Quelli che le Guide… e internet

12
11559

VIAREGGIO (LU) – Eccoli, schierati dietro le loro Guide ordinatamente disposte sul tavolo. Chiamati a raccolta qui, all’Hotel Plaza e de Russie di Viareggio da Guido Ricciarelli, fine scrittore di vino (vedi Spirito DiVino) e superbo aggregatore quando si tratta di cose enogastronomiche, ci sono Eleonora Guerini, curatrice assieme a Marco Sabellico e Gianni Fabrizio dei Vini d’Italia del Gambero Rosso, Stefano Ferrari, Slow Food, la cui guida, ma non per molto ancora, è solo quella al vino quotidiano. Poi Mario Busso, a capo assieme a Luigi Cremona de I Vini Buoni d’Italia del Touring Club dedicata alle uve autoctone, e Daniel Thomases, storico curatore assieme a Gigi Brozzoni de I Vini di Veronelli. Mancano solo quelli de L’espresso, ma per il resto il panorama è al completo. E sono qui per discutere status e prospettive delle pubblicazioni che ogni anno ragguagliano i loro lettori sulla qualità dei vini immessi sul mercato, quando ormai sono tutte sugli scaffali delle librerie. Con un interlocutore non ufficiale ma presente: internet con i suoi contenuti che si vanno affiancando a quelli della carta stampata, perché citati e ripresi, e perché compaiono sempre più spesso prima degli altri anche se forse proprio per questo vanno vagliati con attenzione perché se il supporto è veloce e flessibile la tentazione della approssimazione, per non dire di peggio, è forte.

Eleonora Guerini appare subito molto diretta e franca nella comunicazione (“comunicazione femminile”?) quando racconta dello sgomento alla telefonata di Cernilli che la informava del divorzio voluto da Slow Food e la redarguiva per i suoi timori di non farcela, quando si pone con angoscia l’annoso problema degli assaggi in momenti sbagliati per i vini, o quando tiene botta gagliarda alla critiche di un Piero Palmucci alias Poggio di Sotto, eccelso produttore di Montalcino (“i critici devono ascoltare di più i produttori”, “ma i produttori devono rispettare di più i critici”). Ma tutto è bene quel che finisce bene: la “nuova” guida del Gambero Rosso è meno ingessata e ha beneficiato dell’ingresso di nuove leve che sanno anche scrivere piacevolmente.

Ferrari ammette che era la base del movimento braidese che da tempo chiedeva la separazione dagli storici collaboratori romani per evidenti differenze di visioni e filosofie, e regala qualche indiscrezione sulla nuova guida Slow Food, che, grazie alla capillare organizzazione sul territorio che va dai soci ai fiduciari, ascolterà i produttori e non solo i loro vini, e sarà quindi basata non sul semplice assaggio dei campioni, ma sulle visite sistematiche alle aziende.

Mario Busso rileva come la Guida Vini Buoni d’Italia si sia inserita in un doppio snodo nella nostra cultura vitivinicola: il nuovo interesse per le uve autoctone e un maggiore apprezzamento nei vini della eleganza e della bevibilità piuttosto che della potenza e della “materia”.

Fin qui, tanto fair play. Quando poi si passa a parlare di internet, apriti cielo. Ad Eleonora Guerini vengono in mente immediatamente i forum, rissosi e senza senso nei quali spesso si gioca “a chi ce l’ha più lungo” (e tutti i torti non le si possono dare, a dire il vero), e dove lei non si sogna neanche di intervenire, e anzi rimprovera il grande capo Daniele Cernilli che invece ama farlo. Aggiunge però, per completezza, che “i blog sono un’altra cosa”.

Mario Busso non ha tempo di andare in rete, e non si ha motivo di non credergli, anche perché guardandolo ci si fa l’idea, magari erronea, di un distinto signore che intinge la  stilografica d’oro nel vasetto d’inchiostro mentre si chiede cosa diavolo stiano facendo tutti quelli che scrivono su una tastiera e guardano uno schermo luminoso.

Ma è Thomases, poi, che ci mette il carico da novanta: potrebbe parlare della sua guida, del fatto che è l’unica sopravvissuta di una gloriosa casa editrice che porta il nome di un certo Veronelli, e di questo si potrebbe andare anche orgogliosi. Ma niente. Dice di non voler polemizzare con gli assenti (che sono poi Andrea Gori, sommelier e blogger per antonomasia su Vino da Burde, che ha aperto il dibattito ma poi è dovuto andare a lavorare) però lo fa. E si chiede: ma chi questi “blogger” che scrivono di vino su internet, che titolo hanno per farlo? “Io mi occupo professionalmente di vino dal 1987 e lo faccio a tempo pieno tutto l’anno.”

Ci si potrebbe chiedere che titoli avesse Thomases nel 1987 per scrivere di vino, o che titoli hanno la miriade di collaboratori “part time” delle guide, ma lasciamo andare. Insomma, chi non è “qualificato” non solo non deve ergersi a giudice, stilare improbabili classifiche (e su questo ci si può tranquillamente stare), ma non si deve azzardare a descrivere neanche l’ombra di un vino o roba simile, dire magari se gli è piaciuto o meno e farlo sapere in giro.

I produttori presenti, non intervengono sull’argomento, ad eccezione di Federico Curtaz, agronomo ed enologo di indiscutibile intelligenza, che rinuncia ad ogni diplomazia e si rivolge ai relatori con un ammiccante sorriso: “questi blogger sono i vostri figli indesiderati. Sono l’effetto dello scoppio del preservativo!” E giù risate soddisfatte, e giù applausi.

Ma insomma, c’è da chiedersi, cosa ha fatto di male internet, o meglio l’informazione via internet, per avere dei feedback così ostili? Si potrebbe liquidare la questione con una inadeguatezza cultural-anagrafica di chi esprime certi giudizi, di chi vuole esorcizzare qualcosa che non capisce, con cui non ha, o non ha più l’elasticità mentale di interfacciarsi, che vede nebuloso e oscuro, e quindi pericoloso? Si potrebbe fare così e lasciarli indietro con le loro stilografiche in mano.

Potrebbe essere che i produttori (così come altre categorie di “giudicati” o recensiti, non solo nel settore enogastronomia), spesso innervositi o infastiditi dai pareri stampati sulla carta, vedono aprirsi un altro fronte di discussione, per di più diffuso e impalpabile.

Urgono sicuramente ulteriori spunti di riflessione, nei quali trovare magari qualche colpa dall’altra parte visto che ci sarà di sicuro, in un avvitamento autoreferenziale, nella quantità di soggetti che appena mettono le mani su una tastiera si convertono subito in mâitre-à-penser, che si sentono immediatamente depositari di ogni verità ed in grado di dare lezioni, per non parlare di casi di vera e propria mitomania che si affacciano in post e commenti, ego ipertrofici i cui unici piaceri sono il sentirsi offesi da qualsiasi obiezione e scatenare risse furibonde su temi assolutamente marginali.

Tenendo anche conto che non sarebbe così difficile il far parlare semplicemente le cose, il dare voce a chi non l’avrà o l’avrà in ritardo sugli altri più classici supporti. Forse sarebbe semplice, o forse non lo è così tanto, ma vale la pena di provarci. Si dimostrerà forse che i supporti sono solo un dettaglio rispetto alle idee e ai contenuti, e magari potranno anche integrarsi secondo le proprie vocazioni realizzando un “ordine superiore”.

E di quelli con la stilografica in mano, o di quelli che si sentono gli unici titolati, rimarrà poca memoria.

Nelle immagini: Guido Ricciarelli con il rappresentante dell’Hotel Plaza e de Russie di Viareggio, Eleonora Guerini e Maurizio Ferrari, Daniel Thomases e Mario Busso, Eleonora Guerini, il produttore Costantino Charrère, alcuni fra i vini in degustazione dopo il dibattito

Riccardo Farchioni

12 COMMENTS

  1. Grazie per questo puntuale resoconto Riccardo, che ci fa capire come certi personaggi non sappiano cogliere i segni dei tempi, capire che il loro modo di raccontare il vino, nelle guide, é ormai superato e che forse per alcuni di loro sarebbe ora di andare in pensione, di occuparsi dei nipotini, se ne hanno, o portare a spasso il cane. La presunzione di taluni personaggi, che non capiscono la “rivoluzione” di Internet, che continuano a snobbare siti, blog e forum e che si arrogano il diritto (emanato da loro) di essere i soli a poter scrivere di vino, é ridicola

  2. Sono d’accordo con Franco Ziliani, c’è molta gente che si è chiusa in una totte d’avorio e continua a snobbare Internet, non sono tra questi, anche se vado per le 59 primavere (ad aprile) e non potrò portare a spasso i nipotini, non solo perchè non ho figli ma soprattutto perchè dovrò perforza lavorare fino a 65 anni, sempre che ci arrivi…..Ho creduto subito in Internet fin dagli esordi, quando ovviamente i miei articoli e schede comparivano su periodici cartacei piemontesi e non e su guide e libri vari. Come tutti i media Internet ha pregi e difetti, troppo lunghi da analizzare in questa sede, fatto è che è sempre più seguito, mentre di guide cartacee in giro ne vedo sempre meno…anche perchè costano quasi tutte care ed in tempi di recessione…..magari mi sbaglio…ma vorrei capire quante copie effettive vende ciascuno di questi “tomi” , che sono stati per anni, anche se in pochi li leggevano davvero, una sorta di status symbol…per cui molti si sentivano “in” solo se giravano per le manifestazioni, dalla Sagra della frittella al Vinitaly con la guida in mano…….
    Concludo ricordando che se è vero che se su Internet capita spesso di leggere dei giudizi sui vini del tutto opinabili e non raramente ridicoli, lo stesso si è sempre registrato nelle guide carataceee…per cui….Buon Natale

  3. Ritengo che qualsiasi mezzo di comunicazione sia utile per diffondere informazioni, ognuno sceglierà di documentarsi da quelli che più gli apportino conoscenza secondo le sue sensibiltà.
    Espresso questo pensiero, vorrei leggere le vostre sensazioni su un punto che mi fa riflettere da tempo:
    ogni settore esprime innumerevoli storie e casi di prodotti e servizi di qualità, che siano produzioni alimentari o servizi all’ospitalità solo per rimanere ad ambiti a noi vicini.
    Non sarebbe auspicabile scrivere e leggere (che sia etere o carta stampata) di più di queste storie di successo, e di meno di prodotti e servizi che non ci sono piaciuti? In atri termini, non sarebbe più gratificante per gli scrittori ed i lettori contribuire alla costruzione di reputazione nei casi (milioni di esempi) di gente che lavora duro per offrire qualità, qualunque prodotto o servizio offra, e tralasciare di smantellare reputazione di chi ha scelto strade di compromessi?
    A maggior chiarimento, leggo con interesse notizie su fatti accertati, come frodi et similia, ma leggo con molto meno interesse giudizi personali su vini (o camere d’albergo o piatti di pasta,…) espressi nelle maniere che il Signor Salvi sintetizza lucidamente a chiusura del suo pensiero. Roberto Crocenzi

  4. C’è un piccolo particolare di cui nessuno ha parlato, e che è quello che fa la vera differenza, al di là della qualità dei contenuti: le informazioni su internet, almeno per ora, sono accessibili a tutti gratuitamente, le guide, i giornali e quant’altro di stampato no. Inoltre la gente comune non è fatta di sommelier e giornalisti, di intellettuali o simili, ma di persone che vogliono sapre quale vino buono, a poco prezzo e dove. Le guide finiscono nelle reception delle aziende, nei ristoranti, nelle enoteche e molte meno di quanto si pensi nelle mani di un qualsiasi cittadino che quando fa la spesa vorrebbe prendere anche una bottiglia.
    La qualità? Qui si apre una voragine, perché le porcherie ci sono anche sulla carta stampata, gli articoli su commissione, i copia e incolla ecc. ecc.
    Ma è ovvio che chi fa le guide deve tirare acqua al proprio mulino, deve garantirsi che ci sia ancora qualcuno disposto a spendere per fare pubblicità sulle loro pagine. Internet è un concorrente sleale, almeno per ora…

  5. @Roberto,
    dici molto bene. Non so se ciò che dici sia problema solo italico o generalizzato. Tuttavia, non solo per il vino, l’olio, la ristorazione, ecc. avviene questo. Abbiamo mai visto il titolo di un giornale in prima pagina dire: “il signor Rossi sta bene, è contento e così pure la sua famiglia”. No, questo non fa notizia. Allo spettatore o lettore moderno viene dato solo lo scandalo, il crimine, la macchia di sangue, il pianto a dirotto, il ristorante che ha servito carne di cane, il vino taroccato, l’olio fatto con le mele marce, e via dicendo. Ad esempio, si punisca pure per vie legali chi ha truffato, ma non ha ucciso nessuno. Però non gli si dia tutta quell’ilportanza da passare solo il tempo a scriverne contro. Basterebbe non comprare più certi vini, pensare ad altro, non inserirli più nelle guide, non recensirli, non consigliarli a nessuno. Indifferenza o al più un po’ di sana e -dimenticata- ironia, come cerco di fare io nel mio piccolo. Spesso ci si prende troppo sul serio e si vuole solo dimostrare di poter piegare gli altri ed insegnare a tutti senza mai voler imparare…. Guide, santoni, espertoni, crimini ingigantiti, segreti inconfessabili sono figli di questo tempo…. Speriamo che cambi qualcosa, anzi quasi tutto…

  6. Con questo resoconto mi sembra di essere ripiombato a più di dieci anni fa. Lavoravo in una grande azienda italiana inglobata in una multinazionale e dovevo lavorare alla creazione del loro primo sito aziendale. I colleghi, alla macchinetta del caffè, quando li incrociavo e mi chiedevano di cosa mi occupassi mi guardavano con ironia, senso di superiorità ed infine pena. Per lloro non lavoravo: giocavo. Il che era anche vero, nel senso che mi divertivo. Ecco, si avverte in quelle parole un tono di pesantezza, chiusura, paura, ma soprattutto totale ignoranza del mezzo, quasi orgogliosamente sfoggiata, che mette i brividi.

  7. Si confonde il significato con il significante. I “mister so tutto io” e le persone poco educate sono sempre esistite, su Internet hanno maggior facilità di sfogarsi perché manca il contatto diretto con l’interlocutore. Ma ridurre esclusivamente a questi soggetti il fermento della rete mi pare semplicisticamente riduttivo: sul web si può imparare molto, come tutte le volte che ci si confronta. E se qualcuno non è capace di sostenere un confronto urbano, basta evitarlo, come si farebbe dal vivo.
    Riguardo all’esperienza che legittima a discettare di vino, basta ricordare che il vino regala una grande lezione di umiltà, perché è un mondo talmente sfaccettato e complesso (e splendido) che mai si potrà sperare di padroneggiarlo completamente. Per un verso, si può solo servirlo, ed è la passione che lo consente. Il resto è baccano, fatta salva la capacità di discutere civilmente.
    Con tutto il rispetto per le idee dei presenti alla discussione, che non condivido completamente.

  8. non si può commentare pubblicamente una guida cartacea. il gran problema è questo, a mia opinione; si ritrovano gli editori con i produttori, ed è normale che sia tutto uno sbaciucchiamento (tranne che se qualcuno prova a stroncare un vino famoso), visto che si reggono bordone l’un l’altro.
    il numero di guide vendute non fa nemmeno più testo, visto quante ne vengono regalate ai vari eventi o quante ne vengono acquistate solo per essere regalate o esposte in qualche locale.
    ma le vendite minute, alle persone che poi vanno a comprare il vino magari al supermercato o nella prima enoteca che capita, quante sono?

  9. @Rolando,
    i miei complimenti per il tuo sito. vedo che anche tu fai un po’ di eno-g-astronomia! L’analemma solare è sempre una bellissima immagine!

  10. Buongiorno a tutti,

    vorrei dire la mia sull’argomento blog/vino. A mio parere, il grosso limite delle guide è sempre stato di essere in qualche modo “orientate”, c’è quella che spinge per i vini moderni, quella che considera solo i vini “frutto”, quella pro tradizionali e via dicendo.
    Il blog è un mezzo che permette finalmente a tutti di esprimere il proprio giudizio, finalmente il giudizio di chi i vini li compra (e paga) libero da ogni debito di riconoscenza verso chicchessia. Salvo poi ergersi a depositario della verità assoluta come fa qualcuno sputando su chiunque non la pensi come lui, ma ci sta anche questo, l’importante è valutare i giudizi di tutti e confrontare le proprie opinioni con quelle degli altri enoappassionati. In fondo non è quello che facciamo di solito quando ci troviamo a cena tra amici!

  11. @Antonio,
    condivido pienamente il tuo commento. Che bello poter ancora formulare ipotesi con la propria testa, confrontare, prendere decisioni personali e non seguire solo e soltanto quello che ci impongono dal di fuori…. Purtroppo è sempre più difficile e le guide o i soloni del vino sono solo una piccolissima punta dell’iceberg.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here