Pianeta Barolo. Le nuove annate: i Barolo di Barolo (e di Novello)

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ALBA (CN) – Prima puntata di una panoramica fortemente desiderata, dalla gestazione lunga ma dai propositi bellicosi: il punto sulle nuove annate in commercio di Barolo. All’ambizioso obiettivo hanno contribuito immancabilmente gli assaggi effettuati a Nebbiolo Prima (ex Alba Wines Exhibition) nel maggio scorso ad Alba (ai cui organizzatori non faccio mancare un caloroso ringraziamento per le attenzioni riservateci) e i reiterati assaggi estivi (periodo giugno-luglio), attenti e minuziosi, che mi hanno consentito non soltanto di “ripassare” i vini già  incontrati ad Alba, ma di integrare opportunamente le mancanze sia nell’ambito delle proposte dei produttori già presenti a Nebbiolo Prima, sia nell’ambito di quelle dei produttori mancanti.

Aggiungo due righe sulle annate in gioco: l’annata di riferimento è la 2006. Senza ulteriore tedio, annata ottima (ok, d’accordo, qua e là qualche discontinuità, ma il quadro d’insieme mantiene voce accordata, e profonda). Non mancheranno poi parole dedicate a selezioni e Riserve, talvolta in grado di dir la loro con autorevole autorevolezza. In quel caso si potrà parlare di 2005, 2004 e, raramente, di annate meno recenti (chessò: Cà ‘d Morissio 2003, Monfortino 2002).

Intanto vi racconto dei Barolo provenienti da Barolo (e da Novello). Quello che segue è il quadro delle etichette a mio modesto avviso più significative e stimolanti del fitto parterre. Ah, la sequenza con cui si succederanno queste notucole, lo comprenderete presto, è legata alla ferrea logica dell’anagrafica e non al grado di compiacimento o di immedesimazione dell’autore. Per questi ultimi, come sempre, mi affiderò alle parole, oltre che ai silenzi.

ABBONA

Precisione esecutiva, definizione, dettaglio… i vini di Marziano Abbona difficilmente deludono, qualunque sia la tipologia in gioco (e il Dolcetto di Dogliani Papà Celso lo troviamo spesso ai vertici della tipologia). Il  Barolo Terlo Ravera 2006 per esempio sposa con senso della misura una linea stilistica per così dire “contemporanea”, perseguita ormai da diversi produttori di Langa, secondo cui il frutto assume connotati “esotici” (piuttosto eterodossi se stiamo al “fiato” classico nebbiolesco), quali sentori di pesca, melone, papaja e chi più ne ha più ne metta, e dove la levigatezza tattile e la finezza tannica –  nei vini più riusciti del “filone” aspetti peculiari – tendono a rendere il sorso piacevole fin dalla tenera età. Qui il blasone del cru emerge soprattutto al palato, perché il tratto aromatico un po’ ricercato cede il passo ad un contrasto gustativo più disinvolto e ispirato, dal momento in cui può contare su tannini davvero saporiti. Vino meno ovvio delle attese quindi, anche se non raccoglie sul cammino la profondità dei migliori.

BARALE FRATELLI

Sergio Barale è persona schietta, anche se -ovviamente- riservata, “alla langarola”. Le idee però sono chiare: indefessa fedeltà verso le direttrici stilistiche forgiatesi con la tradizione e nella tradizione, in piena coerenza con una storia lunga e qualificante quale quella attraversata dalla sua cantina, attiva sul territorio da oltre cento anni. Dai possedimenti di proprietà ecco così un Barolo Riserva Castellero 2004 a cui l’annata generosa ha portato in dote una scorta fruttata più evidente e leggibile del solito, quando ad emergere è normalmente la sua essenzialità. Buona dolcezza e bilanciamento quindi, buona cremosità e bella coesione tannica (tipica di questo cru); intrigante la tensione sapida e apprezzabile l’allungo, che ripiega su rotte più austere.

BORGOGNO GIACOMO & FIGLI

Alzi la mano chi non si è innamorato del pianeta Barolo (o non se ne è innamorato ulteriormente) dopo aver avuto la fortuna di assaggiare qualche vecchia annata (ben conservata) di Barolo Riserva Borgogno! Beh, ritengo che nessuno abbia potuto resistere alla tentazione di innamorarsene. Bene, il nuovo Barolo Riserva 2004 ha tutte le carte in regola per inserirsi felicemente nel solco della nobile tradizione della casa, che vede vini avvolgenti e allo stesso tempo aggraziati resistere brillantemente alle insidie del tempo. Qui grinta e vigore restano incanalate in un disegno di stampo classico, molto raffinato. Grande la freschezza, ottima la forza motrice, belle le suggestioni aromatiche, fondate sul rimbalzo continuo fra toni più “scuri” (grafite, liquirizia) ed altri più “ chiari” e rinfrescanti (menta, agrume). Il Barolo Vigna Liste 2005 invece è balsamico e “ferroso” nel tratto aromatico, denso e compatto nella sostanza. Un rosso volitivo, magari ancora farraginoso nello sviluppo, con un rovere che tende a comprimerne gli slanci, che pure sono nelle sue corde. Attenzione però, la materia è importante, e l’affinamento in bottiglia potrà risolvere a favore di beva le attuali diatribe.

BREZZA GIACOMO E FIGLI

Vera e propria istituzione di Langa, che definire storica è eufemistico, la cantina guidata da Enzo Brezza (ma il grande Oreste, padre di Enzo, presidia la cantina pressoché giorno e notte) rappresenta uno dei testimoni più preziosi della tradizione classica, tradizione qui declinata attraverso una serie di Barolo autentici, rigorosi, solitamente lenti a carburare ma altrettanto ispirati nel cogliere il lato più “intimo” e delicato dei singoli cru di provenienza. Così non ci si dovrà sorprendere di trovare oggi il Barolo Cannubi 2006 piuttosto rigido e contratto al naso. L’assenza di forzature, la tannicità “soffusa”, il felice compendio di freschezza e mineralità forniscono gli indizi giusti per immaginare un futuro all’altezza, capace di restituire una voce più armoniosa al tutto. Insomma, un vino su cui scommettere. Una timbrica austera e una iniziale riduzione di stampo minerale introducono invece al Barolo Bricco Sarmassa 2006, a cui non mancano grinta e temperamento, calor’alcolico e ricchezza interiore. Il legno è in fase digestiva, il finale complesso, anche se un po’ asciugato dalla forza dei tannini.

BRIC CENCIURIO-SACCHETTO PITTATORE

Niente male la versione firmata Bric Cenciurio del cru Coste di Rose: frutto, integrità, sapidità per un Barolo Coste di Rose 2006 ineccepibile, a realizzare uno dei migliori conseguimenti di sempre per questa affidabile cantina di Barolo, la cui produzione spazia con perizia dalle Langhe al Roero (a proposito, sempre interessante l’Arneis Sito dei Fossili).

BURLOTTO G.B.

Continui, direi inarrestabili, i progressi in casa Burlotto. Alla paradigmatica, “sussurrata” purezza dei Barolo della casa si affianca oggi una padronanza tecnica ancor più efficace. Ciò che rende limpido il quadro e brillante la produzione tutta, dalla quale naturalmente emergono alcune punte di diamante, come il Barolo Vigneto Cannubi 2006, vino dal portamento elegante e dal tatto carezzevole, dal sottile fraseggio aromatico e dallo sviluppo teso e convincente. Un vino “non urlato” insomma, dotato di un allungo incisivo e di freschi risvolti agrumati.

CASCINA ADELAIDE

Amabile Drocco sposa uno stile calibratamente moderno per disegnare vini curati e tecnicamente ineccepibili. Il suo Barolo Cannubi 2006 (nella foto accanto la vista prospettica di una parcella del celebre cru) non avrà la personalità dei migliori esemplari della specie ma riesce a distinguersi per dinamismo, precisione esecutiva e fusione tannica. Certo anche qui non mancano le insistenze “esotiche”, a rendere più eterodosso il quadro dei profumi, ma il ricamo floreale che ci riserva apre a prospettive di apprezzabile garbo.

ELVIO COGNO

Nome di punta dell’area di Novello, la cantina guidata da Valter Fissore e Nadia Cogno non manca mai di contribuire al panorama barolesco che conta grazie alle brillanti caratterizzazioni dei propri vini. Fra queste, non dimostra troppi timori riverenziali il Barolo Cascina Nuova 2006, pur provenendo da  vigne giovani (siamo in una sottozona del cru Ravera) e pur essendo, nelle intenzioni della proprietà, il Barolo “apripista”, ovvero il Barolo propedeutico della casa. Lo “spessore” aromatico e la “ciccia” fanno drizzare orecchie e papille e, assieme alla nitidezza e alla tensione gustativa, concretizzano un esordio molto interessante, di apprezzabile forza comunicativa. Più austero e compassato (come suo solito) ma anche più complesso il Barolo Ravera 2006, il classico vino “da farsi”, la cui “montata” tannica è di quelle toste e incisive, e la cui forte personalità in questa fase resta in parte nascosta sotto la scorza del rovere. Vino da attendere quindi, ma con fiducia, al quale l’affinamento in bottiglia saprà regalare le sfumature necessarie e una gradevolezza finanche superiore rispetto al già gradevolissimo Cascina Nuova.

LA QUERCIOLA

Anima e cuore a Farigliano di Cuneo (culla di importanti Dolcetto), La Querciola -che si avvale del contributo di Bruno Chionetti, ex San Romano e attuale deus ex machina de Il Colombo, sulle colline monregalesi- è una realtà di recente “conio” che va cimentandosi con interessanti prospettive di crescita anche con i Barolo di Barolo. Due le selezioni in campo: Donna Bianca e Costa di Rose. Il Costa di Rose 2006 mostra un profilo aromatico classico, struggente, di terra arsa e agrumi, una bella compostezza e una grintosa veracità gustativa. Non trova forse il respiro o il passo del vino superiore, ma concretizza un conseguimento degno di nota, a mio avviso il migliore dell’anno riguardante questo cru. Il Barolo Donna Bianca 2006 è un rosso volitivo, carnoso, di solide fondamenta estrattive e buona spinta aromatica. Meno sciolto nell’eloquio rispetto al Costa di Rose, meno classico negli appigli organolettici, ma di mano sicura e consapevole.

MARIO MARENGO

Di Marco Marengo e dei suoi vini, sicuramente, riparleremo quando affronteremo il panorama La Morra (e capirete perché). Sulla sponda Barolo, nel frattempo, il Bricco Viole 2006 interpreta con filologico rigore le qualità intrinseche di questo cru, fondate sulla “rotondità” del frutto (qui dagli accenti persino vinosi) e sulla sinuosa articolazione gustativa, senza strappi, durezze o scontrosità. Fondamentali eleganti quindi, e piacevolezza assicurata, per un vino garbato, non ampio ma più che buono.

BARTOLO MASCARELLO

Prosegue senza tentennamenti l’impegno di Teresa Mascarello per mantenere alto il blasone del mito, un mito incarnato  -oltre che dai vini- dall’indimenticato padre Bartolo, vignaiolo leggendario e testa pensante di Langa. Obiettivo raggiunto, direi, se stiamo ai risultati. Anzi, nelle ultime edizioni il Barolone mascarelliano sembra avere acquisito una focalizzazione -soprattutto aromatica- migliore di un tempo, con una pulizia e un nitore che tendono ad esaltare, anziché confondere, le intimità di un vino di per sé complesso, tanto che la proverbiale sua profondità la si può cogliere con maggior dettaglio fin dalle prime fasi della sua parabola vitale. L’annata 2006 ce ne consegna una versione memorabile, ché sembra quasi di odorar la marna: frutto quintessenziale, naturalezza, equilibrio, fraseggi sottili e razza piena. Non ultima, una insopprimibile esigenza di purezza, inarrivabile ai più.

ARMANDO PIAZZO

Non nuovo a brillanti exploit (leggi Barolo 2004), Armando Piazzo ci riprova con un Barolo Sotto Castello di Novello Riserva 2004 che, a fronte di un registro aromatico apparentemente evoluto, ci regala una discreta reattività e una sincera freschezza agrumata al palato. E se la caratterizzazione non appare troppo incisiva,  non si può negare che sia un vino piacevole e ordinato. E che si lascia ben bere.

PODERI EINAUDI

Paola Einaudi se ne è andata, e non c’è messaggio di cordoglio (o d’amore) migliore quale quello offerto dalla ammirevole compattezza qualitativa dei suoi vini, che quest’anno annoverano vertici importanti sia sul fronte dei Dogliani (Vigna Tecc 2008 è un vino imperdibile) che dei Barolo, a cominciare da un Barolo Terlo 2006 di grande struttura e presumibile futuro (nella foto accanto una vista del vigneto). “Scuro” e scontroso sulle prime, dimostra una grinta e una tensione gustativa importanti, che il tempo incanalerà -ne son certo- su traiettorie di superiore armonia. Nel frattempo, stimolante il tratto sapido-terroso che ne innerva il gusto. Il Barolo Nei Cannubi 2006 invece è più aperto e comunicativo, carnoso e suadente, soffice e rotondo (ma senza ovvietà). Quale tipica trasposizione del celebre cru, manifesta oggi una “presenza scenica” più discreta (quindi, selon moi, più apprezzabile) rispetto alle ultime edizioni.

RATTALINO MASSIMO

New entry molto interessante. Numerolatria a parte (sembra che i numeri con cui si “condiscono” i nomi dei vini siano quelli dei vigneti riportati negli schedari aziendali), il Barolo Trentacinque35 2005, le cui uve provengono da vigne (anche vecchie) di Barolo e Novello, colpisce per coesione, tempra e continuità di sapore. Esprit moderno nella manifattura, almeno per questa etichetta (gli “stimoli” del rovere balsamico non mancano), ma dignità e sentimento stanno di casa.

GIUSEPPE RINALDI

Staresti ore ed ore a parlare con Beppe “citrico” Rinaldi. Su cento e più argomenti diversi. Non ti farà mancare il suo punto di vista, mai, sempre in bilico fra pragmatismo e  rivoluzione. Quel che è certo è che le sorti della sua Langa, vitivinicola e non, gli stanno davvero a cuore. E a parlar di quelle si infervora ancor di più. E a proposito di questioni vinicole, e della sua idea di Barolo, lui è solito sostenere che il Barolo non dovrebbe essere mai pronto: tu lo cogli in un dato momento della sua parabola evolutiva e, pur godendone, realizzi che è ancora troppo presto. Bene, quello allora è IL Barolo. Suggestiva questa immagine, davvero. Una lirica forzatura. Sì perché se oggi esistono vini che dissimulano brillantemente il fardello del tempo che passa e che, in qualunque fase evolutiva essi si trovino, ti si presentano sempre e comunque incredibilmente “beverini”, questi sono i vini di Beppe Rinaldi, altro che attesa! L’annata 2006 non cambia la solfa: due versioni memorabili per naturalezza espressiva, incanto e rigore. Qui, dove istinto e complessità vanno a braccetto, il Barolo Brunate-Le Coste 2006 ha una marcia in più di classe e purezza: “marnoso” e sottile, ha corpo snello e persistenza notevole. Giampaolo Gravina chioserebbe con un “ non ti stanchi di berlo”. Il Barolo Cannubi San Lorenzo-Ravera 2006 presenta un frutto candido e una scia d’agrume. La trama è affusolata, i tannini puntiformi, la reattività e la freschezza come maritate.

SANDRONE LUCIANO

Tutta la complessità di cui è capace il grand cru Cannubi nelle vendemmie buone sembra essere racchiusa nel Barolo Cannubi Boschis 2006 di Luciano Sandrone, la cui solidità strutturale e il cui rigore espressivo non solo depongono a favor di futuro, ma passano oltre le annose diatribe fra approcci classici e moderni. Qui oggi hai una ritrosia aromatica propositiva, che sottende e stuzzica, e un palato puro, senza fronzoli, che va dritto al sodo pur lasciando spazio all’immaginazione. Frutto croccante e maturo al punto giusto, “marca” sapida nei finissimi tannini… insomma, un ottimo conseguimento.

VAJRA

Produzione eclettica e di rara affidabilità, quella di Aldo e Milena Vajra, in grado di tradurre con puntualità, eleganza e precisione le diverse “sollecitazioni” del territorio albese (Barolo, Dolcetto, Freisa…) senza farsi mancare appendici curiose ed evocative, come il celebre Riesling (oggi Langhe Bianco Pétracine) o il competitivo Moscato d’Asti. Complici gli assaggi effettuati a stretto ridosso dell’imbottigliamento, ci sono ottime possibilità che gli assetti e le armonizzazioni, nel Barolo Bricco delle Viole 2006, incontreranno periodi migliori. Nel frattempo emergono la tipica centralità di frutto, che è frutto rotondo e polposo (figlio legittimo del cru di appartenenza), e le fondamenta eleganti della “manifattura”. Per l’espansione gustativa e la focalizzazione aromatica c’è tempo, ma la fiducia è ben riposta.

VIRNA BORGOGNO

Buona performance complessiva per i Barolo di Virna Borgogno e Gianni Abrigo. Questa storica cantina di Barolo intanto firma un Barolo Cannubi Boschis 2006 impostato sul registro classico: austero, altero, al limite della rigidità, chiede tempo per sdilinquirsi nell’eloquio ma dimostra di già un efficace contrasto acido-salino. Ancor più convincente appare però il Barolo Preda Sarmassa 2006 (le cui uve provengono dal versante del Preda che guarda alla Bussia di Monforte), un vino dal profilo originale in cui, accanto ad un frutto candido e puro, si articolano sentori di terra e incenso, e che non si fa mancare accenti più viscerali e selvatici. Ma sorprese positive ci arrivano anche dal Barolo 2006 (le cui uve provengono dai Merli e dal Sotto Castello di Novello), che alla incisiva marcatura tannica risponde con un apprezzabile slancio e una simpatica scia agrumata nel corredo aromatico, e soprattutto dal Barolo Riserva 2004, il più caratteriale dei vini “sfornati” quest’anno, grazie alla spinta, al dinamismo e alla preziosa intelaiatura minerale.

FERNANDO PARDINI

7 COMMENTS

  1. carissimo Fernando, mi piacciono queste belle schede, piene di amore per il Barolo (magari lo amassero così anche certi produttori da supermarket!)
    Mi sono permesso di condividere il link alla pagina con un po’ di amici.
    Al piacere di ritrovarci presto, ciao
    Maurizio

  2. Mi piace molto la passione insita nelle descrizioni, però, però… penso che un accenno ai prezzi non ci starebbe male, p. es. “prezzo per confezione da sei bottiglie” franco destino o franco partenza, per i privati come me potrebbe farmi decidere a fare qualche ordine senza vedermi costretto a sottoscrivere un mutuo o rinunciare, facendo anche brutta figura con l’eventuale interlocutore. Grazie e cordialità. Ezio

  3. A me queste schede sembrano tutte uguali, non vedo informazione e differenzianzione. E’ il solito parlarsi addosso, puri esercizi di stile che hanno niente a che vedere col vino. Frutto croccante? palato puro? Freschezza maritata? Ah! Ah! Ah! Ma non e’ che sei un astemio come maroni? Ochhio che il carciofino e’ in agguato….

  4. Per Maurizio: grazie della tua lettura e delle condivisioni. Sì, ci rivederemo presto.

    Per Ezio: giusta considerazione. Molto spesso infatti integriamo con i prezzi medi al dettaglio. Dipende dalla impostazione del pezzo, oltre che dal ricordarsene di farlo! Nelle prossime puntate della serie potrei anche fare lo strappo e aggiungere i dati. Vediamo. Certo che arrivare a un dettaglio di natura commerciale del tipo “cartone da 6”, magari spedizione inclusa o esclusa, mi sembra troppo per uno scribacchino come me. Un prezzo medio al dettaglio può bastare vai.

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