Masnada, birra di Romagna. Una storia di luppoli, amore e gioventù

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“ Cerco fiducia e la trovo in te. Ogni giorno per noi è qualcosa di nuovo. Apri la mente a una visione diversa e nient’altro importa “

(da “Nothing else matters” – Metallica)

L’incontro con Lorenzo e Annalisa avviene a pochi passi dal punto in cui un tale -alto, biondo e con occhi di fuoco- un giorno assai lontano disse: “ Alea iacta est “ (“Il dado è tratto“). Probabilmente, dal racconto che seguirà, è andata proprio così. In una “nuvola” spazio-temporale i volti si incrociano, stesso ardore ma sguardi diversi. Gli occhi di Lorenzo sono come guardare in un ruscello limpido, quelli di Annalisa sono scuri e profondi, velano un’ambra magnetica. Imponente l’aspetto di Lorenzo, una figura che esprime fin da subito una giovialità tutta “campagnola”. Annalisa, in un primo momento sulle sue, non riesce a nascondere il temperamento passionale e battagliero. Ci sediamo e ordiniamo un caffè.

Ragazzi, perchè questa avventura?

Annalisa: “all’inizio sono stata trascinata da Lorenzo. E’ sempre stato un appassionato consumatore di birra e se la faceva in casa. Ero un po’ scettica perché vedevo un continuo andirivieni di pentoloni, tubi per raffreddare, bottiglie, un gran casino insomma. Potete immaginare lo stato d’animo di una donna nel vedere il nido familiare riconvertito a mò di stamberga nibelunga. E’ partito tutto come un gioco.”

Lorenzo: “la prima produzione seria l’abbiamo fatta presso l’agriturismo dove lavoravo come cuoco; la mia passione è sempre stata la cucina, ma a dir la verità la mia formazione è di geometra. La produzione è venuta così bene che è diventata la birra del locale. In seguito ho deciso di investirci più energie, anche perché percepivo che volevo fare qualcosa di mio anziché restare alle dipendenze. Inoltre, anche se la cucina era il mio lavoro, non si sposava con le esigenze della famiglia e delle nostre due bambine. La concomitanza di eventi ha voluto che da lì a poco l’agriturismo chiudesse. Necessitava “semplicemente” reinventarsi il futuro, ed è stato un momento molto difficile.”

Quali sono i vostri ruoli nel progetto Masnada?

Annalisa: ”inizialmente, dopo la chiusura dell’agriturismo, Lorenzo si è trovato da solo chiedendosi se era il caso di continuare. Il mio primo contributo al progetto è stato esclusivamente di conforto e supporto morale. Poi ho visto che mi piaceva anche l’aspetto organizzativo e gestionale e mi ci sono buttata definitivamente. Io parto da una formazione classica. Mi sono diplomata al liceo, e la birra a me piaceva berla e basta. Col tempo mi sono appassionata alle relazioni con il pubblico, a cercare eventi e ad organizzare la presentazione del prodotto, dall’etichetta al marketing.”

Lorenzo: “Io mi occupo di tutto ciò che è la parte pratica, cercare gli ingredienti, fare la cotta, imbottigliamento, carico e scarico: la manovalanza insomma!”

Qualche data che ha scandito il progetto Masnada

Lorenzo: “la presa di coscienza avviene a novembre 2017, in seguito alla chiusura dell’agriturismo dove lavoravo come cuoco. Abbiamo passato l’inverno, nel vero senso della parola, a cercare lavoro. Devo dire che avrei potuto dedicarmi nuovamente alla cucina, le proposte non mancavano, però avrei dovuto abbandonare l’idea. Intanto, involontariamente al nostro volere, il progetto prendeva pian piano una forma tutta sua. La gente apprezzava quello che stavamo facendo e ancor di più il prodotto. Così nel mese di marzo 2018 abbiamo deciso di aprire la partita iva e dedicarci anima e corpo all’attività. Ovviamente alcuni errori di inesperienza ci hanno portato nuovamente a riflettere sul modo di proporci. C’era l’entusiasmo ma mancava la pianificazione. Altro periodo difficile fino a quando, riordinando le idee, abbiamo trovato la strada giusta. E qui il lavoro di Annalisa è stato fondamentale.”

Annalisa: ”quando Lorenzo è partito in realtà ero presa da altro perchè, contemporaneamente alla prima cotta, è nata la nostra seconda bambina. Potete capire quanto movimento, e quanti festeggiamenti. In questa prima parte più che da supporto morale non potevo fare. Poi è arrivata la voglia di mettermi in gioco e dare una mano. Vedevo che si divertivano troppo e mancava un po’ di concretezza.” E scoppia una gran risata da parte di entrambi.

L’etichetta del birrificio recita: “Masnada, birra di Romagna”. Sta a significare che l’appartenenza al territorio è un valore aggiunto o si vuol specificare che la Romagna non è solo Sangiovese?

Lorenzo: “per me non è una sfida al Sangiovese. E’ andare oltre. E’ far vedere che anche in Romagna ci sono persone che si affacciano a questo mondo e lo affrontano con competenza e partendo da zero, ossia partendo solo da quello che ci può dare la terra.”

Annalisa: “il discorso Romagna è legato ai prodotti che vengono utilizzati da Masnada. L’orzo, il luppolo, vengono coltivati a pochi chilometri da casa nostra a regime biologico. L’idea è di riunire tante piccole aziende del territorio che vogliono lavorare con noi. Abbiamo già conferitori di orzo e luppolo nella zona di Sogliano al Rubicone, dove stiamo facendo sperimentazioni su più varietà di luppoli, altri produttori li abbiamo a Longiano e a Santarcangelo di Romagna.”

Di recente ho letto un vostro annuncio con su scritto “ A.A.A. cercasi aziende agricole biologiche”. L’unione fa la forza?

Annalisa: “è un po’ l’insieme di più cose. Stiamo cercando persone che abbiano gli stessi nostri interessi legati alla salubrità, all’etica, alla passione. Gente che vuole identificarsi in questo territorio. A livello pratico è fondamentale. Parlando di piccole aziende, è possibile controllare meglio le materie prime, confrontarsi a vicenda e pianificare. Mano a mano che la nostra produzione crescerà, avremo sempre più bisogno di materie prime e vogliamo che lo standard qualitativo sia qui, nelle campagne che abitiamo. Più cresceremo e più le aziende che ci aiutano cresceranno, dando così beneficio al territorio.”

Bene, dopo questo ragionamento un paio di dati anagrafici vanno forniti, giusto per ricordarsi che ci sono dei giovani, tanti, che stanno scrivendo un altro futuro. Lorenzo Gobbi addì 12/01/1995 – Annalisa Guarracino nata il 15/02/1996. ( ndr. )

-“ Partendo dalla terra”, avete spesso detto. Cosa significa per voi?

Lorenzo:” allora, se nel vino la tipologia del suolo è un valore aggiunto, nel mondo della birra questo è un aspetto fin troppo trascurato. Senti spesso dire “ birra artigianale “ e mi sta bene. Però se la birra artigianale che produci a Rimini la fai con le stesse materie prime di quel birrificio che la fa in Inghilterra, o in Germania, mi va a perdere un pochino di significato. Buona, per carità, ma si perde un’identità.”

Chissà che non si possano eleggere le terre romagnole a suolo di elezione “ birricola”, e si smetta con l’eterna diatriba su dove sia nato il Sangiovese, se in Romagna o in Toscana. Ah, a proposito, un luminare dell’enologia, il prof. Attilio Scienza, ha di recente rilasciato un’intervista al “Resto del Carlino” ( 3 Aprile 2019 ) dove afferma che “ il Sangiovese è figlio di una varietà campana e calabrese, poi arrivato al Centro-Nord…. “. Bene, svelato il mistero, finalmente tutti noi cronisti enogastronomici potremo dormire sonni tranquilli.

-Una parola che risuona spesso nel vostro modo di comunicare è il termine “ contadina“. Che valore ha questa parola per voi?

Lorenzo: “questo termine a me piace molto perché tutta la mia infanzia -e oltre- l’ho trascorsa andando spesso a trovare mio nonno che aveva un podere, faceva vino e altro. Era una persona molto inquadrata, di quelle persone che ti stringono la mano e quello è il patto, può cadere il mondo ma non si viene meno alla parola data. Contadina per me è un rimando alla terra, a persone che prima di tutto credono in quello che fanno e non lo fanno soltanto per soldi. Difficilmente uno che possiede un’azienda agricola lo fa solo per mangiarci sopra. E poi il termine contadina rimanda ad un’idea sana fatta di principi e di correttezza, a un modo di vivere pulito che oggi latita.”

-Annalisa, cosa mancava a questo progetto e che ti sei sentita di portare?

Annalisa: “ diciamo che mancava un tocco femminile. Non voglio dire che rivesto il ruolo della maestrina che mette a posto le cose, anzi probabilmente nella vita personale sono tutt’altro. Però mancava un po’ di sostegno. Secondo me al giorno d’oggi un giovane che intraprende un’ attività in proprio, peraltro con due bambine a carico, non sempre inizialmente riceve il sostegno di cui avrebbe bisogno. Anzi, cercano di dissuaderti, ti consigliano un lavoro da dipendente, un lavoro sicuro. Serviva un sostegno emotivo. Serviva far sentire a Lorenzo che ero con lui e che potevamo farcela. In un secondo momento mi sono accorta della classica attenzione che una donna può riporre sulla visione d’insieme. Mi riferisco a tutto quel lavoro legato all’immagine e alle pubbliche relazioni. L’animo di Lorenzo è un pò più rude nella presentazione. Forse andavano smussate diverse cose per adattarle al progetto che lui aveva in testa.”

Lorenzo:” io dico sempre sì, mi butto, poi ci penso dopo se la cosa era utile o no. Alla lunga questa logica sarebbe stata distruttiva. Il grande aiuto di Annalisa è che invece tira il freno. Per lei prima è importante ragionare per capire se quell’azione potrà servire all’azienda.”

Annalisa: ” io cerco di tenerlo un pò con i piedi per terra.” E di nuovo si ride con gusto.

-La riviera è a due passi e a breve inizierà la stagione estiva. Quali sono le novità per l’estate 2019?

Lorenzo: “Ci stiamo muovendo tanto, in modo veloce e su tanti fronti. Abbiamo due nuovi collaboratori , Massimo (agente di commercio) e Francesco (mastro birraio e beer Sommelier), che porteranno in giro il nostro prodotto. Abbiamo stretto un’amicizia con il comune di Bellaria-Igea Marina per una serie di eventi. Parteciperemo alla “Notte Rosa “, alla “ festa del mare” a Cesenatico, alla Maratona per l’Alzheimer, sempre a Cesenatico, dove l’anno scorso assieme ad altri operatori abbiamo contribuito a fornire un’ambulanza. E’ stato emozionante potersi sentire utili verso altre persone con il frutto del proprio lavoro .”

-Annalisa, chi è Lorenzo?

“ Innanzitutto è la persona che ho scelto per stare al mio fianco, siamo cresciuti insieme. E’ un ragazzo determinato, forse anche troppo, però penso di aver capito come farlo ragionare, anche perché alla fine mi ascolta. Comunque grazie alla sua caparbietà non saremmo qui e non ci sarebbe “ Masnada “. Ammiro questo suo lato. E’ una persona molto buona, sorridente e riesce a tirarsi su anche in situazioni difficili, mantenendo la calma.”

-Lorenzo, chi è Annalisa

“Anna è una ragazza veramente, veramente tosta. Io non sarei in grado di avere il polso che ha lei in diverse situazioni, e proprio per questo è un aiuto in tanti momenti. Anche nelle situazioni più complicate riesce a mantenere la posizione dove invece altre persone farebbero un passo indietro. Lei tiene il timone saldo e porta tutti nella direzione voluta. Ovviamente tutto questo ha un  prezzo da pagare perché ci sono dei crolli, ci sono momenti di debolezza come è normale che succeda, però l’asticella del suo limite è molto in alto. E’ importante sapere che lei è li. E non si muove.”

– Quindi possiamo dire due luppoli e una capanna?

Annalisa: “ sì, possiamo dire proprio così.” E sorride

Lorenzo: “ oppure due cuori e una birra!”.

-Tre desideri..

Annalisa: “il primo desiderio, sia per noi che per la nostra famiglia, è quello di continuare a prosperare. Crescere con il nostro progetto, ma soprattutto personalmente. E’ bello godersi la meta, apprezzare la sensazione che ti dà quando arrivi lì, però dove impari veramente è quando ci sono i periodi difficili. Sono quelli i momenti di crescita, quando la difficoltà ti mette alla prova, quando tutto crolla ma tu rimani lì e non ti muovi. Mi auguro, assieme a Lorenzo, di mantenere viva questa energia e questo spirito, e di non perderci per strada. Un desiderio in antitesi al precedente è quello di avere più tempo da dedicare alla famiglia; come dicevo abbiamo due bambine. Riuscire a rallentare i ritmi, insomma. Alla fine, di desideri, me ne bastano due!”

Lorenzo:” il primo è quello di ricordarsi che mollare non ne vale la pena. Riuscire ad avere la testa, la lucidità anche nei momenti di forti scuotimenti per vedere lontano. Questi momenti ci sono stati e ci saranno, però è necessario avere la testa giusta per affrontarli in maniera adeguata senza perdere di vista l’obiettivo. Avere problemi e tante cose da fare ok, ma affrontare tutto in una maniera tranquilla. Desidero portare avanti questo progetto con Anna, se lei lo vorrà, affrontando con serenità tutte le difficoltà che si presenteranno, perché è l‘unico modo di vivere la vita nella maniera corretta.”

“ Così vicino, non importa quanto lontano. Non potrebbe venire nient’altro dal cuore. Credere per sempre in ciò che siamo e nient’altro importa. “

(da “Nothing else matters” – Metallica)

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LE BIRRE DI UN GIORNO

Masnada: blanche al farro 4.7 % vol

Una schiuma poco persistente lascia spazio ad un colore dorato leggermente torbido (volutamente ), odori di campagna e resine. Alla beva è snella, leggera e beverina, le note in evidenza di lime la rendono ideale per la prossima calda estate.

Masnada: la chiara 4.6 %  vol

Una schiuma decisamente più consistente copre in maniera decisa un color ambra/ dorato e una fine effervescenza ne impreziosisce i riflessi. Sempre leggera materia, voluta, in sospensione. Di medio corpo, in bocca è tutto giostrato su nitide note di agrumi freschi, fieno essiccato e luppolo in infusione. Più leggero ed elegante il finale di erbe officinali e tabacco biondo.

Masnada: doppio luppolo 5.5 % vol

Densa di schiuma “e di pensier” (tanto per citare un motivetto ). Le infiorescenze dei luppoli accompagnano note ferrose e di resina di cipresso. Di corpo, dove la nota amara predomina ma è sostenuta da freschezza e bevibilità. A seguire note di caffè e sigaro toscano. Sorpresa, il retrogusto finale rilascia, udite udite, note di panna fresca.

In definitiva, chiara differenza fra le tre birre e, come tratto comune, un’originalità contadina. Tradotto: birre dirette, nette nei sentori e di gusto.

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Marco Bonanni

Sono cresciuto con i Clash, Bach e Coltrane, quello che so del vino lo devo a loro.

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