Il lago dei vini dolci. L’oasi del Neusiedlersee. Parte prima

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Da Vienna a Illmitz, epicentro del Neusiedlersee , c’è un’oretta di auto. Il lago di Neusiedler, che segna il confine con l’Ungheria, dove si estende per un decimo della sua superficie, si trova nel Burgenland, uno dei più piccoli Land della Repubblica austriaca. Oasi dove gravitano centinaia di uccelli palustri e migratori, e dove già si respira l’aria della puszta, il mare d’erba della Pannonia (non lontano da qui, a Carnunto, nel 172 l’imperatore Marco Aurelio sconfisse i Marcomanni; non lontano da qui, a Sirmio, otto anni dopo, vi trovò la morte a causa della peste), il Neusiedler See è il più grande lago austriaco e una riserva naturalistica di primaria importanza. L’elevata evaporazione delle sue acque, dovuta ai forti venti che lo attraversano, con la conseguente produzione di umidità, lo hanno reso uno dei luoghi più importanti, anche se non così conosciuti, almeno nella parte occidentale dell’Europa, per la produzione di vini dolci a base di muffa nobile (Edelsüssweine), da uve raccolte tardivamente in pianta: Beerenauslese e Trockenbeerenauslese, che differiscono per la percentuale di botrite, per la viscosità e il conseguente residuo zuccherino. Ma qui vengono prodotti anche il celebre, e purtroppo, a causa delle condizioni climatiche (leggi riscaldamento globale), sempre meno diffuso Eiswein, da uve non colpite da botrite e raccolte in inverno a temperature sotto lo zero, e il più raro Strohwein, da uve fatte appassire su stuoie di canne.

A Illmitz, sulla costa orientale del lago, i vini prodotti da Hans e Lisa Tschida nella cantina Angerhof hanno il dono della purezza. Calvo, occhi azzurri, volto bonario che esprime simpatia, Hans Tschida ha fatto il carpentiere per vent’anni prima di diventare vignaiolo a tempo pieno nel 1993. Nel 1982 ha prodotto il suo primo vino, nel 1988 il primo imbottigliamento. Era l’epoca in cui i vini secchi, prodotti anche qui come nel resto dell’Austria, erano venduti “im Gebinde”, in botte, secondo un’espressione tipicamente austriaca.

Il Red Beerenauslese 2017, blaufränkisch in purezza, prodotto quando con queste uve non riescono a fare l’Eiswein, ha colore rosato intenso, un naso cosparso di botrite e chiodi di garofano, un palato denso, invitante, non complesso, ma goloso, limpido.

Anche il Grüner Veltliner Beerenauslese 2017 è stato prodotto in assenza dell’Eiswein (i Tschida hanno piantato un ettaro di questa varietà, poco sensibile alla botrite, con lo specifico intento di produrlo): la vendemmia si è protratta fino a febbraio con una discreta formazione di muffa nobile. Colore paglierino brillante e profilo squisitamente esotico-fruttato: tanta albicocca (immediato il richiamo alle locali Marillen, nome austriaco per le albicocche), pera, mango, papaya. La densità è accattivante, il sorso pieno di cristallina frutta tropicale, il finale limpido e persistente.

Più temperato il profilo del Welschriesling Beerenauslese 2015, raccolto a fine ottobre/inizio novembre con il 50% dell’uva colpita da muffa nobile. Brillante, cristallino colore giallo canarino-dorato. Note di botrite, di metallo, di frutta tropicale. Palato denso senza essere grasso, tratto invitante, intenso, limpido, senza una nota fuori posto, senza un elemento che sfugga dall’orchestra dei sapori, con una concentrazione zuccherina che non cede sul piano acido. Una coccola.

Il Sauvignon Blanc Beerenauslese 2015 – annata splendida per la botrite, come il 2017, mentre il 2014 e il 2016 lo sono state decisamente meno – sfoggia ancora un colore solare, un giallo dorato limpido e cristallino. Importante concentrazione di botrite al naso, con lieve zafferano e un’anima affumicata che impreziosisce il profilo. Poi l’ariosità della frutta, tra albicocca e richiami esotici. Palato denso denso denso, davvero consistente, con un grasso quasi da TBA, di dolcezza mai eccessiva, barocca senza essere virtuosistica, imponente ma mai statica né stucchevole. Ancora una volta limpido, cristallino, puro. «La chiave di volta è il controllo quotidiano del mosto», dice Isa. «Il vino non può fare quello che vuole. Lo controlliamo giorno dopo giorno. Anche la domenica. È la prima cosa che facciamo al mattino. La fermentazione di un vino così denso può tranquillamente durare tre settimane».

Dal 2010 i vini dolci più importanti della gamma sono chiusi con il tappo di vetro. «Fa maturare più lentamente i vini rispetto al sughero, che li condiziona troppo», commenta Hans. «Ho optato per questo tappo dopo aver visto i risultati di una prova fatta da un collega produttore, che aveva imbottigliato lo stesso vino con il tappo in vetro e in sughero, e dopo dieci anni il primo dava risultati decisamente migliori, più affidabili. Uso il vetro al posto del tappo a vite solo per una questione commerciale, il pubblico lo accetta di più».

Ecco il colore paglierino brillante, la polpa, la pasta della pesca e dell’albicocca dello Chardonnay Beerenauslese 2017. Palato di grande consistenza, denso e viscoso quanto invitante ed esotico, vagamente speziato, non sfumato ma assai godibile.

La degustazione è una sinfonia inarrestabile.

Il Gelber Muskateller Eiswein 2018 ha, manco a dirlo, un colore paglierino leggero e brillante. Naso di fiori freschi, erbe fresche, frutta fresca. Muschio e altre bianche essenze floreali. Palato denso, succoso, dinamico: che contrasto, che nitidezza, che modulazione! Varietale da morire, apoteosi del moscato giallo, aromatico e cristallino, fresco e lunghissimo, contrastato e modulato. Eine aromatische Symphonie. «L’abbiamo vendemmiato a fine gennaio in un’ora», ricorda Isa, «mentre grüner veltliner e zweigelt non siamo riusciti a raccoglierlo e dunque sono diventati Trockenbeerenauslese. Con il ghiaccio si gioca tutto nel giro di poco tempo. Bisogna essere in giro per capire quando è il momento di vendemmiare. A fine gennaio Hans si è alzato per andare in bagno, ha guardato il termometro, è andato in campagna e ha capito che era ora di raccogliere l’uva».

Lo Zweigelt Schilfwein 2015 è un vino prodotto da uve fatte appassire per due mesi su stuoie di canne (Schilf). Colore granato intenso, sentori di prugna in confettura, prugna sotto spirito, note balsamiche, tamarindo, frutti di bosco, con squisitezza di lampone in primo piano. Palato molto denso, molto ricco, viscoso, di prugna e frutti di bosco, confettura di fragola, grande dolcezza stemperata, viscoso ma equilibrato, finale speziato, chiodi di garofano, rosa appassita, rosa canina.

Più prodigioso il Muskat Ottonel Schilfwein 2012: dorato intenso con accensione aranciate, note clamorose di zenzero ed erbe aromatiche (rosmarino), fiori d’arancio, zagara, con continui input fresco-aromatici e balsamici: ulalà! Palato viscoso-vellutato-voluttuoso, molto contrastato, con tripudio di erbe aromatiche e allungo assai persistente. Che gran passito!

Il Sauvignon Blanc Trockenbeerenauslese 2013 è stato raccolto a novembre con 80% di muffa nobile sul grappolo: l’uva si presenta come “secca”, “raggrinzita” (questi acini vengono chiamati Rosinen, “uva passa”) senza formazione esterna di “pelo”, il classico rôti, che usano invece per la Beerenauslese. Colore giallo dorato-aranciato, luminoso e cristallino. Profumi di zafferano, spezie, frutta esotica, albicocca sciroppata e in confettura. Grande senso di botrite. Palato viscoso, balsamico, tonico, poderoso e sciolto, potente ed elegante, di grande classe aromatica, esotico senza facili ammiccamenti, puro.

Infine arrivano i Sämling 88, la specialità della casa e della regione. In Austria è il nome che viene dato al vitigno scheurebe, o più semplicemente scheu, dal nome del vivaista tedesco Georg Scheu che ha messo a punto questo incrocio tra sylvaner e riesling, uno delle sue più felici intuizioni: pare che il numero 88 identifichi l’ottantottesimo tentativo coronato da successo. È un vitigno squisitamente fruttato «che in un vino dolce fa tremendamente gioco». Gli ettari coltivati sono due. Se il Sämling 88 Beerenauslese 2017 ha grande intensità e concentrazione, con risvolti di albicocca e timbri esotici (mango, frutto della passione), tipici di quest’uva quando incontra la muffa nobile, il Sämling 88 Beerenauslese 2015 è uno sfolgorio sensoriale. Il colore è il dorato del sole, il dorato dell’oro, il sole al tramonto. Il naso una coltre di botrite, la purezza del Neusiedlersee, la sua Spezialität. E poi la nota balsamica che si apre a ventaglio e che ritorna in un palato denso e voluttuoso, impregnato di muffa esotica, di tripudi tropicali (mango, papaya, litchi), di Marillenmarmelade, confettura di albicocca…

Il Sämling 88 Trockenbeerenauslese 2017 sfoggia un meraviglioso colore giallo dorato limpido. Al naso è la purezza della muffa e il clamoroso portato esotico-tropicale di un frutto esotico-tropicale mai fine a se stesso, mai ridondante. Poi le sfumature della menta, della ruta, delle erbette e dell’orto. Palato d’irresistibile succo tropicale, limpido, puro: albicocca nella sua quintessenza, mango nella sua nudità, papaya nella sua purezza. Tutto si staglia e si fonde. Grande botrite, grande finezza, grande persistenza.

Il Sämling 88 Trockenbeerenauslese 2008, chiuso con tappo in sughero, ha un colore arancione intenso e limpido. Strepitoso olfatto di botrite, scorza d’arancia, buccia di mandarino, frutta esotica, albicocca. Palato denso e intenso: la grandezza della consistenza e della profondità, la consistenza del miele tradotta nell’essenza della frutta esotica e botritizzata.

Tutti i vini vengono vinificati in acciaio.

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Continua….

Contributi fotografici di Massimo Zanichelli e Britta Nord

 

Massimo Zanichelli

Milanese di nascita, apolide per formazione, voleva diventare uno storico dell’arte (si è laureato con una tesi sull’anticlassicismo pittorico rinascimentale), ma il virus del vino contratto più di una ventina d’anni fa tra Piemonte e Toscana lo ha convertito ad un’altra causa, quella del wine writer, del degustatore professionista e del documentarista del vino. Ha firmato la guida I Vini d’Italia dell’Espresso fin dalla sua nascita (2002-2016) e la rubrica sul vino del settimanale l’Espresso per molti anni. Ha curato le pubblicazioni di Go Wine, ha scritto per le riviste «Ex Vinis», «Grand Gourmet» e «Mood», redatto il Nuovo repertorio Veronelli dei vini italiani (2005) e I grandi cru del Soave (2008). Di recente ha pubblicato “Effervescenze. Storie e interpreti di vini vivi” (Bietti, 2017) e ” Il grande libro dei vini dolci italiani” (Giunti, 2018). Tra i suoi documentari: Sinfonia tra cielo e terra. Un viaggio tra i vini del Veneto (2013), F for Franciacorta (2015), Generazione Barolo – Oddero Story (2016), Il volto di Milano (2016), Nel nome del Dogliani (2017).

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