Festa e bontà calabresi a Pisa

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Al rientro dalle vacanze estive, è un appuntamento ormai consolidato a Pisa la Festa della Cultura Calabrese che, oltre a concerti serali e relativi balli, si concentra molto sui prodotti enogastronomici distribuiti nelle antiche Logge dei Banchi, nei pressi del Comune. Un appuntamento che si giova, tra l’altro, dell’intenso sciamare di turisti in questo punto nevralgico della direttrice stazione-centro cittadino/zona monumentale.

Al netto di una certa ritrosia alla comunicazione, l’artigianalità delle produzioni si percepiva chiaramente, anche se al di là delle grandi attrazioni (coreografici peperoncini, ‘nduia, capocollo, caciocavallo…) era un peccato non poter comprendere meglio la filosofia di produzione e le eventuali peculiarità degli altri salumi.

Ci hanno ben impressionato il caciocavallo (bio) di Agribio Falcone (Contrada Velaci, 20 ad Acri, Cosenza), il pecorino stagionato 13 mesi e i salumi sia “dolci” che piccanti di Massimo D’Amico (via Fortunato 17, a Belvedere Marittimo in provincia di Caserta) e quelli di Turano da San Giacomo d’Acri , che tratta anche carne di suino nero autoctono. Più che le mode, vale l’assaggio: il capocollo da maiale bianco è più carnoso, quello da maiale nero è più “tirato”, ed ha una superiore profondità e ampiezza al gusto, anche se vale sempre il motto “de gustibus…” Valida anche la ‘nduia, proposta sia in forma di insaccato, sia (pastorizzata) in più comodi ma più neutri vasetti.

Riccardo Farchioni

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