Diario partenopeo. Napul’è (mille colori). Seconda parte

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Antica Friggitoria Masardona

Di ritorno da Pompei, data la vicinanza con la stazione centrale, abbiamo fatto una sosta golosa in questa friggitoria diventata ormai un luogo di culto dei gourmet, ma soprattutto dei napoletani. Il locale è semplice, con due affacci sulla strada, uno per l’asporto e uno con la sala per sedersi. Negli orari di punta, dalle 12 alle 14, se volete sedervi dovrete armarvi di grande pazienza; se proprio non potete aspettare, il servizio da asporto è comunque veloce.

Noi siamo arrivati attorno alle 15 e non abbiamo dovuto attendere per mettersi seduti, ma anche se avessimo dovuto attendere saremmo stati ripagati da veri e propri gioielli fritti! Qui le pizze si presentano in tre formati: pizza, “batocchio” (che è poi mezza pizza fritta), e bruschetta (un disco fritto e poi condito).

La pasta è croccante ma soffice e leggera al tempo stesso, la frittura asciutta. Noi abbiamo ordinato due batocchi. Quello con baccalà e olive molto buono; ottimo il tradizionale pomodoro, provola affumicata e pepe.

Non ancora paghi ci siamo fatti fuori anche una bruschetta primavera, con succulenti bocconcini di bufala, saporitissimi pomodori datterini e rucola a finire. Ecco, se andate da Masardona (e dovete), questa non potete assolutamente perdervela!

Abbondante pizza e birra sotto i 10 euro.

Via Giulio Cesare Capaccio, 27 -Tel. 081 281057

Aperto tutti i giorni dalle 7 alle 16, il sabato anche a cena dalle 19,00 alle 23,30. Chiuso la domenica

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Ristorante L’Europeo – Mattozzi

Venire a Napoli e non mangiare “a casa” di Alfonso Mattozzi sarebbe un sacrilegio. Qua si viene perché si trovano i capisaldi della cucina partenopea eseguiti secondo tradizione e con rispetto filologico. Perché la tradizione a Napoli è una cosa seria, semmai non lo sapeste!

L’aria che si respira poi fa il resto. Si entra all’Europeo e ci si tuffa nella storia, perché sono sicuro che dal 1934, anno di apertura (anche se la prima concessione borbonica per esercitare la ristorazione risale al 1852), qui poco è cambiato.

L’overture con bufala e provola affumicata è d’obbligo, perché credetemi, sono tra le più buone (se non le più buone) mai mangiate, accompagnate dall’insalata di datterini del Vesuvio e dall’ottima scarola saltata con capperi, olive, pinoli e uvetta.

Irrinunciabili i croccanti fiori di zucca impanati nella semola e fritti, ripieni di deliziosa ricotta di bufala di fuscella.

Le candele spezzate alla Genovese sono un monumento: pasta cotta bene ma soprattutto una salsa di carne e cipolle che sa di sapienza e pazienza, ché di ore ce ne vogliono per farla così. Difficile pensare a un condimento dal sapore più intenso!

Sullo stesso livello le polpette al sugo: intense con gusto affumicato dato dalla provola, in una salsa che ha persistenza gustativa uguale all’infinito.

Buoni i gelati dell’Antica Gelateria Matteo di Baronissi (Salerno), tra i quali spicca la castagna ma soprattutto la noce.

La proprietà poi dovrebbe obbligare i clienti ad assaggiare il babà. Al pari con quello di Cicciotto, resta uno dei migliori mai assaggiati.

La cosa che più vi rapirà saranno i racconti di Alfonso, autentico gentiluomo di grande cultura: saremmo rimasti ad ascoltarlo per ore.

Da Mattozzi si va anche per mangiare la pizza, che io non ho assaggiato ma che si dice essere buonissima, al punto tale da aver ispirato un piatto di Massimiliano Alajmo del tristellato ristorante Le Calandre di Rubano.

Carta dei vini con il meglio della Campania e referenze mirate dal resto d’Italia, a ricarichi onesti.

Conto sui 40/50 euro

Via Marchese Campodisola, 4  – Tel. 081 5521323

Aperto tutti i giorni a pranzo e a cena

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Isabella De Cham  – Pizza Fritta

Visto che ormai di pasti a disposizione ne era rimasto solo uno prima della partenza, da Isabella abbiamo fatto un aperitivo, ma tanto è bastato per capire che la notorietà conquistata da questa giovane pizzaiola è davvero giustificata.

La sua storia è singolare e dimostra la sua determinazione: inizia come cameriera da Concettina ai tre Santi, per poi capire che voleva approfondire l’arte della frittura; così va a lavorare alla Masardona, poi da Zia Esterina Sorbillo. Una volta conclusa “l’università”, apre la sua friggitoria nell’affascinante rione Sanità.

L’esercizio si trova in un ambiente di moderna eleganza, cosa rara per le friggitorie, con cucina a vista, dove si possono mangiare fritti di bontà assoluta, sia per la leggerezza della frittura che per la qualità degli ingredienti. L’impasto è sottile e croccante, ad alta idratazione e lunga lievitazione.

Noi abbiamo assaggiato la sorprendente “Donna Isabella” con rucola, provola, caciocavallo, zeste di limone, pepe e basilico. Un rincorrersi di note bitter, profumate, affumicate, che ci ha fatto dimenticare completamente che stavamo mangiando un fritto. Veramente un grande conseguimento.

La pizza con la genovese invece è una bomba di bontà: la genovese stessa è da campionato!

Il premio all’originalità va sicuramente alla “millefritta”, un dolce che vuole essere un incontro tra pizza fritta e pastiera. Un piccolo disco di pasta fritta tirata sottilissima, croccante e leggera da assomigliare a una pasta sfoglia, sormontato da una leggerissima crema, arance candite e nocciole. Una goduria da non mancare.

Disponibile anche un menù degustazione con abbinamenti di birre, vini e bollicine italiane e francesi.

Pizza e birra sui 10 euro. Degustazione 15/20 euro con un calice di vino.

Via Arena alla Sanità, 27  – Tel. 081 18639669

Aperto tutti i giorni a pranzo e a cena

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Ciro Oliva – Concettina ai tre Santi

A pochi metri di distanza da De Cham, siamo andati a completare l’opera nel regno del giovanissimo Ciro Oliva, astro nascente fra i pizzaioli partenopei. L’accoglienza quando si è in coda è unica: esce lui personalmente con Margherite spicchiate, che offre come segno di benvenuto per allietare l’attesa.

Il locale è una congiunzione perfetta fra tradizione napoletana e stile moderno. Da ammirare un presepe in cornice di pregevole fattura, così come una parete agghindata con decine di maschere di Pulcinella colorate.

Il servizio, condotto da giovani entusiasti e preparati, ben dispone all’istante. Volevamo assaggiare diverse pizze ma non eravamo in numero sufficiente per effettuare la degustazione (minimo per 4 persone); il gentile cameriere allora ci ha proposto di assaggiarne tre in sequenza, e noi ci siamo ovviamente fidati.

L’apertura è stata con il botto: “il sole della Sanità”, con mozzarella di bufala e pomodori gialli, è una bomba. Impasto leggerissimo a lunghissima lievitazione (48/60 ore), pomodori in tripla cottura dolci e intensi (a 300 gradi sconditi, poi a 450 conditi con sale, pepe, olio e origano, prima di essere cotti sulla pizza per la terza volta), bufala super.

Lo scettro assoluto fra tutte le pizze mangiate a Napoli spetta però alla “Pacchianella”. In doppia cottura nel “ruotino” (teglia in alluminio) come da tradizione casalinga. L’impasto viene unto leggermente con lo strutto, disposto in teglia per una prima velocissima cottura che lo fa alzare, poi condito con pomodori San Marzano, datterini, olive, capperi, acciughe di Cetara e origano. Il risultato è una pizza ancor più leggera perché la doppia cottura conferisce maggiore ariosità e soprattutto croccantezza al suolo e al cornicione. Il resto lo fanno le materie prime “parlanti” della farcitura.

La “‘Orraù” con ricotta di fuscella di bufala, ragù napoletano e scaglie di parmigiano 48 mesi è “solo” buona, forse perché seguiva una coppia di pizze tipo  Maradona-Careca, o forse più probabilmente perché stavo per scoppiare.

Alla porta accanto troverete pizze a portafoglio e fritti da asporto. Il conto per pizza e birra sta sui 15 euro. Menù degustazione a 35/45 euro

Via Arena alla Sanità, 7 bis  – Tel. 081 290037   www.concettinaaitresanti.com

Aperto tutti i giorni dalle 12 alle 24 con orario continuato. La domenica chiuso la sera

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Pasticceria Giovanni Scaturchio

Nel cuore di Spaccanapoli, sosta obbligata per fare colazione è la conosciutissima pasticceria Scaturchio. Oltre che da un buon caffè, fatevi cullare dalle leggerissime graffe (bomboloni fritti), dalle sfoglie di frolla, ma soprattutto dalle buonissime ricce, ripiene di ricotta e canditi.

Buono il babà anche se un po’ troppo dolce, a gusto mio.

Capitolo a parte per la pastiera, sicuramente la più buona mai assaggiata: potete acquistarla da portar via nella tradizionale teglia in alluminio o assaggiarne una fetta comodamente seduti. Mi raccomando, non perdetevela!

Piazza San Domenico Maggiore, 19  – Tel. 081 5517031

Aperto tutti i giorni dalle 7 alle 22,30

 

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Caffè Mexico Passalacqua

A Napoli il caffè è una cosa seria, a tal punto che in città sta girando una petizione per farlo diventare patrimonio UNESCO.

Ecco, se devo dirvi la verità, il caffé, per quanto provato io, nella maggior parte dei casi è solo accettabile. Quello del Caffè Gambrinus in via Chaia invece è decisamente buono: vi consiglio di prenderne uno anche per poter godere della vista di uno dei locali più belli d’Italia.

Il caffè in città però si beve al Caffè Mexico. La Miscela “Harem”100% arabica è incredibile. Agrumata, dolce, con un finale al caramello, caratteristiche che sortiscono una persistenza infinita.

Piazza Dante, 86 Piazza Giuseppe Garibaldi, 72 Via Alessandro Scarlatti, 69

 

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Mercato di Pignasecca

Per chi ha possibilità di cucinare, o anche se si ha solo voglia di ammirare certe delizie in vendita, consiglio vivamente una visita al mercato di Pignasecca, sull’omonima via, al limite interno dei Quartieri Spagnoli, sopra via Toledo. Troverete banchi coloratissimi di frutta e verdura, pescherie fornitissime di pesci lucenti, spesso ancora vivi e soprattutto a prezzi che noi più a nord ci dimentichiamo.

Molto fornite le tripperie e i negozi specializzati in baccalà.

Sono appena tornato a casa, ma già sto guardando il calendario per poter tornare. Perché se di folgorazioni ne ho avute tante in giro, Napoli è sicuramente la più grande.

 

Lorenzo Coli

Nasce fra mari e monti e cresce negli anni Ottanta, coerentemente, fra pizze e pastasciutte “mari e monti”, mostrando fin da subito un indistruttibile appetito. Studia fra Viareggio e Camaiore ed eccelle in oratoria e linguistica. Stanco del non apprezzamento vola in terra d’Albione, lì dove esplode la sua passione gastronomica. In uno studio sociologico dell’Università di Oxford viene coniata una nuova categoria da lui ispirata: i “gastrosexuals”. Torna a casa, mette su famiglia (orgogliosamente), si annoia un po’ finché non incontra il suo maestro Miagi. Grazie a lui riunisce i suoi interessi di natura orofaringea e inizia a produrre le sue prime riflessioni sul cibo. Il bello è che persevera!

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