Da Uno e Bino a Marabino

2
13191

Il primo vino di Marabino me lo ha fatto bere Giampaolo Gravina, illustre collega con il quale condivido una collaborazione professionale che ormai si misura in decenni. Eravamo non so dove, in compagnia di non mi ricordo chi, in una data che non mi sovviene. Ricordo però distintamente di aver esclamato, dopo averne bevuto un primo sorso, “ah”.

A distanza di anni con Giampaolo abbiamo ribevuto insieme una bottiglia di Marabino per festeggiare l’uscita del nostro libro Vini Artigianali Italiani; assente giustificato (abbiamo fatto altri dieci brindisi insieme) il primo autore del libro, il non commensurabile Armando Castagno.

Dopo questi due episodi, fondamentali nella storia del vino e della civiltà italiana in generale,  ho avuto modo di bere una terza volta un vino di Marabino: il Rosso di Contrada Parrino del millesimo 2016. A questo punto servono obiettivamente dei

DATI ESSENZIALI

Situata con raro senso dell’opportunità in Contrada Buonivini, l’azienda Marabino opera in Sicilia, in Val di Noto. La guidano Pierpaolo Messina, il titolare, e Luca Gentile, l’agronomo.

In vigna si è scelta la conduzione biodinamica, in cantina una conseguente gestione casta e pura delle vinificazioni (in assenza di eccetera eccetera). Da qualche vendemmia i responsabili hanno pensato bene di proporre imbottigliamenti dedicati a singole vigne.

Dopo i dati essenziali, ecco le inevitabili

NOTE DI ASSAGGIO

Si presenta di colore impossibile da decifrare, avvolto da una coltre nerastra impenetrabile. Tuttavia, dopo l’apertura della bottiglia e dopo averlo versato nel bicchiere, appare nettamente più “leggibile” nella tinta rubino luminoso. I profumi sono da subito chiari, aperti, invitanti, e rimandano ai soliti rimandi che non elenco (frutti di bosco e via andare). Il sapore è succoso, di grande spazialità, un anfiteatro gustativo ampio e nitido. In conclusione un rosso eccellente, prelibato, delizioso.

POST SCRIPTUM

Che c’entra Uno e Bino? C’entra: era il nome del locale gestito da Giampaolo e dalla sorella Gloria ant’anni fa, nel quartiere di San Lorenzo in Roma. Un ristorante/faro all’epoca, in cui si condussero decine di grandi degustazioni/bevute.

___§___

La foto di Pierpaolo Messina e del vigneto sono state estratte dal sito aziendale

Fabio Rizzari

Giornalista professionista. Si è dedicato dalla fine degli anni Ottanta ad approfondire i temi della degustazione e della critica enologica professionale. Ha collaborato con Luigi Veronelli Editore, casa specializzata in critica enologica e gastronomica, e dal 1996 ha lavorato, come redattore ed editorialista, presso il Gambero Rosso Editore. È stato collaboratore e redattore per la Guida dei Vini d’Italia edita da Gambero Rosso Editore e Slow Food. È stato per diversi anni curatore dell’Almanacco del Berebene del Gambero Rosso Editore. È stato titolare, in qualità di esperto di vino, di diverse rubriche televisive del canale tematico Gambero Rosso Channel. È stato relatore per l’AIS, Associazione Italiana Sommelier. È stato membro del Grand Jury Européen. Dal 2003 al 2015 è stato curatore, insieme a Ernesto Gentili, della Guida I Vini d’Italia pubblicata dal gruppo editoriale L’Espresso. Del 2015 è il suo libro “Le parole del vino”, pubblicato dalla Giunti, casa editrice per la quale ha firmato anche – insieme ad Armando Castagno e Giampaolo Gravina – “Vini da scoprire” (2017 e 2018). Con gli stessi due colleghi è autore del recente “Vini artigianali italiani”, per i tipi di Paolo Bartolomeo Buongiorno. Scrive per diverse testate specializzate, tra le quali Vitae, il periodico ufficiale dell’AIS.

Previous articleLa bellezza e lo sfacelo. Riflessioni sulle Calabrie/2
Next articleGironi Divini 2019: una bella foto dell’Abruzzo enologico e… una riflessione sui “vini tecnici”
Giornalista professionista. Si è dedicato dalla fine degli anni Ottanta ad approfondire i temi della degustazione e della critica enologica professionale. Ha collaborato con Luigi Veronelli Editore, casa specializzata in critica enologica e gastronomica, e dal 1996 ha lavorato, come redattore ed editorialista, presso il Gambero Rosso Editore. È stato collaboratore e redattore per la Guida dei Vini d’Italia edita da Gambero Rosso Editore e Slow Food. È stato per diversi anni curatore dell’Almanacco del Berebene del Gambero Rosso Editore. È stato titolare, in qualità di esperto di vino, di diverse rubriche televisive del canale tematico Gambero Rosso Channel. È stato relatore per l’AIS, Associazione Italiana Sommelier. È stato membro del Grand Jury Européen. Dal 2003 al 2015 è stato curatore, insieme a Ernesto Gentili, della Guida I Vini d’Italia pubblicata dal gruppo editoriale L’Espresso. Del 2015 è il suo libro “Le parole del vino”, pubblicato dalla Giunti, casa editrice per la quale ha firmato anche – insieme ad Armando Castagno e Giampaolo Gravina – “Vini da scoprire” (2017 e 2018). Con gli stessi due colleghi è autore del recente “Vini artigianali italiani”, per i tipi di Paolo Bartolomeo Buongiorno. Scrive per diverse testate specializzate, tra le quali Vitae, il periodico ufficiale dell’AIS.

2 COMMENTS

  1. Sempre un gran piacere leggere il grande Fabio. Come ho fatto a perdermi la nuova perla del trio Rizzari-Gravina-Castagno?! Quando è stato pubblicato?
    Daniele

  2. Buongiorno Daniele, con inescusabile ritardo leggo solo ora il tuo gentile commento: con Armando e Giampaolo abbimo pubblicato tre libri negli ultimi anni: due con la casa edtrice Giunti (“Vini da scoprire” e “La riscossa dei vini leggeri”), e uno con l’editore Paolo Buongiorno (“Vini articinali italiani”). Tutti disponibili online, credo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here