Le magie del Golgo e la vera Sardegna

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Sicuramente questo articolo è troppo lungo, ma l’unicità del posto che ho cercato di descrivere mi ha costretto a non tagliare più di tanto. Non vorrei che la natura che mi ha regalato emozioni straordinarie si offendesse. Le foto sono tutte personali e riportano immagini scattate durante l’ultimo mio viaggio in Sardegna e al Golgo.

Esistono varie “Sardegna”. Quella famosa, frequentata dai VIP, piccoli o grandi che siano e dai loro ammiratori. Questa ha sicuramente belle spiagge, intasate all’inverosimile, inquadrate da nefaste strutture di cemento armato. Ha il suo epicentro nella Costa Smeralda, dove ha creato i “mostri” più sublimi.

Uno per tutti: Cala di Volpe, una volta una delle più belle baie del Mediterraneo, oggi un pezzo di mare “privato”, stracolmo di panfili miliardari, delimitato da marciapiedi di cemento e popolato da personaggi perfettamente in linea con l’etica odierna.

Esiste poi la Sardegna dei villaggi turistici, del tutto compreso, dove spesso i bagni si fanno in piscina. E’ quella del “vorrei, ma non posso”, di coloro che per una settimana si sentono come i “grandi”, i “potenti”, e poi via di nuovo verso il lavoro, sempre che ci sia ancora.

Esiste poi la Sardegna delle spiagge infinite, ma non “di moda”. E’ quella frequentata soprattutto dai sardi, nelle pause di lavoro o nei fine settimana. Luoghi facilmente raggiungibili, ma senza volti famosi da scoprire sotto gli ombrelloni, e quindi non troppo intasate. Anche se molto lontanamente, si comincia a respirare la vera essenza di una delle più belle, struggenti, affascinanti regioni del mondo e si possono sentire le urla dei gabbiani.

Vi è poi la Sardegna dei “quattro passi in più” ed è subito un altro mondo, sconosciuto alla maggior parte dei turisti. Per raggiungerla bisogna camminare un poco, magari anche solo venti minuti su sentieri inondati dai profumi del mirto e del rosmarino. Quanto basta, però, per raggiungere calette da sogno, in grado di sconfiggere ben più blasonati luoghi tropicali celebrati e osannati dai media.

Il mare è una tavolozza rinascimentale con tutte le tonalità del blu e del verde. La limpidezza permette di contare le più piccole pietre fino a dieci metri di profondità senza ausilio di maschera.

Si è quasi sempre soli a fare il bagno, anche di luglio e d’agosto, tranne forse la presenza di un pescatore, un turista straniero e, purtroppo, ma fortunatamente a debita distanza, di gommoni o “barche” in cerca di luoghi misteriosi da raccontare agli amici.

Il loro numero cresce, ovviamente, con la fama del luogo. Se è stato celebrato dai media, i natanti saranno così tanti da sembrare i famosi corvi in attesa dell’attacco del celebre film “gli Uccelli” di Hitchcock oppure gli avvoltoi pazienti che aspettano la fine dell’agonia di un animale nel deserto.

Basta, comunque, far finta di niente, o sperare in un mare abbastanza mosso, o -meglio ancora- andare di prima mattina, quando i “gommonati” devono ancora smaltire le follie della notte precedente.

Questa, soprattutto se non ancora scoperta dalle riviste di viaggio o dalla TV, è la vera Sardegna marina, dove si può vedere nuotare un cormorano o sentire gli insulti dei gabbiani e dei falchi che difendono il proprio nido.

Niente cemento, ma solo rocce dalle forme assurde e dai mille colori che proteggono un mare da sogno. Io la scopro molto semplicemente, guardando attentamente “Google Earth” e localizzando le baie nascoste e i sentieri che le raggiungono.

Posso dirvi che le delusioni sono veramente rarissime.

Esiste, infine, la Sardegna del Golgo, un riassunto del meglio di una natura straordinaria. Basta raggiungere la cittadina di Baunei in Ogliastra e inerpicarsi per la stretta e ripida strada che in circa dieci chilometri porta ai 400 metri dell’antica chiesetta di San Pietro.

Improvvisamente si è in un altro mondo. Un altopiano calcareo, popolato da ginepri, olivastri e querce secolari, circondato e protetto da pareti dolomitiche impervie e severe. Al suo centro il Golgo (Su Sterru), una voragine verticale di tipo carsico profonda 295 metri. Al tramonto, quando i turisti scendono a mare, restano come compagni soltanto gli asinelli, i maiali e i loro piccoli incrociati con i cinghiali, le capre e le mucche, tutti allo stato brado.

Vi sembra allora di essere tornati indietro di millenni, di veder rivivere la civiltà nuragica e la natura stessa assumere un carattere diverso, arcaico e primitivo. Non si può lasciare quell’incanto e si è forzati a passarvi qualche giorno, assistere ai miracoli dell’alba e del tramonto.

Fortunatamente la soluzione è facilissima: il Rifugio, tenuto perfettamente dalla Cooperativa Goloritzè. Sei camere in tutto, cinque bungalow e ampio posto per le tende tra ginepri e lentischi. Le camere sono semplici, ma più che confortevoli, con bagno privato e, se siete fortunati, con splendida terrazza sull’altopiano.

Ma il Rifugio non è solo questo. E’ innanzitutto la simpatia dei giovani che vi accolgono: l’affascinante e dolcissima Isabella, l’inappuntabile e ironico Nicola, il riservato e imprevedibile Battista. Verso sera fa ritorno da qualche escursione organizzata, il “capo” del gruppo: Antonio, tutto forza ed energia. Sì, escursioni. Perché il Golgo è tappa di partenza per avventure stupende nella natura più selvaggia della Sardegna.

La meta più celebre (e anche la più semplice) è Cala Goloritzè, giudicata a ragione la più bella spiaggia del Mediterraneo.

E’ raggiungibile in un’ora di discesa a piedi lungo un ottimo sentiero, tra rocce rossastre e alberi immensi. Arrivarci la mattina presto è emozione da lacrime agli occhi. Un monolite di calcare alto 144 metri domina il piccolo arenile, difeso verso sud da un arco naturale spettacolare che si protende nel mare. Il colore di quest’ultimo è unico e irripetibile. Si passa dal rosa della spiaggia al bruno pallido dei primi scogli sottomarini per proseguire con il turchese, lo smeraldo, il cobalto e cento altre sfumature. Si riesce a scorgere solo negli ultimi metri di discesa e la sua bellezza blocca il respiro come se mancasse l’aria. Dopo le undici diventa, purtroppo, luogo di raduno per gommoni, barche e panfili. Ma le emozioni provate prima rimangono impresse per sempre.

Esistono altre numerose mete marine, alcune veramente faticose, come Cala Mariolu e Cala Biriola, altre più semplici, come Cala Sisine. Le possibilità sono innumerevoli. Spesso è meglio essere accompagnati attraverso i nudi lastroni di pietra biancheggiante o giù per le ripide scale intrecciate con rami di ginepro. Antonio organizza ogni tipo di escursione, da quelle più rilassanti a quelle più difficili, come il mitico “Selvaggio Blu”, percorso di cinque giorni, sempre a picco sul mare, con passaggi verticali su piccole pareti e con panorami incredibili, lungo il fantastico e dirupato litorale che va da Cala Gonone a Santa Maria Navarrese. Le notti si passano in tenda, magari in qualche spiaggia nascosta e sconosciuta. Gli accompagnatori preparano il fuoco per cuocere le saporite e genuine carni dell’altopiano. Chi ama la natura, ha un fisico a posto e non soffre di vertigini, non può mancare quello che è stato definito il più bel “trekking” del mondo.

Per i meno atletici, le emozioni continuano nel Rifugio. La cena è un rito da non perdere. Dalla cucina giungono profumi di arrosti succulenti, di spiedini che sanno di erbe selvatiche, cotti nel forno a legna e si aspetta soltanto che arrivino le otto di sera. Poi è un tripudio di verdure squisite messe sott’olio da una signora di Baunei, insaccati, formaggi, funghi, tutti ovviamente locali. Il venticello della sera accompagna l’arrivo dei primi, tra cui gli gnocchetti sardi sia al sugo che conditi solo dalla stupefacente ricotta delle capre che avete appena visto pascolare tra i cespugli, i ravioli anch’essi ripieni della stessa ricotta, gnocchi di patate e altro ancora. E che dire del porcellino arrosto che si disfa in bocca? E degli spiedini di interiora di agnello? E del capretto? E della stessa capra, specialità dell’altopiano? L’aria si fa più frizzante, ma una strana sensazione di pace e di appagamento mai provato prima vi inonda completamente.

Mentre si centellina un bicchiere di mirto “vero”, di quello che ha visto solo le bacche che nascono nell’altopiano, si può pensare anche alle stelle, ma non a quelle che fanno grande un ristorante blasonato e che sono in fondo solo una finzione mediatica. Dopo la cena al Rifugio quelle stelle, insieme ai cappelli da cuoco, alle forchette, ai faccini contenti, ecc., ecc., possono far solo sorridere. Il sorriso diventa più ampio se si ricorda la colazione semplicissima della mattina, dove è stata padrona indiscussa la ricotta fresca di capra, accompagnata dal miele.

Non resta che mandare al diavolo le guide gastronomiche e respirare i profumi del Golgo, gli stessi che hanno inondato le vostre narici e il vostro palato pochi minuti prima.

A quel punto si sollevano gli occhi al cielo e si ammira l’incredibile spettacolo del cielo scurissimo trapuntato di stelle (quelle vere) che danno il meglio di sè nel buio completo. E già si comincia a pensare al ritorno in quel luogo magico e alla fortuna di averlo scoperto.

Rifugio Cooperativa Goloritzé
loc. Golgo – BAUNEI (Ogliastra) –
cell.: 368.7028980
goloritze@tiscali.it
www.coopgoloritze.com

Vincenzo Zappalà

2 COMMENTS

  1. Bravissimo Enzo!!!
    Gran bella descrizione, anche fotografica, di luoghi meravigliosi ed emozioni impagabili…che non vedo l’ora di andarli a vedere e provarle di persona!
    Complimenti ancora!

    Luciano

    P.S. Mi auguro di cuore che Gianna stia bene e che l’intervento sia riuscito a meraviglia…

  2. caro Luciano,
    purtroppo l’operazione è stata rimandata per mancanza di posto in rianimazione… Speriamo nella prossima settimana…
    Riguardo alla Sardegna, ti ringrazio e ti darò tutte le indicazioni e i consigli per goderla a pieno!
    a presto

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