Un’Ora molto preziosa

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di Vincenzo Zappalà

Nello splendido scenario della Valle dei Laghi, tra il Garda e Trento, si produce uno dei più grandi vini passiti del mondo, il Vino Santo trentino, che quasi niente ha in comune con l’omonimo famoso fratello toscano.

La Valle dei Laghi sembra quasi un melanconico e nostalgico gesto di rimpianto del grande Lago di Garda. Quasi non volesse finire e si prolungasse lentamente in quella valle stretta tra alte montagne, spezzettandosi in piccoli specchi d’acqua, minuscole gemme turchesi. Ed in effetti il gigante azzurro la cura e l’accudisce come fosse una figlia. Il suo soffio vitale è continuo, giornaliero, costante. Lo chiamano Ora del Garda, “una brezza pomeridiana che provenendo dal grande lago si insinua tra le pareti che ne delimitano la parte più settentrionale, acquistando velocità per effetto Venturi ”. Ma gli abitanti, e soprattutto i produttori di vino, sanno benissimo che questa è una definizione fredda e riduttiva. Che gli studiosi lo pensino e lo dicano pure, ma l’Ora è ben altro! E’ la vita della valle, il suo respiro, il regalo che il grande lago dona, leale ed instancabile, alla caparbietà ed alla volontà di chi vuole continuare nelle tradizioni più vere ed antiche. L’uva baciata dalla fortuna, la Nosiola, ne viene sfiorata ed accarezzata durante la sua vita sulla pianta ed ancor più durante i lunghi mesi invernali, mentre appassisce lentamente e si prepara a trasformarsi in quel nettare unico ed irripetibile che è il Vino Santo trentino. Ed è quindi ovvio e naturale che anche la più nobile delle muffe (la Botrytis Cinerea) voglia prendere parte al miracolo e diventare protagonista di quella splendida rappresentazione della Natura. Comincia a lavorare silenziosamente dall’interno e disidrata un po’ alla volta gli acini riducendone il peso e glorificando gli zuccheri. Resterà il 20% del raccolto, anche meno, ma che meraviglia!

Poi arriva la Primavera, e con lei la Settimana Santa. Finalmente è giunta l’ora di pigiare quel tesoro, che viene messo delicatamente nelle vasche, dove la fermentazione proseguirà lentissima, pigra e leggera, per almeno 2 o 3 anni. Ancora un paio di anni di pazienza e poi via dentro le piccole botti di rovere per altri 3 o 4 anni. Ma che queste siano anonime ed esauste, che non trasmettano aromi di legno o di vaniglia. Guai! Sarebbe uno schiaffo, un insulto ad un nettare che non ha bisogno di nessun aiuto esterno. E nemmeno si deve avere fretta. Sarebbe assurdo non assecondare fino in fondo questa meraviglia. I produttori lo sanno e sanno aspettare, conoscendo perfettamente quanto è stato faticoso, rischioso, quasi masochistico, il loro lavoro. Ancora qualche mese in bottiglia ad affinarsi e poi via verso i consumatori.

Non illudetevi però, non se ne possono accontentare molti… Come tutti i tesori, le bottiglie di Vino Santo sono rare e preziose. Ed il prezzo non è bassissimo. Ma come pretenderlo? Non si compra solo un vino, un grande vino, ma anche anni ed anni di attesa, sensibilità ed attenzione. Si potrà assaporare un caleidoscopio di profumi e sapori, che cambieranno ad ogni rotazione e ad ogni sorsata. Chiudendo gli occhi si formerà l’immagine del grande lago, si sentirà il suo soffio amorevole, si scorgeranno i vigneti, gli specchi d’acqua, le montagne che li proteggono, le mani sapienti che hanno scelto i grappoli spargoli nei pochissimi vigneti di “classe” adeguata, si intuirà la passione e la tradizione dei maestri di vino.

Potrei scrivere anch’io di decine di profumi e sapori, anche se non sono un “esperto”. Sarebbe comunque difficile sbagliare. Ma a che pro? Non è certo questo lo scopo dell’inno di affetto e di stima che ho voluto dedicare ad uno dei più grandi passiti del mondo ed ai loro pochi artefici. Tuttavia, vale la pena ricordare a chi conosce poco questo capolavoro nascosto e spesso dimenticato, che nulla ha a che vedere con il ben più famoso Vin Santo toscano. Vino incredibile anch’esso, ma completamente diverso dal fratello trentino. In quest’ultimo non troverete assolutamente ossidazione, ma solo note di frutta candita, fichi, datteri, spezie. Varrebbe certo la pena che alcuni sedicenti esperti imparassero a conoscerlo meglio…

La Valle dei Laghi non è però solo questo. E’ anche un meraviglioso angolo di storia, cultura e splendore paesaggistico. Basterebbe ricordare la terribile e sconvolgente frana delle “Marocche”, disperato atto della fatica della Natura nell’era postglaciale. Forse la mitica città di “Kas” si trova ancora là sotto. E che dire del lago e del castello di Toblino? Sicuramente uno degli scenari più romantici e languidi della nostra Italia. E poi si può salire al Monte Bondone, meraviglioso belvedere naturale. Infine nel pomeriggio fermarsi in un giusto punto di ristoro, ordinare un bicchiere di Vino Santo (quello vero!), chiudere gli occhi, percepire la complessità dei profumi, gustare la dolce anima che sembra non aver mai fine, e sentire sul volto la rinfrescante e gentile Ora del Garda. La vita è fatta anche di queste piccole grandi emozioni!

Un caro saluto di stima ed apprezzamento ai “magnifici 6” produttori del Vino Santo trentino

Azienda Agricola Gino Pedrotti di Giuseppe Pedrotti, Azienda Agricola fratelli Pisoni, Azienda Agricola Francesco Poli, Cantina di Toblino, Giovanni Poli, Pravis

Vincenzo Zappalà

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