Fazi Battaglia: “anfora” addio? Sì… anzi no! Verticali di Verdicchio Titulus, Massaccio e San Sisto

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JESI (AN) – Non saranno dieci gli anni, saranno forse quindici o venti per chi non è propriamente un “modaiolo”, ma effettivamente un sottile disagio, per non dire un certo senso di ridicolo, forse lo si prova davvero guardando le proprie foto e il proprio modo di vestire di dieci, quindici o venti anni fa.

Una cosa simile succede anche alle aziende e ai loro marchi, e deve suonare come un campanello d’allarme perché, per dirla con Maurizio di Robilant della Robilant Associati (che ha “aggiornato” i marchi di Bel Paese Galbani, sigarette Camel, Martini, Fiat…), il “brand rischia di allontanarsi dal suo pubblico”. Ed è comprensibile dunque che alla Fazi Battaglia in campo dal 1960 (dopo dieci anni di prove) con i suoi primi quindici ettari di vigneto, guardando la vecchia “anfora” che è stata la bandiera della sua originalità e del suo successo, sia venuto alla fine un certo “mal di pancia”.

Certo, per l’azienda marchigiana l'”anfora” è una questione delicata. Quella che contiene da sempre il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Titulus è infatti una bottiglia unica, per certi versi scomoda (leggi scaffalature delle enoteche…), ma che col tempo è diventata sinonimo del vino bianco marchigiano, all’Italia e all’estero, e come è tale è stata imitata da altri produttori e scelta come simbolo anche dalla regione Marche.

Cambiare l'”anfora”, allora? Scorciarla, smussarla, addolcirla nelle forme? Un sondaggio commissionato dalla azienda è stato eloquente: il 33% degli intervistati identifica questa bottiglia con il Verdicchio, il 9% con il Verdicchio della Fazi Battaglia. Dati impensabili per qualsiasi altro oggetto collegato con un modo pur sempre “di nicchia” come quello del vino. Dunque, l’anfora non si tocca!… Ma l’etichetta sì.

E la Robilant, sull’etichetta, è stata piuttosto impietosa: “Etichetta: confuso lo stile, assiepata la comunicazione, dettagli stilistici ‘poveri’, rimandi etnici ‘grecizzanti’; ‘Chiodo’ (la piccola etichetta in basso nella bottiglia): povero nei contenuti di comunicazione, cornici e grafismi ‘poveri’ e banalizzanti; cartiglio (quella piccola pergamena rigorosamente fissata a mano contenente indicazioni geografiche): seppur pionieristico nel suo collegare vino a territorio, ormai datato.

E dopo il restyling? Nell’etichetta la dea Cupra viene messa in grande evidenza e la grafica viene completamente rinnovata; il “chiodo” viene reso funzionale e vi vengono riportate le informazioni legali del vino, il cartiglio (che rimane rigorosamente composto e montato a mano) viene reso più chiaro ed efficace.

E da una azienda sinonimo di Verdicchio (ma protagonista anche della viticoltura in rosso marchigiana, e titolare delle toscane Fassati a Montepulciano e Greto delle Fate in Maremma) ecco tre verticali: del Titulus (interessante perché di un prodotto base), del Massaccio (Verdicchio Superiore la cui lavorazione comprende criomacerazione, riposo per alcuni mesi sulle fecce nobili, e maturazione in cemento) e della Riserva San Sisto (che fermenta e matura 10-12 mesi in barrique di primo, secondo e terzo passaggio).

Le verticali

Titulus

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Titulus 2003

Colore giallo limpido con riflessi oro antico; profumi integri di fiori gialli e note di pesca. Naso godibile e maturo che tende all’opulenza con l’apporto di sensazioni di frutta esotica. Al palato l’impatto aromatico è inferiore, con sensazioni che rimangono circoscritte, ma la beva è sostenuta da salinità e sapidità, e soprattutto da sufficiente freschezza.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Titulus 2004

Colore paglierino carico (visibile un residuo carbonico). Il naso è pungente e penetrante, arioso, di impronta elegantemente floreale. Buona espansione in una bocca che è discretamente espressiva, arrivando ad una notevole compattezza e ad un finale espressivo, elegamentemente fruttato e fresco. Lungo e amarognolo, è un vino di bella piacevolezza.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Titulus 2005

Colore paglierino, mostra di nuovo un leggero residuo carbonico. Naso marcato da piacevoli spunti di frutta esotica e banana, e partenza in bocca subito ampia e aromaticamente espressiva, su supporto di buona struttura e beva vellutata. Poi le risonanze fruttate lasciano il passo a una discreta freschezza.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Titulus 2006

Confrontato con le annate precedenti sfoggia molto frutto, presentato in forma dolce e caramellata. Ancora giovane e non pienamente aperto, è compatto ed ha beva serrata, di buona piacevolezza.

Massaccio

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Massaccio 2001

Il colore è un giallo carico e limpido. Elegante al naso, è pieno, fresco e snello nella seconda metà della beva. Caratterizzato da un frutto giallo maturo, è vellutato e fresco nel finale lungo.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Massaccio 2003

Il naso è di espressione limitata, ma è fragrante in bocca, levigato, con un finale in surplace, potente e dalla grande persistenza.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Massaccio 2004

Naso espressivo e levigato, quasi pungente e agrumoso, ancora spigoloso, ma ampio. Ingresso in bocca coerente, prepotente, con acidità spinta, ancora alla ricerca di un equilibrio. Bel finale in allungo. Bocca tesa anche se ancora spigolosa.

San Sisto

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva San Sisto 1993

Colore paglierino carico e limpido. Naso “sparato” con agrumi canditi in evidenza, intenso e prepotente. Poi rapidamente si mostra evoluto, e con chiare note ossidative. Bocca espressiva, ma chiaramente evoluta, comunque non priva di vitalità.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva San Sisto 1995

Più elegante, astratto, ricco di sensazioni di fiori gialli e spezie. Al palato attacca su note di agrumi e prosegue teso, fresco, in leggera calata verso il finale ma sempre sostenuto da acidità “pirotecnica”; finale impreziosito da sfumature piriche. Bel vino.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva San Sisto 1999

Naso lieve, elegante, dominato da sensazioni di fiori gialli. Palato subito grasso e vellutato, dove si avverte qualche risonanza di un rovere che segna soprattutto il finale con toni marcati di chiodo di garofano.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva San Sisto 2001

Colore giallo carico, e grande intensità di agrume maturo e caramella di frutta gialla. Bocca subito espressiva, piena, forse un tantino aggressiva verso il finale, in fatto di dolcezza e sensazioni alcoliche.

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva San Sisto 2003

Naso elegante, floreale, pungente, a tratti mentolato, bell’ingresso, equilibrato, al momento giusto subentra giusta acidità a sostenere. Bello, tenace e persistente.

Nella seconda immagine: Maurizio di Robilant; nella settima e nell’ottava: due momenti della lavorazione del “cartiglio”

Riccardo Farchioni

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