I dieci anni de L’AcquaBuona

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Forse all’origine di tutto c’è stato il fatto che abbiamo poca memoria. Era l’Aprile del 1999, Vinitaly: prendevamo appunti sui vini assaggiati. Ma perché farlo? Non erano sufficienti le sensazioni, la memoria gustativa e tutto il resto? Dopo, è subentrata la nostra formazione scientifica e “computerola”. Perché non fissiamo questi ricordi in una forma che era allora (abbastanza) nuova, quella del sito internet, in modo di poterla condividere con tutti?

Il “GIORNO X” fu fissato per il 15 Giugno 1999, appunto. Ma un paio di settimane prima c’erano Le Corti del Vino a San Casciano in Val di Pesa, la manifestazione del principe Duccio Corsini con il meglio della produzione toscana, come perdere l’occasione per l’annuncio?

Sì, ma quale nome scegliere?

La sera prima, sfogliando il Repertorio Veronelli dei Vini Italiani in cerca di ispirazione e belle parole, ecco lassù “Aquabona”, un vino prodotto a San Miniato, in provincia di Pisa. Sembrava una bella definizione/metafora per il vino, originale quanto basta, e poi quel “buona” contenuto nel nome ripecchiava un po’ il nostro atteggiamento, spesso anche ingenuamente ottimista, incantato, passionale. Il 15 Giugno 1999, dunque, nacque L’AcquaBuona con un omaggio a Mario Soldati, scomparso qualche giorno prima.

Dieci anni… quanta acqua è passata sotto i ponti del Web… In una manciata di mesi, intorno a noi nacquero WineReport.com di Franco Ziliani “Franco tiratore”, laVINIum.com di Maurizio Taglioni e Roberto Giuliani, Vinit, e Tigulliovino.it di Filippo Ronco, come se in quel periodo soffiasse un misterioso vento, una straordinaria voglia di comunicazione. E nel 1999 più o meno nascevano i blog, ma noi non ne sapevamo nulla, e infatti per l’Italia enogastronomica la data d’inizio andrebbe spostata al 2004, con i pionieristici Papero Giallo, Il Gastronomo Riluttante ed altri; e con essi il web 2.0, una versione più interattiva di Internet, in cui i lettori, anzi, i navigatori, potevano intervenire, commentare, organizzarsi in gruppi e via dicendo…

Ma L’AcquaBuona noi l’avevamo pensata, e, ancora una volta un po’ ingenuamente, continuiamo a pensarla come “rivista su un supposto diverso”, elettroni al posto della carta, ma che si arricchisce, questo sì, del feedback dei lettori, grazie alle nuove possibilità tecniche che fornisce la Rete.

Siamo arrivati alla fine: un doverosissimo grazie a tutti i lettori, a tutti gli abbonati alla nostra newsletter. E naturalmente a chi ha contribuito in passato (ricordiamo Mario Crosta, Riccardo Modesti, Franca Spazzoli), oltre a chi lo fa nel presente.

Ecco, qui sotto, un piccolo elenco di auguri.

Luca Bonci

ma ti troverai
dieci anni dopo al punto di partenza…

Dieci anni dopo al punto di partenza? Guccini ci scusi la citazione non perfetta. Nel testo originale sono due gli anni, ma lo stesso cantautore ci aveva preceduto, trasformando quel “due” in un “venti”, in una riproposizione più recente della stessa canzone. Dieci anni, cifra tonda, un periodo significativo nella vita di ciascuno. E infatti quante cose in questi dieci anni, quanti avvenimenti nella vita di ognuno di noi, quasi sempre positivi mi verrebbe da dire, forse per l’appartenere a una “buona” fascia d’età, forse per una “buona” dose di fortuna (ma senza la fortuna non si fa neppure un buon vino!)

Dieci anni di traslochi, nuovi lavori, figli, figlie, spostamenti, matrimoni, speranze, delusioni… ma sempre, talvolta più ingombrante, talvolta più in sottofondo, sempre lei era lì, quell’idea nata per scherzo, o forse, più che per scherzo, con la leggerezza di una nuova impresa che poteva magari durare un mese, forse due… forse dieci anni!

L’AcquaBuona c’è ancora, anzi, è più bella che mai. Talvolta guardandola mi viene da pensarla come non più mia, non più nostra, come una rivista “vera”, quelle cose che solitamente leggo e che esistono indipendentemente da me. Non è una brutta sensazione, è l’aver fatto qualcosa di compiuto, qualcosa che potrebbe, perché no, ormai camminare con le sue gambe. Ma poi non resisto alla tentazione, mi sposto in archivio, rivado ai vecchi pezzi, al primo, sommamente ingenuo, resoconto vinitaliano, e mi risento a casa, e mi accorgo come, veramente, dieci anni dopo non siamo cambiati!

Riccardo Brandi

Correva l’anno 2005 quando ho incontrato L’AcquaBuona, e di questo devo ringraziare pubblicamente il mio amico e “collega” Franco Santini.

Era infatti da tanto tempo che mi interessavo di vino, una passione sempre covata in seno, ma esplosa in tutto il suo trasporto con il terzo millennio, quando per curiosità e per un incontrollabile desiderio di capire quella bevanda che tanto mi piaceva assaporare a tavola, mi decisi a frequentare il corso AIS.

La conoscenza è una grande cosa, lo studio approfondito della vite e della sua storia, le tecniche di vinificazione, le caratteristiche peculiari dei vitigni e dei terroir, il giusto abbinamento con le pietanze, la scoperta di infiniti descrittori per raccontare emozioni sensoriali, l’incontro con personaggi fulcro dell’enologia italiana … insomma, tutto questo ha mosso in me la grande frenesia di parlare con la gente di questo meraviglioso mondo che è il vino.

Navigando in rete per lenire la mia sete di sapere e di confronto sui tanti siti tematici, avevo avuto modo di capitare anche sul sito di coloro che ormai considero amici, Riccardo, Luca, Fernando e tutti gli altri, ma non avevo mai avuto l’ardire di proporre a nessuno la mia fattiva collaborazione. Così ho continuato a frequentare corsi di approfondimento di vario genere enogastronomico finchè un giorno il buon Franco, condividendo con me l’amore per il vino e la passione per la scrittura, mi ha suggerito di inviare un articolo proprio a L’AcquaBuona, avendo lui conosciuto Riccardo e Luca ad un evento.

Avevo appena partecipato ad una bella verticale di Amarone Bertani e non ci ho pensato due volte, così ho scritto il mio primo pezzo, seppure per prova, e l’ho inviato con molte speranze e, lo confesso, un po’ di pudore, alla Redazione.

Nasce così il mio rapporto con questa bella rivista e con i suoi protagonisti; un rapporto che, ripercorrendo le prime mail in cui ci davamo anche del lei, è germogliato pian piano, con discrezione e sensibilità reciproca. Da parte mia tanto impeto e smania nel voler fare e scrivere, magari venendo meno a qualche regola del buon giornalismo e connotando i miei pezzi secondo un taglio forse non proprio ortodosso. Molta pazienza e comprensione da parte di tutti in AcquaBuona, assecondando il mio entusiasmo e lasciandomi completamente libero di scrivere quello che volevo e nel modo a me più congeniale.

E’ vero infatti che giornalisti abituati a formattare i loro articoli secondo schemi propri della carta stampata producono servizi diversi dai miei per stile e proprietà linguistica, ma è vero anche che l’AcquaBuona ha di fatto capito che, se ero in grado di trasmettere qualche emozione, potevo farlo solo scrivendo con il cuore.

Ecco, il pensiero che oggi mi lega a L’AcquaBuona è proprio questo, la consapevolezza che dietro questo magazine completo ed efficiente, dinamico e competente, ci sono persone che danno spazio al cuore.

Fabio Ciarla

Non sono certo uno dei più assidui collaboratori ma il mio rapporto con L’AcquaBuona è bello proprio per questo. Da quando, ormai tre anni fa, ho iniziato a scrivere per AB mi sono emozionato spesso nel vedere la mia firma sulla rivista e così tante volte ho pensato di adeguare l’impegno e fornire più contribuiti. In realtà poi le vicende della vita e del lavoro non me lo hanno quasi mai permesso, Luca (Bonci – e non me ne vogliano gli altri responsabili ma io sempre con lui ho avuto modo di confrontarmi) però mi ha sempre accolto con un sorriso (anche se via mail si vede poco). La disponibilità non è mai mancata e di questo sono felice, la mia passione per il mondo del vino (che non è del tutto tecnica pur provenendo da una famiglia di enologi) evidentemente è venuta fuori e qualcosa di buono a L’AcquaBuona, e ai suoi lettori soprattutto, probabilmente lo ha regalato…

Chiudo con un aneddoto, eravamo a Roma ad un appuntamento importante, con nomi illustri… Alla fine della presentazione mi alzo per esporre i miei dubbi e al mio “Buongiorno sono Fabio Ciarla, scrivo per l’AcquaBuona…” un mezzo risolino è serpeggiato tra i relatori… “Acqua” non faceva rima con vino secondo loro. In realtà a volte penso che il vino sia la migliore acqua che ci sia e comunque, per la cronaca, dopo il momento ufficiale in molti di persona hanno confermato i dubbi di “quello dell’AcquaBuona”…

Auguri AcquaBuona, ci vedremo ancora…

Fabio Cimmino

Qualcuno ha detto: “senza la memoria del passato non esiste futuro”. Con piacere, dunque, colgo l’invito a festeggiare i 10 anni de L’AcquaBuona per volgere un ultimo, sereno, veloce, sguardo di riflessione all’indietro mentre la mente e la penna sono già proiettate verso il futuro. Ho iniziato a scrivere di vino all’inizio del nuovo millennio quando il mio desiderio compulsivo di bere reclamava attraverso la scrittura ed il racconto una mia incalzante voglia di conoscenza e consapevolezza. Correva l’anno 2001. Odissea nello spazio fu… anche se, probabilmente, nessuno aveva previsto che si sarebbe trattato di uno spazio puramente virtuale: il web.

La mia prima collaborazione fu con la mai troppo rimpianta WineReport di Franco Ziliani. Esisteva, allora, un affiatato informale network di “siti amici” composto, oltre che dalla citata WineReport, da TigullioVino, LaVINIum ed, appunto, L’AcquaBuona. Non erano, di certo, gli unici siti specializzati, dedicati al vino, ma posso assicurarvi che non esisteva un affollamento neanche, lontanamente, paragonabile a quello odierno, esasperato dalla nascita ed il proliferare dei nuovi strumenti di comunicazione via internet, blog in primis.

Ben presto gli spazi che mi venivano concessi su WineReport iniziarono a starmi stretti, volevo una rubrica tutta mia, che parlasse del sud e dei vini del sud, del fermento palpabile nel panorama  enoico meridionale. Nacque così insieme agli amici Riccardo, Luca e Fernando l’idea di “Visioni da Sud”. Mi viene da sorridere andando a rileggere alcuni di quei miei primi resoconti. Non dico che sarebbe impossibile riproporli, oggi, ma sicuramente non sarebbe facile. Un lavoro del genere richiederebbe, allo stato attuale, sforzi e tempi davvero notevoli. In effetti quegli articoli rappresentano uno specchio fedele, una sorta di fotografia in movimento, di come si sia rapidamente evoluta la situazione del vino, soprattutto in Campania ma un po’ in tutto il Mezzogiorno, nel giro di pochi anni. Ti recavi in provincia con una lista di aziende alla mano ed iniziavi a girare, a conoscere, a degustare. Poi in occasione del Vinitaly o di altre manifestazioni ne approfittavi per quello che era un indispensabile momento di aggiornamento su produttori ed etichette. Un taccuino che diventava sempre più fitto di impegni ed appuntamenti.

L’effetto moltiplicativo che accompagnava il boom di nuove cantine ha reso sempre più improbabile e vano qualunque tentativo di continuare in questa direzione. I numeri sono cresciuti in poco meno di dieci anni in misura esponenziale, raggiungendo dimensioni, ormai, ingestibili dalle stesse guide che pur possono contare su nutrite e competenti squadre di collaboratori, figurarsi cosa possa fare un singolo. Degustare tutto e tutti è divenuto, praticamente, impossibile. Ho deciso, così, per un ritorno alle origini, un ritorno alla terra. La scelta non poteva che andare nella direzione dei vignaioli artigiani. Ho deciso di dedicarmi a quelle realtà più piccole, spesso meno accalamate dal punto di vista mediatico e lontane dai riflettori, ma ben radicate sul territorio e nella tradizione.

Quei produttori che ancora credono in una viticultura sana e sostenible, nella tecnica e non nella tecnologia, che cercano nei vini quella naturalezza  espressiva che solamente può farsi interprete di quell’indissolubile ed irrinunciabile legame, di quella magica combinazione di fattori chiamata terroir. Impegno che porterò avanti per chi avrà la pazienza e la voglia di continuarmi a leggere, qui, su L’Acquabuona, sempre e solo… “per amor di terra”!

Alessandro Cordelli

Auguri AcquaBuona! E grazie a tutti (lettori, autori, redattori…) per aver sostenuto in vario modo questa avventura culturale. Sì, perché di un ambito eminentemente culturale si tratta, prima ancora di riguardare ciò che è buono e dà gusto alla vita. In questo mio breve biglietto di Buon Compleanno voglio proprio soffermarmi su questo aspetto, forse un po’ meno evidente di altri. Sbaglia infatti chi crede che cultura sia solo letteratura, scoperte scientifiche e capolavori artistici. Cultura è tutto quanto riguarda il mondo dell’uomo nei suoi modi di relazionarsi con la natura e la società; come allora non considerare una delle espressioni culturali più alte il modo in cui ci nutriamo ed esploriamo la realtà con il senso del gusto? Dietro le peculiari caratteristiche di una varietà di formaggio, di vino o di tè, nelle sfumature che la differenziano da altre varietà, c’è tutta una rete di relazioni con la terra, la pioggia, il sole, saperi antichi, spesso l’economia di intere comunità… e d’altra parte in quel grande lago salato che è il nostro Mediterraneo la civiltà non si regge forse da migliaia di anni su tre grandi pilastri: grano, olivo e vite?

Quanto mai è importante allora un discorso di qualità e attenzione alle differenze, rispetto del tempo nei processi produttivi, indagine attenta e paziente su quello che è prima e oltre il prodotto finale; specialmente oggi che una visione pragmatica e globalizzante, fondata sulla quantità e sull’efficienza produttiva  minaccia il patrimonio di ricchezza culturale e biologica conservato e accresciuto nei secoli dalla tradizione agricola e alimentare. Per tutto questo ancora grazie AcquaBuona, e tanti, tanti auguri!

Riccardo Farchioni

Sì, come dice Luca le cose che si creano, piccole o grandi, ad un certo punto si animano di vita propria, o perlomeno diventano soggetti con cui ci si deve confrontare e si deve dialogare. Che forma dar loro? Quanta importanza attribuirvi? Sono un divertissement, un hobby, o qualcosa di più? Quanto rigore, e quindi quanta energia ma anche quante autolimitazioni? Dubbi e domande, continue e spesso senza risposte convincenti.

Ma alcune convinzioni rimangono: descrivere le cose con onestà, con rispetto, con sincerità. Con tutte le parole che servono, e se sono tante pazienza, non si arriverà fino in fondo, siamo contenti lo stesso. Ma evitando le parole inutili, i protagonismi, i trucchi per farsi vedere, per farsi notare, le stucchevolezze da autoreferenzialità. Essere fedeli alla buona vecchia citazione (link, pardon) solo se meritavole e meditata, e peccato se saremo poco “3.0”.

E per il futuro? Certo, come tutto inizia, tutto finisce. Ma in ogni caso sarà difficile, con quello che sta scritto sopra e sotto queste righe, sentirsi soli.

Andrea Gabbrielli

Ho sempre considerato L’AcquaBuona come una piazza accogliente dove ci s’incontra per discutere e per confrontare opinioni anche molto diverse tra loro, però sempre in modo stimolante e rispettoso del parere altrui. Una palestra di idee insomma. Ed è proprio questo aspetto ad avermi avvicinato al sito e poi, grazie a Luca e Riccardo, a collaborare con una mia rubrica che spero abbia contribuito a far conoscere sempre più la testata. Oggi nella carta stampata non è per niente semplice mantenere i propri spazi autonomi di libertà anzi specialmente negli ultimi anni, la mia impressione è che si siano notevolmente ridotti. È per questo che auguro a L’AcquaBuona e a chi tutti giorni la manda avanti, di continuare sempre con lo stesso entusiasmo e con la stessa passione.

Leonardo Mazzanti

Dieci anni… mica bazzecole! Con lo scorrere del tempo a ritmi vertiginosi di internet, dieci anni sono davvero un bel traguardo.

Avrei voluto vivere l’adrenalina di quei giorni, di quelle notti piene di dubbi e di speranze quando il progetto iniziava a prendere forma, ma sono arrivato tardi. Certo, il treno l’ho preso lo stesso ma con qualche peripezia alla James Bond o Mission Impossible, quando già filava spedito sui solidi binari dell’alta velocità.
Amico prima di tutto. Un’amicizia cresciuta tra un bicchiere e l’altro, dal primo evento sul Brunello per poi continuare con i successivi, sempre tra i primi ad entrare e tra gli ultimi ad uscire (sempre ben saldo sulle gambe…). Ricordo ancora quando, presentandomi all’ingresso con l’iscrizione alla newsletter che dava diritto allo sconto, quelle “simpatiche canaglie” finalmente davano un volto ad un indirizzo di posta elettronica un po’ strano, ed io lo davo a coloro che mi allietavano qualche pausa lavoro o serata in relax.

Il sodalizio prese ancora più vigore in occasione della nascita del “Sorriso Rosso”, il mitico ciliegiolo prodotto in esclusiva per l’AB, sotto la cura paterna di Lamberto, presso l’azienda dei Fratelli Montrasio a Porcari (LU). Di questo piccolo tesoro ne custodisco gelosamente una mini verticale, bottiglie che non verranno mai aperte – ahimé – ma che rimarranno a testimonianza dell’amicizia che ci lega.

Sembrerà una sciocchezza, ma l’aver partecipato alla scelta per l’etichetta e nome del “nascituro”, effettuata tramite votazione tra le proposte arrivate dagli iscritti, mi ha fatto sentire parte di un gruppo di persone che la pensano esattamente come me, che prendono la vita per quello che offre di buono senza essere costretti a catalogare vini o aziende ma, semplicemente descrivendone le emozioni che trasmettono. Passare all’altra sponda (da lettore a collaboratore) è stato un passo quasi naturale anche se tormentato: da una parte la voglia di condividere le sensazioni ricevute da una particolare bottiglia, degustazione o cantina; dall’altra, complice la mia timidezza, la paura di esporsi. Ma, mi sono detto, di stupidaggini se ne leggono tante e una in più non sarà certo la fine del mondo… Così, grazie all’aiuto e allo sprone dei Fab Five, è partita l’avventura.

Ne è passata tanta di Acqua Buona sotto i ponti e tanta ancora ne passerà! Litro dopo litro, con l’esperienza maturata e con il contributo dei vari “affluenti” unitisi nel frattempo, AB si è trasformata da semplice rigagnolo in un placido fiume dove mi è dolce navigare, orgoglioso di fare parte di una squadra che riscontra sì tanto apprezzamento e stima all over the world (esageriamo vai, che almeno questo non costa nulla!).

Grazie ragazzi e grazie a tutti voi che ci s(o/u)pportate!

Claudio Mollo

Un bellissimo traguardo, raggiunto sicuramente grazie alla correttezza e all’umiltà messa nei rapporti con aziende, produttori e tante altre persone che affidano i loro prodotti e le loro fatiche alle pagine e alle iniziative de L’AcquaBuona. In un mondo “web” che sempre più sta affondando nel delirio del “tuttologismo”, è più che apprezzabile il lavoro fatto da persone coscienti delle loro azioni e delle loro parole, come ad esempio, tutti coloro che firmano gli eventi e gli articoli de L’AcquaBuona.

Che altro aggiungere? Avanti così, con il solito stile, quello del garbo, della cordialità e… non ci dimentichiamo di acquabuona.tv, mi raccomando!

Marco Pala

Cara AcquaBuona, dieci anni son passati e come sempre accade in queste occasioni non ce ne siamo quasi accorti. Dieci anni in cui ci hai accompagnato in tempi di grossi cambiamenti come un riferimento indelebile. Possiamo identificare ogni anno con un evento che ci ha marcato, ed è bello associare ad ogni periodo passato un profumo di ricetta, una fragranza di carne e pesce, un solletico di bollicina, un pizzicorio di tannino, un colore ambrato, un riflesso dorato. L’AB e’ sempre stata con noi in occasione di ogni gita fuori porta o trasferta all’estero, con lei il pensiero fisso di visitare campagne e ristoranti, di raccogliere immagini e sapori per poi rielaborarli sotto forma di articolo e condividerli con gli altri lettori, anche se talvolta ci mancava la volontà per scriverne davvero.

Per il futuro ti auguriamo ancora tanti anni di visioni e esplorazioni guidate dalla passione di raccontare il mondo e i suoi sapori.

Fernando Pardini

Di fronte ad un traguardo come questo, soprattutto se inaspettato, ci si guarda indietro e si resta basiti al solo pensiero di come il tempo passi e si congestioni di fatti. Sì, le persone, le parole, i luoghi e gli eventi che hanno “fatto” L’AcquaBuona mi appaiono oggi come un tutt’uno, centrifugato dentro a un unico atto temporale senza logica sequenzialità. Non saprei descriverlo, eppure non c’è confusione dentro me: ricordare questo percorso è come perdersi e star bene. Come il mio cuore, il tempo soffre di aritmie e ha degli sbalzi. A volte non lo colloco più nella giusta casella. O meglio, ci guardo dentro e lui non c’é. D’altronde l’ingenuità è rimasta tale, la passione per il vino decuplicata, la voglia di scrivere la stessa di allora…. E mi sembra ancora ieri quando dicevo, per presentare la nuova creatura imberbe: ” L’Acquabuona: da epistolario “inter-nos” a rivista ” inter-net“, con l’orgoglio malcelato del primo uomo sulla luna. Nell’aritmia del tempo la storia si rimescola, questo è, ed io mi sento quello di dieci anni fa. Sono cresciuti gli impegni, quelli sì. Eppure, senza L’AcquaBuona, non ci sarebbero stati. Cosa ho da lamentarmi allora, ché il tempo non ha vuoti?

Insomma, il bilancio di un decennio vissuto tanto intensamente non lo puoi comprimere nello spazio angusto di un pezzullo celebrativo. Potrei pensare allora di cavarmela con i dovuti ringraziamenti. Sembra facile! Mica vero: troppe le persone che hanno contribuito alla crescita e al piccolo spicchio di notorietà ritagliatosi nel tempo dalla nostra testata. Senza di loro L’AcquaBuona non sarebbe qui. Non ho mai amato fare distinzioni di casta, ma vado sul velluto e ne cito una per tutte. Il pensiero di sfiorare la melassa agiografica non mi tocca. E so che i miei compari “acquabuonaioli” ( così ci chiamava affettuosamente lui) saranno con me. Perché con le sue parole, con le sue attenzioni, mi/ci ha indicato una strada. Luigi “Gino” Veronelli mi/ci ha fatto capire il senso di un mestiere, bellissimo e stralunato, quale quello di scribacchino delle cose della terra. Soprattutto, mi/ci ha trasmesso l’urgenza – l’esigenza morale direi- di ricercare l’incanto sempre e sempre, quello sotteso in ogni frutto del gesto contadino consapevole. Ed io -imperterrito- a provarci ogni volta. Questa, a parer mio, l’ispirazione di fondo che ancor muove L’AcquaBuona e che la rende diversa. Questa, a parer mio, la lezione più preziosa se si vuol parlare di terra. Così, il “mio” decennale lo vorrei dedicare a Luigi, perché so di contemplare in lui tutte le persone che in realtà dovrei citare una ad una con riverenza e profonda stima, con il rischio reale della dimenticanza. E siccome son certo che quelle persone “sentano” questa corrispondenza euritmica, mi consola il pensiero di averle accolte tutte qui ed aver raggiunto così la mission che attiene ad ogni ringraziamento che provenga dal cuore. Un ringraziamento lungo dieci anni, badate bene,  e che si nutre dell’illusione di durarne altrettanti.

Roberta Perna

Riviste su riviste, testate on line a go go, ma io chi ricordo di aver conosciuto per prima in questo ricco ventaglio di informazione sul web?! Ebbene sì, la cara ed adesso posso anche dire a buon diritto vecchia, L’AcquaBuona! Quattro anni fa avevo appena iniziato a muovere i primi passi nel mondo della comunicazione enogastronomica ed i primi lavori, quelli di ufficio stampa, stavano allargando le mie conoscenze e mettendomi in contatto con le numerose realtà esistenti. Non conoscevo ancora personalmente Riccardo Farchioni – diventato adesso mio confessore e guida spirituale –, né la redazione, ma ogni volta che inviavo a L’AcquaBuona un invito o un comunicato stampa, avevo il sorriso stampato sulle labbra. Era per quel nome così diverso dagli altri ed un po’, come dire, bislacco! Tornavo a chiedermi : “Ma come??! WineNews, Vinit, LaVINIum… Tutti nomi che riportano al nettare di Bacco e loro, invece, in contro corrente, un rimando a quella cosa che gli insaziabili bevitori come me temono perchè fa ruggine!!”

E dopo tanta curiosità l’incontro. Ricordo ancora quando conobbi Farchioni, per me fino a quel momento solo un nome su di un data base, all’anteprima dell’Amarone, appena due anni fa. Maròòò, pensai, quanto è alto! Facemmo colazione insieme e complice fu quella brioche!! Ci siamo piano, piano, annusati, poi compresi ed infine piaciuti. Ed adesso ho il piacere e l’onore di collaborare con L’Acquabuona, di aver conosciuto parte della brigata – il “Mollo Tv” ed il “Bonci Festaiolo” – e di farmi delle lunghe chiacchierate telefoniche con Farchions, perchè, ahimè, quanto è difficile farlo venire a Firenze!

Cara L’AcquaBuona, ormai sei di annata!!! Auguri!

Fabio Pracchia

Auguri!
Sono già dieci anni? Auguri. Ho conosciuto L’AcquaBuona grazie a un amico, Paolo Rossi, incappato nella mia vita per caso; un viaggio in treno con la mia ex fidanzata, passione per il vino e belle discussioni sulla nostra filosofia agricola, che è la stessa: amore per la terra, per i contadini e per la tradizione. Poi la lettura degli articoli e incontri casuali nelle manifestazioni con Luca e Riccardo. Quello che più mi colpiva era l’approccio al vino, sempre positivo senza adulazioni, etico ma non bigotto. Lo dico, azzardo, L’AcquaBuona è il sito che il grande Veronelli avrebbe amato leggere. E poi, il maestro, Fernando Pardini, uomo profondo, mai sopra le righe, il suo funambolico scrivere, viatico alla segretezza emozionante del mondo agricolo, fulgido e abbacinante riverbero della cruda semplicità. Ho visto da appassionato lettore la crescita della testata, la competenza degli articoli e la caratura delle aziende assaggiate. Alla fine, desideroso di contribuire, anche io ho cercato L’AcquaBuona e sono stato accettato; con orgoglio, lo dico, da subito. Ancora ringrazio per la libertà concessa al mio scrivere, per le opinioni rispettate. Ancora auguri e come si dice in questi casi: cento anni di AcquaBuona.

Paolo Rossi

Acquabuona… e dieci

Questo pezzo l’avrò iniziato a scrivere almeno quattro volte, ma non sapevo trovare le parole giuste per raccontare cosa sono stati per me questi anni nei paraggi de L’AcquaBuona. E allora spariglio e cerco di dare la mia casalinga e piccola vinosofia. In dieci punti, come gli anni dell’Acquabuona.

UNO
Si vive una volta sola. Che sia un bene o che sia un male, so che è importante tenerlo sempre presente
DUE
I due fondamentali: il pane e il vino
TRE
Siano almeno tre le strade tra cui scegliere: il cuore, il cervello, la ribellione gioiosa
QUATTRO
Ai due fondamentali ne aggiungo altri due: il limone e l’ulivo. I due profumi più vicini alla salvezza
CINQUE
I miei cinque vitigni preferiti: il nebbiolo infinito, il sangiovese che parla aperto, il vermentino perché è il mare, il trebbianaccio perché è toscano, è duro e fa arrabbiare, il pinot nero perché è il vitigno impossibile
SEI
Ovvero cinque più uno. È la casella senza nome che lascio aperta alla possibilità. Metti che un giorno mi accorgo che uno sconosciuto vino del Libano mi conquista totalmente…
SETTE
Come i giorni della settimana. Che non passino sette giorni senza la gioia della scoperta. Che non passino sette giorni senza condividerla. Anche questo è il vino
OTTO
Otto è palindromo, come l’acqua che parte dal mare, si trasforma in infinite maniere e poi ritorna. Sappiamo da dove veniamo e dove finiremo. È il come andiamo che conta. Per questo la varietà è un valore, il mescolarsi è un valore, il viaggiare è un valore.
NOVE
Il nove mi ricorda la chiocciola, e la chiocciola mi ricorda la terra. Ancora non mi so capacitare del fatto che se butto un seme in terra, fra un po’ vedrò spuntare una pianta
DIECI
Come un numero tondo. Un traguardo, un brindisi e poi via. “Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare!”, diceva Bartali. E come Bartali via, saliamo in bici, che c’è un sacco di salite ancora da fare.

Franco Santini

10 anni sono tanti. Su web sono ancor di più! E’ una cosa che mi piace sottolineare quando mi capita di parlare con qualcuno che non ci conosce ancora. <<Sa – mi affretto a precisare – noi festeggiamo quest’anno il decennale online!>>, e questa semplice frase basta il più delle volte a spazzare via ogni residuo scetticismo che nasce naturale quando racconti che scrivi per un sito web. E già! Non si “resiste” su web una decade se non si hanno argomenti, professionalità, passione e voglia di imparare ogni giorno. Questo per me è l’Acquabuona: un luogo quasi prettamente virtuale (gli amici Luca, Riccardo, e anche gli altri li conosco, sì, ma se ci scappa di incontrarsi una volta l’anno è grasso che cola!) dove cerco di condividere e sottoporre al giudizio di persone che stimo quanto di meglio mi capita di imparare nel corso delle mie scorribande enoiche. Un luogo libero, indipendente, ed onesto…e quindi un luogo anche un po’ mio! Auguri a tutti noi!

Lamberto Tosi

“La vita non è un problema da risolvere ma una avventura da vivere” (V . Hugo)

Come un’avventura è stata la mia partecipazione a L’AcquaBuona. Un’avventura ben riuscita perché condotta in compagnia di amici che lo erano già prima di fondare la rivista e con i quali mi lega la condivisione non solo del progetto AcquaBuona ma di gran parte della mia vita. E se una nota voglio portare a questo bell’anniversario è quella della continua attenzione che abbiamo tenuto al mondo contadino. Alla realtà dei produttori che “si sporcano le mani” alle mille piccole realtà che spesso faticano ad emergere perché quasi nessuno si accorge di loro. In questo senso il mio specifico e ahimè, rado, contributo è sempre stato teso a condividere con i nostri lettori, che spesso fanno richieste in questo senso, quelle nozioni e quelle considerazioni capaci di stimolare la crescita tecnica e metodologica anche delle piccole aziende, e degli agricoltori che per tanti versi custodiscono grandi saperi. Ecco così che mi piace ricordare questo decennale con l’immagine tratta da un particolare di un quadro di Louise ed Antoine Le Nain intitolato “Famiglia di contadini”.

Lola Teale

AUGURI!
Faccio parte della squadra da qualche anno e non mi stanco mai di leggere gli articoli e di proporne di nuovi, magari un po’ strambi e alle volte fuorvianti. Cibo e vino sono sempre un ottimo punto di partenza per racconti onirici e un po’ “sbronzi”…

Vincenzo Zappalà

C’era una volta un pensionato. Dopo quarant’anni di lavoro abbastanza strano (l’astrofisico …) decise di dare libero sfogo alla sua passione per il vino e per il mondo che lo circonda. Non era un esperto, solo uno che avrebbe voluto, nel suo piccolo, fare qualcosa per l’antico nettare degli dei. Esprimere i suoi pensieri e la sua voglia di soffiare contro certi castelli di carte che a volte gli si costruiscono attorno. Ci voleva però un luogo dove questo potesse avvenire. Nella sua mente già esisteva. Era un sito web diverso dagli altri, schietto, mai sopra le righe, attento ai valori più veri della cultura del vino, che da anni seguiva con grande interesse e condivisione.

L’AcquaBuona insomma … Il nostro pensionato aveva un modo di scrivere un po’ graffiante, ironico, fuori dal coro, da cui traspariva però l’amore per la meravigliosa bevanda spesso maltrattata da chi pensa invece di osannarla. Uno scrittore (che parola grossa …), uno scribacchino (meglio) che poteva essere scomodo e facilmente non capito. L’astrofisico propose qualche suo racconto di “fantavino” (a lui piace chiamarli così) e, come immaginava, gli amici della redazione compresero subito il suo spirito e le sue motivazioni. Prima timidamente e poi sempre con maggiore frenesia la collaborazione partì alla grande.

Oggi il pensionato è profondamente fiero di fare parte del gruppo e cerca di dare il meglio di sé. In L’AcquaBuona si trova a casa. A volte esagera un po’ nelle sue esternazioni, ma con persone intelligenti si fa in fretta a raddrizzare il tiro ed a trovare la soluzione. Ed è anche ultra contento di partecipare alle manifestazioni che periodicamente vengono proposte nella riviera versiliese e non solo. I grandi rossi di Toscana, i bianchi vulcanici del Soave, tanto per citarne qualcuna. E sempre queste occasioni sono spunto per vivere giornate in allegria, degustare prodotti meravigliosi, ma soprattutto per fare nuove amicizie, assaporando la simpatia e la gentilezza dei “vignaioli” e dell’organizzazione. Essere tra amici, prima di tutto. Allo scadere dei dieci anni di esistenza dello splendido sito, non può che fare un augurio veramente astronomico: “cento di questi giorni!!”

L'AcquaBuona

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  1. Sono a Genova, a bere, ovvero a fare il nostro mestiere… Leggo ora questo pezzo per intero e, che dire? Quasi sono commosso… Ci vuole un brindisi, qui non manca la scelta! Auguri!

  2. Auguri cari compagni della rete e del buon bere! E l’augurio di tenere sempre alto l’ottimo lavoro che avete sempre fatto con L’AcquaBuona. Ad maiora! 😉


    Nando

  3. AUGURI!
    Faccio parte della squadra da qualche anno e non mi stanco mai di leggere gli articoli e di proporne di nuovi, magari un po’ strambi e alle volte fuorvianti. Cibo e vino sono sempre un ottimo punto di partenza per racconti onirici e un po’ “sbronzi”…
    E’ questo il momento giusto anche per darvi una nuova dritta su un prossimo “articonto” (come mi piace chiamare i miei articoli), andrò alla scoperta delle “morongos” nella Spagna del Sud…

    AUGURI DI NUOVO A TUTTI!
    Lola

  4. l’auguri per i primi dieci anni ve li faccio anch’io ragazzacci! Sono felice di avervi quasi “scoperto” e fatto conoscere con il mio WineReport e di continuare a trovarvi nel gruppo storico di quelli che hanno fatto la nuova informazione sul vino in Rete in Italia. E che continuano a farla…
    un abbraccio
    Franco Ziliani

  5. Grazie mille Franco… tanta acqua è passata sotto i ponti, e contiami di farne passare molta altra. Un abbraccio anche a te da tutti noi!

  6. Auguri anche da me che vi seguo dal primo anno. Siete cresciuti eppure siete rimasti gli stessi. Ottimo lavoro, instancabile, puntuale e attento. Perche’ mettere dei limiti: solo altri dieci?

  7. Vi seguo credo dall’inizio e giorno dopo giorno mi vado convincendo , e non sono il solo, che se si vuole un giudizio serio e competente non si può prescindere da Voi. Complimenti, continuate così è bello sapere che in questo guazzabuglio generale esistono persone serie come Voi.

  8. Auguri di lunga vita.
    Ricevo molte e-mail, alcune non riesco nemmeno a leggerle per mancanza di tempo, ma la Vostra, magari dopo qualche giorno, ma la leggo sempre con piacere. Scusate, ma incosciamente mi sento quasi come un socio fondatore.
    Complimenti.
    Stefano

  9. Beh, entrati ormai ampiamente nel secondo decennio, ringraziamo i nostri lettori per i commenti e il conseguente incoraggiamento a continuare!

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