Una giornata a Treiso con Bruno Nada

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di Fabio Pracchia

TREISO – Piove, e in vigna oggi proprio non si può andare. Bruno Nada guarda oltre la finestra di casa l’acqua che scende sulla terra di Treiso; ultimo periodo di riposo prima del germogliamento, prima che tutto ricominci da capo. Treiso è uno dei più piccoli comuni delle Langhe, da qui nebbiolo buono, tanto buono da produrre Barbaresco. Siamo a una manciata di chilometri da Alba, la città vera, dove l’industria, un tempo, arruolava i contadini, stanchi di spezzarsi la schiena nei campi per una miseria. “Me li ricordo bene – dice Bruno – i contadini di Langa; erano poveri e il vino si vendeva, anzi si cercava di vendere, sfuso. Mio padre Fiorenzo era uno di quelli”. La paura di non farcela, le prospettive azzerate; Bruno decide di andarsene. Prima Alba, poi Barolo nel ruolo di insegnante. “Insegnare mi piaceva ma il pensiero era rivolto alla terra. Questa specie di pensiero fisso, di esigenze atavica, si faceva sempre più forte – continua Bruno – fino a diventare irresistibile; fu nell”82 che decisi di tornare a confrontarmi con la vigna e il vino. Pruvuma, fu la risposta di mio padre”.

I poco più di sei ettari aziendali, frutto di una divisione operata dal nonno Carlo negli anni sessanta tra i quattro figli maschi, furono così destinati alla produzione e all’imbottigliamento di vino di qualità.”Non fu facile all’inizio, ma la fortuna di avere un vigneto fortemente vocato, come il Rombone, e la qualità delle uve nebbiolo che da esso derivano, mi avevano convinto in pieno della strada intrapresa”. Rombone è il nome del singolo vigneto, ma anche della località dove Bruno vive, che regala un Barbaresco dalla struttura poderosa e di grande estrazione tannica, tra i più longevi della denominazione. La storia di questo vigneto è intrecciata a quella della famiglia Nada, che ha reso il Barbaresco Rombone famoso quanto i più celebrati vigneti di Treiso, come il Valeirano o il Pajorè. A questo cru, negli ultimi anni se ne è aggiunto un altro, il vigneto Manzola, le cui uve, prima destinate al Barbaresco base, compongono oggi un altro splendido vino. “Qui risiede la bellezza di questo lavoro-esclama Bruno- due vigneti vicini ma dalle caratteristiche tanto dissimili: austero il Rombone quasi inaccessibile da giovane, più gentile e disponibile fin da subito il Manzola.”

La sua esperienza all’estero, soprattutto in Borgogna, è alla base della diversa interpretazione dei vini; botte piccola per il Rombone al fine di smussarne le asperità, conosce solo la botte grande il Manzola. Nessuna indulgenza verso le richieste del mercato, si badi bene, solo giudizio e mano del vignaiolo che cammina nel suo vigneto e vive a ridosso dei muri della cantina. Ad aiutare Bruno due tecnici di primo ordine: Beppe Caviola e Gianpiero Romana. Sorride Bruno “Se Beppe è ormai, giustamente, una celebrità, vorrei che parlaste di Gianpiero, un agronomo come pochi, tanto capace e intelligente quanto riservato”. Una bottiglia è rimasta sul tavolo mentre parliamo e la pioggia continua a battere i vigneti di questa parte di Langa. “Seifile” è riportato sull’etichetta, un nome simpatico che suscita curiosità. “La pratica di ingentilire il barbera con un tocco di nebbiolo – spiega Bruno – è tradizione pura; il Seifile vuole essere un omaggio alla storia di questo territorio. Un vigneto di barbera con un’aggiunta, più o meno, di sei file di nebbiolo”. Un prezioso omaggio, a nostro giudizio, visto che i vigneti di barbera e i grappoli di nebbiolo provengono dal cru Rombone.

Parliamo, beviamo e a un certo punto arriva in tavola anche del formaggio. Alla compagnia si è unito anche un simpatico amico di Bruno, che esalta la qualità del suo Barbaresco. Non ce ne sarebbe stato bisogno, ne eravamo già persuasi. Si è fatto tardi. Salutiamo il padrone di casa con un sincero a presto e con tanti complimenti. A noi una splendida giornata piovosa da ricordare, a voi le nostre degustazioni.

Appunti di degustazione

Barbaresco Manzola 2004

Colore rubino scarico di bella luminosità. Naso composto di frutta rossa, toni erbacei e mineralità. Una disponibilità e un’apertura che trovano corrispondenza al palato con un tannino serrato ma gentile, rinvigorito da una vibrante acidità. Giudizio complessivo più che positivo.

Langhe Rosso Seifile 2004

Un colore sanguigno di grande spessore ne annuncia i profumi di mora matura in armonia a note balsamiche e una venatura tostata. Al palato il vino si dipana su una spiccata acidità; lo fa con un corpo vigoroso e ancora segnato dall’esuberanza tannica, ma al contempo marchiato da grande personalità

Barbaresco Rombone 2004

Vino dal colore rubino tenue. Teso e contratto al naso, rivela delle note di frutta rossamatura che, con dovuta pazienza, veicolano più profondi sentori balsamici. Ne intuisci la grandezza al palato: sostenuta da una tessitura tannica di estreme eleganza, la materia avvolge e convince della sua stoffa; deve avere il tempo di focalizzare l’equilibrio.

Barbaresco Rombone 1999

Il rosso sta cedendo il passa al granato, così deve essere se parliamo di nebbiolo. Profumi terragni di tartufo si armonizzano a gentili toni fruttati e mentolati. Il palato è segnato dalla verticalità delle sensazioni; domina un equilibrio potente che si forgia sul velluto tannico e sulla vibrazione acida. La persistenza aromatica è solo la chiosa di un vortice di emozioni sensoriali. Da ricordare.

Visitata nel marzo 2008

Nelle immagini (gentilmente concesse dall’Azienda): Bruno Nada, Fiorenzo Nada, i vigneti Rombone e Manzola

L'AcquaBuona

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