“Oui, Cavoletto c’est moi!” Intervista a Sigrid Verbert

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Si chiama Sigrid Verbert, è belga, vive a Roma da alcuni anni ed ha un segno particolare: il suo Cavoletto di Bruxelles, spopola letteralmente tra i food blog italiani. Merito di uno stile particolare, di un approccio fotografico caldo e diretto, di una scrittura informale e molto “internettiana”, che ha conquistato in breve moltissimi navigatori.

Abbiamo fatto alcune domande a Sigrid, per conoscerla un po’ meglio anche al di là delle sue ricette, e per avere uno sguardo più diretto sui blog golosi.

Sigrid, ormai il tuo blog è uno dei più visitati in Rete, con medie di contatti giornalieri impressionanti (si va verso le 6000 visite al giorno…): tu come l’hai presa? Ha cambiato qualcosa nel tuo modo di approcciarti alla cucina?

Eheheh, veramente eravamo tra 7 e 8000 al giorno, poi si è abbassato un pochino credo nel periodo senza cucina, ora siamo di nuovo, grosso modo, sui 7000 e qualcosa. Comunque sia, le cifre non sono poi così importanti, anche perché sono ‘virtuali’, insomma di quei 7000 lettori io interagisco solo con una cinquantina, degli altri so solo che sono passati perché me lo dice il contatore. Comunque per rispondere alla tua domanda: all’inizio quando vedi che c’è un trend di crescita a tratti esponenziale, un po’ ti impressioni, ma alla fine, come a tutto, uno ci si abitua, non ci fa caso. L’unica cosa che veramente mi ricorda che i lettori sono tanti è quando in situazioni non sospette a un tratto qualcuno ti esclama ‘ma tu sei cavolettoooo???”’, lì sì che fa impressione :- ) (detto ciò capita anche che dico a una persona che non conoscevo che ho un blog che si chiama ‘cavoletto di bruxelles’ e magari mi guardano con un’espressione tipo ‘cavolo de cheee??’ :- ))) In ogni caso, credo che tutto ciò non abbia cambiato in nulla il mio modo di cucinare o di relazionarmi col mondo della cucina, se non forse nell’approccio un filo più didascalico al momento di raccontare, insomma ormai lo so che se uso un qualche prodotto strano o esotico meglio dire subito di cosa si tratta anche se a me magari pare ovvio perché tanto poi me lo chiederanno, tutto qui :- )

Ogni tuo post riceve non meno di 45- 50 commenti: riesci a leggerli tutti? Che effetto ti fa questa risposta così sostanziosa dei lettori?

In genere sì, leggo tutto, mi arrivano sulla posta e quindi uno sguardo lo dò sempre, tranne magari se vado via per un paio di giorni senza avere internet a disposizione, in quei casi può capitare che non ce la faccia a leggere tutto ciò che si è accumulato… Non vorrei fare la ragazza blasée ma direi ‘nessun effetto particolare’, nel senso che i comment sono la conversazione che genera la ricetta, se c’è chi ha delle domande puntuali cerco di risponderci, se invece si tratta di esclamazioni lusinghiere, credo di essere ormai abbastanza immune (ma è solo un bene, insomma magari uno alla fine, a forza di farsi dire quanto è bravo poi potrebbe anche crederci davvero, e ci tengo molto a sentirmi sempre in progress, con tanto tanto da imparare ecco :- ).
Per il resto sono ovviamente solo felice se la gente, i lettori, trovano nel blog un passatempo gradevole e anche utile, se incita a cucinare, a compiere dei gesti semplici di attenzione e, in fondo, amore, a casa, per sé e per gli altri, la cucina è bella per questo e se nel mio piccolo riesco a diffonderla in quel senso mi da solo una sana briciola di soddisfazione :- )

Due domande sui fondamentali

1) Perché ci si innamora della cucina? Nel tuo caso come è andata?

Ho iniziato a cucinare quando ho incontrato mio marito, così, per variare un po’, la sera, dalla solita pasta coi broccoli. Poi evidentemente c’è in me un che di piccola perfezionista che ha preso il sopravvento :- ) In ogni caso, la cucina è apertura agli altri e cultura, è creare momenti sociali belli e interessarsi ai sapori e alle tradizioni di chi è diverso da te, e sono appunto due motivi fondamentali per cui è facilissimo innamorarsi della cucina :- )

2) Perché dal cucinare si passa a fotografare, pubblicare, scrivere le proprie avventure gastronomiche?

Per esibizionismo? Mania di protagonismo?? Veramente non credo, cioè all’inizio il blog era semplicemente un quaderno di ricette, ma multimediale, insomma l’ho iniziato perché spesso gli amici mi chiedevano delle ricette che avevo cucinate per loro e io, che sono un pochino perfezionista ma in alcune cose anche disordinata, non sapevo mai dov’erano finiti i ritagli. Il blog era il modo perfetto per raccogliere e mettere in ordine le ricette a disposizione e infatti all’inizio mi guardavo bene dall’essere troppo personale in ciò che scrivevo. Solo che pian pianino la parte scritta si è allargata, si è instaurata una vera e propria conversazione e ormai chiacchiero parecchio, ma a fin di bene, insomma a me diverte molto farlo, in fondo è un modo per condividere in modo più ‘umano’ le proprie esperienze esattamente come il cucinare stesso :- )

Nel tuo caso, oltre che la fantasia delle ricette e la varietà dei post, ha avuto un ruolo importante lo sguardo. Un conto è fotografare e basta, un conto è fotografare con uno stile personale… Che cos’è per te la fotografia?

È molto importante, è quasi come il respiro, è persino difficile da spiegare. Fatto sta che proprio tramite il blog mi sono scoperta desiderosa di immagini, anche se a pensarci bene sono sempre stata molto attratta e interessata dalla fotografia (e poi mio papà era fotografo, eh vabbè :- ), insomma, per me la foto è qualcosa di molto contemplativo (per me, non in generale, ci sono mille altri modi di rapportarsi alle immagini del reale che sono completamente diversi e che mi piacciono molto ma che non sono intimamente miei), per me la fotografia è esattamente la ricerca di ciò che m’incanta, né più né meno :- )

Una cosa che mi ha colpito e incuriosito. Dei gastro-blog più seguiti in Italia, uno è il tuo, che sei belga e vivi a Roma, e un altro cliccatissimo è quello di Erborina in cucina, Alicia Manas, una ragazza spagnola che vive a Milano. Secondo te è un caso, o il pubblico in un certo senso ha bisogno di pensare alla cucina anche attraverso il filtro di uno sguardo “esterno”?

È un po’ un caso e un po’ no. Più che altro, a parte che non vorrei sparare ipotesi troppo azzardate, mi viene da pensare, guardando anche all’editoria gastronomica e alla rappresentazione del cibo in generale, che venendo dall’estero si è abituati a un altro modo, non solo di mangiare, ma di guardare, esteticamente al cibo. E un po’ la differenza sta sicuramente anche in quello che direi il grande pregio e il grande difetto dell’Italia, la sua tradizione culinaria, insomma qui è rimasta in gran parte integra, il che è di per sé una cosa bellissima poiché altrove spesso è andata persa (in Belgio quasi nessuno si cucina a casa dei piatti belghi, o lo fa fra una lasagna e una moussaka, per dire :- ) quindi da una parte gli stranieri hanno il vantaggio di essere più ‘open’, di toccare un po’ tutto, di essere ormai abituati a una certa fusion culinaria, a spaziare fra i vari cibi etnici, e siccome l’Italia di recente si apre anche a quello magari noi che veniamo da fuori più facilmente possiamo rispondere e anticipare le curiosità (da cui si potrebbe quindi anche dedurre che alla fin fine c’è in Italia anche molta curiosità appunto per ciò che arriva da fuori…).
E credo sia valido lo stesso ragionamento anche per quanto riguarda l’estetica intorno alla cucina, all’estero mi sembra che abbia più presa l’approccio anglofilo, in senso lato, per dire, io sono quasi cresciuta in cucina con Donna Hay e Jamie Oliver, libri e tipologie iconografiche che altrove sono dei ‘metri’ da un bel pezzo, disponibili in Italia solo da pochi anni. In sostanza, penso che abbiamo uno sguardo un po’ diverso, sul quale poi chiaramente bisogna lavorare, nulla è innato in questo senso :- )

Nella galassia Internet a un certo punto sono spuntati un numero incredibile di blog a tema gastronomico. Tu come ti spieghi la crescita esponenziale di questo fenomeno?

Era abbastanza prevedibile, è successo altrove anche prima, per dire il grande boom dei blog di cucina in Francia data già da un 3-4 anni. Semplicemente internet si è diffuso sempre di più, qui un po’ in ritardo rispetto agli altri paesi, e così anche il blog, che è pur sempre il media più democratico che ci sia in giro… Poi chiaramente, come sempre in rete, c’è di tutto e di più, e una prima scrematura si fa anche in modo naturale, anche perché non è facilissimo fare un blog, e portarlo avanti con interesse e determinazione, perché chiede tempo, investimento, lavoro, e sopratutto entusiasmo, curiosamente il blog per farlo lo devi fare in modo divertito, altrimenti non funziona, almeno così mi pare di aver osservato.

Che persone si incontrano nei blog come il tuo? Chi sono i tuoi lettori?

Questo non lo so, davvero :- ) Credo sia un pubblico abbastanza trasversale, con sicuramente una larga fascia di persone sulla trentina di anni, della mia età insomma, che la sera rientrano dal lavoro e danno in giornata una sbirciatina per vedere se trovano una qualche ideuzza per cena, come del resto faccio anch’io leggendo altri blog :- ) Dopodiché però credo ci sia un po’ di tutto, però senza fare studi è quasi impossibile saperlo :- )

Secondo te cosa cercano il lettori in un blog di cucina come il tuo?

Domanda difficilissima! La ricetta? L’idea originale, divertente, gustosa da proporre a tavola e che non sia ‘la solita cosa’?? il racconto, l’umore, l’immagine?? alla fine dipende probabilmente da ognuno, anzi, è anche successo di lettori che dichiarassero di passare sul blog giusto per vedere le foto (perché non cucinano! :-))

Nascono anche iniziative “fuori rete” attraverso il blog; tu ad esempio hai organizzato un incontro ai fornelli con i tuoi lettori/lettrici per cucinare insieme…

Ho organizzato anche un paio di aperitivi prima, e sono molto felice di aver trovato una cucina in cui appoggiarci per pasticciare tutti insieme. Vedremo come va, ma per me e per i lettori, di cui molti passano veramente tutti i giorni, sono affezionati, continuo a pensare che il bello della rete sia quando la rete entra nella realtà, insomma, sul blog parliamo tutti i giorni di cose molto concrete, ed è bello quando il cibo, il cucinare, le persone che si sfiorano nei comment, ogni tanto si incontrano per davvero, insomma, siamo sempre umani, e poco o nulla può sostituire lo sguardo, la parola, l’incontro insomma :- )

Link selvaggio… dacci alcune dritte: quali sono i tuoi siti preferiti, quelli dove ti piace andare a navigare, anche non solo di cucina…

molto selvaggiamente, li incollo e poi li andrete a scoprire da voi :- ))
http://francoissimon.typepad.fr/simonsays

http://www.guardian.co.uk/lifeandstyle/series/howtobake

http://threepotatofourshop.com/index.php

http://bitten.blogs.nytimes.com/

http://www.penelope-jolicoeur.com/
 

Facciamo il gioco dei nomi e cognomi:

Piatto preferito?

Non ce l’ho! :- ) Dipende dalla situazione, dall’umore, dalla compagnia… Amo molto il pesce in generale e i crostacei crudi quando sono ovviamente freschissimissimi, amo molto anche il tonno ma ho smesso di mangiarlo, ed è una delle cose, i problemi ambientali legati alla pesca in generale e al tonno in particolare, di cui mi piacerebbe che la gente prendesse più coscienza. Non tanto per un mio lato nascosto di ‘animalista inferocita’ – che non c’è – quanto per un semplice fatto di logica e di buon senso. Così come fra l’altro non ha nessun senso comprare al supermercato il filetto di pesce persico pescato nei laghi di tanzania (genteee, qui c’è il mediterraneoooo!! mangiate pesce azzurro!! :- ))), insomma sono discorsi complessi ma importanti… (della serie che prima o poi ci faccio un post! :- )

Vino preferito?

mmm, sono molto ‘aromatico del nord italia’, gewurztraminer Sanct Valentin per esempio. E per par condicio nord/sud, il frappato di Arianna Occhipinti! :- )

La tua birra del cuore?

Ecco, giusto per dimostrare che non sono chauvinista: la Morbraz (prodotta in Bretagna con l’acqua dell’oceano! :- )

Lo chef che ti ha conquistato senza riserve

Oh beh… Difficile questa. Potrei dirti Pierangelini ma, della serie ‘place aux jeunes’ ti dico Enrico Bartolini.

A Roma, il tuo “rifugio” preferito, un locale dove ti senti a casa?

Mi sento decisamente molto a casa Da Felice (il loro abbacchio al forno con le patate è semplicemente irresistibile :-)), al Testaccio, e poi in un tutt’altro stile, raffinato, stimolante, al Pagliaccio, il ristorante di Anthony Genovese a via dei Banchi Vecchi.

Altri “rifugi” sparsi per il mondo?

Di sicuro, quando tornerò a Parigi, mi precipiterò da Hokkaido Ramen per una confortantissima ciotolona di ramen in brodo di miso. A Bruxelles invece tornerei subito al t’Kelderke, uno scantinato sulla GrandPlace dove mangiare lo stoemp, che sono patate e verdure schiacciate servite con le salsicce, belghississimo! Due cibi terribilmente coccolosi insomma :- )

E infine… che progetti hai, cosa bolle in pentola?

Lavoro, lavoro, lavoro!! :- ) Senza ridere, quest’anno ci sono in lavorazione due gran bei progetti direttamente legati al blog, ma siccome porta sfiga parlarne prima… suspense!!! :- )))

Grazie, e un abbraccio dall’AcquaBuona!

Grazie a te e un abbraccio ricambiato! :- )

www.cavolettodibruxelles.it
www.sigridverbert.com

per le fotografie di Sigrid in cucina, (c) Giuliano Koren
per le altre foto, (c) Sigrid Verbert

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

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