Un viaggio in Wachau. Territorio, vini e interpreti sulle sponde del Danubio/4

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Al numero 132 di Unterloiben la cantina dei KNOLL unisce alla parte storica la più recente struttura inaugurata nel 2014. È di proprietà della famiglia dal 1824. Dagli anni Trenta del Novecento al secondo dopoguerra, quando ancora vigeva un’agricoltura mista, dalle cantine uscivano vini in grande quantità per i ristoranti della famiglia (ancora oggi il Loibnerhof Familie Knoll, a due passi dalla cantina, è una delle migliori tavole della Wachau). I primi imbottigliamenti risalgono agli anni Cinquanta, mentre la celebre etichetta, ormai un’icona, che raffigura la statua barocca di Sant’Urbano, probabilmente la più famosa di tutta la regione, compare per la prima volta nel 1962. Una cronologia che testimonia il ruolo da protagonista assoluto della famiglia Knoll per la storia, l’immagine e la qualità del vino austriaco. Oggi gli ettari vitati di proprietà sono diciotto tra Dürnstein e Pfaffenberg, di cui almeno un terzo su terrazze, più sei in gestione diretta, senza acquisto delle uve, come prevede il Codex Vinea Wachau, di cui Emmerich Jr. è l’attuale presidente.

L’incipit di una lunga quanto appassionante degustazione è nella leggerezza fruttata e nella piacevolezza minerale del Grüner Veltliner Steinfeder Loibner 2018, «il DNA della Wachau, il vino più tradizionale, è un peccato che non venga proposto più spesso». Il suo pendant è il Grüner Veltliner Federspiel Loibner 2018: paglierino brillante, sentori di riduzione minerale, profilo delineato, essenziale, molto piacevole.

Il Grüner Veltliner Federspiel Ried Kreutles 2018 arriva dal cru pianeggiante ai piedi del Loibenberg, due ettari e mezzo sugli otto totali del Ried, dove i terreni di loess, sedimento glaciale di natura calcarea, molto fertile, si traducono in un vino dalle tonalità paglierino intense e brillanti, dal naso di fiori e freschezza minerale, dal palato succoso, tonico, non molto persistente ma particolarmente incisivo.

Più spiccato il profilo del Grüner Veltliner Federspiel Ried Trum 2018, un cru in produzione dal 2016 che è una sorta di gemello del Kreutles come altitudine, vinificazione, alcol svolto e terreno (loess). È ubicato, come il precedente, sotto i binari della linea ferroviaria di Unterloiben. Ha colore paglierino intenso e profumi più spiccati. Il palato è succoso, tonico, con sensazioni floreali e toni minerali, e medesima incisività acida, che peraltro si disegna tale e quale nella versione Smaragd del Grüner Veltliner Ried Kreutles 2018, dalle note di pepe bianco e dall’impronta minerale.

Emmerich Knoll Jr

Sopra il Trum si estendono i tre ettari e mezzo dello Schütt, che segna il confine tra i comuni catastali di Dürnstein e Unterloiben. Poggia su un terreno omogeno formatosi dai coni detritici del Mentalbach, un torrente che trasportava sabbia, macerie e rocce tra Höhereck e Loibenberg dopo forti piogge. Il nome di questo quotato Ried, documentato dal 1289, testimonia appieno le proprie origini geologiche (in tedesco, Schutt significa “macerie”) e i suoi terreni, parte finale del Menthalgraben, sono pietrosi e profondi. Dalle vigne dei Knoll nasce il Grüner Veltliner Smaragd Ried Schütt 2017 (prima annata di produzione: 1973), che ha colore paglierino intenso e brillante, un naso di albicocca e minerale, di erbe e di pietre, e una bocca succosa, tonica, invitante, con le glicerine del grüner veltliner ben accomodate e un buon andante “albicoccoso” nel finale.

«Il Ried Loibenberg, tre ettari e mezzo di cui 1,8 a grüner veltliner su terreno di loess, è una zona più calda rispetto allo Schütt, che risente del vento freddo del Waldviertel e che non ha i muretti che trattengono il calore come invece accade nel Loibenberg», spiega Emmerich. Il Grüner Veltliner Smaragd Ried Loibenberg 2017, prodotto come lo Schütt  dal 1973, ha colore paglierino brillante, profumi intensi e minerali, input di pietra focaia, note quasi vulcaniche. Palato succoso, pietroso, pepato, tagliente.

Chiude la panoramica sui Grüner Veltliner lo Smaragd Loiben Vinothekfüllung 2017, un’etichetta, prodotta a partire dal 1988, che unisce le uve più mature, spesso sovramature, anche con attacco di botrite, dei migliori cru aziendali (Loibenberg, Schütt, Kellenberg), senza però generare un vino dolce, quanto piuttosto un’Auslese secca. Nasce un’idea di bianco dallo stile più ricco e potente per un pubblico di amatori. Colore paglierino intenso e brillante, naso dai riflessi balsamici, palato polposo, intenso, tardivo nello stile, di buon succo e convincente modulazione.

Tutto dipende dalla benedizione di Dio. Tutti gli sforzi e tutte le ambizioni non valgono niente senza la benedizione di Dio

La serie dei Riesling si apre con l’anima pietroso-sassosa, longilineo-delineata del Riesling Smaragd Loiben 2017, rarefatto e succoso, di bell’anima acida che dona contrasto.

Il Riesling Smaragd Ried Loibenberg 2017, prodotto dai primi anni Ottanta, sfoggia un colore paglierino brillante e un’inequivocabile aria di Riesling all’olfatto, con sensazioni di menta e minerali, e incisività d’agrume. Attacco preciso e bocca conseguente: stilizzata, rigorosa, tonica, con sviluppo tenace e continuo, e allungo di sale e sapore.

Il Riesling Smaragd Ried Kellerberg 2017, imbottigliato dal 1993, è stato vendemmiato a fine ottobre, l’ultimo in ordine di tempo: esposto a est/sud-est, con insolazione soprattutto mattutina, è il cru più freddo tra quelli di proprietà. Il terreno è formato da gneiss, sabbie e scisti. Ha colore paglierino brillante e un olfatto che vibra di pietre, minerali e agrumi. Palato succoso, agrumato, decisamente agrumato, anzi limonoso, di acidità ficcante e tagliente, assai rigoroso e infiltrante, molto contrastato, con acidità sprezzante nel finale, che chiude sulla buccia d’agrume.

Il Riesling Ried Pfaffenberg Steiner Riesling Selection 2017, imbottigliato dal 1977, esce dai confini orientali della Wachau per entrare nella zona di Kremstal, di cui però i Knoll non rivendicano la DAC, facendolo ricadere nella più ampia denominazione Niederösterreich: per questo motivo in etichetta compare la dicitura Selection anziché Smaragd, così come, nel caso del tagliente, contrastatissimo Riesling Ried Pfaffenberg Steiner 2018, compare il termine Kabinett anziché Federspiel. La proprietà del cru risale ai primi del Novecento, il suolo è composto da paragneiss con ampie percentuali di anfiboliti e a Emmerich Jr. la Selection ricorda da vicino un Riesling tedesco. Ha colore paglierino definito, e un profilo austero, rigoroso, pietroso, molto malico. Vibrante, incisivo, agrumato, di taglio teso e verticale, con finale di agrume citrino, limone e pompelmo, fresco, tagliente, fascinoso.

Al contrario del Kellerberg, il Riesling Smaragd Ried Schütt (prima annata di produzione 1975), è uno dei primi a essere vendemmiato. Il 2017 ha colore paglierino intenso e brillante, e un naso di vibrazioni minerali, con una prima formazione del metallo fondente che verrà. Palato molto succoso e molto tonico, agrume fresco-citrino, acidità tonificante, erbe, lime che avanza, acidità e sapore, contrasto laminato.

Anche il Riesling Smaragd Loibner Vinothekfüllung 2017, come già il Grüner Veltliner, è un’espansione del vitigno, ma con un’espressione ancora più avvincente. Paglierino brillante, naso di menta, di erbe di montagna, palato succoso-tardivo, invitante, tonico, speziato: erbe, minerali, pietre, agrumi, frutta esotica (mango), con sviluppo lungo, vibrante, salato.

Poi arriva sul tavolo la magnum del Riesling Smaragd Ried Schütt 2007: il colore paglierino si accende ancora di più e l’evoluzione aromatica si fa intrigante: metallo fondente, zeste di agrume candito, accenni di petrolio, succo minerale e acido al palato, agrume a gogò e frutta esotica innervata dall’acidità. Emmerich Knoll Sr., che nel frattempo ci ha raggiunti, racconta di un’annata molto matura, carente in acidità, come ce la ricordiamo anche noi in Italia, ma opposta al 2004, che invece qui è stata molto fredda. Eppure il profilo del vino è contrastato, tonico: c’è la menta fresca, l’agrume nella sua purezza, l’acidità elettrica e sapida.

In ogni caso, ecco il 2004 nelle vesti di una magnum di Riesling Smaragd Ried Loibenberg. Knoll Sr. racconta di un’annata molto fredda e di una vendemmia molto tardiva, in mezzo a una coltre di botrite: «Gli acini del riesling cadevano per terra tanto erano botritizzati. Dicevo ai vendemmiatori di non guardare i grappoli che cadevano perché nel frattempo ne cadevano altri. È stato una delle vendemmie più difficili degli anni Duemila. Sono comunque annate acide e dunque longeve, anche se hanno meno pienezza. Sono vini per conoscitori, non per tutti». Paglierino dorato brillante e tanto agrume candito all’olfatto: limone in zesta. Palato molto succoso quanto tonico e bilanciato, formazione idrocarburica, metallo fondente, agrumi ed erbe, gran rilievo acido. Finale irresistibile che continua a spingere. Gran razza.

C’è spazio anche per la leggiadria aromatica del Loibner Gelber Muskateller Smaragd 2017 (pesca e zenzero, succoso, fresco, contrastato, brillante, persistente, una rivelazione) e per un invitante, morbido, floreale Loibner Gelber Traminer Smaragd 2017, che è un florilegio di rose, prima di inoltrarsi, dulcis in fundo, nelle meraviglie dei vini dolci.

Il Loibner Gelber Traminer Beerenauslese 2017 ha l’eleganza di una delicata botrite, un palato denso e fresco, molto ben delineato, senso spiccato di succo di frutta, dolcezza temperata, sviluppo longilineo, sinfonico, mozartiano.

Analogamente armonico e sensuale è il Loibner Gelber Muskateller Beerenauslese 2017: colore paglierino brillante, naso fresco-agrumato, palato polposo, contrastato, brillante, con finale in cui si rincorrono note di muschio, fiori bianchi e accenni di frutta esotica.

Il Loibner Riesling Ried Pfaffenburg Auslese 2015 non tradisce il carattere del suo cru: giallo dorato brillante e naso di riduzioni minerali e petrolio. Palato succoso più che denso, granitico-roccioso, la dolcezza temperata dall’idrocarburo, sensazioni di cherosene su un finale di limone candito.

Il Loibner Riesling Beerenauslese 2017 nasce con molta muffa nobile ma i Knoll cercano di limitare i tempi della macerazione per avere meno effetti botritici e minor dolcezza a vantaggio dell’eleganza. Dorato brillante. Idrocarburo. Succo. Pesca e albicocca. Profilo elegante, equilibrato, alcoli e tonicità che si compensano, scie minerali nel dopobocca. Più esotico e arioso il 2015. Dorato brillante, e tripudio tropicale: mango, papaya, litchi, ananas. E un che di camomilla. Palato esotico, acido brillante, sciolto e sensuale, agrumato e contrastato, meravigliosamente fruttato e aromatico. Un diamante fresco e colorato.

Poi due eccitanti vini dolci, a base di grüner veltliner (dopo il riesling!), che stupiscono. Il Loibner Grüner Veltliner Beerenauslese 2015 ha un colore dorato più intenso rispetto alla Beerenauslese di Riesling. Emmerich Sr. mi spiega che il mosto del riesling, quando botritizzato, rimane comunque più chiaro rispetto al quello del veltliner. Notevole attacco di muffa, plurime sensazioni esotiche e confettura di albicocca. Palato denso, grasso, fittezza botritica, grande albicocca, agrume candito. Finale fresco, tonico, incisivo, di alto lignaggio.

Ancora più luminoso ed esplosivo il Loibner Grüner Veltliner Trockenbeerenauslese 2015: colore arancio intenso, fitto e brillante. Olfatto permeato di muffa nobile e arancia candita, con fragranze di fiori d’arancio e sentori di miele d’arancio. Palato viscoso e invitante, denso e contrastato, con profilo aromatico tutto sull’arancio – scorza d’arancia, fiori d’arancio –, poi zagara, albicocca e tanta frutta tropicale matura da addentare. La grande aura della botrite. «A ottobre non pensavamo di fare un vino dolce», racconta sempre Knoll, «ma nel giro di una settimana è arrivato un vento caldo che ha asciugato le uve e alzato la formazione di muffa. Era tutta uva sana e in un attimo è arrivata la botrite. Pensavamo di fare solo una Beerenauslese e invece abbiamo separato la Beerenauslese dalla Trockenbeerenauslese. È stato un regalo del destino e bisognava solo coglierlo».

Infine, ecco nello splendore di una purezza senza fine il Loibner Riesling Trockenbeerenauslese 2015, nato quasi per caso: «Eravamo indietro con la vendemmia e abbiamo dovuto tralasciare una parte dell’uva, altrimenti questo vino non sarebbe mai stato prodotto». Colore dorato brillante e olfatto che è quintessenza di botrite e di riesling: fragranze esotiche e agrumi canditi con una spruzzata a ventaglio di minerali pietrosi. Palato denso, grasso, slanciato, con frutta tropicale e bucce d’agrume candito a getto continuo, invitante, goloso, fresco, nitido, cristallino. Un crescendo aromatico continuo. Irresistibile come una luminosa, fredda giornata d’inverno. Il dio della muffa nobile dimora anche qui.

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Contributi fotografici di Massimo Zanichelli e Britta Nord

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Massimo Zanichelli

Milanese di nascita, apolide per formazione, voleva diventare uno storico dell’arte (si è laureato con una tesi sull’anticlassicismo pittorico rinascimentale), ma il virus del vino contratto più di una ventina d’anni fa tra Piemonte e Toscana lo ha convertito ad un’altra causa, quella del wine writer, del degustatore professionista e del documentarista del vino. Ha firmato la guida I Vini d’Italia dell’Espresso fin dalla sua nascita (2002-2016) e la rubrica sul vino del settimanale l’Espresso per molti anni. Ha curato le pubblicazioni di Go Wine, ha scritto per le riviste «Ex Vinis», «Grand Gourmet» e «Mood», redatto il Nuovo repertorio Veronelli dei vini italiani (2005) e I grandi cru del Soave (2008). Di recente ha pubblicato “Effervescenze. Storie e interpreti di vini vivi” (Bietti, 2017) e ” Il grande libro dei vini dolci italiani” (Giunti, 2018). Tra i suoi documentari: Sinfonia tra cielo e terra. Un viaggio tra i vini del Veneto (2013), F for Franciacorta (2015), Generazione Barolo – Oddero Story (2016), Il volto di Milano (2016), Nel nome del Dogliani (2017).

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Milanese di nascita, apolide per formazione, voleva diventare uno storico dell’arte (si è laureato con una tesi sull’anticlassicismo pittorico rinascimentale), ma il virus del vino contratto più di una ventina d’anni fa tra Piemonte e Toscana lo ha convertito ad un’altra causa, quella del wine writer, del degustatore professionista e del documentarista del vino. Ha firmato la guida I Vini d’Italia dell’Espresso fin dalla sua nascita (2002-2016) e la rubrica sul vino del settimanale l’Espresso per molti anni. Ha curato le pubblicazioni di Go Wine, ha scritto per le riviste «Ex Vinis», «Grand Gourmet» e «Mood», redatto il Nuovo repertorio Veronelli dei vini italiani (2005) e I grandi cru del Soave (2008). Di recente ha pubblicato “Effervescenze. Storie e interpreti di vini vivi” (Bietti, 2017) e ” Il grande libro dei vini dolci italiani” (Giunti, 2018). Tra i suoi documentari: Sinfonia tra cielo e terra. Un viaggio tra i vini del Veneto (2013), F for Franciacorta (2015), Generazione Barolo – Oddero Story (2016), Il volto di Milano (2016), Nel nome del Dogliani (2017).

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