I bimbi devono giocare (anche nel Chianti…)

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I bambini sono spesso gli attori principali degli intermezzi pubblicitari e delle storie televisive. I volti  sorridenti o tristi dei cuccioli sono l’ideale per strappare commozione e tenerezza… e le lacrime scendono a fiumi. Ma tutti i bimbi sono trattati allo stesso modo? Il vino ci dimostra che non è vero. Non fatevi comunque influenzare dalle apparenze di questo sfogo: una morale in fondo c’è…

Devo purtroppo ammetterlo… Nessuno ha ancora capito un accidenti del vino! Mi spiace cari amici sommelier, giornalisti, degustatori, appassionati, medici, legislatori e via dicendo. Voi parlate, parlate, ma non riuscite minimamente a entrare nel mondo dell’antichissima bevanda. Vi fermate purtroppo solo all’apparenza, ai profumi, alle sensazioni, alle ripercussioni che il vino può avere sulle reazioni dell’uomo. Dov’è finita l’allegria, la spensieratezza, il divertimento? Siete passati all’analisi chimica in diretta dei duecento milioni di profumi che qualche Mago Merlino è riuscito a infilare all’interno della bevanda per antonomasia. La analizzate con il naso, la sballottate nel palato, la sputate nei tristi e neri contenitori. Nel frattempo il vino lo scrivete, lo parlate, lo sezionate, lo associate a uno spoglio numero che nel migliore dei casi si avvicinava a cento, come nelle lauree. Lo trattate come uno scolaro, sempre in ansia di prendere un’insufficienza. Non lo capite, lo condannate o esaltate soltanto. Poi riassumete tutto nelle pagelle di fine anno, che spesso sono in completo disaccordo tra loro.

Come se non bastasse, lo considerate anche lo spietato assassino delle strade. E’ lui che spinge sul pedale quando si superano i 180 km/h; è lui che fa scivolare in gola quelle pasticche o che costringe a sniffare quella polvere altrimenti innocente; è lui che mette e toglie i cartelli stradali e non li fa vedere all’ignaro conducente; è lui che rende tutti simili a spietati vendicatori della notte. La legge è intervenuta con apparente saggezza, ma ancora una volta senza comprendere con chi aveva a che fare. Guardato con occhi maligni dai benpensanti, esso getta ombre d’infamia anche su chi gli è vicino.

Ma non è finita lì… Ecco gli scandali! Vini tagliati, non conformi alle leggi, mixer di vitigni provenienti da ogni parte d’Italia e non solo. Mostruosi accoppiamenti tra nobili e mendicanti. Quasi, quasi che il vino fosse anche peggio della terribile anidride carbonica…

Poco importa se a volte ciò è causato da qualche subdolo batterio o virus che è stato trasmesso alle piante, come ho già ampiamente dimostrato riguardo al Brunello proprio su queste pagine. E dire che vi avevo anche avvisato: “Tra non molto colpirà da un’altra parte”. La medicina è sembrata correre in aiuto del malato, ma poi è stata distolta dall’avvento della terribile influenza A e i rimedi per il Brunello sono stati dimenticati. Non mi stupisco allora che adesso sia toccato al Chianti e nemmeno che tra poco si allarghi a macchia d’olio, anzi … di vino! Eppure la soluzione per questi scandalosi comportamenti dei vari vitigni è così ovvia e naturale. Basterebbe fare mente locale e mettere insieme, con umiltà e riflessione, le varie tessere del puzzle.

Speravo sinceramente che i tanti esperti ci arrivassero da soli e che mi aiutassero in quest’opera meritoria. Niente, silenzio completo o, ancor peggio, accuse e discussioni a non finire. E il vino lasciato solo, senza alcun avvocato che sappia comprenderlo e difenderlo. Pazienza, mi toccherà ancora una volta uscire allo scoperto e combattere come un novello Don Chisciotte, tentando di fare chiarezza. Mi sento sempre più un vero missionario etilico!

Il vino è in realtà un bimbo che nasce ingenuo e impreparato di fronte alla complessità del mondo. Ogni anno, in autunno, arrivano le nuove nascite. Per comprendere i suoi attuali gravissimi problemi, torniamo allora indietro nel tempo, ai secoli in cui il vino era bevanda divina, regalo autentico della natura. Tutto era perfetto nelle foreste dell’antica Grecia. Il bimbo cresceva tra altri bimbi, si divertiva, giocava, faceva qualche pazzia com’era ovvio che avvenisse tra cuccioli. Ma faceva divertire, recava gioia anche agli adulti, che lo guardavano e lo degustavano con amore, tenerezza e comprensione. Ai bimbi si perdona tutto, basta capirli e stargli vicino.

Col passare dei secoli si è cominciato a pretendere sempre più da lui. Il progresso non si può fermare. Intanto doveva andare a scuola, anche se a volte troppo presto. Stop ai giochi infantili, alle fantasie, ai sogni. I “grandi” vivevano solo in attesa delle pagelle di fine anno scolastico: “Sarà promosso, rimandato o addirittura bocciato?” E il bimbo intanto soffriva, in silenzio. Dovendo studiare e prendere voti sempre più belli, non aveva più tempo per divertirsi e fare divertire. Tutti i vini, dai più poveri ai più ricchi, rischiavano gravi delusioni ed erano perciò costretti ad andare a ripetizione. Nessun problema. C’erano centinaia di esperti che sapevano cosa fare e come fare per metterli in riga. Quando non bastava, di corsa dagli psicologi che li analizzavano, li giravano al contrario, li leggevano nell’intimo. Purtroppo, spesso e volentieri, li caricavano di problemi che loro non avevano. Gli trovavano puzze, profumi, similitudini paranoiche che li avrebbero fatti ridere se non gli fossero stati imposti da seri e compunti professionisti, spesso in divisa come sotto le armi. Moltissimi vennero anche messi nei collegi, infilati in quelle piccole botti straniere che li avrebbero resi tutti uguali e sicuramente più remissivi e ubbidienti.

A questo punto il nostro bambino non solo aveva perso la voglia di giocare, ma cominciava a non capire più niente di se stesso: chi era e a che cosa serviva? Ed ecco che i medici e la legge diedero una riposta univoca che calò su di lui come la lama di una ghigliottina! Non era solo un bambino, un po’ discolo e magari ancora incapace di vivere da solo, pieno di problemi esistenziali. No, era anche cattivo, maligno, subdolo. Probabilmente una creatura del diavolo che cercava di infiltrarsi tra l’innocente gente comune. Nascondeva dietro il suo sorriso (o magari era un ghigno?) la voglia di distruggere, di uccidere, di portare odio e violenza. Ed aveva scelto il grigio asfalto delle strade per compiere i suoi misfatti. Un malefico Pinocchio redivivo, senza riconoscenza per chi lo aveva aiutato a crescere troppo in fretta.

Inutilmente qualcuno, come il sottoscritto, aveva capito e gridato che un bambino così tartassato, violentato, parlato, giudicato, accusato e sempre meno compreso e coccolato, si sarebbe terribilmente debilitato e sfiancato. Avendo tragicamente abbassato le proprie difese immunitarie, era stato facile preda del virus modificato dell’aviaria. Povero Brunello, solo contro tutto e tutti. Eppure sarebbe bastato parlargli insieme con tenerezza, capire il suo problema più profondo, che era poi lo stesso di tutti i suoi fratelli. E invece no! Era stato lasciato solo con le sue colpe e le sue pagelle.

Perché stupirsi allora che dopo poco anche il suo amico Chianti venisse colpito da un male ancora più sottile, ma più che prevedibile? I secoli erano passati, troppo maestri avevano plasmato, cambiato, punito e accusato il povero bambino. Nessuno pensava che ogni anno lui nasceva senza esperienza ed era soltanto un’innocente creatura, un cucciolo che apriva gli occhi a un mondo sempre più complicato e indifferente verso i deboli. Nessuno pensava ai suoi bisogni più semplici e naturali. Nessuno ricordava più che i bambini devono soprattutto giocare spensieratamente e senza imposizioni. Nessuno si rammentava dei tempi in cui scorreva a fiumi nelle taverne romane e della gioia che portava anche se mischiato con resine, miele e mille altri compagni di gioco.

Ecco il vero problema, cari amici che volete continuare a tenere gli occhi chiusi. Il vino è un bimbo e come tutti i bimbi, prima di imparare, di andare a scuola, di mettersi in divisa, di aspettare le pagelle, di essere considerato un assassino, magari prezzolato, ha bisogno di giocare, di avere compagnia, di divertirsi e di divertire. Ha bisogno di stare con gli altri bambini, senza pensieri e costrizioni. Il Chianti ce l’ha dimostrato!

Gli si vietava il permesso di giocare? Ci avrebbe pensato da solo! Ed ecco che, in segreto, ma non poi tanto dato che i bambini sono troppo innocenti per mantenere i segreti, ha chiamato accanto a sé altri bimbi, tristi come lui. Magari più poveri, meno seguiti a scuola e meno abituati agli “strizzacervelli”, ma anch’essi con l’irrefrenabile voglia di tornare a giocare. Il sangiovese decise così di riunirsi in amicizia con compagni anche lontani, di altre regioni, dai nomi diversi.

E voi li chiamate tagli illegali? Ignobili manovre truffaldine. No, cari amici. Ogni bimbo ha bisogno dei suoi simili, soprattutto se i grandi non lo comprendono e non lo aiutano. Tutto tornerà come una volta, solo se si smetterà di mandare i cuccioli subito nelle più rigide scuole, di descriverli solo con fredde e altalenanti pagelle, di sezionarli e ridurli a elenchi di strambi e assurdi prodotti chimici, animali e vegetali, di accusarli, perché indifesi, di mille misfatti e tragedie.

Almeno voi, produttori, date il buon esempio. Lasciate perdere il rumore che viene da fuori, le lezioni, i giudizi affrettati. Seguite i vostri cuccioli con amore e tenerezza e ribellatevi alle leggi che li accusano ingiustamente. Fateli divertire e vedrete che essi non avranno più bisogno di vaccinarsi o di cercare amici lontani. Insomma siate dei buoni e amorevoli genitori!

Sarà molto più facile scoprire quelli che fanno solo finta di esserlo!

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