Assaggi a tema libero

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BIANCHI DEGLI ANNI ZERO

Soave Vintage

Soave Classico Monte Fiorentine 2014 CA’ RUGATE

È un Soave un po’ meno “vintage” rispetto a quelli che seguono (appartiene già agli anni Dieci del nuovo millennio), ma il Monte Fiorentine – cru elettivo di Monteforte d’Alpone, da pergole con più di cinquant’anni poggianti su terreni basaltici – di Michele Tessari, che dà l’abbrivio a questa degustazione, è da tempo uno degli incontestabili protagonisti della denominazione. Colore paglierino dorato e note vulcaniche ai profumi: pirite, pietra pomice, lapilli, sentori piroclastici, con sussurri quasi etnei e sprezzature irpine. Palato succoso, tonico, teso, di allungo e contrasto, di anima floreale-vulcanica, trazione quasi integrale, allungo di sapore.

 

Soave Classico Calvarino 2009 PIEROPAN

Un Classico che non si smentisce alla prova del tempo. Più del Soave La Rocca, che nella stessa annata si esprime in termini di potenza speziata e ricchezza tropicale, anche per l’affinamento in legno, il più “acciaioso” Calvarino tende all’idrocarburo, conserva tensione, ha presa mordace sul palato, spinge nell’allungo minerale, staglia un profilo affusolato e insinuante, una silhouette di temperamento.

 

Soave Colli Scaligeri Castelcerino 2008 FILIPPI

È la quinta annata del Soave Castelcerino prodotta da Filippo Filippi secondo agricoltura biologica e fermentazioni spontanee. E il naso ha spirito “naturale” come la bocca, di taglio succoso, fitto di sprezzature acide e vulcaniche, con continuo lavorio di sali. Il colore, come sempre, è un paglierino intenso quasi dorato. Un Soave di “terza via”, fascinoso e chiaroscurale, vivo e tonico, di bel portamento e sapore.

 

Le Rive 2010 SUAVIA

Soave Classico Le Rive 2001 SUAVIA

Soave Classico 1997 SUAVIA

Quasi una sorpresa l’evoluzione del Le Rive, il Soave più sperimentale ed eterodosso di Meri e Valentina Tessari. Il 2010 sfoggia un colore dorato antico con sfumature arancio, profumi di marca “naturale”, dai fermenti ancora vivi, e un palato vellutato, morbido, con dolcezza residua da vendemmia tardiva simil-alsaziana. Stilistico, concettuale, fascinoso. Il 2001 ha colore dorato intenso e un naso di ragguardevole vivezza fruttata, esotico-tardiva, tra influssi alsaziani ed echi orientali. Palato polposo, speziato-esotico nel senso medio-orientale del termine, felpato, vellutato, con finale alcolico-boisé.

Che dire poi del Soave Classico 1997? Ha colore dorato intenso e stabile, un’aria di evoluzione nobile all’olfatto e un palato pieno ancora di succo, di bella sprezzatura acida, con qualche inevitabile ruga del tempo portata con grande nonchalance, sviluppo di sapore e una verve vulcanico-minerale che tuttora lo attraversa fremendo. Ventidue anni e (quasi) non sentirli: chi ci avrebbe mai scommesso?

 

Soave Classico Vigneti di Foscarino 2005 INAMA

Soave Classico Vigneti di Foscarino 2004 INAMA

Ai bianchi di Stefano Inama, sempre in equilibrio tra modernità e sperimentazione, non è mai difettata la sostanza né un certo carattere. Lo confermano gli assaggi di due annate ravvicinate di Soave Foscarino (celeberrimo “grand cru” della zona classica) degli anni Zero. Il 2005 ha un colore dorato-aranciato in stile Recioto, un naso di spezie orientali, un palato succoso e tardivo (erano ancora gli anni della ricerca della concentrazione), alcolico e un po’ spogliato dagli ossidi ma ancora tonico, e fruttato, con accenni vulcanici in chiusura. Il 2004 ha colore più brillante del 2005 e speculare profilo organolettico: spezie orientali di ascendenza lignea, gusto succoso e lineare, glicerico-alcolico senza squilibri.

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Due Lugana tra Lombardia e Veneto

 

Lugana Brolettino 2008 CA’ DEI FRATI

Tra i primi a credere che il Lugana potesse essere non solo un bianco di alto lignaggio ma anche un vino da invecchiamento, Igino Dal Cero ha cominciato a far uscire sul mercato dei vintage di Brolettino affinati per alcuni anni in cantina. Ecco il 2008, “rieditato” già qualche anno fa: paglierino intenso e brillante, naso di fumé antico, evoluzioni di peperone ed erbe tagliate, palato succoso e vibrante, dal boisé piccante, con note di erba fresca, la polpa morbida e un po’ tardiva del frutto in un bel mélange di personalità ed equilibrio. Un Lugana d’essai tutto da (ri)scoprire.

 

Lugana Sergio Zenato 2004 ZENATO

Prodotto per la prima volta nel 1996, anche il Lugana Sergio Zenato, sponda veronese della denominazione, nasce con l’intento di creare un bianco affinato in legno (e parte in acciaio) che possa durare nel tempo. Proviene da una vendemmia leggermente tardiva delle viti più vecchie del Podere Massoni. Colore dorato intenso, naso dal frutto tardivo con note di pesche e bucce d’albicocca, lato esotico-orientale. Palato pieno, maturo, succoso, speziato, invitante, zesta di agrume candito, screziature di pompelmo, arioso e fragrante.

 

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Due bianchi piemontesi tra Roero e Langa

 

Roero Arneis Bricco delle Ciliegie 2011 GIOVANNI ALMONDO

Il Bricco delle Ciliegie, cru di Montà dai suoli sabbiosi, è da sempre uno degli Arneis più caratterizzati e complessi del Roero. Il 2011 ha tutt’oggi un colore paglierino leggero e brillante, un naso fresco di agrumi (pompelmo, lime) e toni minerali, un palato pieno di succo quanto contrastato, con un fiorire di erbe di campo, sottigliezze di menta (ariosa, diffusiva), e di ruta, ancora l’agrume, con lunga trazione salina. L’asciuttezza tipicamente piemontese in un bianco di rigoglio sensoriale e acido che chiude con un finale tutto in freschezza.

 

Langhe Bianco Gastaldi 2000 GASTALDI

Un bianco ormai avvolto, circonfuso dalla leggenda quello di Dino Gastaldi, produttore di cui si sono perse le tracce, tra i più appartati e perfezionisti di tutta la Langa. Se non ricordo male (le schede tecniche sono ormai un miraggio per questo vino di epoca pre-social e degli albori di internet) è un uvaggio di sauvignon e chardonnay. Ha un millesimo emblematico, quello del nuovo millennio, e uno stile borgognone che non vuole scimmiottare nessuno. A distanza di quasi vent’anni ha colore paglierino brillante e vivo, un bel naso fumé da anni Zero, composto e non privo di suggestioni agrumate. Il palato è pieno, maturo, polposo, di bel rovere elegante e freschi toni d’agrume, con accensioni di basilico, salvia e mentuccia. Ancora fresco, tonico, pimpante. Un flashback su un bianco dimenticato che ha quasi il sapore di un amarcord.

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Un quartetto di Vino Nobile

 

Guardo sul tavolo i quattro Vino Nobile di Montepulciano della famiglia De Ferrari-Corradi: già alla vista danno un’idea di coesione e di appartenenza, come se fossimo in un interno di famiglia. Assaggiandoli, l’impressione si accresce a tal punto da diventare un fatto empirico e da suggerire l’idea di un percorso coerente in cui a determinare le differenze sono le declinazioni, le variazioni sul tema. Molte cose ritornano: il colore rubino intenso, il profumo della terra calda, i sentori del sottobosco e dell’alloro, la qualità della materia, la potenza non disgiunta dalla compattezza, la stoffa tannica, la transizione tra frutti rossi (ciliegia, marasca) e neri (prugna, mora). La profondità è un crescendo di sensazioni da un cru all’altro, da una riserva all’altra, da un nome all’altro. Un quartetto affiatato che suona all’unisono l’armonia di casa Boscarelli: solidità, grinta, coesione, carattere. Le differenze diventano una questione di ordine territoriale e tecnico.

 

Vino Nobile di Montepulciano Riserva 2016 BOSCARELLI

Riproposta dal 2010 dopo l’ultimo millesimo del 1992, questa Riserva nasce dai vigneti di Cervognano a base di sangiovese (prugnolo gentile) e colorino di almeno vent’anni di età, caratterizzati da suoli calcarei di origine alluvionale, con presenza di sabbie, limo e argilla. Fermentazione spontanea. Affinamento dai 28 ai 32 mesi in rovere di Slavonia o francese in botti da 5 a 25 ettolitri. Scioltezza e compattezza. Rivoli di frutto selvatico e trasparenze di frutti di bosco.

 

Vino Nobile di Montepulciano Costa Grande 2016 BOSCARELLI

Imbottigliato come cru dal 2015: il vigneto è stato reimpiantato nel 2000 con selezioni massali dal Nocio più alcune clonali. Sangiovese in purezza. Fermentazione con lieviti autoctoni. Affinamento: il primo anno in tonneau da 500 litri, il secondo in botti da 25 ettolitri, poi sei mesi in cemento e altrettanti in bottiglia. Terra calda, sottobosco, alloro. Ha pienezza e stoffa tannica.

 

Vino Nobile di Montepulciano Il Nocio 2016 BOSCARELLI

Il Vigna del Nocio è un cru di quattro ettari di proprietà della famiglia dal 1988. Terreni di origine alluvionali con matrici sabbioso-argillose. Sangiovese (prugnolo gentile) in purezza. Fermentazione spontanea. Invecchiamento in rovere di Slavonia o francese con capacità dai 5 ai 10 ettolitri per un periodo che va da 18 a 24 mesi. È il più profondo del quartetto, il frutto rosso tende al nero, il palato è ricco e denso, di sostanza crescente, molto compatto, coerente. Ha grande forza senza mai disunirsi o perdere equilibrio e progressione.

 

Vino Nobile di Montepulciano Riserva Sotto Casa 2015 BOSCARELLI

Un cru dai terreni sassosi ricchi di argilla rossa. 85% sangiovese (prugnolo gentile), 10% cabernet sauvignon, 5% merlot. Fermentazione con lieviti autoctoni. Affinamento in botti di rovere di Slavonia o francese di capacità variabile dai 3 ai 30 ettolitri per un periodo che varia dai 28 ai 32 mesi. Caldo, profondo, vellutato, con un frutto rosso e nero maturo e compiuto, polposo e carnoso, con sviluppo saldo e strascichi finali di ciliegie, prugne e more.

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Massimo Zanichelli

Milanese di nascita, apolide per formazione, voleva diventare uno storico dell’arte (si è laureato con una tesi sull’anticlassicismo pittorico rinascimentale), ma il virus del vino contratto più di una ventina d’anni fa tra Piemonte e Toscana lo ha convertito ad un’altra causa, quella del wine writer, del degustatore professionista e del documentarista del vino. Ha firmato la guida I Vini d’Italia dell’Espresso fin dalla sua nascita (2002-2016) e la rubrica sul vino del settimanale l’Espresso per molti anni. Ha curato le pubblicazioni di Go Wine, ha scritto per le riviste «Ex Vinis», «Grand Gourmet» e «Mood», redatto il Nuovo repertorio Veronelli dei vini italiani (2005) e I grandi cru del Soave (2008). Di recente ha pubblicato “Effervescenze. Storie e interpreti di vini vivi” (Bietti, 2017) e ” Il grande libro dei vini dolci italiani” (Giunti, 2018). Tra i suoi documentari: Sinfonia tra cielo e terra. Un viaggio tra i vini del Veneto (2013), F for Franciacorta (2015), Generazione Barolo – Oddero Story (2016), Il volto di Milano (2016), Nel nome del Dogliani (2017).

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