra un colore giallo intenso; al naso è estroverso ed espressivo, con uno spettro di profumi che spazia dalla frutta gialla alle sensazioni di tisana, dalle note erbose a quelle mentolate. Più che sulla spalla, la beva si segnala per decisione e freschezza; è leggera, ricca di note pungenti e innervata da una efficace spina acida.

Bolgheri Rosso Doc 2016
50% cabernet sauvignon, 30% merlot, 10% cabernet franc, 10% petit verdot, un anno in barrique di secondo e terzo passaggio
Una espressione di frutto fresca ed elegante caratterizza il quadro aromatico del vino, al quale si aggiungono sfumature balsamiche. La beva parte scattante, si allarga subito mostrando un carattere esuberante, bella polpa e leggerezza sul palato, giungendo ad un finale nervoso e di buona ampiezza.

img_7047Bolgheri Rosso Superiore Docg 2015
30% cabernet sauvignon, 30% cabernet franc 30%, merlot ,10% petit verdot; 15 mesi in barrique in parte nuove e in parte usate
Naso profondo e compatto, incentrato sul frutto nero e con ben percepibili venature balsamiche. Anche qui un bell’allargamento fin dall’ingresso di bocca mentre nello sviluppo, scorrevole e vellutato, si avverte una spiccata salinità oltre all’affiorare di punte alcoliche (siamo sui 15%). Il finale è segnato da una lunga scia tannica, dolce e assai fine.

Malaroja 2013
da uve malbec, 15 mesi in barrique nuove e usate
Un frutto rosso solare, dai tratti levigati ed eleganti, marca l’olfatto. Subito molto saporito in un palato dalla trama carezzevole, termina con un finale luminoso impreziosito da una grana tannica di grande qualità.

Donne Fittipaldi – La Pineta
Strada Provinciale Bolgherese, 197 – Castagneto Carducci (Li)
www.donnefittipaldi.it

Nella prima immagine, sa sinistra, Giulia, Serena, Maria, Valentina e Carlotta; nella terza, Stefano Bartolomei ed Emiliano Falsini

Riccardo Farchioni

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