Una Borgogna da turista, prima parte

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Prima di accingermi a scrivere questo articolo ho provato a rileggere i pezzi che sono apparsi sul nostro sito negli anni scorsi a firma di vari esperti, primo fra tutti il nostro Fernando Pardini. La sensazione è stata che non sarei mai stato cosi preciso ed non avrei avuto a disposizione tanta materia dato che la mia visita alla Borgogna ha avuto la chiara connotazione della vacanza e non dello studio. Così ho deciso di non avventurarmi se non fugacemente in annotazioni tecnico degustative dei vini che da qui provengono ma di fare un resoconto turistico e paesaggistico di questo pezzo di Francia.

Diciamolo subito, la Borgogna non offre al turista, da Macon a Chablis, scorci mozzafiato e terre favolose come altre zone viticole europee, dalla nostra Valtellina alla Svizzera o alla valle del Reno. Qui il paesaggio è un alternarsi armonico e costante di vigneti, colture di cereali, e boschi o piccole foreste che si susseguono lungo i corsi dei numerosi fiumi e torrenti che in gran parte confluiscono nella Saône la quale, a sua volta, è affluente del Rodano.

La Borgona però è terra dello spirito e la sua grande attrazione per il turista che non voglia solo immergersi in vigneti e cantine sono le grandi abbazie e le imponenti cattedrali che sorgono in citta come in campagna, a testimonianza di un passato di potere e religione. Qui sono i resti dell’Abbazia di Cluny dove nacque una delle due riforme dei benedettini e che all’epoca del suo maggior splendore aveva, tra le chiese della cristianità, una superficie inferiore solo a quella di San Pietro; qui sono le chiese romaniche, i castelli, i fortilizi che danno la sensazione di trovarci quasi rapiti in un tempo diverso e più antico dove potremmo scorgere, tra l’alternarsi delle recinzioni e dei boschetti, qualche cavaliere in armi o qualche pellegrino in cammino.  Sin dall’arrivo quindi, benché l’attrazione prima sia stata enoica, abbiamo stabilito una serie di visite a questi monumenti e a questi luoghi che fanno il tessuto storico e artistico della terra del pinot noir e dello chardonnay.

La prima visita è stata dedicata a Cluny.

Cluny interno del chiostro

La città è attraversata e interconnessa con i resti della poderosa abbazia. In realtà, come si comprede subito sfogliando qualche breve guida della città,  della Abbazie di Cluny si contano tre stadi tanto che si parla di Cluny I, Cluny II e Cluny III per distinguere la costruzione iniziale dalle varie aggiunte e rimaneggiamenti successivi, collegati all’aumentare dell’importanza di questo centro spirituale e politico. La riforma benedettina che qui si proclama ben presto si propaga nella regione prima ed in Europa successivamente, fino a divenire ispiratrice di oltre mille monasteri.

Dipendenti direttamente dal Papa i monaci di Cluny riformano l’ordine benedettino dedicandosi sempre di più alla preghiera e sempre meno alle opere  pratiche alle quali accudiscono i servi. Si ha però una maggiore severità nell’ordine e si fa “pulizia” delle varie usanze che nell’epoca si erano diffuse, come il lassismo nel celibato e la trasmissione ereditaria delle nomine degli abati. La regola è più ferrea e tutti dipendono dall’Abate che sovraintende a tutte le scelte dell’ Abbazia.

Il magazzino

Lo sviluppo è notevole e sotto gli abati Odilone e Ugo di Semur raggiunge il suo maggior splendore. Successivamente, nel secolo XVI, le guerre di religione accellerano il declino dell’abbazia. Richelieu, nominato abate di Cluny, riduce la potenza dell’abbazia che riacquista il suo splendore verso il XVIII secolo. La Rivoluzione Francese, come vedremo per molti altri monumenti, dà il colpo di grazia alla struttura. Sciolti gli ordini monastici, l’abbazia viene venduta e in gran parte smantellata.

Oggi di questa grande struttura, chiamata all’epoca “Maior Ecclesia”, non resta che una torre parte di un’altra e un trasetto, il chiostro e alcune strutture accessorie, come torri della cinta muraria, granaio e magazzino. Ma anche solo queste strutture da sole danno idea della magnificenza che raggiunse la struttura e della potenza politica e religiosa dei suoi abati, chiamati a dirimere importanti questioni politiche e saliti più volte al soglio di Pietro.

in grigio le parti rimaste

Ecco, in questa mappa, come si presentava la città al tempo di Cluny III e quello (in grigio) che rimane adesso. La  vocazione spirituale della zona però non viene  smentita neanche oggi.  A pochi chilometri da Cluny vi è il paese di Taizé sede di una comunità di frati, che cercano l’ecumenismo e il dialogo con i giovani.

Campanili di S. Gengoux l.n.Proseguiamo il notro viaggio verso nord in direzione di  S. Genguoux Le National, sulla via che collega Mancon con Beaune ed è al limite tra le denominazioni del Mâconnais e Côte Chalonnaise.

Città medievale, come recita la pubblicità del paese, ha mantenuto in effetti la struttura datagli dagli abati di Cluny che fondarono la prima chiesa. Il nome originale deriva dal santo patrono Saint Gengoux, indicato dai frati nel 925 per la chiesa.  Successivamente fu aggiunto l’appellativo le Royal perché Luigi IX (San Luigi) fece due volte soggiorno nella città e la confermò sotto la protezione reale.

Lavatoio a S. GengouxDevastata nelle guerre di religione e nella guerra dei 30 anni subì, come tutta la zona, ulteriori violenze durante la rivoluzione francese che in queste zone (fedeli alla monarchia) si manifesto con tutta la sua ferocia, con distruzionie e uccisioni di massa. Anche l’appellativo della città venne cambiato in Le National e, dopo aver oscillato tra Le Royal durante la restaurazione, Le National dopo il ’48 e nuovamente le Royal nel 1852, si stabilizzò al nome attuale nel 1881. Città bella, non molto grande, ha al suo interno resti delle abitazioni mediovali o rinascimentali e la chiesa con il portate parzialemente distrutto dai protestati prima e dai rivoluzionari poi.

Bello il campanile della chiesa collegato a quello dell’orologio dal caratterisrico ponte in legno (peraltro presente in altre città della zona) e il lavatoio storico che è una caratteristica di tutta la Borgogna. Infatti la ricchezza di acque e la vita sopratutto concentrata nelle città ha sviluppato queste strutture caratteristiche presenti come monumenti in moltissimi paesi e borghi, sempre con particolari interessanti.

castello di Sercy

foglie di aligoté

Nel pomeriggio ci prepariamo per l’indomani, ovvero per il momento della prima visita alle località della costa di Beaune e dei territori più noti della Borgogna enologica, non prima però di aver visitato nelle vicinaze di Etivau, dove siamo alloggiati, il Castello di Sercy.  Struttura carica di storia dove un gentile guardiano ci permette una visita in tarda serata di cui è difficile trasmettere il facino. Sembra un po di rivivere l’atmosfera decandente e nostalgica del Capitan Fracassa di Théophile Gautier. La chiesa del castello trasformata in stalla per capre e il lago antistate il castello coperto di ninfee fanno il resto.

osservare le vigne per apprendere dalla terra..

Il mattino seguente partenza per Beaune. Seguendo la vecchia via nazionale si attraversa una cortina di vigne che si adagiano sulle basse colline fino verso la pianura in direziona della Saone. Viene voglia di fermarsi ad osservare le vigne, i terreni, comprendere la composizione dei suoli, saggiare la consistenza dei tralci e delle foglie … in sostanza comprendere questa viticoltura che ha imposto per tanti anni il suo dominio sulle altre regioni viticole in fatto di pinot nero e chardonnay. Nella regione è diffuso anche l’aligoté, derivato da un incrocio tra pinot e gouais blanc. Sicuramente vitigno minore ma che offre una bevibilità sincera che non impegna ma neanche delude.

prodotti al mercato2

Finalmente arriviamo a Beaune città famosa per il suo Hotel Dieu ma ancora di più come capitale dei vini della Borgogna. Noi però resistiamo al fascino dei vini e, dopo la visita al mercato contadino, puntiamo su l’ Hotel per ammirarne la magnificenza della costruzione delle sale e dei famosi tetti policromi. Fondato da Nicolas Rolin, cancelliere del Duca di Borgogna Filippo il Buono, e dalla moglie del cancelliere Guigone de Salins,  è stato ospedale per gli infermi fino al 1971. La struttura, oltre ai bellissimi edifici, possiede anche vigne e cantine (situate nel sottosuolo dell’Hotel). Di tali vini si fa un’asta tutti gli anni nel mese di novembre. La prossima sarà il 15 novembre 2009.

Visitiamo poi, presso il palazzo del Duca, il Museo del vino, con una serie spettacolare di bottiglie e notizie storiche su come il vino in questa zona abbia fatto la storia…

Lamberto Tosi

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