I vini del Roussillon. Una molteplicità che incanta

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C’è una parola o un gruppo di parole che possono sintetizzare le caratteristiche dei vini del Roussillon? Forse sì, ma lasceranno deluso chi va in cerca di facili catalogazioni. Roussillon vuol dire prima di tutto varietà, molteplicità. Quello che stupisce, per chi si avvicina ai suoi vini, è la compresenza di elementi estremamente vari e complessi, che vanno a creare un unicum, un distretto vinicolo spettacolare e affascinante.

Le caratteristiche geologiche, la storia lunghissima della coltivazione della vite, le tecniche molto particolari di vinificazione e affinamento, la posizione “liminare” tra Francia e Catalogna e la compresenza di un gran numero di vitigni storici fanno del Roussillon una zona che si discosta di gran lunga dalle caratteristiche del vigneto francese. Se a questo si aggiunge che la regione si trova a competere con le classiche appellations francesi dalla fama assolutamente solida, in grado di monopolizzare l’attenzione nelle rispettive tipologie, si comprende il motivo per cui il Roussillon è rimasto piuttosto in ombra presso il grande pubblico, pur avendo vini molto peculiari. Per questo motivo il dipartimento si è organizzato per portare all’esterno la conoscenza dei sui prodotti di punta, organizzando eventi come quello del 16 febbraio scorso a Milano, quando al Westin Palace i vini del Roussillon sono stati protagonisti di degustazioni guidate, seminari tecnici e incontri con i produttori.

Il Roussillon è la regione geografica situata all’estremo sudovest della Francia, al confine con la Spagna, ma sarebbe più esatto dire con la Catalogna, visto che i suoi abitanti sono bilingui franco-catalani. A livello geologico, è una conca racchiusa tra tre sistemi montuosi: i massicci di Corbières (a nord), i Pirenei (ad ovest) e, a sud, le Ambères. Il mare è l’altro elemento fondamentale della regione, e caratterizza i vini a seconda della vicinanza alla costa.

Il terroir sopra tutto: il vino viene prodotto da zero a 600 metri di altitudine, con una grande molteplicità di insolazioni e di caratteristiche dei suoli. Il clima, classico mediterraneo e asciutto, fa in modo che la media di produzione di vino per ettaro sia sensibilmente inferiore alla media francese; qui siamo intorno ai 40 ettolitri per ettaro medi, contro i 60 della Francia. A livello generale, è singolare la forte presenza delle cooperative di viticoltori, che sono presenti in tutti i villaggi (il 75% della produzione è gestito da 60 cooperative).

Ma veniamo alla particolarità dei vini del Roussillon: qui si produce l’80% dei vini dolci francesi (contro un 2% dei vini secchi). Il vino dolce, o vin doux naturel, è storicamente attestato fin dal XIII secolo, e viene tradizionalmente ottenuto con l’aggiunta di alcool puro ai mosti in fermentazione. Si tratta, come nel caso del Porto, di un metodo di conservazione del vino che col tempo ha dato vita a vari stili di produzione e a una gamma di vini dolci estremamente ampia, che spazia tra le categorie dei bianchi e dei rossi, ossidati e non ossidati, con le più varie interpretazioni di impiego di vitigni, di recipienti e di tecniche di affinamento.

Alcuni spunti didascalici per dare un’idea dei vini del Roussillon: nella regione sono presenti 13 appellations; il 75% della produzione rientra nelle AOC, e i vitigni ammessi sono 15. Per i rossi si spazia tra Grenache noir (il vitigno più diffuso), Carignan, Cinsault, Lladoner Pelut, Mourvèdre e il più recente Syrah. Ancora più ampio ventaglio di varietà per i bianchi, che ammettono Grenache blanc, Grenache gris, Macabeu, Malvoisie du Roussillon, Marsanne, Roussanne, Vermentino. Peculiare l’indicazione dei disciplinari: per i vini secchi, non si possono produrre vini da monovitigno, mentre per i dolci sono ammesse sia le cuvée sia i monovarietali. Forte anche la presenza dei vini rosati, di cui il Roussillon (è insieme alla Provenza) il principale produttore in Francia.

Tornando ai dolci naturali, è il caso di sottolineare che non vengono ottenuti da appassimento o da uve stramature, ma da uve a maturazione ottimale. Il “mutage”, ovvero l’interruzione della fermentazione con l’aggiunta di alcool puro, può essere effettuato sia sul cappello di fermentazione sia sui mosti torchiati. È un procedimento introdotto nel 1285 da Arnau de Vilanova, quando la regione era sotto il Regno di Maiorca.

Antica anche la pratica dell’ossidazione, che dà origine a vini “tuilé” (rossi) o “ambré” (bianchi), e che viene ottenuta sia in botti di rovere scolme tenute in cantina, sia con la pratica molto interessante delle damigiane lasciate all’aperto, all’azione degli agenti atmosferici per 9-12 mesi. L’uso dei legni è riconducibile al metodo soleras, con l’uso combinato di legni nuovi e legni vecchi.

Ecco alcune note di degustazione sparse, raccolte tra i banchi dei produttori.

Chateau Dom Brial
Una realtà dai grandi numeri, con più di 2200 ettari vitati.
AOC Cotes du Roussillon rosé Dom Brial 2008 13%
Rosato cerasuolo brillante, naso piacevole di frutti rossi freschissimi, con bocca equilibrata dotata di un sottile retrogusto amarognolo che lo rendono un vino non banale, molto piacevole. Da uve syrah e grenache noir.
Vin de Pays d’Oc Dom Brial – Le pot rouge 2007
Rubino-porpora con naso caldo e erbaceo, in bocca si rivela morbido e piacevole. Chiude su una nota alcolica; è un vino giovane da bere giovane.
AOC Cotes du Roussillon Villages Dom Brial Terrasses 2005 13,5%
Grenache, syrah, mourvèdre per questo vino rubino con intensa unghia violacea. Al naso apre di primo acchito con sensazioni solforose, che poi lasciano spazio a frutta matura sotto spirito. La bocca è fine, calda, ma assai discreta. Non punta sulla potenza, nonostante la presenza assai evidente della componenete calda, e si lascia apprezzare la sua persistenza in bocca.
AOC Cotes du Roussillon Villages Dom Brial Fut de chene 2003 13,5%
Porpora di media densità, ha un naso complesso in cui si fanno notare la mora, i frutti neri e sensazioni marine. Bocca ancora serrata dal tannino evidente. Solo sul finire lascia spazio a note di cioccolato nero.
AOC Muscat de rivesaltes Dom Brial 2007 (vin douce naturel)
Ha colore paglierino tenue dagli impercettibili riflessi dorati, ma messo nel bicchiere questo vin douce naturel rivela la sua natura con una untuosità notevole nello scorrere sulle pareti. Il naso dà sensazioni floreali e fruttate molto aperte e fresche, ma l’ingresso in bocca è assai spiazzante: alla freschezza del naso si contrappone una dolcezza eccessiva, quasi paradossale, che le note di lieviti non riescono a rendere sfaccettata a sufficienza. È lungo, ma rimane in ogni caso eccessivamente dolce.
AOC Muscat de Rivesaltes Dom Brial 1995 (vin douce naturel)
Ambrato, con un naso ossidato e complesso che ricorda (e chiama) formaggi erborinati. In bocca conferma, al di là della dolcezza, la grande complessità. È raffinato e lungo, e nell’evoluzione gustativa regala piacevoli sorprese, con note di amaretto e frutta secca.

Mas Mudigliza
Realtà produttiva molto giovane, diretta da Dimitri Glipa, circa 12 ettari vitati con vigne intorno ai 35 anni di età media, su suoli scistosi.
AOC Cotes du Roussillon blanc 2008 14,5% (campione da botte)
Il colore, dato che si tratta ancora di un campione, è velato. In genere il bianco fa solo per metà passaggio in barrique; in questo caso sorprende il tenore alcolico molto alto, che però non si fa notare in degustazione, tenuto a bada da una splendida sapidità e mineralità. Un vino da tenere sott’occhio.
AOC Cotes du Roussillon rouge Carmine 2007
Grenache noir in prevalenza, con un saldo di carignan; ha un naso intenso che ricorda lo zucchero caramellato e la pietra focaia. Denso in bocca, con sensazione dolce, fruttuosa, esuberante ma mai urlata. Chiude ben composto, lasciando intravedere un ottimo potenziale evolutivo.
AOC Maury rouge 2007 (vin douce naturel) 16,5%
Da uve grenache noir, si presenta rubino densissimo con unghia violacea compatta e una bocca dove prevalgono sensazioni dolci e fruttate.

Chateau Lauriga
Si tratta di una proprietà familiare di dimensioni rilevanti (55 ettari) nella zona di Thuir, che è al centro del Roussillon, a sudovest di Perpignan. Ci accoglie Jacqueline Clar, la direttrice dell’azienda, una simpatica signora in grado di parlare dei propri vini e della propria terra con passione coinvolgente.
Vin de Pays d’Oc Muscat sec de Lauriga 12,5%
Colore paglierino chiarissimo, naso che presenta i classici aromi da moscato insieme a interessanti spunti di grafite (accoppiata davvero interessante); in bocca appare (complice forse la temperatura di servizio eccessivamente bassa) molto secco e diretto, da aperitivo.
Vin de Pays d’Oc blanc Soleil Blanc de Lauriga 14%
In prevalenza grenache gris, si presenta nel bicchiere con un bel giallo dorato. Il naso propone sensazioni vanigliate e di pasticceria. Molto sapido e fresco in bocca, con un finale lungo che (anche se il vino non è ossidato) accenna, quasi cita sensazioni di ossidazione.
AOC Cotes du Roussillon Rosé Chateau de Lauriga
Da uve syrah, ha un bel colore aragosta brillante, ma in bocca si rivela assai asciutto e un po’ debole rispetto al resto della gamma.
AOC Cotes du Roussillon rouge Le cadet de Lauriga 2006 13%
Da grenache, carignan e syrah. È il rosso base, dal rubino impenetrabile con unghia violacea, e un naso vinoso, che ricorda moltissimo il novello; il perché dell’olfatto assai peculiare viene spiegato da madame Jacqueline: il carignan fa macerazione carbonica. In bocca è semplice e piacevole, ma rimane un vino un po’ squilibrato a motivo di quell’olfatto esplosivo.
AOC Cotes du Roussillon rouge Chateau Lauriga 2005 13,5%
Da uve in prevalenza syrah, non fa barrique. Rubino intenso, naso “nero” esuberante d’alcol e di note vegetali. In bocca entra molto morbido, ma chiude leggermente asciutto. Si tratta forse di un vino da aspettare qualche anno.
AOC Muscat de Rivesaltes Chateau Lauriga (vin doux neturel)
Prodotto da uve muscat petit grains, si presenta giallo dorato, con un naso accattivante e non stucchevole. La sorpresa è l’ingresso in bocca, grassissimo e dolce, ma che nasconde dopo la prima sensazione avvolgente una sorprendente nota d’anice, che rinfresca l’assaggio e perdura piacevolmente nel finale.

Cave de L’Abbé Rous
Che peccato! Questo grande interprete dell’AOC Banyuls (2100 ettari vitati a Banyuls sur mer) stava chiudendo lo stand… C’è stato il tempo solo per assaggiare il suo
AOC Banyuls Domaine de Baillaury 5 ans d’age 16% (vin doux naturel)
Un rosso ossidato dal grande carattere, in stile Porto. Forse qui si offendono a richiamare il più illustre vino portoghese, e ne hanno ben donde, viste le origini antiche della pratica del mutage. E visti soprattutto gli esiti di questo bicchiere, denso ma non stucchevole, da immaginare col cioccolato fondente, o accompagnato a dell’ottima pasticceria. Chissà il fratello maggiore, l’AOC Bayuls Grand Cru Domaine de Baillaury 2001, e chissà le annate ancora più vecchie…

Domaine Les Tourdelles
Chiudiamo con un realtà molto giovane; si tratta di un’azienda a conduzione familiare che fino a poco fa produceva uva per la cooperativa locale. Damien Majoral, un ragazzone robusto e determinato ci spiega che solo di recente ha preso in mano l’azienda di famiglia affrancandosi dalla cooperativa (i contratti locali prevedono un preavviso di cinque anni per l’uscita dei soci conferitori) e vinificando in proprio le uve.

AOC Cotes du Roussillon Villages Cuvée Passion Velouté 2005 13%
Da carignan, syrah e grenache noir, vinificato in cemento. Ha un colore rubino brillante e denso; il naso non nasconde qualche rusticità, che viene confermata anche in bocca; un vino ruspante, forse da mettere un po’ a punto.

AOC Muscat de Rivesaltes 2008 15,5% (vin doux naturel)
Da moscato d’Alessandria (70%) e muscat petit grains (30%), al naso è fresco, con sentori di lieviti; se al naso è fine, l’ingresso in bocca è larghissimo e dolce, ma rimane piacevole e interessante grazie alle sensazioni retronasali, che accennano sensazioni più complesse di birre artigianali.

Per le foto (tranne quella di M.me Clar, scattata durante l’evento) si ringrazia Sud de France Export e il Conseil Interprofessionnel Vins du Roussillon.

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

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