Azienda Vitivinicola Rizzi: naturalmente classica

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Arrivando da Alba, e percorrendo quel magnifico scacchiere vitato che sono le langhe “barbareschiane’, la collina Rizzi è particolarmente suggestiva e incombe magnifica dall’alto. Stando lassù, proprio sulla sua sommità, non si poteva che renderle omaggio dedicando il nome dell’azienda proprio a lei, ma anche, indirettamente, ai ricci (“riss”, in piemontese) che la popolano. Così deve aver ragionato Ernesto Dellapiana quando nel 1974 iniziò, con la prima annata prodotta, l’avventura dell’Azienda Vitivinicola Rizzi partendo da antichi possedimenti di famiglia.

Una avventura proseguita grazie a faticose acquisizioni progressive: alla Cascina Rizzi, “base” aziendale e ai primi vigneti sui due versanti della collina (fra i quali, nel 1978, un pionieristico appezzamento di Chardonnay) venne aggiunto un altro cru aziendale, il Boito, esposto a sud-sud ovest e la attigua Vigna Grande del Boito; poi arrivò il “fiore all’occhiello”, la bella Vigna Fondetta, quattro ettari in unico appezzamento sotto Treiso al confine fra i cru Nervo e Bernardot. Infine, i due ettari del vigneto Suran, appartenente al cru Paiorè. Ultimamente è stato “adocchiato” un vigneto di quattro ettari prossimo al cru Pajorè, ma la trattativa è difficile. Ad oggi, complessivamente, l’estensione dei vigneti si attesta sui 35 ettari complessivi dei quali 13-14 di nebbiolo, sei di barbera, due di dolcetto; la produzione oscilla intorno alle 40-45 mila bottiglie (in crescita), che non supereranno le 50mila per ragioni di gestibilità dell’azienda.

Come sempre più spesso accade, i “front man” di queste aziende a dimensione d’uomo, anzi di famiglia, sono i giovani, le ultime generazioni: fortunati, ma anche bravi e diligenti a portare avanti il compito che gli viene affidato. Qui il fortunato in questione è Enrico: laureato in enologia a Torino nel 2005, ha potuto esordire da protagonista nel 2004 con una prima eccellente vendemmia, e mentre spiega con precisione la storia dell’azienda, prende in mano divertito un grappolo di nebbiolo in anticipo clamoroso sui tempi di vegetazione. La filosofia aziendale, come traspare dalle sue parole, è orientata alla classicità, e questo significa, per esempio, adottare tempi di macerazione che dipendono dall’annata ma che sono sempre compresi fra i 15 e i 20 giorni, e scegliere di far svolgere le maturazioni in botte grande.

Di riflesso, i risultati non possono che esprimere un nebbiolo “semplicemente” e naturalmente tradizionale, le cui variazioni leggerezza/forza scaturiscono direttamente dalla differenza dei cru, dei loro terreni e microclimi, ma rimanendo sempre entro un carattere ben definito: classico, anch’esso. E se si volesse riassumere in una caratteristica le impressioni che si traggono assaggiando i Barbaresco di questa azienda, si potrebbe evocare la precisione, con la quale avvienelo svolgimento ordinato (e quasi sempre in crescendo) di un discorso pacato ma deciso, senza strappi, all’insegna della naturalezza dell’espressione.

Gli assaggi

Chardonnay 2006 (dalla Vigna Speranza)

Naso elegante, senza grandi apporti fruttati ma pungente e ricco di sensazioni erbose, di salvia e menta, cenni di agrumi e spunti minerali. Media struttura in bocca, bella acidità, e un frutto che si fa sentire maggiormente nel finale.

Dolcetto d’Alba 2006

Di colore violaceo, mostra un olfatto ancora molto vinoso e fresco. La beva ha slancio e nerbo, possiede una solida componente fruttata, e termina con un finale energico.

Barbera d’Alba 2005

Elegante, equilibrata e fruttata anche se non esplosiva al naso. Il palato conferma un equilibrio su toni “pacati”, è levigato e termina con limitata persistenza.

Barbera d’Alba 2006 (dalla botte)

Il naso espone un fruttato maturo ed elegante; qui la struttura è ragguardevole e il finale è serrato e compatto.

Barbaresco Nervo Fondetta 2006 (dalla botte)

Fine e levigatissimo, colpisce per una bella linea mentosa, il nerbo e un finale vivo.

Barbaresco Boito 2006 (dalla botte; uve della vigna Bricco Boito)

Intenso e profondo, ha bella struttura e morbidezza. Fresco, mostra verso il finale toni del rovere ancora da “assorbire”.

Barbaresco Pajorè Suran 2006 (dalla botte)

Le uve arrivano da una vigna di 60 anni; molto “nebbiolesco”, elegante, amplissimo e fresco in una beva dalle tonalità chiare.

Barbaresco Nervo Fondetta 2005 (dalla botte)

Ostico, ombroso, lento ad aprirsi; di notevole struttura e concentrazione, si distende bene nel finale.

Barbaresco Boito 2005 (dalla botte; uve della vigna Bricco Boito)

Mostra una bella progressione in bocca ed un finale potente, compatto e lungo.

Barbaresco Pajorè Suran 2005 (dalla botte)

Carezzevole, femminile al naso; di bella struttura mostra equilibrio, dolcezza, e un sorprendente scatto nel finale. Molto buono.

Barbaresco Boito 2005 (dalla botte; uve della Vigna Grande del Boito)

Un pochino spigoloso, maturo nei toni e di bella lunghezza.

Frimaio 2005

Un vino da dessert da uve moscato raccolto in vendemmia tardiva: godibile, dalle delicate sensazioni “muffate” e di agrume candito, è denso ma ha un finale fresco e lungo.

Azienda Vitivinicola Rizzi
Località Rizzi – 12050 Treiso (CN)
Tel.0173.638161 FAX 0173.638935
www.cantinarizzi.it
cantinarizzi@cantinarizzi.it

Visitata nel maggio 2007

Nelle immagini: vigne dell’azienda Rizzi, Enrico Dellapiana, nebbiolo in vegetazione precoce

Riccardo Farchioni

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