Cuzziol wine tasting: spigolature a margine di un evento milanese

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cuzziol-wine-tasting-8 In un caldo pomeriggio milanese di settembre, nel lungo rettangolo della sala Duomo del Gallia Excelsior, hotel très chic tra la Stazione Centrale e il Pirellone, è andato in scena il wine tasting della Cuzziol GrandiVini.

Nato a Conegliano nel 1967, Luca Cuzziol, imprenditore pragmatico e sagace, ha saputo trasformare l’azienda di famiglia nata negli anni Cinquanta in uno dei nomi di spicco della distribuzione italiana nel settore enogastronomico, sia sul fronte del vino nazionale, sia su quello internazionale con un’oculata quanto decisiva attività di importazione, riuscendo ad affiancarsi nell’arco di pochi anni ai nomi storici del settore (Brovelli, Meregalli, Sagna, Sarzi Amadè, Pellegrini). Il successo commerciale dell’attività è sotto gli occhi di tutti e ha di recente coinvolto nella Cuzziol Spa – guidata dai fratelli Giuseppe, Maria Grazia e Luca, che ne è amministratore delegato – partner importanti nell’azionariato come Luciano Benetton e Bruno Paillard (maison di Champagne tra i fiori all’occhiello della distribuzione), ambedue con il 12,5 per cento delle quote. La recente creazione di Cuzziol GrandiVini Srl nasce con l’intento di dedicare al mondo del vino ricerca (accanto alle 14 regioni dello Stivale e alle 9 della Francia, oggi l’azienda importa vini da Austria, Germania, Portogallo, Slovenia, Spagna, Armenia, California, Argentina, Nuova Zelanda) e formazione (dedicata ai 90 agenti sparsi sul territorio nazionale).

cuzziol-wine-tasting-1Il tasting, dicevamo. Aperto a venditori, clienti e stampa. Un’occasione per incontri, aggiornamenti e naturalmente degustazioni. Di seguito, alcune impressioni d’assaggio.

Agnobianco 2017 – Masari

Dalla Valle dell’Agno, terroir vicentino che i coniugi Massimo Dal Lago e Arianna Tessari hanno contribuito a rilanciare, arriva un uvaggio di durella, garganega e riesling che abbina brillantemente polpa matura e fodera minerale: un esempio cristallino di come la natura e la sostanza di una vendemmia siano interpretate con uno stile rigoroso che non sottrae piacevolezza.

Soave Classico 2017 – Suavia

Le sorelle Tessari (Meri, Valentina, Alessandra, la quarta è l’Arianna di Masari) presentano un “base” di Soave Classico già espressivo: agrumi, erbe, succo e contrasto, con vivezza e allungo già tutti da godere. L’annata è probabilmente complice della sua precocità, ma l’ormai nota tensione stilistica della casa non arretra di un grammo.

cuzziol-wine-tasting-7Soave Classico Monte Carbonare 2016 – Suavia

Da questo cru nero e vulcanico ci si aspetta sempre l’acuto del grande Soave. Il 2016 non deluderà i suoi aficionados. Naso arioso e spazioso: grande agrume, anice, pietra pomice. Palato succoso, dinamico, elegante, persistente. Tratto verticale, futuro luminoso.

Le Rive 2015 – Suavia

È il bianco più sperimentale e controverso della produzione. Ex Soave Doc, proviene da una vendemmia ottobrina e da un affinamento in botte grande. In passato gli sbilanciamenti del rovere e dello zucchero hanno creato qualche problema sul piano dell’equilibrio, ma da qualche millesimo le prospettive sono cambiate. Questo 2015 sembra uno dei conseguimenti migliori: ha morbido volume alsaziano e raffinato boisé, agrume candito e spinta vulcanica. Spira un’aria nordica che ammalia.

Alto Adige Valle Isarco Kerner 2017 – Strasserhof

strasserhof-viniLa bontà dei bianchi di Hannes Baumgartner non è più una novità ad appannaggio di alcuni enofili, ma un valore ampiamente affermato nel panorama produttivo ad alto tasso qualitativo del vino altoatesino. Il Kerner, soprattutto, ha un’ampiezza varietale, una profondità espressiva, una facilità di beva che lo rendono un bianco irresistibile: pesca, agrume, erbe di montagna, ruta, tanto succo e favoloso contrasto, polposo quanto stilizzato, fresco e reattivo.

Alto Adige Valle Isarco Riesling 2017 – Strasserhof

Come per il Kerner, anche qui i fattori decisivi per la riuscita del vino sono tanto i suoli di sabbia e ghiaia, quanto una vinificazione in acciaio che restituisce intatti i valori della varietà e della sua terra. Ancora embrionale (e vorrei vedere), con accenni di petrolio e sfumature agrumate, è un bianco polposo e contrastato, di bella profondità minerale, con allungo che promette un futuro tutto da seguire.

Alto Adige Valle Isarco Sylvaner 2017 – Strasserhof
Alto Adige Valle Isarco Grüner Veltliner 2017 – Strasserhof

La mano di Hannes è felice nell’interpretazione quanto eclettica nelle diverse varietà che compongono l’ampelografia della Valle Isarco. Così il Sylvaner gioca sulla freschezza dell’agrume, sulle sfumature aromatiche, sulla polpa, sulla freschezza, sull’acidità citrica. Così il Grüner Veltliner abbina la freschezza degli agrumi con la mineralità pietrosa: è ancora giovane, ha qualche spigolo vivo, ma risulta promettente. L’anno prossimo uscirà il nuovo Sauvignon: la curiosità è già in atto.

Alsace Grand Cru Mambourg 2013 – Marcel Deiss

cuzziol-wine-tasting-5La “rivoluzione” di Jean-Michel Deiss è ormai storia. La cantina di Bergheim, a nord di Colmar, che accoglie il prodotto di 27 ettari vitati sparsi in 9 comuni, continua a trasformare le uve secondo l’antica tecnica alsaziana della “complantation”: la vendemmia dei grand cru – coltivati secondo un rigoroso protocollo bio – è unica per le diverse varietà che lo abitano e ciò che il vino alla fine restituisce è l’anima di un terroir: non è il vitigno che conta, ma la sua terra. Il Mambourg (grand cru di Sigolsheim, tradizionalmente considerato potente e generoso, dove il gewürztraminer è coltivato insieme al pinot gris e al riesling) unisce qui la famiglia dei pinot in un bianco dove la grassezza della polpa e del succo non sottraggono equilibrio, scioltezza e articolazione all’assieme. Finale di marca minerale (il suolo è composto da conglomerati calcarei ricchi di magnesio, le uve sono le prime ad essere vendemmiate).

Alsace Grand Cru Schoenenbourg 2012 – Marcel Deiss

Antico “lieu-dit” di Riquewihr, lo Schoenenbourg è un grand cru solatio nell’esposizione, di composizione marnoso-gessosa con presenza di arenarie nel terreno, con un microclima favorevole per lo sviluppo della muffa nobile. È una terra che conferisce potenza e longevità ai vini e tra le uve predomina il riesling. Il vino sfoggia carattere, succo, profondità. Ha uno stile di bella pienezza tardiva, ricco nel frutto, di notevole trazione minerale, con finale sulla pietra focaia.

Alsace Grand Cru Altenberg de Bergheim 2011 – Marcel Deiss

È uno dei più importanti e celebrati vigneti di tutta l’Alsazia (l’intero cru si estende per 35 ettari all’interno del comune di Bergheim). Le parcelle di Jean-Michel e Marie Hélène Deiss, le ultime a essere vendemmiate (generalmente a ottobre), sono esposte a sud e poggiano su terreni argilloso-calcarei con componenti ferrose. Il microclima, molto caldo, favorisce lo sviluppo della pourriture noble. Vi convergono da tradizione tutti i principali vitigni alsaziani ed è proprio da qui che è partita la rivoluzione di Jean-Michel, tornando alla tradizione della vendemmia congiunta delle varie uve. Per lui questa è l’espressione pura del terroir. Assaggiandolo, è facile capire perché: frutto esotico fuso al minerale, sentori di botrite nobile, senso di riesling; polpa da capogiro, residuo zuccherino che si scioglie nel succo e nell’eleganza del tratto.

cuzziol-wine-tasting-4Barolo 2014 Marco Parusso

Da un rivoluzionario a un altro. Marco Parusso è un produttore dalle rivoluzioni perenni, un treno perennemente in corsa, un interprete senza ricette e senza etichette. Negli anni Novanta partecipava con successo allo stile dei “Barolo Boys” pur con una cifra personale nell’interpretazioni, negli anni Duemila è diventato il produttore radicale di un Barolo dai sentori di frutta esotica, dal tratto tenero e dai tannini setosi. E oggi? Oggi è Marco Parusso. Punto. Un vignaiolo attaccato alla sua terra, un produttore che non smette di sperimentare, un “bastian cuntrari” per cui la ricerca della perfezione è lavoro, lavoro, lavoro. Spesso senza compromessi. Il suo Barolo 2014 è ciò che è rimasto di quell’infausta annata. Niente cru in produzione, un solo vino (che è un “concentrato di cru”). Arioso, balsamico, dal tannino agile e sottile, di beva invitante quanto profonda.

Barolo Mariondino 2013 – Armando Parusso
Barolo Mosconi 2013 – Armando Parusso
Barolo Bussia 2013 – Armando Parusso

Il trittico dei cru del 2013 può cominciare con il Mariondino di Castiglione Falletto: denso, succoso e lungo. Per poi proseguire con i due del comune di Monforte. C’è un Mosconi esotico e flessuoso, con ampie sfumature di balsami e liquirizia, e persistenza articolata. E un Bussia specularmente tropicale e polposo nel frutto, tenero al tatto, soffice e incisivo nel tannino, personale e persistente in chiusura.

Barolo Bussia Riserva Etichetta Oro 2009 Armando Parusso

È la Riserva più prestigiosa dell’azienda, prodotta solo nei grandi millesimi (finora 1999, 2001, 2004, 2006, 2009) con il nebbiolo proveniente dalla Bussia. Un anno e mezzo di barrique a contatto con i lieviti indigeni e cinque anni di bottiglia prima della commercializzazione. Ha struttura possente sciolta in un tannino saporito e terroso. Notevole spaziatura balsamica con riflessi di talco. Centro bocca pieno, tonico, saporito. Finale con riassunto di liquirizia.

Parusso Metodo Classico Brut 2013 Armando Parusso

Più che una bizzarria, il recupero di un’antica tradizione: la spumantizzazione del nebbiolo di Langa, le cui prime tracce storiche risalgono al 1787 e di qui rimangono altrettante testimonianze nel corso della prima metà dell’Ottocento. Tiraggio con mosto di nebbiolo appassito e permanenza sui lieviti per circa 3 anni. Carattere cremoso e teso nella miglior tradizione della casa.

Sangiovese Romagna Superiore MorAle 2016 – Poderi Morini
Sangiovese Romagna Superiore Riserva Nonno Rico 2012 – Poderi Morini
Traicolli 2011 – Poderi Morini

poderi-morini-logoCortocircuito tra autoctoni. Il MorAle è un sangiovese romagnolo vinificato in acciaio che si fa apprezzare per i toni pepati e il frutto selvatico, mentre la Riserva Nonno Rico (il primo vino a essere prodotto da Alessandro Morini nel 1998 insieme all’Albana Passito Innamorato), che ha trascorso un anno in legno e due in bottiglia, ne amplifica l’espressione, abbinando alla generosa polpa fruttata e ai toni speziati un piglio selvatico, una vivacità pepata, un brio acido che creano movimento interno.

Il Traicolli è invece una rara versione di centesimino, varietà autoctona del Faentino dov’è conosciuto anche come “savignôn rosso” che i Morini (accanto ad Alessandro c’è la moglie Daniela) producono in altre due versioni (spumante e passito). Vendemmia a metà settembre, fermentazione in acciaio, vinificazione in tonneau. Carattere esuberante (spezie, rosa selvatica, erbe aromatiche e officinali), palato denso e pepato, di bella pienezza e contrasto, con lunghezza di erbe medicinali e rabarbaro.

Chianti Classico 2016 – Badia a Coltibuono

badia-a-coltibuono-logoUna storia millenaria; uno dei luoghi più belli del Chianti Classico in una delle zone più vocate, quella di Gaiole (località Monti); vini di carattere ricavati agricoltura biologica certificata. Questo in sintesi il profilo della produzione oggi guidata con solerzia e passione dai fratelli Emanuela e Roberto Stucchi Prinetti. Conviene non sottovalutare il Chianti “base” dell’azienda: come quello di altre cantine della zona sa infatti essere un rosso capace di fotografare perfettamente il proprio terroir. Vini schietti, come si diceva una volta. Ha impeto varietale, freschezza di sottobosco, tensione gustativa, grande souplesse.

Chianti Classico Riserva 2013 – Badia a Coltibuono
Chianti Classico Riserva Cultus Boni 2013 – Badia a Coltibuono
Sangioveto 2013 – Badia a Coltibuono
Montebello 2013 – Badia a Coltibuono

I rossi del 2013 (annata lunga, tardiva, classica da Classico) appaiono tra le versioni più riuscite degli ultimi anni. La Riserva (sangiovese con saldo di canaiolo, ciliegiolo e colorino; due anni di rovere francese e austriaco) esprime il lato più ombroso e chiaroscurale del territorio (cuoio, terra). Il Cultus Boni, che ha macerazione più lunga (40 giorni), possiede struttura vigorosa, tannino verace, sviluppo contrastato e tannino fine. Il Sangioveto (sangiovese in purezza con cinque settimane di macerazione e affinamento di un anno e mezzo in barrique di cui solo il 10% nuove) è in grande stato di forma: alloro, erbe, cuoio, genziana… Bocca succosa e viscerale, intensa e speziata, di bella baldanza tannica e allungo di sapore. Il Montebello è fusione di nove vitigni storici: sangiovese, mammolo, ciliegiolo, canaiolo, pugnitello, colorino, sanforte, malvasia nera, foglia tonda. Ognuno di questi è vinificato e invecchiato singolarmente. Fermentazioni sempre naturali. Struttura salda, corpo vigoroso, ciliegia succosa, carattere selvatico, profondo e lungo.

Ciliegiolo Narni 2017 – Leonardo Bussolletti
Ciliegiolo di Narni Ramici 2014 – Leonardo Bussolletti

bussoletti-logoEx venditore di vino, Leonardo Bussoletti nel 2008 decide di fare il salto della barricata per diventare produttore. Lo fa recuperando con spirito di sostenibilità (viticoltura biologica, fermentazioni spontanee) i vitigni del suo territorio, quello di Narni, tra cui ciliegiolo e grechetto. Il Ciliegiolo di Narni (esiste un’Associazione locale a lui dedicata e Leonardo ne è il presidente) ha succo prorompente, note di amarena selvatica, sorso pepato e contrastato, vivo e guizzante. Il Ramici proviene dalla vigna più vecchia (40 anni di età) di un piccolo appezzamento (meno di un ettaro) che ha terreno a dominante sabbiosa. Il carattere del base viene qui amplificato: profilo selvatico, frutto pepato e succoso, toni spiccati di amarena, tannino sottile e incisivo.

Neostos 2016 – Spiriti Ebbri
Appianum 2015 – Spiriti Ebbri

spiriti-ebbriGli “spiriti ebbri” sono tre amici calabresi – Pierpaolo Greco, ingegnere; Damiano Mele, architetto; Michele Scrivano, educatore – che nel 2008 aprono una cantina in una sala cinematografica in disuso degli anni Cinquanta per produrre i vini tradizionali della loro terra, seguendo principi di coltivazione biologica e vinificazioni naturali. Se le premesse non possono che bendisporre, i vini mettono davvero di buon umore: il Neostòs Rosso (guarnaccia nera, greco nero, merlot) colpisce per il carattere sanguigno, succoso, selvatico. Sentori di macchia mediterranea, frutto intenso, spirito viscerale, lunghezza balsamica. Il 2015 di Appianum (l’antico nome di Lappano, comune del Cosentino ai piedi della Sila, dai cui arrivano le uve) ha carattere non meno spiccato e schietto: selvatico, erbaceo, officinale, con polpa succosa, tannino severo, spirito alcolico e allungo di mirto.

cuzziol-wine-tasting-3Karasì 2015 – Zohar

Conosco poco, anzi per niente, questa azienda armena (come in genere l’Armenia del vino, lo confesso), ma quel che è certo è che questo vino non passa inosservato. Lo produce Zorik Gharibian, un armeno cresciuto in Italia tra Venezia e Milano che ha deciso di ritornare nella terra degli avi per produrre vino in un luogo di millenaria tradizione storica, il villaggio di Rind, nel territorio di Yeghegnadzor. Questo rosso nasce su un altopiano a 1400 metri circondato da montagne innevate da una varietà autoctona prefillossera, l’areni noir. L’escursione termica è considerevole (20 gradi tra i 40°C del giorno e i 20°C della notte), la vendemmia ottobrina, la fermentazione in cemento e l’affinamento in vecchie anfore armene (“karas”) di diverse misure. Matrice selvatica, frutto esuberante e pepato, tannino incisivo, sviluppo dinamico, contrastato, di bell’espressione e personalità.

Moscato d’Asti Lamoscata 2017 – Mongioia

mongioiaDulcis in fundo, si dice. Con i Moscati di Riccardo Bianco e Maria Graziano è difficile sbagliare. C’è il grande terroir di Valdivilla di Santo Stefano Belbo, c’è un patrimonio di vecchie vigne, c’è una mano felice quanto sperimentale. Il Lamoscata è l’ultimo nato della casa e uno dei Moscati più originali finora prodotti. Vinificazione in anfora di materiale ceramico, bâtonnage di 4 mesi e presa di spuma in autoclave. Più che un’eterodossia, una valorizzazione tutta in espansione: fiori secchi, foglie autunnali, zenzero candito, note balsamiche. Succoso, invitante, tonico, avvolgente, saporito, di clamorosa lunghezza.

Cuzziol Grandi Vini Srl
Via Serenissima 19 – Santa Lucia di Piave (TV)
Tel. 0438 45657
info@cuzziol.it
www.cuzziol.it

Nella terza immagine, Alessandra Tessari di Suavia

Massimo Zanichelli

Milanese di nascita, apolide per formazione, voleva diventare uno storico dell’arte (si è laureato con una tesi sull’anticlassicismo pittorico rinascimentale), ma il virus del vino contratto più di una ventina d’anni fa tra Piemonte e Toscana lo ha convertito ad un’altra causa, quella del wine writer, del degustatore professionista e del documentarista del vino. Ha firmato la guida I Vini d’Italia dell’Espresso fin dalla sua nascita (2002-2016) e la rubrica sul vino del settimanale l’Espresso per molti anni. Ha curato le pubblicazioni di Go Wine, ha scritto per le riviste «Ex Vinis», «Grand Gourmet» e «Mood», redatto il Nuovo repertorio Veronelli dei vini italiani (2005) e I grandi cru del Soave (2008). Di recente ha pubblicato “Effervescenze. Storie e interpreti di vini vivi” (Bietti, 2017) e ” Il grande libro dei vini dolci italiani” (Giunti, 2018). Tra i suoi documentari: Sinfonia tra cielo e terra. Un viaggio tra i vini del Veneto (2013), F for Franciacorta (2015), Generazione Barolo – Oddero Story (2016), Il volto di Milano (2016), Nel nome del Dogliani (2017).

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Milanese di nascita, apolide per formazione, voleva diventare uno storico dell’arte (si è laureato con una tesi sull’anticlassicismo pittorico rinascimentale), ma il virus del vino contratto più di una ventina d’anni fa tra Piemonte e Toscana lo ha convertito ad un’altra causa, quella del wine writer, del degustatore professionista e del documentarista del vino. Ha firmato la guida I Vini d’Italia dell’Espresso fin dalla sua nascita (2002-2016) e la rubrica sul vino del settimanale l’Espresso per molti anni. Ha curato le pubblicazioni di Go Wine, ha scritto per le riviste «Ex Vinis», «Grand Gourmet» e «Mood», redatto il Nuovo repertorio Veronelli dei vini italiani (2005) e I grandi cru del Soave (2008). Di recente ha pubblicato “Effervescenze. Storie e interpreti di vini vivi” (Bietti, 2017) e ” Il grande libro dei vini dolci italiani” (Giunti, 2018). Tra i suoi documentari: Sinfonia tra cielo e terra. Un viaggio tra i vini del Veneto (2013), F for Franciacorta (2015), Generazione Barolo – Oddero Story (2016), Il volto di Milano (2016), Nel nome del Dogliani (2017).

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