Villaggio della Birra e Terme di San Giovanni, breve raid tra Bibbiano e Rapolano Terme

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BIBBIANO-BUONCONVENTO (SI) – Vorrei vivere sempre in queste giornate settembrine: mattine frizzanti, pomeriggi caldi e secchi, notti fresche per magnifiche dormite… che goduria! Le previsioni per il weekend erano perfette e dunque, in sella alla mia Honda Transalp del 1985, sono partito con destinazione Bibbiano – 4 km da Buonconvento (SI) – prima tappa di due giorni nelle famose Crete Senesi.

Anzitutto un grazie speciale a Gianni Tacchini, anima del “Villaggio della birra”, senza di lui questa chicca per gli appassionati del settore non sarebbe possibile. Si, perché riuscire a spostare dal Belgio più di una dozzina di piccoli produttori contemporaneamente è un’impresa pressoché irrealizzabile. Solo un legame di vera amicizia, consolidato con anni di rapporti commerciali, lo ha reso fattibile e di questo va dato il giusto merito a Gianni.

La kermesse, giunta alla quinta edizione con un crescendo di produttori e di pubblico, dal punto di vista logistico è rimasta la solita: accanto al TNT Pub (il locale di Gianni), una tensostruttura accoglie da un lato i mastri birrai e dall’altro i tavoli mentre, in comunicazione con il pub, la cucina sforna piatti espressi per chi non ha prenotato la cena o il pranzo a base di piatti tipici belgi.

Una formula vincente dove tutto viene pagato con fiche da 1,50 euro (per le birre 1 fiche = 1 assaggio) e l’unico problema è moderarne l’uso, vista cotanta offerta: vanno via con una nonchalance degna del più incallito giocatore di casinò.

Non mancano pure gli eventi, tra cui gli imperdibili laboratori di degustazione tenuti da Lorenzo “Kuaska” Dabove, quest’anno coadiuvato dal giornalista ed editore birrario Ben Vinken, e la “cotta” pubblica, ovvero una preparazione in diretta della birra, da parte degli amici dell’Ars Birraria.

Così il sabato è scivolato via piacevolmente tra birre, chiacchierate più o meno tecniche, piatti squisiti e ottima musica di sottofondo, attestando l’assoluta importanza di questo evento da segnare già sul calendario del prossimo anno come impegno improrogabile.

Il giorno seguente è stata dura rinunciare ad altra birra e compagnia di livello, ma mi ero prefisso di godermi le Terme di San Giovanni a Rapolano e devo dire che è stata una dolce consolazione.

La vista delle terme al primo impatto colpisce per la particolarità poiché, in mezzo all’arsura collinare delle crete senesi, è strano vedere delle piscine e una stesa incredibile di sdraio e ombrelloni. Passato questo primo “shock” il resto è puro piacere: la struttura è moderna ma raffinata, l’ambiente è curato e funzionale, la spa prevede svariati trattamenti e il bar è ben fornito con ricchi e appetitosi piatti freddi. Passare dalla piscina più calda (temperatura vicina ai 39 gradi) a quella più fresca di qualche grado è un vero godimento; l’acqua sulfurea e lattiginosa ha il potere di rilassarti oltremodo, specialmente se si approfitta della piattaforma sulla quale è possibile sdraiarsi rimanendo sommersi a filo d’acqua e con un appoggio per la testa. Per gli amanti delle maschere, sul fondo è possibile raccogliere fango bianchissimo per fare un bel trattamento artigianale. Il problema è ricordarsi che ogni tanto è consigliato uscire…

Riposato e in pace con il mondo, non mi hanno pesato neppure le due ore di viaggio di rientro: un weekend che raccomando vivamente.

Tornando ai liquidi alcolici, non me ne vogliano alcuni birrifici che non verranno citati di seguito, o che lo sono stati solo in parte, ma le birre erano tante e il tempo poco, tutta colpa di Kuaska e dei suoi laboratori… (un grazie anche a Lorenzo per la sua verve di conduttore/degustatore). Le birre assaggiate sono state quasi tutte spillate dai fusti e pertanto la degustazione potrebbe differire leggermente dalle stesse imbottigliate, al di là del fatto che ogni cotta – bene o male – ha la sua storia.

Di seguito, in ordine puramente casuale e senza entrare troppo sul tecnico, alcune note sulla “carrellata” delle birre assaggiate:

Boelens Huisbrouwerij – Waase wolf 6,5%: il nome è stato dato in “memoria” di un lupo che girava nelle waaseland; una weizen, di color atipicamente ambrato e con un cappello di schiuma abbondante; al naso il luppolo cede belle note fruttate ed in bocca è abbastanza marcato, infatti si avverte anche una leggera astringenza. Sentori maltati e in sottofondo anche note speziate di coriandolo e pepe. Finale dolce amaro di buona lunghezza.

Boelens Huisbrouwerij – Tripel Klok 8,5%: dorata opalescente con schiuma nella media. Classica nei sentori tipici del luppolo, bocca pulita con un giusto tocco di amaro. Di corpo medio ma con l’alcol perfettamente bilanciato e una buona acidità; risulta una beva inaspettata per i gradi dichiarati.

‘t Hofbrouwerijke – Bosprotter 8,5%: è una tripel di un dorato brillante e schiuma compatta. Il luppolo è presente sia con sentori fruttati che vegetali, non mancano accenni speziati e citrini. La bocca risulta intensa e ben equilibrata, il finale amarognolo invita ad un nuovo sorso. Alcol ben integrato.

‘t Hofbrouwerijke – HofCuvée 5,5%: birra invecchiata in botti di sherry, si presenta ambrata con riflessi rossi e schiuma evanescente. La ciliegia si avverte più in bocca che al naso assieme a note di legno, sentori leggeri di brett disturbano il quadro complessivo. Corpo medio di discreta acidità che ricorda quasi una lambic.

Den Hopperd – Kameleon Donker 6%: color caffè con schiuma corposa. Note tostate, di prugna cotta e ricordi di cioccolato. Bocca leggera, pulita e asciutta con finale di radice di liquerizia. Ottima beva e buona lunghezza.

Brouwerij De Ranke – Saison de Ranke 5,5%: gialla opalescente con schiuma bianca spessa. Al naso classici profumi floreali – fiori bianchi, note di sambuco – su sottofondo di frutta tropicale. Bocca fedele al naso di bella intensità, finisce decisamente amara e lunga.

Brouwerij De Ranke – Noir de Dottignies 9%: ambrata molto scura e poco trasparente, schiuma copiosa e compatta. Naso ricco di sentori maltati con note tostate, ricordi di frutta secca e fiori. In bocca evidenzia un discreto corpo dal gusto predominante di caffè macchiato, liquerizia e malto. Ottima persistenza con finale su alternanza dolce amaro.

Brasserie du Lion à Plume – Matisse 6,5%: una saison dorata con alcuni riflessi più ambrati, schiuma media. Naso delicato dai classici sentori di luppolo e leggero aroma erbaceo e agrumato. Bocca asciutta e pulita di gran beva, corpo medio e buon equilibrio generale. Accenni floreali e di frutta esotica, buone le note amaricanti e la lunghezza.

Brouwerij Sint Canarus – Maeght Van Gottem 6,5%: ovvero la vergine di Van Gottem, si presenta con un colore giallo aranciato brillante, opalescente e con una schiuma compatta e persistente. Naso luppolato con sentori fruttati in bocca risulta piacevolmente morbida e vellutata, il dolce della banana e frutta esotica è ben bilanciato dall’amaro; leggero citrino. Bell’equilibrio generale e buona persistenza.

Brouwerij Sint Canarus – Potteloereke 8,5%: scura, brillante e trasparente, schiuma color crema compatta. Naso maltato con leggera tostatura e speziatura, liquerizia. Bocca corposa dalla giusta carbonazione, buona corrispondenza all’olfatto con finale su prevalente nota di caffè. Alcol equilibrato, amaro ben dosato e finale lungo.

Brouwerij Sint Canarus – Sint Canarus Tripel 7,5%: dorata brillante e un po’ opalescente dalla schiuma poco persistente. Naso pulito con sentori di luppolo e malto mediamente carichi. In bocca si fa apprezzare per la beva nonostante un discreto corpo, giusta acidità e discreto tocco amaro. Finale amaro e leggermente alcolico.

Glazen Toren Brouwerij – Saison d’Erpe Mere 6,9%: gialla opalina con schiuma compatta di medio spessore. Sentori delicati vegetali e di frutta gialla, note di pepe bianco. Bocca notevolmente più saporita dove la frutta matura diventa più esotica. Buona la beva grazie a un buon equilibri tra corpo, carbonazione e amaro che persiste nel finale di discreta lunghezza.

Glazen Toren Brouwerij – Ondineke 8,5%: tripel in onore dell’omonimo scrittore che eguagliava le gesta di Robin Hood e per questo giustiziato mediante traino di cavalli in direzione opposta. Gialla dorata e schiuma persistente. Aromi leggermente maltati su delicati sentori floro-fruttati. Piuttosto beverina, equilibrata e piacevolmente dolce su note vegetali e fruttate con retrogusto che ricorda vagamente frutta rossa. Media persistenza.

Hof ten Dormaal – Blond 8%: saison gialla ocra scarica e opalescente. Naso non particolarmente ampio ma dai classici sentori fruttati e vagamente speziati del luppolo. Bocca decisamente più intensa, di corpo ma comunque di buona beva. Sul finale un po’ alcolico e citrino.

Schelde Brouwerij – Oesterstout 8,5%: scura dai riflessi mogano, quasi impenetrabile, schiuma beige compatta. Al naso sentori tostati e particolarmente iodati. Bocca più dolce, sparisce la nota iodata a beneficio di caffè, caramello e frutta secca. Bella morbidezza complessiva e buon finale amarognolo.

Schelde Brouwerij – Zeezuiper 8%: tripel dorata brillante con poca schiuma. Al naso sentori floreali e agrumati. Bocca più aromatica con discreto corpo e rotonda, leggero alcol in evidenza e buona beva. Di media lunghezza.

Birrificio Italiano – Tipopils 5,2%: una delle migliori pils in commercio, appare dorata brillante con schiuma leggera. Buona aromaticità del luppolo ma quello che sorprende principalmente è l’equilibrio generale, un bilanciamento sia al naso che in bocca che porta ripetutamente in un sola direzione: al bicchiere! Ottima anche la lunghezza considerata la tipologia.

Pausa cafè – Fuori: una schwarz che ammicca molto ad una porter. Scura dai riflessi mogano al naso colpiscono le note tostate e di caramello. In bocca netta predominanza del caramello con tostatura a rifinire. La media carbonazione e l’equilibrio generale la rendono molto beverina.

Olmaia – ChriGost 8%: una rarità poiché non verrà più prodotta, un esperimento che Moreno ha fatto con il contributo di Talenti, grande produttore di brunello! Si presenta color bruno bruciato, trasparente con schiuma praticamente inesistente. La birra base, Christmas Duck, è stata affinata in barrique dove solo una settimana prima c’era il brunello, di conseguenza sono notevoli i sentori vinosi corredati da leggera tostatura. Passato un anno in bottiglia si è evoluta smussando alcune asperità e prendendo una leggera carbonazione. Al di là di una piccola punta di brett si dimostra piacevole e interessante, il punto d’incontro tra vino e birra. Ottime anche le altre birre, bevute senza prendere nota per puro godimento!

Toccalmatto – Re Hop 5%: gialla solare con schiuma media. Belle note erbacee e, più delicate, floreali e di miele. Bocca corrispondente, di buon corpo nonostante la gradazione e comunque di facile beva. Amaro medio e finale lungo.

Toccalmatto – Zona Cesarini 6,6%: gialla con riflessi aranciati e schiuma media. Naso poliedrico su sentori vegetali, floreali e fruttati, quest’ultimi in particolare di frutta esotica a polpa gialla. Bocca corrispondente con decisa nota amara. Corpo discreto e buona persistenza.

Toccalmatto – Sibilla 6%: gialla carica, schiuma compatta e copiosa. Una saison ben riconoscibile nei profumi di luppolo, fiori bianchi e gialli e delicata frutta esotica. In bocca buon equilibrio generale con finale lungo sull’ordine frutta-fiori-amaro.

Toccalmatto – Surfing Hop 8,5%: ambrata torbida con schiuma media. Note vegetali e floreali eleganti. Bocca corposa e piuttosto aromatica, oltre la corrispondenza olfattiva emergono note maltate ed anche alcoliche. Molto lunga con finale giocato su alternanza dolce-amaro.

Toccalmatto – Bitter 4,2%: l’unica birra senza un nome proprio che durante la giornata è variato tra Allo’s e Bruno’s i due mattatori del birrificio. Ambrata, di schiuma media, rivela un naso complesso di mix tropicale, con prevalenza di pompelmo rosa, ricordi di marmellata di fragole e classici profumi di luppolo. Bocca altrettanto aromatica e fedele al nome, come stile comanda la beva è ottima con un finale amaro e leggermente astringente che invoglia subito un altro sorso.

Angolo Oud Bruin,

Brouwerij Rodenbach – Rodenbach 5,2%: con questa birra e le prossime 4 entriamo in un settore che la grande maggioranza di consumatori di birra ignorano del tutto. Questa base viene preparata miscelando tre quarti di birra nuova ad un quarto di birra invecchiata almeno due anni in alti fusti di quercia. Il colore è ambrato-mogano trasparente con schiuma nocciola. Il naso rivela subito la caratteristica nota acetosa, a corredo sentori metallici, leggero legno e frutta tipo fico surmaturo. Eccezionale la beva data la sostenuta acidità, meno interessante la complessità aromatica che la rende poco persistente. È decisamente una birra dissetante.

Brouwerij Rodenbach – Rodenbach Gran Cru 6%: si invertono le proporzioni per una birra davvero particolare, estrema: o la odi o la ami. Ambrata scura, evidenzia un contrasto notevole tra sentori acido-acetici e dolci, emergono note di foglie secche, legno, leggera tostatura, frutta matura di melone e ricordi di ciliegia. In bocca l’acetico domina inizialmente per poi far spazio anche alla dolcezza. Ottima persistenza.

Brouwerij Strubbe – Ichtegems Oud Bruin 5,5%: color ambrato-mogano con schiuma leggera. Al naso oltre lo spunto acetico sentori di malto caramellato e luppolo. La bocca conferma una dolcezza al limite dello stile e per questo più facile per chi non ama acidità spinte. Ricorda per certi aspetti l’aceto balsamico. Buona la persistenza.

Brouwerij Cnudde – Cnudde Oud Bruin 4,7%: ambrata scura con schiuma spessa. Al naso sentori freschi, floreali e accenni di legno e aceto. Idem in bocca su note di fiori bianchi e pompelmo che dona un’acidità più citrica che acetica. Sul finale anche ricordi resinosi.

Angolo Oud Gueze,

Brouwerij Girardin – Lambic 5%: giallo carico con riflessi ambrati, schiuma pressoché inesistente. Naso intenso di formaggio e legno, in sottofondo leggere note fruttate e di lievito. Bocca corrispondente con attacco amaro, buona acidità – sebbene inferiore alla media dello stile – e persistenza.

Le foto: manifesto, Gianni (ultimo a destra) e lo staff, tensostruttura, Terme di San Giovanni – foto tratta dal sito, Kuaska e Vinken, bicchiere degustazione, birre.

Leonardo Mazzanti

Leonardo Mazzanti (mazzanti@acquabuona.it): viareggino…”di scoglio”, poiché cresciuto a Livorno. Da quando in giovane età gli fecero assaggiare vini qualitativamente interessanti si è fatto prendere da una insanabile/insaziabile voglia di esplorare quanto più possibile del “bevibile enologico”. Questa grande passione è ovviamente sfociata in un diploma di sommelier e nella guida per diversi anni di un Club Go Wine a Livorno. Riposti nel cassetto i sogni di sportivo professionista, continua nella attività agonistica per bilanciare le forti “pressioni” enogastronomiche.

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