Le Terre di Pisa crescono. E anche la loro Doc: degustazione delle etichette in commercio

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Basta cambiare una vocale e si passa dalla Torre di Pisa, uno dei monumenti più famosi al mondo, alle Terre di Pisa, belle ma non altrettanto famose (per la fortuna degli stranieri che comprano a basso prezzo), come non è famosissimo il vino che se ne trae. Facili giochi di parole a parte, la Doc Terre di Pisa sta crescendo, e quando un territorio decide di crearla, una nuova Doc, lavorandoci per diversi anni, significa che ha fatto passi in avanti in fatto di consapevolezza e che si ripropone di iniziare a semplificare la babele di Doc (Chianti e Montescudaio) e Igt (Toscana e Costa Toscana) che spingono la produzione del vino dall’ambito del lavoro della terra a quello delle complicazioni burocratiche.

Fino ad ora sono 14 le cantine che fanno parte di un Consorzio che da poco ha ottenuto poteri di controllo e un segnale senz’altro positivo è stato che a questo progetto hanno creduto sia produttori “autoctoni” (anche quelli che in questi anni si sono distinti a livello nazionale), sia chi ha scelto questa parte di Toscana per trovare nuove espressioni del loro lavoro di vignaioli. Il disciplinare è piuttosto ampio per quel che concerne le uve, e la sola sottodenominazione è dedicata, come ci si poteva aspettare, al sangiovese; l’invecchiamento deve essere di almeno di 16 mesi (18 per la tipologia Sangiovese), 24 per la tipologia Riserva; libertà anche sulla scelta dei contenitori per l’affinamento.

Il territorio della provincia di Pisa può essere grosso modo suddiviso in due grandi aree: quella interna delle Colline Pisane (corrispondente ai borghi di Peccioli, Terricciola, Fauglia, San Miniato, Volterra…) e quella più prettamente costiera, dove al tradizionale comprensorio di Montescudaio si è aggiunto più di recente quello piuttosto glamour di Riparbella. La distanza dal mare è la reale discriminante perché nei suoli la caratteristica comune è che all’alberese e al galestro della Toscana più classica si sostituiscono le sabbie, il calcare e l’argilla, con tanto di conchiglie e addirittura di barriere coralline fossili. Questo si riflette naturalmente sulle caratteristiche dei vini, i quali -nel caso del sangiovese- mostrano un carattere più suadente e sostanzioso rispetto alle nervose, talvolta austere espressioni della Toscana interna giustamente più celebrate, con il colore della ciliegia che dal rosso vira verso il nero, ed un carattere che si ferma un passo prima delle morbidezze più esplicite della costa livornese, quelle di Bolgheri e dintorni.

Ecco allora una panoramica di sette Terre di Pisa Doc nelle ultime annate disponibili in commercio.

Terre di Pisa Sangiovese VignaAlta 2016 – Badia di Morrona 
Una grande tenuta di 700 ettari, di cui un centinaio vitati, e una deliziosa pieve nel cuore di questa realtà storica del territorio che ha scelto di inserire nella Doc uno dei suoi vini di riferimento, il sangiovese in purezza VignaAlta. 18 giorni di macerazione e un invecchiamento che, abbandonata la barrique, avviene per 24-25 mesi in botte grande da 25 ettolitri. Il naso è arioso e persistente, non privo di eleganza floreale. Al palato impatto coniugato a freschezza, e una energia che lo rende più nervoso che opulento, e comunque dinamico nel finale.

Terre di Pisa Qui e Ora 2015 – Castelvecchio
A partire dal 2011 questa cantina del comprensorio di Terricciola ha iniziato la conversione al biologico, completata nel 2015 con la certificazione per tutta la produzione. Nelle poco più di 600 bottiglie di questo vino confluiscono le migliori uve, e vi si avverte una dolcezza di frutto e una spaziatura che appaiono coerenti con l’andamento climatico tipico di una annata piuttosto calda. E poi c’è l’apporto del rovere, che si riflette nelle sensazioni di cacao e in un tannino che “morde” un po’.

Terre di Pisa Sangiovese Nero di Casanova 2015 – Casanova della Spinetta
La famiglia Rivetti è stata convintamente in prima fila nella nouvelle vague di Langa, nata per una ridefinizione dello stile di Barolo e Barbaresco attraverso l’accorciamento drastico dei tempi di macerazione grazie anche all’uso dei rotomaceratori che intensificano l’estrazione. E i rotomaceratori sono arrivati anche nella campagna pisana. Qui i numeri sono ben diversi, visto che dai 65 ettari di vigneto arrivano, fra l’altro, più della metà della produzione della Doc. Frutti di bosco, erbe aromatiche, sensazioni balsamiche e una evidente tostatura caratterizzano un vino di buon impatto e scorrevolezza, che affronta con decisione una beva densa e piena in un finale di bella persistenza.

Terre di Pisa Rosso Veneroso 2015 – Tenuta di Ghizzano (sangiovese 70%, cabernet sauvignon)
Ginevra Venerosi Pesciolini, mente e anima di questa storica azienda del territorio, ha scelto in modo assai significativo di etichettare come Terre di Pisa il suo vino bandiera che ha da poco festeggiato le 30 vendemmie. E da quando uscì, quello che nel 1985 era un Vino da Tavola accompagnò il progressi, le fatiche, le delusioni e i successi di quella che è ora una realtà top a livello nazionale. In questo vino si avvertono profumi balsamici e mentolati che accarezzano il naso con suadenza, preludendo ad un palato fresco, pungente e leggero, che sorprende per il finale scattante, quasi dissetante.

Terre di Pisa Rosso Il Barbiglione 2015 – Usignan del Vescovo (syrah 70%, cabernet sauvignon 15%, merlot)
Dal colore fitto e cupo, sensazioni di prugna, frutti neri del bosco, spezie, liquirizia e pasta d’oliva saturano l’olfatto. Palato muscolare, potente , saporitissimo e vellutato, con un finale dalle vibrazioni più eleganti..

Terre di Pisa Sangiovese Ceppatella 2013 – Fattoria di Fibbiano
Nel 1997 questa famiglia lombarda si innamorò del territorio e decise di acquistare una azienda che era stata abbandonata da 17 anni “al prezzo di un monolocale di Milano”. Le uve provengono da un vigneto secolare, per alcuni tratti pre-fillosserico, che sa adattarsi perfettamente alla stagione “accelerando e rallentando” a seconda delle temperatiure, della piovosità, eccetera. Ed ecco un vino che arriva dalla vendemmia 2013 attraversando soggiorni in cemento, botte grande e bottiglia, e che si mostra giovanile e primario nelle sensazioni fruttate, pulito, scorrevole, “sorridente”, chiosato da una rinfrescante nota di arancia sanguinella.

Terre di Pisa Sangiovese Opera in Rosso 2014 – Podere la Chiesa
L’annata, si sa, è stata problematica, anche se il vento del mare è riuscito ad asciugare le uve recuperandone in parte la sanità. In questo vino prevalgono sensazioni balsamiche e un buon apporto fruttato che viene ribadito al gusto, dove emerge una certa rigidezza e un tannino che non possiede, inevitabilmente, la qualità delle annate migliori.

Riccardo Farchioni

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