Colori, persone, immagini dal Salone del Gusto

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di Paolo Rossi

Il piazzale del Lingotto TORINO – Sabato 25 Ottobre. Il Salone del Gusto di Torino giunge alla sua fase più intensa. Torino vive questo evento come un lampo concreto di luce, in un periodo, per tutti, in cui è più difficile essere spensierati. Eppure in città un po’ dappertutto si possono incontrare gruppi di persone allegre (italiani, francesi, inglesi, americani, sudamericani…) che chiedono in tutte le lingue qual è il tram, l’autobus per il Lingotto. Già dalle 10 di mattina, un’ora prima dell’apertura dei cancelli, davanti al piazzale del Lingotto una piccola folla attende di poter entrare. La fabbrica della Fiat, riconvertita a struttura per grandi manifestazioni, da una settimana è al centro dell’attenzione di tutti i giornali.

Qui si parla di cibo. Ma anche e soprattutto del perché del cibo. E soprattutto si parla di persone e personaggi che hanno scelto di lavorare per la terra e con la terra. Se è vero (come sottolineava il premio Nobel per la pace Rigoberta Menchù) che il giro d’affari delle economie “nominali” (che si stanno rivelando così volatili e fittizie, gestite da personaggi impresentabili) vale, a livello globale, centinaia di volte quella reale della produzione agricola, tangibile, è il caso di mettersi a riflettere. Magari guardando le mani e gli occhi di tanta gente qua dentro, guardando la fierezza di persone venute dall’altra parte del pianeta, che mettono in vendita il proprio prodotto. Con la serenità e con l’orgoglio di chi ha fatto qualcosa di bello. E il pubblico questa cosa l’ha capita istintivamente. Qua la gente non viene a comprare tartufi. O a cercare caviale del Caspio. Entrano famiglie con bambini, e pensionati, e gruppi di scolaresche, principalmente per un motivo. Per sorprendersi. Per scoprire che esistono cose meravigliose da conoscere. Si entra al Salone del Gusto per perdersi tra gli stand pieni di cose mai viste, per stupirsi davanti al contadino del Madagascar che produce le fave di vaniglia (quella vera!), per rimanere di stucco davanti a un paniere di uova azzurre, per assaggiare una cosa talmente buona che è commovente: il caffè con la crema di pistacchi di Bronte.

Questa edizione, rispetto alla precedente, ha dato ancor di più la sensazione di come un’idea e un movimento possano davvero cambiare le cose. Al di là di tutti i discorsi, valeva di per sé l’estensione dei padiglioni espositivi e la folla oceanica che vi si è riversata in ogni più piccolo angolo. E c’è da dire che oltre alle strutture canoniche del Lingotto quest’anno la manifestazione ha annesso, per gli stand dei presìdi e per Terra Madre, anche l’enorme struttura dell’Oval (il palazzetto dello sport in vetro e acciaio costruito per le Olimpiadi invernali del 2006). In questa galleria di immagini, un piccolo resoconto a caldo di una giornata tra le persone e i prodotti del Salone del Gusto.

Laboratorio didattico per i bambini: imparare a riconoscere frutta e verdura di stagione
Paste di meliga piemontesi
Gente fra i banchetti del Lingotto
Fichi d'india siciliani
Nel regno del Morlacco del Grappa
Forma di parmigiano da record
Incontri estemporanei: dalle Ande ad Altamura
Il San Daniele: una gioia che si scioglie in bocca
Trippa e Lampredotto nel settore dei cibi di strada
La porchetta, il prosciutto, il formaggio, il vino: siamo nel Lazio
Un sorriso dal Canada
Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

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