La corsa di Valentinia e la storia millenaria di Ca’ del Baio

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Ancora una volta, un’attenta e approfondita ricerca tra gli scaffali di vetuste biblioteche mi ha permesso di risalire alle origini di una delle più prestigiose aziende vitivinicole italiane: Ca’ del Baio di Treiso, nel territorio del barbaresco.

E’ ben nota la leggenda che avvolge l’origine del Monferrato. Durante il 900 dopo Cristo, il conte Aleramo, rimasto orfano dei genitori, si arruolò nell’esercito dell’imperatore Ottone. Invaghitosi della figlia del monarca, Alasia, e temendo le ira del padre di lei, scappò con la giovane cercando di nascondersi. Ma la dedizione al suo signore era tale che non riuscì a frenare il desiderio di tornare a combattere per Ottone. Questi, venuto a conoscenza del fatto, perdonò gli amanti e diede in dono ad Aleramo tutto il territorio del Piemonte che fosse riuscito a cavalcare in tre giorni e tre notti. L’odierno Monferrato appunto.

Ma se questa impresa è ancora avvolta nel mistero, ben diversa e ben più veritiera è la storia che deriva da un’accurata e meticolosa ricerca ottenuta scartabellando tra gli antichi documenti dei comuni del barbaresco (Treiso in particolare) e di Acqui, luogo di origine degli Alerami. Il conte, infatti, non venne alla luce da solo, ma ebbe una sorella gemella, tale Valentinia. In realtà , anche se per pochi minuti, essa era la primogenita. Per limitare una troppo numerosa e fastidiosa dinastia, il malvagio zio Argantone fece rapire la piccola che fu nascosta presso una modesta casa di contadini nei pressi del villaggio di Treiso, in bassa Langa. I nobili genitori, disperati per la scomparsa, morirono presto di dolore ed Aleramo si salvò a stento offrendo i suoi servigi all’imperatore. La famiglia che accolse la delicata Valentinia era quella detta “del Grasso” (nome che faceva riferimento alle enormi e poderose proporzioni del nonno paterno, tale Julius). Persone di umili origini, ma di cuore enorme, si affezionarono alla piccola trattandola come fosse figlia loro. Nel frattempo, Argantone venne smascherato da Ottone e subì una fine tragica ed ingloriosa. Nessuno seppe però più niente della sorella gemella di Aleramo ed essa crebbe nella convinzione di essere figlia naturale di Julius il Giovane e di Lucia Anna.

Lavorò duramente la campagna, imparò ad amare la terra, ma la nobile origine dei veri genitori lasciò un segno indelebile nella sua passione per i cavalli. Si racconta che fin da bambina le sue capacità di cavallerizza ed il suo rapporto speciale con questi animali la rese celebre nel villaggio e non solo. Tuttavia, non era facile per la piccola trovare qualcuno che gli affidasse il proprio destriero e la sua povera famiglia, pur se con grande dispiacere, non poteva permettersi una spesa del genere. Gli anni passarono ed il padre adottivo iniziò a produrre un po’ di vino per cercare di aumentare il misero profitto che derivava dai campi. Ben poco era il terreno disponibile e solo la volontà e la passione dell’uomo, coadiuvato dall’eroica moglie e dalle due figlie naturali (Paula e Francisca), insieme a Valentinia, riuscirono a fare il miracolo ed a produrre un nettare meraviglioso. Questa successo, dovuto solo alla fatica ed alla perseveranza, sollevò invidia e gelosia tra i vicini più facoltosi e la vita della famiglia divenne ancora più dura, fino al tragico fatto del 983, quando la piccola vigna venne distrutta da ignote quanto viscide e malefiche persone. Valentinia ebbe un moto di orgoglio e di rivalsa: senza curarsi delle possibili conseguenze, fece arrivare una supplica all’imperatore, pregandolo di sanare i torti subiti.

Il carattere fiero e risoluto di Valentinia colpì il monarca che le inviò in dono uno splendido cavallo baio della scuderia reale. La giovane volle ringraziare in modo istintivo, semplice e speciale l’imperatore, per avere ricevuto da lui un regalo così agognato ed insperato. Per far ciò salì in groppa allo splendido animale, ancora da domare completamente, e lo lanciò a corsa sfrenata lungo le colline che si spingevano verso Barbaresco. A velocità folle, senza sella e con i capelli al vento, Valentinia guidò con superba maestria il baio lungo dirupi, rocce, foreste.

Tra lo stupore generale percorse chilometri e chilometri in brevissimo tempo. Con precisione matematica, il percorso effettuato rappresentava quasi perfettamente una figura gigantesca dalla forma ad otto (un grande otto, un “ottone“, insomma). Quando l’imperatore Ottone seppe dello strano, ma meraviglioso e spontaneo regalo della giovane, che aveva voluto in tal modo celebrare la grandezza del suo sire, fu colto da commozione e decise di regalare alla famiglia Del Grasso l’intero territorio occupato dall’otto percorso da Valentinia e dal suo baio. Sembra infatti che questo tipo di ricompensa fosse una piccola mania dell’imperatore, che forse aveva già fatto lo stesso con il fratello naturale di Valentinia, Aleramo, come riportato all’inizio dell’articolo.

La superba prova di abilità e di dedizione alla corona, indusse alcuni saggi a fare ricerche ed a scoprire la nobile origine della orgogliosa cavallerizza. Ma essa, pur ringraziando Ottone ed abbracciando con calore il fratello ritrovato, rifiutò categoricamente l’invito di recarsi a vivere nel lusso della corte imperiale e volle rimanere per sempre nella casa dei genitori adottivi che tanto le avevano insegnato dal punto di vista morale e non solo. I Del Grasso divennero vignaioli famosi ed ancora oggi l’azienda portata avanti da Giulio Grasso, dalla moglie Luciana e dalle tre figlie Paola, Francesca e Valentina (anch’essa amante dei cavalli, ovviamente), è tra le più rinomate e celebri del territorio del barbaresco. I loro vini ripropongono ancora lo spirito combattivo, la passione, l’amore per la terra e la dignitosa umiltà degli antichi antenati. Non solo. Il nome stesso ha tramandato per più di un millennio il gesto commovente ed orgoglioso di Valentinia: Ca’ del Baio, la casa del baio.

I Barbaresco, le Barbere, il Moscato e gli altri vini di Giulio Grasso e della sua famiglia sono realmente meravigliosi, così come lo sono il loro carattere semplice, aperto e sincero. E’ un gran piacere bere il loro nettare, ma ancora di più conoscerli ed averli come amici. Se siete da quelle parti non perdetevi un assaggio degli stupefacenti Asili, Marcarini, Pora e Valgrande, ma non perdetevi assolutamente un chiacchierata con loro. Dopo non potrete che tornare a trovarli !!

Azienda Agricola Ca’ del Baio
Via Ferrere, 33
12050 Treiso – CN
Tel. e fax: 0173 638219
Email: cadelbaio@cadelbaio.com

Vincenzo Zappalà

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