Picnic gourmet in giro per l’Italia: il Parco del Beigua, la Faggeta di Prato Campoli, Monte Sant’Angelo e la foresta del Gargano

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In questo articolo vorremmo proporvi qualche spunto per trascorrere delle giornate rilassanti e che potremmo chiamare ” le gite degli opposti che si attraggono“. Vi condurremo infatti alla scoperta di itinerari che coniugano mare e montagna, attività fisica e pietanze gourmet, distanziamento sociale e divertimento in compagnia, chic&cheap. Come? Grazie a tre proposte picnic dove potrete gustare prodotti eccellenti con una buona bottiglia nel cestino, circondati dal lussureggiante verde estivo.

Partiamo dalla Liguria, dal maestoso Parco del Beigua (www.parcobeigua.it), Geopark riconosciuto dall’Unesco che offre scorci davvero inaspettati, se pensiamo che ci troviamo appena sopra Varazze. Avete presente certe immagini promozionali delle località di montagna dove si vede l’escursionista che una volta raggiunta la vetta, con fatica, si sofferma ad ammirare quelle circostanti e c’è un mare di nubi a nascondere il fondovalle? Bene, ci troviamo in Liguria e se deciderete di infilare gli scarponcini ed addentrarvi nei numerosi sentieri ben curati del Beigua, a questa immagine dovrete solo sostituire il mare di nubi con quello vero!

Sì perché dai numerosi punti panoramici del Parco è possibile ammirare le colline scoscese che si tuffano nel Mar Ligure. All’interno del Parco, ad esempio raggiungendo Pian Stella, sono presenti aree attrezzate per picnic e aree giochi per bambini. Come da vocazione del nostro magazine però, noi vi daremo anche qualche spunto per riempire il cestino e -soprattutto- vi consiglieremo delle bottiglie a km 0 adatte ad accompagnare il pranzo al sacco.

Nel comune di Stella (appena sopra Celle Ligure, che estende completamente il suo territorio all’interno del Parco) si trova un negozietto ad un’unica luce che ricorda le botteghe di un tempo, il Panificio dei Fratelli Bolla.
Il forno è celebre persino fra i turisti della costa, che sono soliti raggiungere il piccolo comune savonese proprio per le sue tipicità dolci e salate. Fra queste ultime, la prima che citeremo è proprio la regina indiscussa della cucina ligure: sua maestà la focaccia. Nel panificio che fa capolino fra le caratteristiche viuzze del borgo si sfornano diversi tipi di focaccia rotonda, tutti preparati con attenzione alla qualità degli ingredienti: le farine provengono dall’alessandrino, l’olio d’oliva è quello pregiato di Loano, mentre la cottura avviene esclusivamente nel forno a legna. La decisione sarà ardua per l’avventore affamato, dovendo scegliere fra focacce al farro, al grano saraceno, alla farina di canapa, alla cipolla o al formaggio oppure al gorgonzola e noci.

Prima di lasciare il negozio però, meglio fare scorta anche di qualche specialità dolce tipica ed esclusiva del Parco: i canestrelli, che sebbene siano un prodotto locale di indiscussa fama, qui a Stella sono prodotti secondo una ricetta segreta. E’ facile individuarne la differenza a colpo d’occhio, in quanto i canestrelli del Bolla sono molto più grandi e si possono acquistare anche nella variante ai frutti di bosco, alla mandorla, alla nutella etc. Oltre ai baci in versione ciock e cocco-ciock è possibile (su prenotazione nei mesi estivi) trovare il vero Pandolce classico o con l’uvetta rigorosamente nella versione originale di 3-4 cm di spessore come tradizione prescrive.

Due avvertenze: l’alluvione dello scorso anno ha portato alla chiusura della maggior parte delle strade che conducono al comune di Stella e ad oggi ne sono state riaperte solo alcune, pertanto vi invitiamo a verificare il percorso prima di partire. Inoltre, il Forno dei fratelli Bolla chiude il pomeriggio ma è sempre possibile trovare dolci e focacce appena sfornate nel bar attiguo al panificio, sempre gestito dai Bolla . Per info: http://fornofratellibolla.it/

Il nostro cestino però non è ancora terminato e prima di iniziare la nostra escursione al Parco del Beigua dobbiamo fare un’altra fermata e assaggiare una delizia locale, tutta da spalmare sulle focacce ancora calde: la formaggetta della Valle Stura. In questo caso ci spostiamo nella provincia di Genova, anche se sempre nei confini del Beigua Geopark, per la precisione a Rossiglione, e facciamo tappa all‘azienda agricola Lavagé, che produce artigianalmente il meglio della tradizione casearia ligure (www.lavage.it).

La formaggetta è un formaggio di lunga tradizione per il territorio, morbido, di dimensioni cilindriche che ricordano una caciottina ma senza crosta proprio perché si consuma fresco, non stagionato.  Nell’Azienda Agricola Lavagé viene prodotto con latte bovino lavorato a crudo e consumato dopo appena 2 giorni dalla data di produzione. La caratteristica nota acidula lo rende perfetto da spalmare sulla focaccia o per farcirla, magari unendovi un pizzico di  “Cärnabüggia” (origano) e un filo d’olio ligure a goccia.
Da Lavagé è possibile acquistare la tipica formaggella ma anche numerosi altri formaggi semistagionati o stagionati, e per i più piccini da non perdere una visita alle stalle dei vitellini!

Un consiglio per i più golosi: Lavagé prepara dei dessert gluten free Latte & Riso da gustare freschi; potremmo descriverli come dei budini non troppo compatti con riso ridotto a polvere e disponibili in vari gusti: cacao amaro, nocciole macinate o vaniglia bourbon. Ottimi per tuffarvici qualche canestrello acquistato a Stella!

Ottimo matrimonio è quello fra la focaccia e il Lumassina della Cantina Sancio. Questa azienda agricola ha fatto del vitigno a bacca bianca, autoctono ligure, uno dei “cavalli di battaglia”, fulcro di sperimentazioni portate a termine di recente e con notevole successo. Il Lumassina è caratterizzato da note acidule (per questo il vino fermo è indicato a sciacquare il palato del succulento formaggio e dalla focaccia) ma grazie all’introduzione di speciali contenitori in ceramica prodotti dall’azienda Clavyer, che hanno preso il posto di barrique e acciaio, l’acidità è stata notevolmente mitigata per un risultato davvero inedito. Lumassina che diventa persino violina, a Spotorno, nella versione metodo classico, un brut che dal già dal nome, “Lady Chatterley”, si preannuncia trasgressivo ed appagante. (www.cantinasancio.it)

Per le immagini del Parco credit Parco del Beigua

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Ci spostiamo in Centro-Italia, dove abbiamo scelto un luogo che coniuga alla perfezione pace e relax (avvertenza per gli smartphone-dipendenti: qui non c’è copertura del segnale telefonico!): la Faggeta di Prato Campoli a Veroli, in provincia di Frosinone. Qui la vegetazione, a 1200 metri di altitudine, è davvero rigogliosa d’estate, e vi invitiamo a scoprire anche il sottobosco che in questa stagione ospita specie “natalizie” come il pungitopo e il ben più raro agrifoglio.  I sentieri sono ben segnalati con percorsi che arrivano a superare i 2000 metri di quota. L’area picnic è gratuita, ben tenuta e sempre aperta con 3 chioschi e servizi igienici.  (www.pratodicampoli.it)

Ma veniamo ora all’allestimento del nostro cestino: Veroli, oltre ad essere uno splendido borgo, offre agli escursionisti e ai visitatori prodotti rustici ma dal gusto davvero intenso. In estate è proprio così, lo diceva sempre mia nonna (e chissà quante delle vostre nonne!) ” Se l’appetito non c’è, bisogna stuzzicarlo“. Ecco quindi come si prepara un’insalata alla Ciociara con peperoni, filetti di acciuga, pomodori e qualche oliva, il tutto accompagnato con fette di pane di Veroli.

Ma la provincia di Frosinone e tutta la Ciociaria ci regalano dei prodotti locali di qualità eccelsa, come ci ricorda la Presidente della FIS (Federazione Italiana Sommelier) Lazio Sud, la dottoressa Romina Riolli: “Nell’insalata alla Ciociara possiamo utilizzare una Dop del nostro territorio, il peperone di Pontecorvo  (sapido, sfizioso e molto digeribile per via della buccia assai sottile). Inoltre l’insalata può essere condita con l’Olivastro del Frantoio Quattrociocchi di Alatri (Fr) (www.olioquattrociocchi.it), olio EVO pluripremiato da tutte le guide, monocultivar itrana 100%. Per le olive da mensa possiamo utilizzare le famose olive di Gaeta (LT) di Cosmo di Russo, che si trova nella nostra zona costiera. Se si vuole aggiungere un formaggio tipico della zona della Valle di Comino, vi consiglio le marzoline o il Pecorino di Picinisco Dop della Agricola San Maurizio di Settefrati (Fr).”

L’insalata è pronta e non ci resta che fare un salto a Veroli da Franco Sanita, che dal 1948 produce il pane di Veroli. Il titolare ci spiega come l’antica ricetta veda l’impiego di farina tipo 2 (quasi integrale, meno raffinata) e lievito madre. Già dalle parole del Maestro Fornaio sembra di sentire il profumo inebriante del pane appena sfornato: “L’impasto così ottenuto lo cuociamo nel nostro forno a legna, utilizzando solo ceppi di faggio (varietà tipica del frusinate). Siamo uno dei pochi panifici  avere ancora un forno a legna che, grazie anche ai mattoni refrattari, non solo conferisce un sapore e un profumo unico alle pagnotte, ma ne garantisce anche la conservazione per una settimana intera“.

Il Pane di Veroli è disponibile sia nella tipica forma circolare sia come filone, ma la crosta croccante e dorata e l’inconfondibile mollica soffice ed alveolata rimane uguale e invitante in entrambe le versioni. (Potete trovare il Pane di Veroli di Franco Sanità oltre che al Panificio di Via Colle del Bagno 71 a Veroli anche in diversi mercati del Lazio. Per info: www.panediveroli.it)

Per i vini da abbinarci, Romina Riolli consiglia: “L’Arcadia, Manzoni Bianco 100% prodotto dall’azienda vinicola Coletti Conti che si trova ad Anagni, mentre ai formaggi si abbina egregiamente anche il Cesanese del Piglio DOCG “Zero S“, 100% Cesanese di Affile senza solfiti di Casale della Ioria, azienda vinicola sempre di Anagni” .

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Da ultimo, ma solo per disposizione geografica, ci spostiamo nel tacco, anzi nello sperone d’Italia, nella magnifica terra del Gargano.
Per i nostri picnic estivi abbiamo scelto una mèta che fonde sacro e profano, altura e mare, calette e foreste: la città di Monte Sant’Angelo. Nel cuore del Parco del Gargano sorge da tempi veramente antichi ( ne sono testimonianza le tracce lasciate dall’insediamento di Bizantini, Longobardi, Normanni, Angioini, solo per citarne alcuni) la cittadina di Monte Sant’Angelo, che è stata insignita per ben due volte del riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità Unesco. Il borgo, dalle caratteristiche case immacolate, si inerpica su di un’altura che da un’altezza di 800 m si immerge nelle acque cristalline del Mar Adriatico: una parentesi bianca che divide il blu del cielo da quello del mare, protraendosi verso l’alto con la Torre Angioina e verso il basso con scoscesi promotori rocciosi.

Santuario_ ph Franco Cappellari

Oltre al noto Santuario ( con tanto di grotta) dedicato a San Michele Arcangelo, meta di cattolici -e non solo- che fin dal Medioevo ne hanno fatto un luogo di pellegrinaggio, la località foggiana ospita anche l’antica faggeta denominata Foresta Umbra (dalla folta vegetazione che regala ombra e frescura nel sottobosco). La Foresta del Gargano sarà la destinazione per il nostro pranzo al sacco,con le sue aree attrezzate, i 15 sentieri naturalistici che si snodano su 32 km di percorsi per mountain bike o trekking. La superficie di oltre 10500 ettari, con esemplari dendrologici che raggiungono i 350 anni di età, posiziona questa di Monte Sant’Angelo ai vertici della classifica delle foreste più estese d’Europa. 

Sebbene nella cittadina pugliese si respiri una palpabile spiritualità, qualche peccatuccio di gola dobbiamo proprio concedercelo; per il nostro cestino, infatti, vorremmo proporvi un piatto povero della tradizione garganica: pane e pomodoro, magari abbinati ad un tagliere di capocollo e caciocavallo podolico ( proprio la Fattoria La Montagnola di Monte Sant’Angelo è stata premiata più volte per questo formaggio ottenuto con il solo latte delle poche vacche di razza podoloca allevate in questa lingua di terra salentina).

Il palato “cittadino”, un po’ “sopito” e poco abituato ai sapori forti, rimarrà magari spiazzato al primpo assaggio, folgorato dalla nota piccante e dall’accento quasi selvatico del formaggio dalla tipica forma a zampogna, ma la genuina intensità degli aromi e del gusto saprà conquistare per sempre anche le forchette meno avvezze.
Per preparare un velocissimo “pane e pomodoro gourmet” vi consigliamo di utilizzare solo pane locale: il Pane di Monte Sant’Angelo. In centro paese troverete il Forno Taronna che da generazioni tramanda e custodisce la ricetta di queste particolarissime pagnotte. Questo straordinario pane viene preparato con farina di tipo “0” e con l'”U’ Crescente “(lievito madre- un avanzo di impasto con patate che veniva conservato dalla preparazione precedente”). Il composto ottenuto viene poi diviso in forme circolari che possono raggiungere i 2,5 kg di peso cadauna e un diametro di 30/45 cm. Viene poi cotto su pietra refrattaria con riscaldamento indiretto a metano.

Il forno Taronna è ormai un’istituzione per il pane di Monte Sant’Angelo, se pensiamo che la tradizione familiare di panificatori risale al 1604 per giungere fino a Donato, l’attuale titolare insignito anche del titolo di Maestro dell’Alimentazione. Pensate che anticamente le massaie del paese salentino preparavano nelle proprie case l’impasto e imprimevano sulle pagnotte ancora da cuocere dei contrassegni come il solco delle lame delle forbici o l’impronta di un ditale o vi poggiavano delle mandorle. Questo perché, quando poi portavano le forme ai forni (non tutte le case ne possedevano uno), potevano facilmente riconoscere le proprie.

Per terminare il nostro gustosissimo piatto da picnic basterà tagliare il pane a fette e strofinarvi mezzo pomodoro che andrà ad insaporirlo e ad inumidirlo con il suo succo rosace , aggiustare di sale, cospargere l’origano e affettare i pomodori. Un tocco irrinunciabile? un filo d’olio dauno!
In abbinamento all’affettato di capocollo consigliamo un Salice Salentino Rosato Doc , ottenuto da uve Negroamaro e Malvasia Nera, ricordando che persino i francesi -indiscussi inventori del picnic- amano i rosé pugliesi, come dimostrano anche i premi vinti a Cannes nel 2017.

Non ci resta che augurarvi buon picnic, ricordandovi di portare i vostri rifiuti con voi, nel caso non ci fossero cestini liberi nelle vicinanze! 😉

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Elena Pravato

Se fossi un vino fermo sarei un Moscato giallo Castel Beseno. perché adoro i dolci (prepararli e mangiarli ) e resto fedele alla regola non scritta dei sommelier “dolce con dolce” . Inoltre è trentino come la terra che mi ha adottato. Se fossi uno spumante sceglierei un Oltrepò Pavese perché ricorda la mia Lombardia, dove sono nata e cresciuta. Se fossi un bicchiere sarei un bicchierino da shot o cicchetto, data la mia statura tutt’altro che imponente.

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