Cronache, ricordi, assaggi, anticipazioni. La degustazione di Montiano Falesco (1994-2005)

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L’ultima volta che mi era capitato di assaggiare tutte le annate di Montiano è stato nel 2001 e se allora l’ultima vendemmia era il 2000 ora la degustazione si ripete con tutti gli aggiornamenti sino al 2005, annata che inizierà ad essere commercializzato tra qualche tempo. Anche stavolta è stata una esperienza molto istruttiva e avvincente. “ Il Montiano – ricorda Riccardo Cotarella conosciuto anche come Mister Merlot – è nato quasi per caso, senza un progetto preciso però in contrapposizione all’idea di vino che andava per la maggiore in quell’area del Lazio al confine con l’Umbria”. Erano i primi anni Novanta e il panorama produttivo del viterbese ma anche del resto della regione, era tutt’altro che esaltante. La Falesco, l’azienda fondata nel 1979 da Riccardo e Renzo Cotarella, era già conosciuta perché aveva notovolmente contribuito a valorizzare il principale vino locale, l’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone. Infatti la nascita nel 1989 dell’innovativo single vineyard, il Poggio dei Gelsi era stato una sorta di fulmine a ciel sereno che aveva provocato un terremoto in un ambiente vinicolo sonnacchioso e poco propenso alle novità, per i suoi valori di freschezza e di spessore. Poi è stata la volta di una uva rossa, che aleatico a parte, già di per sé era una rarità in quell’area, come il merlot impiantato in un vecchio vigneto che si chiamava Montiano.

Attualmente i vigneti che danno vita al vino sono situati a Montefiascone, Tarquinia e Castiglione in Teverina, tutti in provincia di Viterbo, e hanno una densità di 4200 ceppi per ettaro e una resa media di 45 quintali per ettaro. Le uve, raccolte tra la l’ultima settimana di agosto e la metà di settembre, vengono macerate sulle bucce per 25 giorni con numerose follature e subiscono un salasso del 18%. Se la fermentazione alcolica avviene in vasche d’acciaio, la malolattica viene svolta in barriques nuove di Allier e Tronçais. Oggi il Montiano, nonostante vada assai di moda parlar male del merlot, è non solo una delle massime espressioni del vino del centro Italia e del Lazio viterbese in particolare ma è anche uno dei grandi rossi italiani. Peccato per il tappo che ha segnato le bottiglie di 1999 e 2000 a disposizione.

La degustazione si è svolta mercoledì 7 novembre a Trevinano, una piccola frazione di Acquapendente (VT). Nel piccolo paesino ha sede il Ristorante La Parolina dove la giovane e brava chef Iside Maria De Cesare, non solo ha promosso la manifestazione ma anche completato la giornata come meglio non si potrebbe: davvero brava. Quelle che seguono sono le mie note di degustazione. (La prima annata, il 1993, è esaurita e quindi non è stato possibile assaggiarla).

La degustazione

Vino da Tavola del Lazio Montiano 1994

Buon andamento climatico e ottima maturazione delle uve grazie anche al diradamento. È un vino elegante, complesso, dai profumi ricchi e speziati con note di frutta rossa sotto spirito. In bocca nonostante l’età non più giovanissima è fresco, il tannino è dolcemente morbido ed equilibrato e ha un finale deliziosamente fruttato/liquirizioso. Tredici anni portati davvero bene.

IGT Lazio Montiano 1995

Estate calda e soleggiata. Ottima vendemmia ma selezione dei grappoli migliori. In queste fase si caratterizza per alcune note austere rispetto ai sentori aromatici che pur si avvertono insieme alle note di prugna secca. In bocca è pieno, strutturato, con un bel finale lungo.

IGT Lazio Montiano 1996

Andamento stagionale irregolare con soleggiamento durante la maturazione delle uve. Ha colore granato vivo e olfatto ricco di fragranze bordolesi, molto eleganti e complesse, ma anche ricordi di ribes. In bocca la beva è scorrevole, piacevolmente speziata che persiste lungamente in bocca. Nonostante l’annata non si possa dire favorevole, il vino sembra essere sbocciato. Pur avendo una struttura più esile si esprime con grande eleganza.

IGT Lazio Montiano 1997

Nella prima parte dell’anno l’andamento stagionale è stato difficile, poi l’estate è proseguita sino alla vendemmia. In questa fase l’olfatto ha un’espressività limitata e anche la speziatura risulta non troppo evidente. In bocca al contrario è una esplosione di sapori. È un vino caldo, di grande piacevolezza, liqurizioso e speziato. Di gran classe, ha una eccellente struttura.

IGT Lazio Montiano 1998

Se il maggio è stato piovoso, il luglio torrido e l’estate calda hanno anticipato la maturazione equilibrata dal diradamento. Ha colore granato carico e un naso bordolese con reminescenze erbacee e punte di balsamico. Si avvertono lievi frutti rossi sotto spirito. In bocca è morbido e vellutato ma anche fresco con finale persistente e soavemente fruttato. Bel vino.

IGT Lazio Montiano 2001

Un’annata all’insegna dell’anticipo della maturazione. Ha colore rubino profondo e riflessi violacei molto spiccati. All’olfatto ha una grande finezza ed eleganza. Intenso ed equilibrato ha frutti rossi in evidenza – i mirtilli neri – ma si avverte anche dello speziato. In bocca il tannino è dolcemente armonico. Un grande merlot piacevolissimo e strutturato. Di gran classe.

IGT Lazio Montiano 2003

Ad un inverno freddo e piovoso ha corrisposto una primavera estate molto calda e siccitosa. Ha colore rubino profondo e riflessi violacei. Nonostante la concentrazione favorita dall’estate torrida le sensazione olfattive sono equilibrate: frutti rossi intensi ma non appassiti e confettura di more. In bocca il vino è potente e piacevolmente armonico con tannini abbastanza morbidi. Un bel vino da un’annata oggettivamente complessa.

IGT Lazio Montiano 2004

Estate fresca e uve al giusto punto di maturazione. Ha colore rubino e intenso riflessi violacei. I profumi sono intensi e speziati, con netti sentori di piccoli frutti rossi e di speziato. In bocca è morbido, equilibrato con tannini dolci. È un vino elegante e complesso che deve ancora terminare il suo periodo di affinamento.

Andrea Gabbrielli

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