Quote latte, ancora no al decreto rimanda-multe

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Ancora sulla vicenda multe-quote latte, seguita soprattutto dal Corriere, e nella quale la Lega appare isolata nel difendere gli “splafonatori”. Ieri intervista al ministro Ronchi ed oggi a Viviana Beccalossi, deputata Pdl in commissione Agricoltura: il decreto rimanda-multe non sarà nella finanziaria, perché Galan si dimetterebbe e avremmo l’UE contro. Parole dure per Renzo Bossi, un ragazzino che straparla. (12.7.10)

L'AcquaBuona

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  1. Multe quote latte, indagine Ue sull’Italia
    Pubblicato 26 febbraio 2012 da PD
    La Commissione Europea ha fatto sapere all’Italia di avere aperto una procedura «di indagine formale» sul decreto emanato lo scorso febbraio dal governo Berlusconi con il quale era stata concessa una proroga di altri sei mesi agli allevatori che dovevano pagare le multe per lo sforamento delle quote latte. Un decreto fortemente voluto dalla Lega Nord, ma per il quale adesso l’Italia intera rischia di pagare un prezzo assai salato. Qualcuno evidentemente sapeva che il provvedimento del governo dell’Unione Europea era nell’aria, e fra questi c’era anche Umberto Bossi il quale proprio due giorni fa aveva incontrato il premier Mario Monti con la dichiarata intenzione di esporgli i problemi delle multe sulle quote latte. Cosa si siano detti il capo della Lega e il capo dell’Esecutivo non si sa, ma si sa per certo che adesso il nostro Paese deve fare i conti con una procedura che rischia di costarci ulteriori soldi che andranno ad aggiungersi alla spaventosa cifra (che va da 1,7 miliardi a oltre 4 miliardi di euro, dipende dalle stime) che tutta la vicenda delle quote latte ha già sottratto alle casse dell’Italia.

    Quote latte, Zaia, El Trota, Carroccio sprecone
    Scuole di dialetto. Arredi d’oro. Ricchi corredi per le ronde. Fumetti storici pieni di errori. Così la Lega usa i fondi pubblici.
    LUCA ZAIA DICHIARA CHE LA SUA CAMPAGNA ELETTORALE A GOVERNATORE DEL VENETO GLI E’ COSTATA ZERO LIRE ? PERO’ L’HA PAGATA IL MINISTERO. SI DICE CHE L’HANNO PAGATA GLI IMPRENDITORI, DELLE QUOTE LATTE E DEL VINO, CON OBOLI MILIONARI, IN NERO E SEGRETI ? UN REGALO PER ESSERE STATI AITATI DA ZAIA, RENZO BOSSI E LA LEGA A NON PAGARE LE MUTE DÌ CENTINAIA E CENTINAIA DÌ MILIONI DÌ EURO. AGLI STESSI MILIONI DÌ ETTOLITRI DÌ LATTE, CHE GIRAVANO DA AZIENDA AD AZIENDA, VENIVA PAGATA LA QUOTA LATTE. BISOGNEREBBE VERIFICARE I BILANCI DELEL GRANDI AZIENTE CASEARIE E VINICOLE, QUANTO E’ COSTATA LA CAMPAGNA ELETTORELE ZAIA, DA CJI E’ STATA PAGATA, QUAL’ERA IL PATRIMONIO DÌ ZAIA PRINM,A DÌ ESSERE MINISTRO DELL’AGRICOLTURA E DÌ OGGI, QUANTI MILIARDI DÌ EURO SONO ANDATI ALLE AZIENDE VENETE E EMILIANE DÌ CONTRIBUTI AGEA PER QUOTE LATTE E PRODUZZONI VINICOLE. IL CORPO FORESTALE DELLO STATO, CHE CONTROLLA QUOTE LATTE, CONTRIBUTI AZIENDE VITIVINICOLE, PAGAMENTI CONTRIBUTI AGEA, FINO A CHE PUNTO C’ENTRA ?

    Luca Zaia Renzo Bossi “El Trota”
    … C’è di tutto nelle pieghe dei bilanci targati Lega Nord, come migliaia di penne biro che schizzano liquido al peperoncino. E il colpo di grazia lo danno quasi sempre i capitoli caldi del gergo padano: cultura, prodotti locali e sicurezza. Che non scatenano solo le polemiche, come nel caso dell’Inno di Mameli sostituito in Veneto con il Va’ Pensiero. Ma soprattutto esborsi di soldi. Sempre pubblici. Gli scolari lombardi forse non sanno che il fumetto camuffato da libro di storia che si sono visti distribuire qualche tempo fa è costato alla Regione 105 mila euro per 10 mila copie. Un bell’elenco di refusi storici, forse non voluti, ma pagati a caro prezzo: le incisioni rupestri dei Camuni datate 3000 dopo Cristo, un passaggio che sembra attribuire la strage di piazza Fontana ai sessantottini, i galli che cantano “we are the padan cocks” e Garibaldi che scompare dalla storia dell’Unità d’Italia.
    A Trieste c’erano arrivati per primi con una legge ad hoc sulle origini celtiche del popolo friulano, costata 6 miliardi di vecchie lire e documentari etnici da 200 mila euro a botta. Senza contare lo studio della lingua locale nelle scuole, costato finora oltre 35 milioni anche grazie ai baracconi come l’Arlef, l’Agenzia regionale che lo gestisce, dove fra presidente e cda le poltrone sono cinque volte i dipendenti, per un costo mensile di quasi 100 mila euro.
    In Veneto le polemiche sono esplose lo scorso marzo in piena campagna elettorale. Nemmeno l’ex ministro leghista Luca Zaia, eletto governatore a furor di popolo, lesinava in quanto a spesa pubblica proprio nei giorni in cui il Senatùr tuonava da Gemonio ordinando ai suoi di “portare le forbici in Regione per tagliare gli sprechi”.
    Chi ha sfogliato la rivista “Il Welfare”, stampata da Buonitalia spa (società partecipata dal ministero delle Politiche agricole) e costata alle casse pubbliche 5 milioni di euro, avrà di certo apprezzato il book fotografico del nuovo Doge, distribuito a migliaia di famiglie venete. Ritraeva Zaia in differenti mise: dal gessato allo sportivo, fra bottiglie di vino, formaggi e salumi. Se poi qualcuno non l’avesse ricevuto, bastava dare un’occhiata al portale del ministero. Fino alla notte del 18 marzo, denuncia un esposto alla Procura di Padova, vi comparivano i manifesti elettorali del ministro. Cliccandoci sopra, poi, l’utente-navigatore veniva collegato al sito della campagna elettorale sotto lo slogan “Prima il Veneto”. Sempre al ministero, gli statali in orario di lavoro garantivano la visione in rete di spot elettorali, messaggi politici, materiali personali del candidato leghista. Caricati dall’utente “Mipaaf”, che altro non è che la sigla del dicastero romano.
    C’è pure un taglio del nastro che ha scatenato la bufera. Quello, sempre voluto dalla Lega, del faraonico palazzo della Provincia di Treviso all’ex manicomio di Sant’Artemio. Un appalto che doveva costare 35 milioni di euro, ma che è lievitato fino a 80 milioni. E se qualcuno ripete che sono aumenti fisiologici, lo scontrino degli arredi parla chiaro: 12.840 euro sonanti per un solo tavolo e 531.426 euro per le sedie. Al punto che l’Italia dei Valori proclamò il “No spreco day”, ricordando i tanti, si fa per dire piccoli, sperperi leghisti: la grigliata da 70 mila euro per lanciare le vacche venete o i tour promozionali dei prodotti Doc con sponsorizzazioni milionarie.
    Fino agli incarichi ai parenti: promozioni e aumenti di stipendio per mogli, fratelli e amici. Tutto targato Carroccio. Stefania Villanova, la consorte del sindaco di Verona Flavio Tosi fu nominata a capo della segreteria dell’assessorato alla sanità della Regione senza concorso, ma a stipendio triplo. Oppure il caso dei fratelli Conte, che realizzarono con le congratulazioni pubbliche del sindaco di Tombolo un polo scolastico a ridosso delle regionali, affidando la progettazione in via fiduciaria all’architetto Tiziano, appunto Conte, fratello del consigliere Maurizio, anche lui Conte. Un lavoretto coi fiocchi per i tagliatori di nastri, meno per la pioggia che allagò dopo pochi mesi il piano superiore.
    Se il buongiorno si vede dal mattino, presto anche il Piemonte, da poco passato alla Lega, potrebbe adeguarsi ai ritmi delle altre regioni padane.
    Il neogovernatore Roberto Cota, che teme per l’esito del ricorso al Tar presentato da Mercedes Bresso, ha subito preso carta e penna e chiesto al Parlamento di concedergli più tempo per optare fra la poltrona piemontese e lo scranno romano. Un doppio incarico, che significa anche doppio stipendio. Ma non è un record. Di multi-poltrone la Lega è golosa. L’avvocato Paolo Marchioni, vicino al ministro Roberto Calderoli, è cristianamente trino: vicepresidente della Provincia del Verbano, assessore al bilancio, membro del cda dell’Eni alla modica cifra di 135 mila euro l’anno. Oppure Leonardo Ambrogio Carioni, sindaco di Turate, presidente della Provincia di Como, presidente dell’Unione delle province lombarde, di Sviluppo Sistema Fiere, senza contare il posto nel consiglio di amministrazione della Pedemontana veneta e dell’Expo 2015 a Milano. Per stargli dietro in questo peregrinare fra stipendi e prebende ci vorrebbero proprio le ronde.

    Ennesimo spot che dura (e costa) da anni. Si inneggia al farsi giustizia da sé, nell’illusione del risparmio. Ma a guardar bene non è quasi mai così. Anche stavolta fra i primi a partire ci sono i friulani. Popolo di risparmiatori, tanto da avere varato per volontà dell’assessore leghista Federica Seganti un piano sicurezza da 16 milioni di euro fra volontari bardati di spray e camicie verdi, pistole per i vigili dei piccoli paesi e telecamere un po’ ovunque. Un tesoretto che serve soprattutto a rifarsi il guardaroba. Visto che, non appena la scure della crisi ha costretto la regione a decimare i fondi in bilancio, riducendoli a un milione, l’assessore ha mantenuto come priorità proprio l’addestramento dei fedeli guardiani leghisti. Tutti rigorosamente in divisa. Giacconi invernali ed estivi, uniformi, radio per chi diventerà guardia padana. Peccato che, sfogliando i curriculum in Regione, più che ronde contro il crimine sembreranno passeggiate ai giardinetti. Delle poche domande trasmesse agli uffici, circa due iscritti su tre hanno passato i 65 anni di età. E chiedono le divise. Per passare qualche pomeriggio a spasso a godersi il sole. E gli sprechi leghisti.
    Scritto il 23/06/10 alle 11:07 | Permalink|Commenti (0)|TrackBack (0)
    Galan contro Renzo Bossi: “Quote latte, via l’emendamento o mi dimetto”
    08/07/2010 – Il ministro delle politiche agricole contro il provvedimento voluto dalla Lega per far slittare i pagamenti delle multe elevate dall’Ue agli allevatori padani. “Se passerà sono pronto ad andarmene”. Il ministro delle politiche agricole Giancarlo Galan è pronto a dimettersi
    Il ministro delle politiche agricole contro il provvedimento voluto dalla Lega per far slittare i pagamenti delle multe elevate dall’Ue agli allevatori padani. “Se passerà sono pronto ad andarmene”.
    Il ministro delle politiche agricole Giancarlo Galan è pronto a dimettersi se dovesse passare l’emendamento alla manovra per far slittare i pagamenti delle multe sulle quote latte presentato ieri al Senato dal relatore Antonio Azzolini.
    ME NE VADO – Galan comunica il suo disappunto in due interviste al Sole 24 Ore e al ‘Corriere della Sera e nel minacciare le dimissioni, ribadisce la sua posizione, ferma sul principio che quelle multe vanno pagate come va dicendo da giorni, come ha dichiarato a chiare lettere in un’audizione alla Commissione Agricoltura della Camera la scorsa settimana, e ha riaffermato ieri durante il Question time. E ora si dichiara pronto a lasciare il ministero che ha ereditato dal leghista Luca Zaia, in corso di legislatura, non appena questi ha vinto le elezioni nel Veneto. «Se la maggioranza di governo di cui fai parte si esprime contro di te non ti resta che fare una cosa – dice Galan – Berlusconi conosce la mia posizione ora vediamo se qualcuno mi chiama per risolvere questa vicenda» afferma al Sole, lamentandosi che nonostante si stato più volte in commissione al Senato «nessuno mi ha consultato, nemmeno per buona educazione». «Se l’emendamento non verrà ritirato, – dice inoltre al Corriere – vorrà dire che il governo non appoggia chi sta dalla parte della legalità. Ne prenderò atto e tornerò a casa».
    LA LEGA DIETRO TUTTO – Il ministro avverte anche a proposito della richiesta sulla proroga dei pagamenti sulle quote latte che «un ulteriore rinvio scatterebbe una procedura d’infrazione e il rischio di dover pagare ancora centinaia di milioni», e coglie l’occasione anche per lamentarsi nelle due interviste per il fatto che i suoi emedamenti in un’ottica di risparmio, «sono stati fermati, quello sulle quote latte, che va in senso contrario, avanza». Un provvedimento, tra l’altro, voluto fortemente dalla Lega Nord, e in particolare proprio dal figlio del Senatùr ormai proiettato in politica, ovvero Renzo Bossi: era stato lui a promettere agli allevatori la sospensione delle multe da pagare, caricando così di fatto l’emolumento sullo Stato italiano, che a Bruxelles dovrà comunque corrispondere l’intero importo. E l’emendamento è poi puntualmente arrivato, nonostante l’opposizione non solo del ministero, ma anche delle associazioni degli agricoltori Cia e Coldiretti
    Caricato da poultrykid in data 10/feb/2012
    QUOTE LATTE. Nel decreto milleproroghe del Governo Bossi-Berlusconi approvato nel febbraio 2011, si sottraggono finanziamenti (più di 5 milioni di euro) alla ricerca oncologica per permettere allo Stato di pagare le multe a Bruxelles visto che gli allevatori del nord si rifiutano di stare alle regole imposte dall’Europa sulle quote latte.
    La Commissione europea ha aperto nei confronti dell’Italia una procedura di indagine formale in linea con la normativa europea sugli aiuti di stato, invitandola a fornire qualsiasi informazione utile, in relazione alla proroga di sei mesi, ossia al 30 giugno 2011, del pagamento della rata delle multe sul latte in scadenza al 31 dicembre 2010.
    La proroga è considerata un aiuto di Stato e l’Italia ha un mese per rispondere a Bruxelles.

    PESANTI NOVITA’

    Mario Catania
    Mario Catania (Roma, 5 marzo 1952) è un funzionario e politico italiano. È stato nominato Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali del governo Monti il 16 novembre 2011.
    Biografia
    Mario Catania si è laureato in giurisprudenza alla Sapienza – Università di Roma il 5 luglio 1975.
    Funzionario del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
    La carriera di Mario Catania si svolge interamente all’interno del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ed ha inizio quando, due anni dopo la laurea, entra come funzionario presso la Direzione generale degli affari generali. Nel Ministero svolge diversi ruoli in molteplici ambiti. Il suo campo di maggior expertise è, tuttavia, la politica agricola comune (PAC), della quale si occupa, ad oggi senza soluzione di continuità dal 1987 e la cui frequentazione pluridecennale lo qualifica attualmente come uno dei massimi esperti in Italia.
    A partire dal 1 settembre 1997 presta servizio a Bruxelles nella Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea dove si occupa dei rapporti con le istituzioni e gli uffici comunitari e della fase di negoziato delle normative comunitarie inerenti al settore agricolo. Due anni dopo è nominato capo delegazione e portavoce italiano nel Comitato Speciale Agricoltura. Durante la presidenza italiana dell’Unione Europea nel 2003 ne svolge anche le funzioni di presidente. Nel settembre 2005 cessa il servizio nella Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea e viene nominato Direttore della Direzione generale delle politiche agricole del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, organo preposto alla negoziazione ed all’applicazione in Italia della politica agricola comune (PAC) e degli accordi internazionali. L’11 marzo 2008 è nominato Direttore della Direzione generale delle politiche comunitarie e internazionali di mercato a cui fanno capo le competenze concernenti la politica agricola comunitaria e gli accordi internazionali.
    Ministro della Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
    Il 16 novembre 2011 è stato nominato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ministro della Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nel governo Monti.
    La riforma della Politica Agricola Comune dopo il 2013
    Il Ministro Catania si è più volte dichiarato preoccupato per le conseguenze che la riforma della PAC avrebbero sul sistema agricolo e a sua volta economico, sociale e territoriale, dell’Italia in quanto la proposta della Commissione europea risponderebbe solo in parte alle esigenze delle aziende agricole. La Commissione europea, infatti, propone una distribuzione degli aiuti comunitari agli agricoltori in base alla superficie agricola dei paesi membri.
    Secondo l’opinione di Catania se venisse imboccata questa strada l’Italia subirebbe un contraccolpo negativo in quanto possiede una scarsa superficie agricola e molto valore aggiunto: il 7% del territorio a fronte di una produzione del 13% del valore europeo. Le imprese italiane lavorano, infatti, prevalentemente con prodotti di qualità. La distribuzione a pioggia del sostegno, elargita in base alla superficie agricola e non correlata alla produttività, tende, inoltre, a favorire la proprietà fondiaria rispetto alle imprese agricole produttive.
    Le quote latte
    Il Ministro ritiene che le quote latte non siano una questione politica ma una normativa dell’Unione Europea da applicare con la dovuta attenzione e il dovuto rispetto dei diritti di tutti. La questione delle multe non pagate riguarda attualmente circa 1.200 aziende su 40.000. 38.800 hanno provveduto al pagamento o hanno aderito alla rateizzazione prevista. Il Ministro ritiene che non vi sia altra strada se non quella di provvedere al pagamento.
    IL MINISTRO MARIO CATANIA, DIRETTORE GENERALE DELL’AGRICOLTURA NON PUO’ CHE DIFENDERE IL CORPO FORESTALE E IL SUO COLLEGA, CAPO DEL CORPO CESARE PATRONE. ENTRAMBI SONO COMPETENTI IN QUOTE LATTE. UNO PAGA E L’ALTRO CONTROLLA.
    CATANIA IL CORPO FORESTALE, CORPO DÌ POLIZIA TUTTOLOGO, CON POCHISSIMI UOMINI COMANDATI DA TANTI GENERALI E COLONNELI, CHE SI SPOGLIA DÌ ALTRI UOMINI NON MOLTO EFFICENTI E RACCOMANDATI PER FARSI DISTACCARE NELLE PROCURE, PERCHE’ PER LA MAGGIOR PARTE STANCHI DÌ LAVORARE O FARE POCO O NIENTE, NEL CORPO FORESTALE : DICE CHE SARA’ PREZIOSO IL CONTRIBUTO DEL CFS ALLE INDAGINI DELLA DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA
    “Sono particolarmente soddisfatto nel vedere attribuite al Corpo forestale dello Stato nuove funzioni operative e di indagine in stretto raccordo con la Direzione investigativa antimafia. Si tratta di un risultato da me fortemente voluto e per il quale mi sono speso nella convinzione che il contributo del CFS nella lotta alla criminalità organizzata sia e sarà centrale grazie alle straordinarie competenze del suo personale. Ora il Corpo potrà svolgere in modo ancora più efficace la sua azione di sostegno alla DIA, anche in ambiti particolarmente delicati come il contrasto ai traffici illeciti e allo smaltimento illegale dei rifiuti e la tutela della sicurezza agroalimentare. Si tratta di compiti molto importanti, che negli ultimi anni hanno costretto lo Stato a un impegno sempre maggiore, ma sono convinto che il CFS sarà all’altezza dei nuovi impegni e che potrà garantire, con serietà e competenza, un prezioso e utile contributo alle operazioni dell’Antimafia”.

    Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, ha commentato l’approvazione dell’emendamento al Decreto legislativo contenente disposizioni integrative e correttive al Decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, recante Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia.

    In particolare l’emendamento prevede l’inserimento anche del Corpo forestale dello Stato nella Direzione Investigativa Antimafia in quanto Forza di polizia dello Stato ai sensi della Legge 1° aprile 1981, n. 121 e alla luce delle specifiche competenze in materia di contrasto ai traffici illeciti e agli smaltimenti illegali di rifiuti, nonché alle attività investigative tese alla tutela della sicurezza agroalimentare, in conformità a quanto previsto dalla Legge 6 febbraio 2004, n.36 “Nuovo ordinamento del Corpo forestale dello Stato” e dal Decreto del Ministro dell’Interno del 28 aprile 2006.
    2 GIUGNO: FESTA DELLA REPUBBLICA
    Si assottiglia sempre più la presenza del Corpo Forestale.
    La sfilata sarà dedicata alle vittime del terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna e la Lombardia
    Come consuetudine, anche quest’anno, il Corpo forestale dello Stato partecipa agli eventi celebrativi in occasione dell’anniversario della proclamazione della Repubblica Italiana, che si terrà lungo i Fori Imperiali a Roma.
    Alla parata, dedicata alle vittime del terremoto che ha colpito, in questi giorni, l’Emilia Romagna e la Lombardia, sfilerà una compagnia in alta uniforme.
    La celebrazione vuole sottolineare il senso di unità e coesione nazionale in un momento di grave difficoltà per il Paese.
    Il Corpo forestale dello Stato è impegnato in prima linea negli aiuti alle popolazioni colpite dal sisma con uomini e mezzi anche per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica.

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