Le interviste possibili: Giovanni Guerra, l’essenza dell’essenzialità

0
10536

La capacità di comprendere un territorio si alimenta, a mio avviso, di piccoli gesti e di sfumature che si addensano fra le righe della vita. Una comprensione fatta di giorni, di stagioni, di passaggi di tempo. La nostra naturale impazienza, merito di un’educazione sociale ben architettata, ci fuorvia da quello che è il fluire delle cose e la sua naturale comprensione. La natura no, per lei è tutto molto più semplice, tanto “Lei” ne ha di tempo, ne ha quanto ne vuole. Beh, non volevo essere troppo riflessivo/esistenzialista. Ci sono persone che comunque le chiavi della natura e del tempo le sanno leggere.

Incontro Giovanni Guerra nella sua piccola tenuta sulle colline della Romagna del sud vista mare, a pochi chilometri dalla foce di uno dei fiumi più cari alle pagine di storia, il Rubicone. La figura non imponente irradia comunque energia contadina, la stretta di mano ne è il biglietto da visita. Spezziamo i primi imbarazzi guardando le vigne potate di fresco. L’azienda, con annessi agriturismo e ristorante, è praticamente autosufficiente: orto, frutteto, oliveto e grano sono parte dei terreni di proprietà.

Giovanni, sei stato uno dei primi in Romagna a convertire la tua produzione in biologico….

-Sì, ho sempre avuto dentro di me il desiderio di un ambiente sano come si usava prima dell’avvento del grande business delle case farmaceutiche che scendevano nelle campagne per consolidare il patrimonio dei loro azionisti. Prima di allora la terra produceva bene ed era comunque generosa, poi hanno cominciato ad esserci i problemi e la necessità di produrre in modo intensivo in zone non vocate.”

In che senso?

-Nel senso che produrre tanto significa non poter seguire bene le problematiche che si succedono durante il ciclo vegetativo. E’ quindi più semplice usare fitofarmaci così non hai bisogno di correre a destra e a sinistra facendoti domande su cosa stia succedendo alla tua terra. Basta passare e spruzzare.”

Per questo la decisione di passare in biologico?

-Anche lì ce ne sarebbe da dire. Manca una competenza profonda, e un’etica. Io spesso mi trovo in difficoltà e piuttosto preferisco non raccogliere, o comprare quello che mi serve. Purtroppo sono certo che chi si spaccia per biologico a volte non lo sia. Scusa ma se tu hai la mia stessa problematica che non riesci a risolvere e poi esci fuori e vendi i prodotti, c’è qualcosa che non mi torna. Ecco perché ultimamente sono uscito dal disciplinare “

Idee chiare, fierezza e tanta determinazione sono i pilastri del suo modo di coltivare la terra, e di vivere.

“ Il vigneto si estende per cinque ettari, con una produzione di circa trecento ettolitri di vino e diecimila bottiglie suddivise in sei etichette. L’oliveto conta circa mille piante suddivise in cinque varietà che danno origine a due oli: il gentile  – blend di olive – e il selvatico monovarietale” ( di gran carattere a mio avviso ).

Vedo vigna, olivi, frutteti, orto, galline che scorrazzano, un paradiso in terra.

-“ Beh, tutti i contadini fanno crescere prima di tutto quello che può servire alla vita della famiglia, che si sposa comunque con il vendere quello che produci. Il contadino prima coltiva per sè, il resto lo vende. Nella terra che ho ereditato via via ho piantato quel poco che mancava e adesso nel ristorante dell’agriturismo uso solo quello che la mia terra ci dà. Tranne la carne e i formaggi, che comunque provengono dai paraggi “.

Mi colpisce tanto la precisione e l’ordine che noto ovunque: quel senso di precisione materna romagnola.

Giovanni, raccontami i tuoi vini, la tua filosofia.

“ Guarda, andiamo in cantina, poche chiacchere. Sarai tu poi a dirmi dei vini.” Rimango travolto da questo piglio deciso e mi acquieto. Inevitabile qualche spunto di riflessione.

E’ pagadebit ’18 ( Pagadebit 100% )

Quello che mi colpisce è il mare che si porta dentro, la sapidità al gusto ne è la conferma. Le piccole note dolci di rimando chiudono il racconto.

Tramonto rosso ’17 ( Sangiovese 100% )

Opulento, immediato, grasso, ampio, verace. Un Sangiovese base tipico per noi romagnoli del sud, che pretendiamo un attacco sensoriale deciso e definito.

Borgo rosso ’16 ( Sangiovese 100% )

Impronta nobile e “forbita” al naso. A fare da cornice balsamicità, tostature e caffè. Il tannino non si doma, è scorbutico. “ E’  un po’ come lo sono io a volte “ e sorride. “ Amo far esprimere il territorio. Cerco di contenere questa sua ruvidezza, ma se la sua natura è quella perché addomesticarlo? “

Borghigiano 2008 ( Sangiovese 100% )

Fa un anno di botte grande. Una portanza equilibrata nei tannini e una buona freschezza avvolgono i frutti. Una beva snella e abbastanza “domata” nella totalità di espressione

E’ Nir 2008 ( Syrah 100% )

Un Syrah anomalo, a mio avviso. Questo vino esprime più il territorio che l’espressività del varietale. Anche lui fa un anno in botte da 15hl ed il resto in bottiglia. Tannini eleganti e piccoli frutti, ma ha ancora bisogno di essere “spogliato” della sua scalpitante tensione.

Nota conclusiva

Ho tenuto questo articolo nel cassetto. La riluttanza nel redigerlo non è stata per demerito del produttore bensì mio, per la incapacità di approcciarmi a persone che possiedono una talento perstare qui e ora. Persone capaci di portare avanti caparbiamente un credo, con tutti gli errori possibili in cui si può incappare. Mi confronto di nuovo con Giovanni fra i saluti e le visioni di vitis vinifere tutt’intorno. Mi esulo e cerco di ascoltare i discorsi che il vento uggioso trasporta nell’aria, cercando un’atemporalità che ancora non mi appartiene.

___§___

AGRITURISMO IL GALLO NERO – AZ. AGRICOLA GUERRA
Via Buondì 2, 47030 Borghi (FC)
tel. +39.0541.947255 | fax +39.0541.947255
email: agricolaguerra@libero.it

 

Marco Bonanni

Sono cresciuto con i Clash, Bach e Coltrane, quello che so del vino lo devo a loro.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here