BUBBLE BOOM – Le nostre bollicine dilagano nel 2010 per merito dei grandi nomi, ma anche di etichette meno note

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Un anno davvero esaltante per le bollicine italiane, che spadroneggiano sui mercati del vino, nei bicchieri della nostra estate e in tutto il mondo. Lo dicono le statistiche di vendita: nonostante la crisi economica non risparmi alcun Paese e nessun settore, l’export degli spumanti italiani ha avuto nel 2010 un incremento record del 18%. A trainare lo slancio di questo mercato è il Prosecco doc e docg che, oltre al bacino europeo, spopola negli States con quasi 19.000 ettolitri, superando così in quantità la vendita di champagne francesi fermi a meno di 17.000 ettolitri.

Con quest’ultima impennata i consumi delle bollicine made in Italy raddoppiano il loro volume rispetto a dieci anni fa, e per giustificare un simile riscontro occorre allargare l’analisi del fenomeno a trecentosessanta gradi. Sono diverse le considerazioni che si possono fare, certamente lo sviluppo di tecniche di spumantizzazione raffinate e il livellamento qualitativo ancora più elevato dei prodotti italiani rappresenta un leitmotiv esplicativo, ma non di meno va considerata un’evoluzione del gusto dei consumatori, che sempre più sceglie le bollicine per accompagnare il pasto piuttosto che per festeggiare un’occasione speciale. Certamente è da considerare anche una tendenza di mercato volta al consumo di un bere più smart e giovane, più fashion e femminile, ambiti in cui gli spumanti si ritagliano uno spazio importante. L’ampia forbice di prezzo al consumo e la vasta scelta di prodotti di qualità reperibili sul mercato completano lo scenario in cui questi vini si propongono con tanto successo.

Quest’ultimo aspetto ha attratto particolarmente la mia curiosità, sono infatti oltre 270 i disciplinari che ammettono vinificazioni a spumante; questo significa che dietro i grandi numeri di colossi come Prosecco e Asti, oltre alla dimensione di Franciacorta, Trendodoc e Oltrepò Pavese, c’è tutto un mondo di spumanti ottenuti da varietà antiche o recenti, tradizionali o imprevedibili, che possono dare un’immagine diversa del nostro meraviglioso patrimonio varietale, del nostro territorio e della nostra cultura nel fare vino.

Ho selezionato alcune etichette, supportato dalla disponibilità di alcuni piccoli e grandi produttori, in grado di offrire uno spaccato davvero interessante di questo mondo. Ci sono vitigni che ormai consolidano anche un’immagine Brut ed altri che per la prima volta e solo recentemente sono stati spumantizzati in Italia, non poteva mancare, per altro, il confronto con uvaggi tipici come il pinot nero, ma anche con prosecco e champagne.

FEUDI SAN GREGORIO

La qualità e la storia dell’azienda di Sorbo Serpico sono ormai ampiamente raccontate dal sottoscritto come da molti  esperti giornalisti di settore, mi soffermo quindi su un aspetto che non meno di altri caratterizza il lavoro di questo grande produttore e che meno di altri viene forse evidenziato: la sperimentazione. Sono molteplici infatti gli studi e i test che vengono eseguiti con micro vinificazioni dedicate in cantina a vitigni diversi, blend e tecniche di produzione, con lo scopo di superare invisibili barriere sensoriali e diffondere la cultura del vino e del territorio attraverso percorsi gusto-olfattivi variegati e toccanti. Forse così è cominciata la storia della linea Dubl, che il “maestro” Anselme Selosse ha sviluppato con ampia libertà d’azione e di spumantizzazione sui vitigni di aglianico, falanghina e greco, con risultati che ormai da qualche anno sono saldamente eccellenti.

Falanghina Spumante Brut Dubl 2006

Questa edizione (l’assaggio sistematicamente da quattro anni) è la migliore che abbia mai provato, dal colore brillante e dorato, dal perlage pungente e dalla spuma un po’ ruvida, ma dai profumi fragranti e intensi, fatti di frutta fresca e fiori di campo. In bocca ha una bella acidità, un gusto di frutta a pasta gialla e croccante su un fondo minerale che ne valorizza la profondità gustativa, chiusa da una piacevole nota di crosta di pane.

Greco di Tufo Spumante Brut Dubl 2006

Mi stupisce meno della falanghina, ma la finezza del perlage e dello sviluppo aromatico sono accattivanti per lo sguardo e per il naso. Sentori erbacei accompagnano il tessuto olfattivo in cui il frutto appare essiccato e dove note di torrefazione si avvicendano a sentori di polline e miele. Al palato è meno articolato, prevalgono la sensazioni di ampiezza e mineralità unite ad una persistenza invidiabile.

CANTARUTTI

L’azienda Cantarutti si caratterizza in un territorio particolarmente vocato come quello del Carso friulano, che ripidamente digrada dalle montagne verso il mare, dove la coltivazione di uve Pinot noir e la loro spumantizzazione rappresentano fin dai primi anni ’80 un marchio di fabbrica per questa cantina, nata alla fine degli anni 60, che oggi vanta 54 ettari vitati sotto la conduzione tenace, appassionata e professionale di Antonella Cantarutti (figlia del fondatore) e del marito Fabrizio Ceccotti.

Rosè de Noir Spumante Brut Prologo di Cantalfieri 2006

Il Prologo è uno spumante rosè, ottenuto proprio da uve pinot noir che, dopo la raccolta ed un primo raffreddamento, vengono lasciate a contatto sulle bucce per 12/18 ore prima della pressatura soffice. Ne scaturisce la cromìa tipica di cipolla rossa, tra il porpora molto scarico ed il rosa intenso, con bei riflessi luminosi ed un perlage finissimo che alimenta una spuma abbondante. Al naso offre profumi delicati di cerasa e bacche rosse, piuttosto dolce, con note di confetto ed un finale vagamente speziato. In bocca è fresco, vellutato e fedele al timbro aromatico, elegante e strutturato, sorprende il tono sapido che cede in chiusura ad un ritorno ammandorlato.

Blanc de Noir Spumante Brut Epilogo di Cantalfieri 2006

L’Epilogo è un altro metodo classico millesimato, sempre da pinot nero, vinificato questa volta in bianco, che, a meno della sosta sulle bucce, segue lo stesso protocollo di produzione del Prologo. Attento controllo delle temperature, pressatura soffice, illimpidimento per circa 12 ore in acciaio e prima fermentazione; di seguito il filtraggio e la preparazione opportuna per la rifermentazione in bottiglia, dove resta per 24 mesi prima della sboccatura e del rabbocco finale. Dopo qualche mese di riposo lo spumante che stappiamo ha un colore dorato e limpido, con un perlage sostenuto ed una spuma vivace. Gli aromi esprimono fragranze di pasticceria, frutta secca e miele; stimola il palato con la verve delle bollicine e lo accarezza con un gusto ampio di frutta gialla e crosta di pane. Un bel nerbo acido lo sostiene a lungo in un finale fresco e floreale.

VILLA RAIANO

Azienda relativamente giovane (1996) che si estende su 17 ettari tra le colline a più alta vocazione di San Michele di Serino, fra il fiume Aiello e il Sabato, dove produce vini classici della tradizione irpina con l’impegno e la partecipazione di tutto lo staff, tra cui è bene citare la collaborazione del professor Luigi Moio. Questo progetto rappresenta la realizzazione di un sogno ed il completamento di un percorso professionale e personale che ispira i suoi fondatori a perseguire costantemente un’idea di vino che rappresenti al massimo l’espressione e la qualità del territorio.

Fiano di Avellino Spumante Extra Brut Blow

Realizzato secondo il metodo classico di spumantizzazione, questo vino è un sogno nel sogno; vitigno fortemente rappresentativo di quest’area, il fiano spumantizzato da Villa Raiano conserva i tratti tipici del suo carattere, forte e incisivo, ma al tempo stesso dolce e accattivante. Il colore è giallo paglierino con riflessi dorati, con perlage fitto e spuma leggera. L’approccio olfattivo è fruttato con richiami esotici piuttosto netti e una vena agrumata che si intreccia a nuance di panetteria e tracce casearie. In bocca è levigato, le bollicine solleticano e l’impronta sapida e minerale del fiano rende la beva davvero incalzante.

PIERA MARTELLOZZO

Non conosco personalmente Piera Martellozzo, ma conosco alcuni dei suoi vini. Nel sito aziendale si legge questa frase: “Parlare del mio vino, significa parlare di me: della mia vita, della passione … “; confesso che parlare dei tre spumanti che ho selezionato forse non rende appieno la dimensione e le sfumature del personaggio, cercando informazioni e chiedendo tra chi poteva conoscerla, ho maturato l’idea che forse, per arrivare a comprendere l’articolata e poliedrica figura di questa imprenditrice, occorra assaggiare e capire tutti i suoi vini. Figlia del fondatore Mario Martellozzo, cresciuta a cantina e selezioni di uve, oggi Piera ha maturato una professionalità completa, che si caratterizza soprattutto per la grande competenza proprio nella selezione dei migliori conferitori e delle migliori uve. Gli spumanti degustati mi hanno offerto un’immagine molto femminile e seducente, una compostezza giudiziosa e un portamento aristocratico.

Müller Thurgau  Spumante Extra Dry 075 Carati

\Le uve vengono da latitudini e altitudini prettamente idonee al vitigno, che viene in questo caso attentamente spumantizzato con metodo Charmat, con una presa di spuma in autoclave di circa tre mesi. Ne scaturisce un vino dal colore paglierino chiaro, con un perlage magro e una spuma sottile. I profumi sono la dote migliore, delicati ma penetranti, aromatici e fruttati con fresche note mentolate; in bocca è asciutto, pulito e morbido, con un finale non lunghissimo, ma arricchito da sentori erbacei articolati.

Ribolla Gialla  Spumante Brut 075 Carati

In questo caso ci troviamo nel Collio, tra Italia e Slovenia, a quote nettamente più basse e con un clima particolarmente felice per la protezione delle Alpi da un lato e la mitigazione del mare dall’altro. La ribolla gialla, uva storica del Friuli, mi ha già conquistato nella sua vinificazione classica, provare questo Charmat è stata un’esperienza particolare, in cui ho ricercato proprio la tipicità del vitigno e la sua espressività in versione brut. Colore giallo paglierino tenue con riverberi tendenti al verdolino, perlage sottilissimo e continuo che incalza verso la superficie del calice, sfogando in una spuma rigogliosa. I profumi sono tendenzialmente fruttati, pesca bianca e mela, ma non manca la componente floreale che ricorda l’acacia e il biancospino. Entra in bocca con delicatezza eppure avvolge il palato con un corpo dinamico e pieno; le fragranze fruttate sono coerenti ed acquistano una traccia agrumata, la deglutizione asciuga il palato e restituisce per via retronasale, aromi persistenti di miele di acacia, crosta di pane e una lunga scia minerale.

Prosecco di Valdobbiadene Superiore docg Spumante Extra Dry 075 CARATI

Tra Valdobbiadene e Conegliano c’è il cuore della denominazione, anche in questo caso sono state scelte le caratteristiche pedoclimatiche migliori per l’espressività del vitigno. Ancora autoclave per uno spumante che definirei didascalico; luminoso alla vista, di un giallo brillante e ricco di bollicine finissime che alimentano una spuma delicata. Al naso è incisivo, con aromi fruttati ampi e variegati, albicocca e pesca su tutti, con una vena erbacea ed un ricordo di mimosa. Il gusto è sobrio, vellutato e vagamente sapido, si aggiungono la pera ed una traccia ammandorlata.

SENATORE

La famiglia Senatore si sta affermando ormai da anni per la qualità e la godibilità dei suoi prodotti, riconoscimenti in tutte le principali manifestazioni e nei concorsi enologici gratificano e stimolano l’azienda, punto fermo della tradizione del Cirò, a cercare nuovi veicoli di diffusione della cultura e del terroir. E’ il caso di questo vino mosso, presentato all’ultimo Vinitaly, che, seppure non riconducibile alle vinificazioni prettamente spumantistiche, offre con il brio delle bollicine un’immagine diversa della Calabria enoica.

Calabria Igt Bianco Frizzante Eukè’ 2009

L’Eukè viene realizzato attraverso la fermentazione naturale di un blend di uve chardonnay, sauvignon blanc e incrocio Manzoni. Si presenta in una bella veste dorata, limpida e luminosa, con un fitto perlage dal ritmo sostenuto e dalla grana sottile, che rende un accenno di spuma sull’unghia. I profumi sono molto freschi, con un ampio bouquet floreale e richiami fruttati piuttosto dolci. In bocca la freschezza è notevole, e la mancanza di una struttura particolarmente solida viene compensata da una fragranza di frutta esotica molto piacevole. Un vino leggero e beverino che a tutto pasto se ne và con grande agilità.

CARPENE’ MALVOLTI

Che dire di un marchio così conosciuto e diffuso? La sua storia affonda fin’oltre i 140 anni, rintracciando nel 1868 la genesi di un sogno, quello di Antonio Carpenè di produrre un vino “spumeggiante” con uve autoctone dell’areale di Conegliano e Valdobbiadene. Da quella data il sogno e la sua realizzazione si sono tramandati per quattro generazioni, attraverso il trasferimento perpetuo e l’accrescimento continuo di un know how fatto di ricerca e tradizione, di tecniche e passione, di sviluppo industriale e strategie di marketing, di sinergie e di partnership. Tutto questo ha reso la Carpenè Malvolti un’icona oggi riconosciuta in tutto il mondo per il suo Prosecco prima e per tutti i suoi spumanti poi, ottenuti con il metodo Charmat affinato ed evoluto negli anni fino a divenire il famoso Metodo Carpenè. La linea “Arte Spumantistica” nasce nel 2005 dal progetto di “Ricerca e Sviluppo” voluto dalla proprietà e realizzato dal pool di enologi dell’azienda, volto a produrre ogni anno un nuovo spumante; in questo contesto ho selezionato tre etichette che mi hanno colpito. Parlare di bollicine escludendo Carpenè Malvolti avrebbe lasciato una grave lacuna in questo servizio.

Petit Manseng Spumante Extra Brut Arte Spumantistica 2009

Ultimo nato in casa Carpenè, presentato al Vinitaly 2010, il petit manseng è il sesto prodotto della linea Arte Spumantistica che ogni anno si rinnova con un prodotto inedito. Questo vitigno di origine francese (Languedoc e Jurançon) che vive a ridosso dei Pirenei e cresce su terreni pietrosi e soleggiati, sta trovando negli ultimi tempi un’ampia diffusione internazionale con riscontri sempre molto positivi. In Italia viene coltivato da pochi produttori con ottimi risultati, ma a spumantizzarlo è solo Carpenè Malvolti. Alla vista è esemplare, paglierino tenue con riflessi cangianti, bel perlage e spuma esuberante. Al naso è particolarmente interessante per una complessità di aromi che coinvolge tutte le componenti olfattive. In bocca entra deciso, fresco e vivace, evidenziando corpo e fragranza; un breve ritardo nella deglutizione ammorbidisce la beva ed esalta la coerenza gusto-olfattiva regalando note fruttate e bouquet floreale, accompagnati da sentori vegetali, sfumature speziate e un lungo finale minerale.

Viognier Spumante Brut Arte Spumantistica 2009

Vitigno piuttosto scontroso, mette a dura prova i viticoltori della Valle del Rodano, zona di origine del Viognier e culla del Syrah, specialmente per la corretta interpretazione del grado di maturazione. Diffuso nei cinque continenti, in Italia ha trovato bravi produttori e terreni favorevoli particolarmente nel centro e in Piemonte; anche questo vitigno è stato spumantizzato per la prima volta proprio da Carpenè Malvolti. Brilla nel calice con tonalità cromatiche gialle molto tenui e lievi sfumature verdoline, le bollicine esili e veloci alimentano una spuma moderata ma viva. I profumi sono tendenzialmente fruttati, con una vena floreale ben riconoscibile di ginestra e violetta. Al palato offre un gusto fresco e incisivo, in cui l’albicocca e la pesca tracciano il tema fruttato; la masticazione rivela note agrumate e una struttura dinamica, il respiro post-beva restituisce una gradevole chiosa speziata e minerale.

Kerner Spumante Brut Arte Spumantistica 2009

Un nome che è una dedica (a Justinus Kerner, medico e poeta tedesco), per questo vitigno del XX secolo, nato per opera di August Herold dall’incrocio del riesling con la schiava grossa. In Italia ha la sua dimora in Alto Adige, dove rappresenta un’innovativa ed al tempo stesso tradizionale radice tedesca in un contesto pedoclimatico ideale come quello della Valle Isarco. Carpenè è il primo produttore a spumantizzare quest’uva nel 2006. Di colore giallo tenue e sfumato, offre un perlage fitto e vivace con una spuma briosa. Al naso è aromatico e ricco, frutta e note di gelsomino anticipano un’apertura mentolata di grande freschezza. In bocca è composito, pieno e armonico; la pesca si intreccia alla pera e a note di scorza d’arancia, la struttura è solida ed elegante, e la chiusura, vagamente “moscata”, riporta un cenno di lavanda ed un lungo respiro aromatico.

TENUTA I FAURI

Domenico Di Camillo rappresenta l’esperienza e la tradizione di questa azienda nel cuore della provincia di Chieti, venticinque ettari di vigneti incastonati sulle colline che digradano tra la dorsale montuosa della Majella e il Mare Adriatico e che regalano vini autentici ed accurati, espressione di un territorio fortemente vocato. Valentina e Luigi sono gli eredi di questa passione vinicola e si avventurano nel futuro dell’azienda conservando la saggezza e la conoscenza del passato, ma con gli stimoli e la curiosità della loro generazione. Nasce da questi stimoli l’esperimento che ha portato a questo spumante, concepito nella tenuta e spumantizzato in partnership a Valdobbiadene, patria Charmat.

Vino Spumante Brut

Le uve chardonnay (80%) e pecorino (20%) che compongono l’assemblaggio di questo spumante vengono coltivate nei vigneti e vinificate nella cantina aziendali. Per l’elaborazione secondo il metodo Charmat ci si affida a un’azienda partner di Valdobbiadene. Un brut molto invitante, nel calice è paglierino e luminoso, con un perlage continuo e corposo e con una spuma ricca e soffice. I profumi sono delicati, piuttosto dolci, con note fruttate e cedro, poi cenni floreali di mimosa. In bocca è fresco, non particolarmente solido, ma molto femminile. Fragranze di frutta fresca a pasta gialla, come pesca e albicocca, accarezzano il palato, mentre aromi soffici di mandorla dolce solleticano il retronasale.

DEUTZ

Non poteva mancare in una degustazione così articolata di bollicine, un termine di paragone ideale e rappresentativo come quello di un grande champagne. La storia di questa Maison affonda le radici nel 1838 per merito di due emigranti prussiani (William Deutz e Pierre-Hubert Geldermann); per decenni generazioni di Deutz e Geldermann l’hanno guidata fino al 1983 quando venne acquistata da Luois Roederer. Gli oltre 40 ettari di vigneti di proprietà (190 considerando i conferitori), sono tutti rigorosamente insediati nell’areale di Ay (la capitale della Champagne) ed affidati alle cure del tecnico Patrick Boivin. Oltre al credo biologico e ai lunghi periodi di affinamento (da 3 a 8 anni) nei 3 km di cantine a 65 metri di profondità, lo champagne Deutz si è sempre distinto per l’applicazione più tradizionale del metodo champenoise, con l’obiettivo di preservare lo stile classico e tipico dei prodotti di questa regione.

Champagne Brut Classic

Ottenuto dal blend di pinot noir, pinot meunier e chardonnay utilizzati in percentuali equilibrate, viene impreziosito da un’aggiunta di riserva (20-40% a seconda delle annate). Si presenta con una veste cromatica intensamente dorata con riflessi ramati, ravvivati da un perlage finissimo che termina in una spuma cremosa. Al naso è complesso, con una lettura fruttata di pera e mela golden, un bouquet di fiori bianchi ed un respiro speziato con note di tostatura e lievito di birra. In bocca l’amalgama esprime equilibrio, freschezza e ricchezza di fragranze; al coerente timbro fruttato si aggiunge il cedro ed una vena esotica, deglutendo il gusto di pane e frutta secca cede il passo ad un ritorno floreale di gelsomino. Uno champagne elegante, aristocratico, energico e seducente.

Riccardo Brandi

Riccardo Brandi (brandi@acquabuona.it), romano, laureato in Scienze della Comunicazione, affronta con rigore un lavoro votato ai calcoli ed alla tecnologia avanzata nel mondo della comunicazione. Valvola di sfogo a tanta austerità sono le emozioni che trae dalla passione per il vino di qualità e da ogni aspetto del mondo enogastronomico. Ha frequentato corsi di degustazione (AIS), di abbinamento (vino/cibo), di approfondimento (sigari e distillati) e gastronomia (Gambero Rosso). Enoturista e gourmet a tutto campo, oggi ha un credo profondo: degustare, scrivere e condividere esperienze sensoriali.

1 COMMENT

  1. Bel servizio, grazie … oggi ci voleva proprio!
    Se lo trovo, per Capodanno, stapperemo sicuramente l’Epilogo o il Prologo … mi sembra la scelta più indicata per festeggiare la fine di qualcosa … oppure l’inizio di un’altra.

    Ciao e buon anno
    Stefania

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