I vini di Moreno Coronica, il ricordo più caro della Croazia

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Appena arrivati, neanche a farlo apposta, ci tuffiamo subito nel mezzo della vendemmia. E’ metà settembre e l’uva è giunta ad una bella maturazione giusta per essere raccolta e così in cantina è un viavai di trattori, ognuno col suo buon carico di cassette di uva raccolta rigorosamente a mano. Rimango un po’ assorto a vedere la macchina diraspatrice finalmente all’opera, uno strumento solitamente incontrato come un oggetto, inerte in un angolo, quasi necessario all’arredamento della cantina. I tini, le botti, persino l’etichettatrice li senti vivi, li vedi pulsare, ma la diraspatrice no: o capiti proprio quando serve o è uno dei tanti oggetti che svolge egregiamente l’unico compito di accumulare polvere.

E’ in questo baillâmes che Moreno Coronica ci riceve, con un occhio attento agli ospiti e l’altro alla lavorazione dell’uva, con la sua bella tuta blu da operaio perché quando c’è da lavorare si lavora, e ci si sporca senza tanti formalismi. A “pelle” si percepisce subito che si tratta di una persona schietta e simpatica, legata al territorio ed alle tradizioni; mi avrebbe lasciato perplesso se, diversamente, si fosse presentato in completo blu.

Malvasia istriana (per oltre il 70% della superficie vitata), terrano, merlot e cabernet sauvignon trovano linfa vitale nel magnifico terreno rosso scuro – sinonimo di mineralità – ricco di argilla e piuttosto profondo, caratteristiche garanti di una certa freschezza. Giusto per “snocciolare” due numeri, le vigne si estendono su 20 ettari di proprietà (più 4 in affitto) con sistema a guyot, densità di 6.000 ceppi per ettaro con una resa differenziata tra bianchi e rossi: dai 70 ai 100 quintali per i bianchi mentre 60/70 quintali per i rossi; produzione di circa 150.000 bottiglie con prezzi alla distribuzione da 5,40 euro a 15,00 esclusa iva.

Accanto all’abitazione – un tipico casolare di campagna – a pochi metri dal mare di Umago, circondata da boschi e vigne trova sede la cantina: una cantina senza grosse pretese, interamente votata alla funzionalità come se ammonisse dal ricercare velleità estetiche tralasciando la cosa più importante, il contenuto – il vino.

Fatto un breve giro nelle varie zone di produzione ci sediamo a tavola nella corte, in compagnia di amici e familiari, per continuare a parlare con cognizione di causa. Un inaspettato gemellaggio italo-croato o, meglio, piacentino-umaghese (a causa di parentele familiari) di salumi e formaggi tipici ci allieta il palato tra una chiacchera e l’altra, tra un bicchiere ed il successivo, fermo restando la protagonista: Malvasia istriana 2008. L’occhio carpisce qualche riflesso verdognolo in un mare giallo paglierino mentre il naso fluttua tra fiori e frutta, più incalzante la seconda, sicuramente a polpa bianca con predominanza di pera per lasciare poi spazio a nouances più esotiche; il floreale, l’acacia soprattutto, contribuisce a rafforzare quella freschezza già presagita. In bocca non tradisce, la lavorazione in acciaio preserva bene le caratteristiche mantenendo una bella corrispondenza naso-bocca mentre una leggerissima carbonazione iniziale (voluta) esalta la beva. Un vino equilibrato e suadente, con una bella sapidità ed un discreto nerbo acido; i 13,5 gradi alcolici sono perfettamente integrati in una pregevole struttura e sul finale sovviene un leggero retrogusto mandorlato a coronazione di una buona persistenza. Un vino eclettico, ottimo da aperitivo come su pesce importante, per non parlare in abbinamento ai formaggi, salumi e olio (anche questo di loro produzione) che ci hanno accompagnato.

Di quando in quando Moreno racconta un po’ della sua storia, della sua visione di vita: narra del vino e della vigna che hanno fatto parte della famiglia sin dai primi del ‘900, che dal 1992 ha iniziato il percorso evolutivo che lo ha portato ai risultati di oggi, che la malvasia è un’uva che richiede attenzioni e per questo ha il nome femminile, che il vero progresso è regredire, tornare a rispettare le regole della natura – come le fasi lunari – e credere in una produzione onesta. Seguendo questa filosofia sono più di 10 anni che concime minerale, diserbanti e sistemici non sono più utilizzati, ottenendo così una produzione, azzarderei dire, quasi biologica, comunque certamente sana.

La visita è proseguita in cantina con una Via Crucis tra i tini per assaggiare quanto a breve sarà imbottigliato. Siamo partiti subito alla grande, con un “finto” bianco, la Gran Malvasia 2007 affinata in barrique (10 mesi), sempre sui lieviti da due anni e con 15,2 gradi alcolici: decisamente potente, ricca dei sentori tipici dei lieviti e del legno oltre a quelli tipici del vitigno; un amalgama che entro Natale smusserà buona parte degli eccessi per regalare un vino veramente importante. Il Merlot 2007 sembra già pronto, bel fruttato, leggera acidità e tannini giusti; un leggero ritorno alcolico non nasconde i suoi 14 gradi e più. Gran Teran 2007, grazie alla profondità ed alla tipologia del terreno, si presenta più grasso e meno acido del solito, note di more, di pepe e di sangue ne fanno un vino carnoso, decisamente interessante nonostante l’affinamento da completare. Stando a quanto dice Moreno questo è il vero terrano a differenza del vitigno usato nella zona di Trieste che deriva strettamente dal refosco. Cabernet Sauvignon 2007, sul tino è abbreviato C.S. e Moreno lo legge “colpo sicuro”: come dargli torto? Bel varietale con giusto mix tra frutta rossa e sentori vegetali, solo alcune fugaci note olivastre disturbano il quadro olfattivo; in bocca è morbido – sebbene abbia più di 14 gradi – e corrispondente, una buona acidità lo rende appetitoso. T+M+CS 2007 non ci vuole molto ingegno nel riconoscere le iniziali dei tre vitigni rossi presenti in azienda, assemblati in parti uguali giacciono da due anni in botte; vino complesso al momento giocato su note molto fruttate – frutta sia rossa che nera – poi carne e sentori biscottati derivati dal legno. Bocca entusiasmante per corpo, masticabile e succoso dimostra un equilibrio inaspettato con tannini fini e gradevole acidità. Lungo.

Pienamente soddisfacenti i campioni di botte, le bottiglie potranno essere solo superiori attestando una cantina dal valore e dal rapporto qualità-prezzo notevole, un punto di riferimento per chi va in vacanza in Croazia.

Moreno Coronica
Koreniki 86
52470 Umag
+385 52730196

p.s. se siete in zona non mancate la sosta alla “Konoba Buscina”, fiore all’occhiello della cucina istriana, sapranno stupirvi con tipici piatti di mare e di terra oltre che per la gentilezza e professionalità.

Konoba Buscina
Buscina 18
52470 Sveta Marija Na Krasu-Dio
+385 52732088

foto: Moreno e il rifrattometro; diraspatrice all’opera; Rex consanguineo del più famoso Rex.

Leonardo Mazzanti

Leonardo Mazzanti (mazzanti@acquabuona.it): viareggino…”di scoglio”, poiché cresciuto a Livorno. Da quando in giovane età gli fecero assaggiare vini qualitativamente interessanti si è fatto prendere da una insanabile/insaziabile voglia di esplorare quanto più possibile del “bevibile enologico”. Questa grande passione è ovviamente sfociata in un diploma di sommelier e nella guida per diversi anni di un Club Go Wine a Livorno. Riposti nel cassetto i sogni di sportivo professionista, continua nella attività agonistica per bilanciare le forti “pressioni” enogastronomiche.

1 COMMENT

  1. Desde este lugar tan lejano en la Republica ARGENTINA me pone muy orgullosa de ver esas postales tan bellas de la bodega y los viñedos de Marino Coronica que esta edificada en una hermosa campiña,lugar en el que antiguamente vivian mis abuelos maternos,mi madre y mis tios ,tube la suerte de conocer ese lugar y comprobar de sus esfuerzos y su trabajo muchas felicitaciones para toda la familia Coronica

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