Crabioni Cannonau 2017. La mano felice

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Cosa vorrà dire avere la mano felice nel fare un vino? Ho assaggiato il Cannonau di Sardegna Crabioni 2017 e mi è venuta in mente questa espressione. E anche una immagine: il palco di un teatro in cui si vedono, in prospettiva a diverse profondità, teli di seta trasparenti, ricamati con una varietà di disegni.

Profumi scuri di piccoli frutti, poi sempre più verso l’inchiostro, ma sempre giocati in trasparire, rimandi balsamici, officinali, somma che non affastella, che narra. Echi, solo echi, della vendemmia calda; talmente ben gestita da essere parte integrante e positiva del quadro complessivo. E in bocca una rotondità serena, distesa, senza forzature.

È un paradigma, per certi aspetti, questo Cannonau. Di una zona diversa e vocatissima, le colline morbide di Romangia, a Sorso, a pochi chilometri dal mare, sul Golfo dell’Asinara. Il frutto scuro riecheggia certe espressioni molto più nordiche (penso ai rossi del Trentino, per esempio, o al Rodano), e si discosta assai dal calore spesso sovrabbondante e quasi sfibrato dei Cannonau della zona storica. Eppure i gradi sono 14. Cosa vuol dire avere la mano felice nel fare un vino.

Nuraghe Crabioni. Crabioni Cannonau di Sardegna 2017 (prezzo on line: 10,50 € )
www.nuraghecrabioni.com

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

2 COMMENTS

  1. La Cantina Nuraghe Crabioni non la scopriamo oggi… questi ragazzi stanno lavorando bene da ormai alcuni anni, con un’ ottima costanza qualitativa anche in annate complicate. Cito soprattutto i loro tre Vermentino, i quali, con caratteristiche diverse, sono un compendio di ciò che si può ottenere da altre zone interessanti che non siano la solita Gallura…
    Mentre non mi piace affatto quest’affermazione: “…e si discosta assai dal calore spesso sovrabbondante e quasi sfibrato dei Cannonau della zona storica”.
    Ci sarebbe intanto da definire “zona storica”, ne potremmo parlare per ore senza arrivare ad una risposta univoca.
    L’avverbio “spesso” dovrebbe invece indicare che la maggior parte dei Cannonau della “zona storica” (dobbiamo ancora capire cosa intenda Lei) sono quindi completamente fuori equilibrio data la Sua affermazione di “calore sovrabbondante e quasi sfibrato”.
    Chi ben conosce il Cannonau saprà bene che tenendo sotto controllo la temperatura di servizio, potrà ben addomesticare nel calice la solarità di questa terra così antica ed affascinante.
    Ritengo che ormai, dopo anni di buon lavoro sia in vigna sia in cantina, i Cannonau abbiamo raggiunto dei vertici qualitativi importanti, sia da parte delle aziende consolidate sia delle new entry dei giovani, con un potenziale enorme ancora da sfruttare e con un rapporto qualità/prezzo tra i migliori in Italia.
    Ritengo quindi rivedibili ed ingenerose alcune Sue considerazioni troppo generiche e superficiali mentre concordo pienamente sull’egregio lavoro di Nuraghe Crabioni.
    Cordialmente

  2. Caro Giovanni,
    Eh già, la cantina Nuraghe Crabioni non la scopriamo oggi! Avevamo avuto modo di parlarne già nell’ottobre del 2013, in questo articolo: https://www.acquabuona.it/2013/10/nuraghe-crabioni-vermentino-e-cannonau-con-vista-sul-golfo-dellasinara/
    Son già sei anni, come passa il tempo!
    Sì, davvero è una cantina che ogni anno tiene un livello qualitativo molto molto alto e dimostra di avere visione e personalità. I loro vermentini sono favolosi, e i rossi anche, con questo cannonau così personale. Quello che mi preme sottolineare, con la frase che indica, è la mano felice con cui hanno saputo gestire l’annata calda. Cosa che purtroppo non ho notato in alcuni altri rossi isolani, dalle zone centrali (Oliena-Ogliastra, a questo mi riferivo con zona storica, tutto qua).
    Certo, si può trattare di una mia impressione personale, ma in molti cannonau noto una sovrabbondanza alcolica, e un frutto ipermaturo che alla lunga possono stancare. Poi i 16 gradi e mezzo di alcol li si può gestire bene come si vuole ma son sempre 16 gradi e mezzo. Certo, non bisogna generalizzare, e mi scuso se il mio testo dava adito a interpretazioni generalizzanti, che nel mondo del vino van sempre evitate, come la grandine! 🙂
    Le mando un caro saluto e buoni assaggi vinosi!
    Paolo Rossi

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