“Sapere di Vino”, di Giacomo Tachis

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Il premio della prestigiosa rivista inglese Decanter, che gli ha recentemente assegnato il titolo di personaggio dell’anno (terzo italiano in 28 edizioni, dopo Piero Antinori e Angelo Gaja), è solo l’ultimo degli innumerevoli riconoscimenti che hanno segnato la carriera di Giacomo Tachis. Secondo il giornalista Richard Baudains, che lo ha intervistato,  “Tachis appartiene a quel piccolo, selezionato gruppo che ha cambiato il corso della storia del vino mondiale”. L’enologo piemontese trapiantato in Toscana, che da pochi mesi ha deciso di ritirarsi da ogni ruolo operativo, è stato indubbiamente uno degli attori principali del rinascimento del vino italiano di qualità. In cinque decadi di attività ha contribuito in maniera determinante all’introduzione di tecniche che oggi sono uno standard di produzione consolidato per la maggior parte dei vini moderni di alto profilo (dalla selezione clonale alla gestione della densità d’impianto e delle rese, dagli studi sulla fermentazione malolattica alle prime sperimentazioni di affinamento in barrique). Da Sassicaia, Solaia, e Tignanello, passando per la Sicilia del nero d’avola e la Sardegna del carignano, tanti gioielli enologici sotto la sua firma hanno conquistato fama e prestigio in tutto il mondo.  Vini icona che hanno segnato gli ultimi quarant’anni della storia vinicola del nostro paese e che hanno dato lustro all’immagine internazionale del vino italiano.

E’ in libreria da qualche mese ormai “Sapere di Vino” (edito da Mondadori), un testo agile e ricco di spunti dove Tachis ripercorre le tappe principali della sua lunga carriera, raccontando con stile schietto e appassionato la storia, la filosofia, la tecnica e i luoghi del “suo” vino.  Nelle pagine del libro traspare evidente la profonda cultura umanistica dell’autore: tanti sono gli aneddoti, le citazioni, le storie antiche e moderne che guidano il lettore alla scoperta del mondo intrigante e misterioso della bevanda di Bacco, dalle origini fino ai nostri giorni. Traspare poi anche la dicotomia del personaggio Tachis: da una parte convinto fautore dell’importanza dell’innovazione tecnica e tecnologica applicata al fare vino, dall’altra profondo amante del terroir e dell’espressione del suo carattere nel liquido odoroso. E così se è comprensibile il punto di vista di coloro che non condividono il suo amore dichiarato per i vitigni internazionali e l’approccio “interventista” in cantina, accusandolo di aver contribuito con il suo modello ad una certa deriva identitaria del vino italiano in nome di una più omologante e banalizzante “internazionalizzazione”, e anche vero che la maggior parte dei vini di Tachis hanno sempre riportato con precisione il carattere delle zone di provenienza e delle annate di vendemmia (penso al Sassicaia, ad esempio, come avevo già scritto qui https://www.acquabuona.it/2010/03/dieci-anni-di-un-mito-il-sassicaia/ ). E quindi, ognuno con le proprie idee, facciamo i complimenti al vecchio maestro e leggiamoci il suo bel libro!

L’immagine di Giacomo Tachis è tratta da www.civiltadelbere.com

Franco Santini

Franco Santini (santini@acquabuona.it), abruzzese, ingegnere per mestiere, giornalista per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri. Pian piano, da argomenti tecnico-scientifici è passato al vino e all’enogastronomia, e ora non vuol sentire parlare d’altro! Grande conoscitore della realtà vitivinicola abruzzese, sta allargando sempre più i suoi “confini” al resto dell’Italia enoica. Sceglie le sue mète di viaggio a partire dalla superficie vitata del luogo, e costringe la sua povera compagna ad aiutarlo nella missione di tenere alto il consumo medio di vino pro-capite del paese!

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