Cantina Produttori di Terlano: la perla dell’Alta Val d’Adige a “Fortedivino” 2011

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FORTE DEI MARMI (LU) – La “banda” di Fortedivino non sbaglia un colpo e oltre all’ottima nonché ampia scelta dei produttori in degustazione, molto interessanti sono state le degustazioni guidate ripartite nelle due giornate. La prima ha visto come protagonista una grande azienda dell’Alto Adige ed è toccato a Matteo Pessina introdurci nel mondo fiabesco di Terlano.

Le cantine sociali sono un fenomeno piuttosto diffuso in questa zona. Unendo gli sforzi tanti piccoli produttori possono permettersi una produzione di qualità ed una adeguata distribuzione, così a Terlano da una ventina di produttori a fine ottocento sono saliti ai poco più di cento di oggi per circa 140 ettari di vigneti gestiti. Le caratteristiche condizioni climatiche, lungo la valle dell’Adige poco a nord di Bolzano, rendono particolari i vini di Terlano: l’incontro del clima mediterraneo con il clima sub alpino e la forte escursione delle temperature consentono di mantenere una spiccata acidità mentre i terreni sabbiosi ricchi di porfido e di quarzo contribuiscono rilasciando nelle uve una tipica mineralità. Il sole e la scarsa piovosità infine permettono di raccogliere le uve alla giusta maturazione in modo da bilanciare le parti “dure” con una buona morbidezza.

Il problema o il vantaggio di una cantina sociale consiste nella diversificazione della materia prima conferita dai singoli produttori per tipo di vitigni, per anzianità delle vigne o particolari esposizioni, tale da rendere necessaria una serie di linee di produzione per esaltare le caratteristiche dei più meritevoli. A Terlano hanno pensato bene di suddividere la produzione in tre linee: i Classici ovvero la base, i Vigneti ovvero la selezione degli stessi e i Selezione quelli prodotti con le migliori uve che arrivano in azienda e ai quali sono riservate cure particolari quali anche l’uso di elevazione in piccole e grandi botti. L’occasione offerta dagli organizzatori di Forte divino ha permesso di attingere dalla cantina privata dell’azienda alcune chicche:

Vorberg Pinot Bianco Riserva 2002: il pinot bianco è il vino principe della zona, quello tradizionalmente più bevuto dai locali partendo dalle tipiche colazioni salate mattutine in poi, questo perché tra i vari vitigni il pinot bianco è ritenuto quello più sobrio e facile da bere. Le vigne sono ubicate tra i 500 e i novecento metri, contornate da boschi, con discreta pendenza e soggette ad una forte escursione termica. La vendemmia 2002, disgraziata per i rossi, si è rivelata invece ottimale per il Vorberg consentendo una raccolta a perfetta maturazione e con alta acidità, premesse ideali di longevità. Così, nel bicchiere, un giallo paglierino dai riflessi ancora verdognoli conferma quanto detto in precedenza, inoltre una netta limpidezza e una buona consistenza definiscono un biglietto da visita di tutto rispetto. Al naso si iniziano a sentire terziarizzazioni, da note fruttate a polpa bianca e floreali si arriva a nuances di miele, legno – sapientemente dosato grazie all’uso di botti grandi di rovere di Slavonia – e accenni di burro e mandorla dolce. Al palato la mineralità e la sapidità ne denotano un bel carattere così come una buona spina acida agevola la notevole lunghezza.

Nova Domus 2008, 2005, 2004: questa doc Terlaner è una selezione delle migliori uve di pinot bianco (50/60%), chardonnay (30/40%) e sauvignon (10/15%) vinificate in azienda che può variare di anno in anno a seconda della stagione. Le tre annate si differenziano più per l’andamento climatico che per l’uscita in commercio, tant’è che il giallo paglierino delle prime due vira su toni appena più dorati solo nell’ultima. Caratteristica comune è l’affinamento in barrique e tonneaux per lasciare un tocco più boisé al vino. Il 2008 evidenzia un naso piuttosto complesso dove i richiami sono più alla frutta e fiori gialli che non bianchi, salvia, leggero agrumato e sentori di burro fresco a corollario. In bocca la potenza è notevole sia come spessore che come ampiezza, bene la mineralità mentre una certa alcolicità non stenta a farsi sentire. Il 2005 gioca su sensazioni più vegetali, grazie all’annata fresca, il sauvignon è più presente; in bocca è più teso, più scorrevole rispetto al precedente, sul finale sopraggiungono sfumature caramellate. Passiamo all’annata più calda del 2004: i profumi evidenziano maggiormente il legno e la frutta esotica rispetto i precedenti, al palato come grassezza ricorda il 2008 ma l’evoluzione in bottiglia formato magnum per altri quattro anni gioca decisamente a favore dell’eleganza.

Chardonnay 1998: questo grande vino fa parte di una linea speciale, le Rarità, dove i vini vengono pensati per un lungo invecchiamento, nel caso specifico il vino ha aspettato per dieci anni in tank d’acciaio dopo il normale processo produttivo prima della messa in commercio nel 2010. In questo periodo di tempo le fecce fini sono riassimilate in parte dal vino consolidando così i sentori varietali. Il colore non palesa assolutamente l’età rimanendo su gradazioni paglierine, i profumi sono sobri ed eleganti, in evidenza la nota minerale, la frutta esotica con accenni a frutta secca, ricordi di latticini che si confondono con una leggera speziatura. Al palato la mineralità e la giusta verve acida riescono a coniugare complessità e lunghezza alla facilità di beva.

Quarz 2009, 2007, 2005: saliamo d’intensità con un vitigno aromatico, un sauvignon di razza proposto in tre annate. Per tutte il colore rimane fedele a quello dominante negli altri vini assaggiati ovvero giallo paglierino tendente al verdognolo. Nel 2009 il naso decisamente varietale passa dai tipici sentori vegetali di foglia di pomodoro, sambuco e salvia a frutta gialla come ananas e albicocca non trascurando di manifestare anche la caratteristica mineralità terlanese e un tocco educato di legno. Un naso tutto sommato delicato e anche al palato sembra ancora un po’ chiuso, un vino che con qualche anno in più di bottiglia saprà esprimersi su toni più alti. Prova ne è il 2007 con dei marker varietali più accentuati e, complice l’annata calda, spiega una bocca di avvincente grassezza con un finale leggermente caldo e amarognolo. Il 2005, sfruttando la stagione fresca e il maggior affinamento in bottiglia, risulta il più centrato dei tre, specialmente al palato dove si dimostra molto elegante con una sapidità ben delineata – quasi marina – e una delicata balsamicità rinfrescante.

Immagini tratte dalle brochure dell’azienda.

Leonardo Mazzanti

Leonardo Mazzanti (mazzanti@acquabuona.it): viareggino…”di scoglio”, poiché cresciuto a Livorno. Da quando in giovane età gli fecero assaggiare vini qualitativamente interessanti si è fatto prendere da una insanabile/insaziabile voglia di esplorare quanto più possibile del “bevibile enologico”. Questa grande passione è ovviamente sfociata in un diploma di sommelier e nella guida per diversi anni di un Club Go Wine a Livorno. Riposti nel cassetto i sogni di sportivo professionista, continua nella attività agonistica per bilanciare le forti “pressioni” enogastronomiche.

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