La storia di un vino. Le prime dieci annate di Petra (1997-2007)

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MILANO – Cos’è la verticale di un vino, l’assaggio comparato di diverse annate, se non la storia di quel vino, e poi, allargando il panorama per cerchi concentrici, quella della sua azienda e magari di riflesso del suo territorio? Quando poi la verticale è completa, ossia comprende tutte le annate prodotte, va da sé che più esaustiva di così la storia non può essere. Così la verticale completa 1997-2007 (assente solo la 2005, non prodotta) del Toscana Igt Petra in occasione del “Terra Moretti day” svoltasi quest’anno il 25 ottobre scorso a La Triennale di Milano, è stata un’occasione per fornire una retrospettiva completa di un percorso fatto e in qualche modo cercare di fissare uno “stato dell’arte” per questo vino, bordolese nella forma, ma fortemente compenetrato in un territorio di forza difficilmente domabile nella sostanza.

Petra è l’azienda toscana di Terra Moretti, secondo “impero” fondato da Vittorio Moretti che dal mondo delle costruzioni (anche di tante cantine), contagiato dalla passione del vino, si è prima insediato in Franciacorta con Bellavista e Contadi Castaldi, poi ha deciso il salto in Toscana, guardata come la terra che potesse consentire, dopo quello elegante e rarefatto delle bollicine, l’esplorazione del mondo più sanguigno dei rossi importanti. Un salto avventuroso, innanzitutto per la zona scelta, la Val di Cornia, zona costiera a sud di Bolgheri che termina a Piombino dove inizia la Maremma, ricca di storia etrusca ma dal presente vitivinicolo tuttora in fase di strutturazione. Quello che ha giocato è stato anche probabilmente il senso di sfida di chi vuol diventare un riferimento e costruire un modello nuovo, più che essere il continuatore di altri, sicuri, come poteva succedere acquisendo una Tenuta dell’Ornellaia al tempo in vendita.

Invece il punto di partenza sono stati i dodici ettari, in cui peraltro erano già presenti cabernet sauvignon e merlot, situati nel territorio che fa riferimento alla località San Lorenzo nei comuni di Suvereto e Campiglia Marittima,  l’aiuto fondamentale di Attilio Scienza, le nuove vigne che progressivamente hanno fornito il loro apporto. Col passare del tempo, Petra è diventata sempre più l’azienda di Francesca Moretti che nel 2004 ha voluto capire “cosa si volesse fare dell’azienda”, riflessione che ha portato all’avvento dell’enologo (ed agronomo) francese Pascal Chatonnet, bordolese di Saint Emilion, produttore anch’esso e appartenente ad una antica famiglia di vignerons, con il quale si avverte nel vino se non una discontinuità perlomeno una marcata cuspide, uno stacco, che alla pur leggibile variabilità delle annate impone una impaginazione ferrea e autorevole, che lo rende un sicuro candidato per diventare un vino-modello.

La verticale

Petra 1997 (50% cabernet sauvignon, merlot)

L’evoluzione, nel colore, si riconosce anche attraverso la bella tonalità mogano dell’unghia. Il naso viene raggiunto da affascinanti note terziarie e speziate che spaziano dal tabacco al cardamomo, mentre il frutto maturo e prugnoso nelle retrovie conferisce al quadro olfattivo uno sfondo di calda e suadente dolcezza. Il palato è coerente, e qualche sbavatura alcolica convive con freschezza e succosità, una trama fine e belle risonanze finali.

Petra 1998 (50% cabernet sauvignon, merlot)

Anche questo vino è tratto dai vigneti già esistenti al momento dell’acquisto, ed ha un olfatto dall’abbraccio meno ampio e caldo che mostra una componente preponderante di tipo balsamico e mentolato e più acuta di cenere, anche se non fa difetto il ricordo fruttato di una leggera caramella di ribes. Attacco in bocca con coloriture verdi e beva compatta, con spunti verdognoli e qualche spigolosità.

Petra 1999 (50% cabernet sauvignon, merlot)

Figlio di una annata più fresca delle precedente, esprime un naso profondo ed elegante nel quale si riconosce il fruttato della prugna; in bocca parte subito compatto, spesso, morbido senza essere pesante e termina con un buon allargamento, fine e fresco.

Petra 2000 (50% cabernet sauvignon, merlot)

Esordio in questa annata per i vigneti di nuovo impianto e “alleggerimento” dell’affinamento in legno, visto che metà delle barrique utilizzate diventano usate di secondo passaggio. I toni maturi al naso sono caldi anche se appaiono meno eleganti che nel ’97, sono terrosi e caratterizzati da sensazioni di ciliegia nera. In bocca è ancora spesso e morbido, ha nerbo limitato, ed insiste su note confetturate che alla lunga ne connotano il carattere.

Petra 2001 (50% cabernet sauvignon, merlot)

Olfatto aereo, ampio, avvolgente e coinvolgente, etereo e quasi impalpabile, in qualche modo “delocalizzato” come un suono che arrivi da un luogo indefinito. In un secondo momento si avverte anche una maggior definizione aromatica sulle sensazioni di frutta rossa. Palato di grande ampiezza e di beva leggera, soave, fresca che con bello slancio arriva al finale rimanendo a lungo espressivo.

Petra 2002 (55% cabernet sauvignon, merlot)

Aumenta la tecnologia in cantina e la percentuale di cabernet sauvignon nell’uvaggio. L’annata meno favorevole si fa sentire esprimendo un naso reticente, statico, di carattere grafitico, che si avverte anche profondo ma non riesce ad essere comunicativo. La beva è concentrata e vellutata, ha una concretezza lontana dall’ariosità del 2001. Il finale fa fatica ad imbrigliare una notevole massa tannica.

Petra 2003 (65% cabernet sauvignon, merlot)

Subentrano i nuovi vigneti di cabernet sauvignon dalle acquisizioni della zona di Riotorto, più prossime al mare. Nonostante l’anticipo della vendemmia di quindici giorni l’annata calda non perdona e l’olfatto  insiste su un carattere surmaturo del fruttato. Il palato è contratto, mostra qualche ripetitività e un finale leggermente asciugante.

Petra 2004 (70% cabernet sauvignon, merlot)

La mano francese di Pascal Chatonnet comincia in questa annata a far avvertire la sua presenza. Il colore è cupo, giovanile e il naso è sfaccettato mostrando via via note floreali, poi d’inchiostro, ferrose ed ematiche. Soprattutto si avverte una nuova “impaginazione”, che vede dopo l’ingresso in bocca un alleggerimento ed assieme un allargamento; con questo il vino si dà come l’idea di voler fare più sul serio, il risultato appare più compiuto e mostra i caratteri del vino “importante” come le aperture, le spinte. Una increspatura fine che parte già a metà della bocca sigla un finale di grande classe.

Petra 2006 (70% cabernet sauvignon, merlot)

Dopo la prima e (finora) unica annata  assenza,  con questa annata i due territori di San Lorenzo e Riotorto raggiungono una sintesi compiuta, ed ecco ancora un colore cupo e un naso che si apre lentamente su note boschive e di macchia mediterranea, per esprimere poi anche spunti di liquirizia e frutto nero maturo. Un vino in qualche modo più astratto, senza troppe concretezze fruttate, di dolcezza solo accennata. L’attacco è comunque denso, compatto, mentre, di nuovo, in un secondo tempo si avverte un alleggerimento e la spinta verso il finale che rispetto al 2004 appare un pochino più “rugoso”

Petra 2007 (70% cabernet sauvignon, merlot)

Colore violaceo e naso già compiuto, elegante, persistente anche se ancora da distendersi compiutamente. Si avverte già una bella profondità e un frutto nel quale prevale la cicliegia matura. Palato ancora un pochino contratto, finezza di tannini già in bella evidenza.

Nelle foto, Vittorio Moretti, Francesca Moretti, Pascal Chatonnet e Daniela Scrobogna di AIS Bibenda che ha introdotto la degustazione

Riccardo Farchioni

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