La serenità della Svizzera, e i vigneti sul lago di Biel

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Vivendo una settimana con un affaccio come questo davanti agli occhi, non può che prendere forma uno stato d’animo che si traduce con una sola parola: serenità. Accresciuta, diciamolo pure, grazie a temperature ideali e assai diverse dall’afa insopportabile lasciata oltreconfine.


È la stessa serenità che osserviamo incrociando lo sguardo di una anziana signora, sorridente con il suo foulard vivace, che a bordo della sua bella decapottabile costeggia il lungolago vicino a Thun (fra Berna e Interlaken), dove su un’acqua che sembra un telo azzurro appena increspato si riflettono i picchi aguzzi delle montagne.

Ma ci spostiamo al confine fra il cantone bernese e quello di Neuchâtel e il lago è stavolta quello di Biel o Bienne, a seconda che si scelga la versione francofona o germanofona.


E così, una ventina d’anni dopo la cronaca del viaggio a Montreux, eccoci di nuovo a “camminare” vigne elvetiche a picco su uno specchio d’acqua dolce, stavolta ai piedi delle montagne del Giura.

Sentieri e scalinate strette e lunghe consentono di inerpicarsi e di godersi il panorama.

E davanti alla graziosa “Casa dei vini del lago di Biel”, ecco ordinati filaretti con i cartellini che riportano le varietà: pinot gris e blanc, due cloni di pinot noir, e nomi più esotici come freisamer (incrocio sylvaner x pinot grigio), charmont (incrocio chasselas x chardonnay), garanoir (incrocio gamay x reichensteiner).

Riccardo Farchioni

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