Le eccellenze dell’Espresso. La nuova eleganza dei rossi

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Stile, quanto è importante questo sostantivo per un prodotto della terra come il vino? Quanto può l’uomo influenzare la natura e dare la sua personale impronta a quello che troveremo nel bicchiere? Quanto tutto questo è influenzato dalla mode? Queste erano alcune delle domande che frullavano nel cervello lo scorso ottobre, mentre il vino frullava negli ampi calici destinati alla degustazione annuale delle vini “eccellenti” secondo la guida dell’Espresso, come al solito, alla Stazione Leopolda di Firenze. Una degustazione che, nelle ristrettezze solite di tempo, avevamo voluto dedicare ai rossi, molto ben rappresentati anche grazie alle stratosferica annata 2004 di Langa. Domande che sono riemerse alla mente più di recente, nei pochi attimi tranquilli della nostra Terre di Toscana, in cui ho avuto modo di assaggiare alcuni dei bei vini presenti. Mescolando quindi ricordi recenti e lontani ho tentato di far mente locale, cercando, nelle differenze, di individuare uno stile.

Quali siano gli stili predominanti nel mondo dei vini rossi, in Italia come all’estero, non è difficile dirlo, almeno se vogliamo ridurci ai due estremi contrapposti, che naturalmente non escludono l’esistenza di tendenze intermedie. Da una parte abbiamo i vini morbidi, pronti, monumentali, carnosi, inebrianti, potenti e concentrati. Dall’altra vini più esili, floreali, scarni, profondi, non così estroversi, da attendere, sfaccettati nella loro assenza di un timbro principale. I soliti dualismi vecchio o nuovo mondo, tradizione o innovazione, autoctono o internazionale? Niente affatto, non sto parlando di questo, ma dello stile, del segno della volontà dell’uomo nel prodotto della terra, un prodotto complessivo dei tanti fattori, vitigno, territorio, tecnica, che contribuiscono alla creazione di un vino.

Fattori talmente legati che non sarei neppure in grado di attribuire l’uno o l’altro ai due stili predominanti di cui parlavo sopra. Non è infatti scontato che un sangiovese riesca esile o un merlot concentrato, e tanto meno che la barrique porti finezza o, piuttosto, concentrazione.

Dagli assaggiati effettuati non è stato difficile trarre conclusioni: il nuovo stile dei rossi, dei grandi rossi italiani, è il secondo, e quasi non serve andare oltre l’esame visivo per sincerarsene. I rubini chiaro, le trasparenze, le vivacità dei riflessi in bicchieri sempre attraversabili dalla luce, financo le leggere scoloriture in alcuni casi, rinnegano le estrazioni esasperate, le ostentazioni di densità, il tributo al residuo fisso che qualche anno fa era un vanto per molti.

Un ritorno all’antico quindi? Ai rossi scorbutici e ruvidi degli anni settanta? Ah, certo che no! Le rivoluzioni non si fanno per nulla, e se c’è stato chi aveva reso imbevibili stupendi vini langhigiani o ilcinesi, con improbabili fughe in avanti che per arrotondar tannini accettavano vaniglia e cioccolata tali da offuscare l’uva, c’è stato anche chi ha sperimentato e meditato, ha tenuto ferma la rotta senza assecondare troppo le mode e, finalmente, è arrivato alla meta, quella dell’eleganza. Non voglio dir di non aver mai assaggiato vini rossi così soddisfacenti, e neppure che tutti fossero fantastici, e neanche che negli anni scorsi fossero peggiori o che non si potrà migliorare ancora, ma solo che, finalmente e a mio avviso, l’evoluzione del vino italiano è giunta a compimento.

I vini che ho assaggiato erano piacevoli, personali, mai banali, bevibili con estrema facilità, in molti casi realmente affascinanti. Quasi mi dispiace fare i nomi, che tanti non li ho potuti assaggiare e certamente non mi avrebbero deluso, ma, tanto per darvi un’idea e in ordine abbastanza casuale…

Bartolo MascarelloBarolo 2004
Vivo nella sua poca concentrazione il rubino, floreali i profumi. Penetranti note di sottobosco e un tannino soffuso che adorna un finale lungo e saporito.

Mastroberardino Taurasi Riserva Centotrenta 1999
Fantastiche limpidezze per questo Taurasi terroso e floreale, leggero e amaricante, degno rivale sudista di ogni Barolo, veramente buono.

Giuseppe Mascarello e FiglioBarolo Monprivato in Castiglione Falletto 2003
Leggera unghia su un rubino chiaro. Etereo, offre ciliegia sottospirito e una nota idrocarburica, prima di lasciarci con un tannino iridescente.

Giacosa Barbaresco Riserva Asili di Barbaresco 2004
Frutta e fiori si rincorrono nei profumi e la bocca, saporita e mentolata, è chiusa da un tannino finissimo.

Gaja Barbaresco 2005
Tra Sorì Tildin e Barbaresco preferiamo quest’ultimo, lieve, dai profumi profilati e precisi, di rara eleganza.

Podere ForteOrcia Rosso Petrucci 2005
Il naso acidulo, di impronta toscana, dona ciliegia e una leggera canditura. La bocca è piena, quasi nuovo mondo al confronto con i suoi vicini, ma di lunghissima compostezza.

Poderi MarcariniBarolo Brunate 2004
Barolo, Barolo, Barolo… spento, salato, tannico, incenso e cenere, che fascino!

Giacomo ConternoBarolo Riserva Monfortino 2001
Rubino chiaro e leggera scoloritura. Petalo secco di rosa, persistentissimo, ha mineralità al gusto e acidità da vendere. Superbo il tannino, interminabile la sensazione aromatica.

Roagna Barbaresco Crichët Pajé 1999
Frutto limpido mediato da una alcolicità ben presente, regala una beva entusiasmante.

Poggio di SottoBrunello di Montalcino 2003
Scarno il colore, è persitente al naso e in bocca, ben sapido e ha eleganza da vendere.

Riecine Chianti Classico Riserva 2004
Alla eleganza dei miglior sangiovese accosta sapidita e corpo, minerali, fiori e sottobosco per un bellissimo gioco d’insieme.

Terre NereEtna Rosso Calderara Sottana 2006
Limpido alla vista e al naso, offre ribes e frutta secca, tannini finissimi e una dinamica esplosiva che mena a un finale saporito e lungo.

Travaglini Gattinara Tre Vigne 2004
Limpido il rubino e idrocarburico il naso. Roccia e ciliegia in una bocca che meraviglia quanto è lunga.

Zymè Amarone della Valpolicella Classico 2001
Il rubino è intenso e intenso è il frutto, e maturo. Pieno e succoso senza perdita di equilibrio, regala una scorrevole succosità.

Ar.Pe.Pe.Valtellina Superiore Sassella Riserva Vigna Regina 1999
Il rubino è chiaro e scolorito, ma vista l’annata… Fiori di campo e scia cinerina anticipano una bocca idrocarburica essenziale, lunga, elegante.

Biondi Etna Rosso Outis 2005
Rubino Limpido e naso pirico, vulcanico, ha bocca lieve e al tempo stesso piena, ampia e dal bel tannino.

Agricole ValloneGraticciaia 2004
Dopo qualche anno è un piacere riassaggiare il Graticciaia. Etichettato come l'”Amarone de sud” oggi il suo stile sembra essersi alleggerito: ad un colore porpora carico e brillante fa seguito un naso ampio, dalla affascinante speziatura e dal frutto rosso penetrante; ampia la beva, tesa e saporitissima.

Ippolito Cirò Rosso Riserva Ripe del Falco 1995
Rubino limpido, ha naso d’incenso e frutta, e bocca tesa, corposa, strutturata, fascinosa.

Gottardi Alto Adige Pinot Nero Mazzon Riserva 2004
Rubino scarico e naso di fiori e china, con piacevole nota vegetale. Ampia e molto dinamica la bocca in cui le note più verdi donano freschezza.

Luigi Oddero & Figli Barolo 2004
Vino essenziale, dalla grande presenza olfattiva, idrocarburico, potente, tannico.

Pecchenino Dogliani Sirì D’Jermu 2006
Rubino intenso ma non impenetrabile, tanto succo e tanta frutta come da vitigno, in una bocca fragrante, franchissima e leggera.

Luca Bonci

6 COMMENTS

  1. Buongiorno.
    MI perdonerete l’apetto “pubblicitario” ma manca lo straordinario Chianti Classico Il Borghetto 2005.
    Buona giornata.

  2. Tanto per essere (pedantemente) precisi, credo che ag si riferisca al Chianti Classico Bilaccio de Il Borghetto, premiato nell’ultima edizione guidaiola per la versione 2005. Mi intrometto perché quel vino “nel cor mi sta”, ma so che Luca non lo ha assaggiato in quel consesso. La presenza de Il Borghetto al ns Terre di Toscana però potrebbe avere colmato una lacuna, nevvero Luca?
    Fernando

  3. Diciamo che era tra quei 100-200 vini che avrei voluto assaggiare a Terre di Toscana ma che sono rimasti solo desideri… se ne facciamo un’altra edizione (la faremo, la faremo… lo so…) mi prendo un giorno di ferie e mi metto a bere come un comune e rilassato visitatore!

  4. condivido pienamente quanto detto da Fernando: il Bilaccio mi ha letteralemente folgorato!! E mi hanno promesso di tenermene un paio di bottiglie fino a settembre …. Vero??!! Subito dietro il solito grande Grosso Sanese. Restando in casa, evviva i grandi “nuovi” barolo bevibili e scoloriti (finalmente!!!). Cosa dovrebbero dire i Pinot Nero di Borgogna che sembrano rosati….eppure… Ma allora lasciamo al barolo il suo vero colore!!! A quando una manifestazione sul nebbiolo piemontese? Sarei disposto ad aiutarvi alla grande….

  5. Anch’io sono rimasto entusiasta del Bilaccio ,assaggiato a Terre di Toscana.
    Quel ragazzo di Liverpool e’ davvero uno da tenere d’occhio!
    p.s.Tim Manning la vera forza motrice dietro i vini del Borghetto

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