Brunello di Montalcino Riserva 2013: come una prova di forza. Parte prima

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L’attesa è terminata: i Brunello Riserva 2013 sono pronti a invadere i mercati del mondo forti di una nomea crescente che va direzionando attenzioni sopra attenzioni verso questa tipologia di premium wine oggi molto appetita a livello internazionale. E i vini stanno rispondendo da par loro, mettendo in campo sicuri e più diffusi estri, terroir anche eccellenti e prezzi (ahinoi) conseguenti.

Li abbiamo incontrati qualche settimana fa a Benvenuto Brunello, nel chiostro antico di Montalcino: oltre 70 campioni di altrettante cantine a configurare uno spaccato oltremodo indicativo di come l’importante millesimo, che già aveva dato chiara evidenza di sé al momento dell’uscita dei Brunelllo “annata”, sia stato interpretato in ottica ancora più ambiziosa, quella del vino che volente o nolente dovrebbe assurgere al ruolo di band leader di ogni proposta aziendale, soprattutto in termini di potenziale di longevità, atout a cui i produttori dei luoghi sembrano tenere particolarmente, facendone una sorta di mantra o di esclusiva bandiera (anche se non riesco a capire bene perché e su quali basi).

Ora, se molte delle premesse portate in dote dal millesimo in oggetto concorrono a delineare una annata importante e completa della quale abbiamo già parlato ampiamente QUI e sulla quale non potremmo dire che bene, devo ammettere, oltre al fatto che questi vini siano vini da attendere proprio perché discendenti da una annata tardiva e quindi di per sé selettiva, e che il periodo dell’assaggio febbraiotto non sia propriamente l’ideale per svelarne appieno armonia ed amalgama, devo ammettere -dicevo- di aver riscontrato in un numero significativo di campioni una inattesa influenza del rovere, a veicolarne l’espressività e ad impedirne la naturale “disinvoltura” nella esposizione delle proprie ragioni.

Riconosco che annate calde (ma la ’13 non la annovererei fra queste) e/o gradi alcolici sostenuti (una tendenza al rialzo che non risparmia neppure Montalcino) mal si combinano con il rovere, specialmente se nuovo e ancor di più se di piccola taglia, ma 5 anni e oltre di affinamento fra cantina e bottiglia dovrebbero fargli passare la voglia a quei vini di mostrare ancora interferenze e “costrizioni” legate ad un contenitore di legno.

Eppure la tendenza dolce/dolcina/dolciastra nella maglia dei sapori è una evidenza che accomuna fin troppi portavoce appartenenti alla speciale categoria, tanto da farmi pensare che sui Riserva, ben più che sui Brunello annata, il prolungarsi dell’affinamento in cantina non porti sempre con sé la meraviglia. Oppure che la pratica dei ringiovanimenti, legittimata dal disciplinare di produzione ma insidiosa veicolatrice di interferenze a volte indelebili, non sia una circostanza tanto rara, anzi. E questo anche in corrispondenza di una annata le cui avvisaglie avrebbero fatto pensare a tutto men che a pratiche di ringiovanimento.

Insomma, che a Montalcino vi siano terroir e terroir, “manici” e “manici”, sensibilità e sensibilità è un dato di fatto, ed è ciò che riscopri poi al momento degli assaggi, dove le evidenze qualitative appartengono quasi sempre ai soliti nomi, a fronte di un parterre ormai vasto e variegato.

E se c’è da mettere sul piatto dei ragionamenti anche il fatto che in corrispondenza di una annata propositiva e bella come la 2013 non tutti hanno prodotto Riserva (ho l’impressione che fossero di più nel 2012), c’è da aggiungere infine e a onore del vero che dalla fitta schiera sono emersi una quindicina di Brunello di alto profilo, diciamo da molto buoni ad eccellenti, al cospetto di una media discreta ma forse non così esaltante come mi sarei immaginato.

I vini ve li racconto qui, nel pieno rispetto dell’ordine di apparizione ( mi avevano imposto di partire dalla I e così ho fatto!), escludendo tutti quelli dai quali, anche a fronte di assaggi reiterati su bottiglie diverse, non ho ricavato indicazioni utili a formulare un commento sensato, in ragione soprattutto dell’aleatorietà dei campioni proposti o di problematiche varie e assortite legate ai tappi (l’insidia delle insidie).

Divideremo la trattazione in due parti, per cercare di garantire quanto più possibile il benessere psico-fisico dei pazienti lettori, lì dove il grado di coinvolgimento, il giubilo, gli scorni e i “bemolle” andranno ad abitare esclusivamente le parole (ma anche i silenzi).

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PRIMA PARTE

Il Poggiolo – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Decisamente riuscito e decisamente classico nei registri espressivi, fonda buona parte del suo fascino sulle sfumature di sapore e sull’intrìco terragno che tanto richiama il sottobosco e il sangiovese. E’ centrato, stilisticamente a fuoco, solo non lunghissimo: ne apprezzerai il rispetto delle proporzioni e il rigore tipologico.

Il Poggiolo – Brunello di Montalcino Riserva Terra Rossa 2013

Un pizzico di calore alcolico e di frutto in più, rispetto al Riserva “classico” del Poggiolo e rispetto al dovuto, non giovano poi tanto alla liaison con il rovere. Certo di grip, polpa e struttura non difetta, ma quanto a disegno e ad articolazione potrebbe fare meglio.

La Fiorita – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Un frutto primattore ma non velleitario annuncia una “confezione” smaliziata in cui rovere e dolcezze assortite tendono a “spalmare” il gusto, per fortuna non riuscendoci appieno. Conservare infatti spinta e sapore in un contesto di maggiore concretezza rispetto al solito, come in questo caso, consente al nostro di recuperare un quid di trasparenza espressiva in più.

La Fornace – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Frutto “scuro” dai risvolti piccanti e speziati, note di cenere, grafite e tostatura. Tonico, “sprezzante”, tannico e irruento, garbo e modulazione nei toni veleggiano lontano da qui, mentre carnosità e presenza scenica stanno di casa. Il tempo, sperabilmente, ne accomoderà gli assetti.

La Fortuna – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Un confortante respiro classico intercetta trame piuttosto larghe e svagate, di leggibile traccia alcolica. Quasi fosse alla ricerca di una quadratura più armoniosa, sconta oggi un finale di bocca fin troppo essenziale e un’incisività solo discreta.

La Fortuna – Brunello di Montalcino Giobi 2013

Concentrazione di materia, peso strutturale, tattilità carnosa, spessore gustativo, tutti insieme tutti qui anche se non propriamente incanalati negli alvei della chiarezza espositiva. Insomma, sentori di sottobosco, spezie e vaniglia scortano uno sviluppo potente, deciso ma un po’ farraginoso, quantomeno adesso.

La Gerla – Brunello di Montalcino Riserva Gli Angeli 2013

L’armoniosa limpidezza fruttata e la proverbiale finezza tannica, figlie legittime del terroir del Canalicchio, in questa fase sembrano latenze, messe in ombra da una “confezione” enologica in cui il rovere batte un colpo e da un andamento gustativo il quale, conseguentemente, tende ad accogliere derive fin troppo dolci nella trama. Chiusura da illimpidirsi.

La Lecciaia – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Dei Brunello della Lecciaia mi piace “l’onestà intellettuale” e la sincerità con la quale intendono onorare territorio e tipologia. Magari non sono dei mostri di complessità o di longevità ma il tocco è quello giusto, solitamente veicolato da un disegno accordato e da una trama tipica, dritta e mai forzata, doti ben presenti, ad esempio, in questa Riserva, a conforto e a sostegno di una consistenza piuttosto essenziale.

La Lecciaia – Brunello di Montalcino Riserva Manapetra 2013

Luci ed ombre qui, con il paesaggio aromatico impreziosito dai rimandi alla macchia mediterranea, alla lavanda e alle spezie dolci e con un gusto non troppo diffusivo marcato dal rovere e chiosato da un rilievo tannico piuttosto rugoso e stizzito.

La Palazzetta – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Come sempre il carattere non manca, ma il tutto si placa sotto una coltre alcolica un po’ bruciante, lì dove il dettaglio chiama la dissolvenza e il disegno tende a perdere nitore. Finale più rigido che espansivo ma questa etichetta, si sa, possiede l’indole e l’attitudine del vino slow.

La Poderina – Brunello di Montalcino Riserva Poggio Abate 2013

Uno dei rari portavoce di oggi sentitamente affezionato al “vecchio stile moderno”, con tutto il corollario di esplicitezze materiche e morbide voluttà: colore vivo e concentrato, sentori di smalto, confetture e cola, e poi la confezione come un’ovatta, che lascia poca luce alla trama rendendogli un senso di soffice rilassatezza. Finale del rovere tostato, as usual.

La Rasina – Brunello di Montalcino Riserva Il Divasco 2013

In barba ai pregiudizi (miei), l’impatto tostato e affumicato non deve condurre a conclusioni affrettate: qui lo stile moderno fa il paio con una reattività poco o niente obbligata dalla confezione bensì ispirata dalla dinamica; la chiusura è vibrante, contrastata, non “otturata” dal rovere e dai suoi influssi: un passo in avanti ( quantomeno in termini di coinvolgimento personale)!

Le Macioche Famiglia Cotarella – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Dopo averci stimolato ed incuriosito grazie a conseguimenti nei quali evidenze aromatiche d’ascendente esotico trovavano comunque corrispondenza in un provvidenziale contraltare di dettaglio e di ariosità, ecco che la nuova Riserva sposa in modo fin troppo arrendevole le ragioni di uno sviluppo meramente ordinato e vagamente “conciliante” al gusto, concupito dalle lascivie del rovere dolce. La personalità non se ne giova, ma il vino avrà i suo estimatori.

Lisini – Brunello di Montalcino Ugolaia 2013

Più leggibile e compiuto del Riserva (pur riproponendone in parte certi aspetti “stranianti”), è caratterizzato da una inconsueta esplicitezza fruttata, fortunatamente rintuzzabile al gusto, lì dove ne apprezzerai la movenza sinuosa e la dolcezza tannica. Insomma, un Ugolaia anomalo che conserva in fieri le sue doti migliori ma che chiede tempo per svelarsi con la naturalezza che da sempre lo contraddistingue.

Mastrojanni – Brunello di Montalcino Riserva Vigna Schiena d’Asino 2013

Qui la scorza della terra, il ferro, il sangue e la bacca selvatica. Qui la voce profonda e baritonale portatrice sana di vitalità, grazie all’ardore austero e alla progressione incalzante, e grazie a quel grumo di sale che ne innerva la persistenza. E se il finale non mostra ancora la scioltezza attesa (il vino è giovane, e si sente), il carattere è a mille e il futuro ai suoi piedi. Insomma, immaginatevi un “barolone” di Serralunga che punti dritto su Montalcino come un meteorite.

Mocali – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Profilo esotico ai profumi, eccesso di dolcezza al gusto, sentori di caffè: l’armonia non è il suo forte, quantomeno in questa fase evolutiva, e quel tratto piuttosto brevilineo e asciutto non depone poi tanto a favore di futuro.

Palazzo – Brunello di Montalcino Riserva 2013

La tonicità non è in discussione, quella c’è e si sente. Casomai sono il respiro e l’espansione che mi mancano, da che l’incedere ammette fin troppe contrazioni e il finale lascia spazio ad una asciuttezza disadorna.

Pian delle Querci – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Uno dei Brunello sentimentalmente più “complici” e circuitori dell’intero consesso: stoffa serica, armonia sottile, rispetto delle proporzioni, eleganza “classica” e una progressione importante solcata da tannini integrati e maturi. Davvero gustoso, melodioso e fresco, in odor di agrume: questo è.

Pian delle Vigne – Brunello di Montalcino Riserva Vignaferrovia 2013

Forse sarà una suggestione o forse no, ma io gli umori di grafite e di massicciata ce li ho sentiti, e in un vino che si chiama Vignaferrovia potrebbero sancirne la definitiva “coerenza interna”. Meno definitivo per la verità mi è apparso al gusto, piuttosto lento a “muoversi” e svagato nella trama, permeato da un eccesso di dolcezza e da una dinamica a trazione anteriore.

Piancornello Podere del Visciolo – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Prova stranamente interlocutoria per Piancornello, marcato da una timbrica esotica piuttosto invadente ai profumi, da un andamento gustativo che fluttua sulla dolcezza, da una morbidezza fin troppo conciliante e, di contro, da una chiusura affilata e altera.

Podere Brizio – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Buono il carattere aromatico, suggellato da uno sviluppo gustativo coeso, caldo, morbido e avvolgente in cui il sapore non si disperde. E se la cifra tannica “sente” un po’ l’argilla, e se il nostro non si rivela un fulmine di dinamismo, il tutto comunque si avvantaggia di un buon amalgama e di un buon respiro.

Poggio Landi – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Bello lo spessore aromatico, da cui trapela un leggero fiato alcolico in sopravanzo. Ma la continuità d’azione è assicurata grazie ad un sorso di buona forza espressiva ed adeguata coesione interna, senza ridondanze e, di contro, senza alcuna vacuità. Sono i primi conseguimenti, e sono incoraggianti.

Podere Le Ripi – Brunello di Montalcino Riserva Lupi e Sirene 2013

Di certo vive di contrasti, intessuto di una materia di prim’ordine e portato a non fermarsi all’evidenza per scavare più sotto. Conserva spessore, vivezza, stimolanti rimandi aromatici che virano dalle erbe agli agrumi, dal legno dolce alle spezie fini; l’unico aspetto che mina alla meraviglia è quello alcolico, qui eloquentemente dispiegato.

Podere Martoccia – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Attacca bene, possiede grip, succo e una simpatica piccantezza nei sapori, ma va a disperdere progressivamente bandolo e direzione da quando ti accorgerai che ariosità e scorrevolezza non sono le sue doti migliori. Un vino a metà.

Poggio di Sotto – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Più che un disegno un ricamo, con una qualità di trama, un garbo e un senso della misura inarrivabili ai più. Affusolato, verticale, salino, profondo e istintivo al tempo stesso, è un vino fresco e dissetante che si alimenta di una grazia tutta sua.

Querce Bettina – Brunello di Montalcino Riserva 2013

I sentori di erbe aromatiche, tratto distintivo del terroir di Mocali, tendono a perdere brillantezza e definizione confusi nell’impasto vagamente addolcito della trama, a segnare un incedere faticoso in cui l’influenza del rovere ne frena oggi la piena scorrevolezza.

Renieri – Brunello di Montalcino Riserva 2013

A forza estrattiva non è secondo a nessuno, e se può contare su un quadro aromatico ancora una volta reso interessante dagli intriganti risvolti “vulcanici”, la sua pienezza assertiva va a cozzare con il concetto di dinamica. La morbidezza e le effusioni del rovere rendono accomodante il tratto, mentre il sopravanzo tannico concorre ad asciugare il finale.

Sassodisole – Brunello di Montalcino Riserva 2013

Forse in questo caso il terroir nulla può per regalare profondità al sorso, eppure integrità di frutto e senso della misura gli appartengono, concretizzando un’idea di compiutezza che conforta e consola. Convincono infatti il rispetto tipologico, l’amalgama e la chiarezza espositiva, che sottintendono una manifattura puntuale senza ricorrere alla chirurgia estetica.

Sesti – Brunello di Montalcino Riserva Phenomena 2013

Di trasparenze e sottigliezze, sotto l’egida di un impronta aromatica struggente e solo apparentemente evoluta, si espande in profondità grazie ad una scioltezza, ad un ritmo e ad una pervasività che non puoi tacere. Agrumi, sale e spezie sono al servizio di una presa gustativa importante e di un finale radioso e lunghissimo, esclusivo appannaggio del vino di razza, naturalmente di razza.

Continua

Assaggi effettuati nel mese di febbraio 2019

FERNANDO PARDINI

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