Dal Garda all’Etna, va in scena l’Italia del vino in rosa

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Che la sfida alla Provenza sia stata finalmente lanciata, e il momento dei vini rosati sia finalmente arrivato?.  Così parrebbe: i consumi aumentano e le cantine, di rimando, si impegnano arricchendo la loro produzione di una tipologia un tempo piuttosto snobbata. I vini rosati sono passati da orrenda mescolanza di rossi e bianchi a risultato di un progetto: la scelta di una o più uve da utilizzare interpretandone il carattere, di vigne dedicate per suoli ed esposizioni (un po’ come succede per gli spumanti di qualità), e accurate metodologie. E proprio qui sta un punto importante, perché dalle pratiche di cantina che determinano il controllo della fermentazione assieme alle bucce deriva molto dello stile del vino che si vorrà ottenere, se lo si vorrà più “da aperitivo” o più apertamente “gastronomico”.

L’occasione per questa cavalcata per l’Italia in (vino) rosa è stata la festa organizzata da Vallepicciola, realtà in crescita del Chianti Classico (sottozona Castelnuovo Berardenga), a cui non manca certo il dinamismo e l’apertura verso il pubblico, dimostrata anche dalla festa organizzata in cantina con tanto di stand gastronomici e musica live, che si annuncia come un appuntamento agostano da non perdere per chi ami il vino e gli stupendi paesaggi di questa parte della Toscana.

La degustazione è stata accompagnata dall’oste, sommelier e scrittore fiorentino Andrea Gori, autore di un recente libro tematico proprio sui vini che lui definisce “rosa” e non “rosati” per innalzarne la dignità a quelli “rossi” e bianchi” (Manuale di conversazione sui grandi vini rosa, Trenta editore) e dall’enologo della cantina, l'”enostar” Riccardo Cotarella. 11 vini, espressioni di grandi uve e grandi territori, a rappresentare ancora una volta l’immenso e variegato “vigneto Italia”.

Chiaretto del Garda Roseri 2018 – Ca’ Maiol
Ottenuto per metà da uve groppello e con un saldo di barbera, sangiovese e marezzino, mostra un colore buccia di cipolla e un naso che trasmette delicate sensazioni di rosa e melograno. Bella la struttura della beva, caratterizzata anche da una spiccata sapidità.

Bardolino Chiaretto Classico Chieto 2018 – Tenuta La Ca’ 
Vino biologico basato sul classico uvaggio della Valpolicella (corvina, corvinone e rondinella), si presenta con un colore rosa chiaro, ed esibisce sensazioni agrumate con il pompelmo rosa in primo piano. Anche qui, notevole e sorprendente il volume in bocca dove la beva si distende elegante e chiude delicata.

Rosato Toscana 2018 – Poggio del Moro
Da questa bella realtà dei Colli senesi a conduzione russa e spirito toscano, arriva un vino estroverso che unisce al naso una componente floreale (viola, iris) a una fruttata (ciliegia). In bocca è saporito, “gastronomico”, con l’acidita energica del sangiovese che tira per la giacca e guida verso un finale segnato dall’arancia sanguinella.

Pinot Nero Rosato Lugherino 2018 – Vallepicciola
Questo è un raro (forse unico) esempio di rosato da uve pinot nero, fortemente voluto dall’enolgo Riccardo Cotarella che collabora con la cantina. La sua propensione per una tipologia di rosato caratterizzata da una carica tannica molto bassa, e che sia il più possibile rinfrescante e invitante alla beva, spiega anche il punto di colore porpora chiaro di questo, vino che nasce da una vigna dedicata e da una raccolta anticipata, e che propone al naso sensazioni delicate ma decise di frutti di bosco rossi, si distende “felpato” in bocca con trama assai fine, e chiude dinamico e persistente.

Syrah Rosato Tellus 2018 – Famiglia Cotarella
Dal territorio della Tuscia, un vino dal naso espressivo ed estroverso, che esce dai canoni delicati della tipologia per esprimere con toni decisi note di confetto, ma anche di tabacco e agrumi. È piccante e saporito al palato, dove chiude assai succoso.

Clelia VSQ 2018 – Coppo
Metodo classico a base di pinot nero, sta sui lieviti per 36 mesi e sfrutta per la seconda fermentazione gli zuccheri residui dalla prima. Naso complesso e sfaccettato che va dalle florealità della ginestra e dei fiori di pesco agli agrumi, alle sensazioni di crema pasticcera. Compatto in bocca, sfoggia una “bolla” di bella grana e conferma con decisione le sensazioni aromatiche olfattive.

Primitivo Corerosa 2018 – Cantina Due Palme
Dalla regione che fa dei vini rosati una vera e propria bandiera, arriva questo vino assai profumato, con sensazioni che spaziano fra la rosa e la viola, per arrivare al fruttato leggero e acuto della visciola. La forza e la generosità del primitivo si avverte in un palato imponente, materico, salino, che arricchisce le sensazioni olfattive con note di erbe aromatiche.

Cerasuolo d’Abruzzo 2018 – Codice Vino-Citra
L’Abruzzo vanta una delle poche denominazioni specifiche per il rosato, il Cerasuolo d’Abruzzo, per la quale utilizza, naturalmente, l’uva rossa per eccellenza della zona che è il montepulciano. Quello che ora si chiama Codice Vino e che diventerà Progetto Vino consiste nella lavorazione di una scelta di cento ettari distribuiti fra i tanti territori del grande patrimonio vitato della cantina cooperativa Citra. Il colore è il rosa più intenso di tutti e l’impatto olfattivo, che spazia della fragola al mirtillo rosso, è ragguardevole. In bocca è molto saporito, in qualche modo al confine fra il rosato e il rosso, all’insegna della maturità dei frutto.

Paestum Aglianico Rosato Vetere 2018 – San Salvatore 1988
Abbiamo già parlato qualche anno fa di questa dinamica realtà del Cilento, che fra l’altro dai suoi allevamenti di bufale trae delle mozzarelle di stratosferica bontà. Ma rimanendo nell’ambito vinoso, questo Vetere è il risultato della vinificazione in rosa di un’altra grande uva italiana, l’aglianico: ha colore tenuissimo e sfoggia un’eleganza seducente fatta di fiori di sambuco e di ciclamino. Al palato possiede bel volume, è soffice, delicatamente saporito, elegantemente piccante. Rimangono in bocca sensazioni di grande piacevolezza.

Torre Mora Etna Rosato Scalumera 2018 – Tenute Piccini
Questo vino nasce nelle tenute etnee della famiglia toscana Piccini, da vigne ad alberello con densità di impianto di 8000 piante per ettaro che affondano le radici su un suolo vulcanico “sciolto” . È subito estroverso al naso, dove è anche penetrante e persistente; l’ingresso al palato è all’insegna della sapidità, la beva prosegue piccante, tesa e nervosa, e succosa nel finale.

Val di Neto Rosato Terre Lontane 2018 – Librandi
Da un altro vitigno di grande storia e tradizione quale è il gaglioppo, un vino dal colore corallo chiaro di bella luminosità. Al naso, le tipiche note di erbe aromatiche e di pepe verde che si ritrovano anche in molti Cirò si uniscono alla ciliegia e al mandarino; la beva è luminosa, saporita e intensa, e chiude con grande carattere ed energia.

Riccardo Farchioni

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