Bollicine (trentine) d’antan

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In un immaginario grande vigneto delle bollicine italiane il Trentino si identificherebbe, assieme alla Franciacorta, con la parte “blanc” dello chardonnay, lasciando all’Oltrepò Pavese la zona “noir” del pinot. Dalla parte del Trentino c’è l’uva di montagna che con il suo clima dominato dalle forti escursioni termiche dona profumi ricchi ed eleganti al vino; dall’altra, una ridotta cultura imprenditoriale, viva solo in poche realtà che da anni fanno da traino al comprensorio. Anche se, va detto, il marchio Trentodoc che dovrebbe fungere, o funge, da polo aggregatore ed identitario dei Metodo Classico trentini, sembra avere un buon appeal, ed è arrivato a quota 32 aderenti, contando gli ultimi tre arrivi della Azienda Agricola Bellaveder, della Azienda Agricola Cesconi (che hanno capito l’importanza di produrre anche un metodo classico dedicandogli vecchi vigneti) e l’Opera vitivinicola in Valdicembra.

La degustazione che segue, organizzata in occasione della manifestazione “Bollicine su Trento” ed intitolata emblematicamente “Gli introvabili”, denota un positivo orgoglio verso il proprio passato, del quale sono state preservate alcune testimonianze “liquide” non solo dai soliti noti (vedi Ferrari con la Riserva del Fondatore) ma da un cospicuo numero di cantine, che con questa intuizione hanno reso possibile un controllo operativo, e sul campo, della longevità delle bollicine trentine. Da ripetere con continuità e convinzione.

Trentodoc Methius Riserva 2002Metius

Il bicchiere, corredato da un bel perlage molto persistente, regala sensazioni di agrume maturo, vaniglia, tisane; la beva si segnala per una decisa presenza ed una evidente grassezza, e si alleggerisce in prossimità di un finale pungente e fresco.

Trentodoc Riserva Cuvée dell’Abate 2001Abate Nero

Il naso ampio ed arioso, caratterizzato da profumi di caramella e confetto, anticipa un palato che mette in mostra una beva tesa e diritta, di buoni spessore ed energia, anche se poi difetta un po’ di nerbo e di presenza nel finale.

Trentodoc Mach Riserva del Fondatore 2001Fondazione E. Mach

Il colore è giallo intenso ed il naso è ampio, opulento, non privo di una piacevole componente minerale, dai toni affumicati e di fieno. L’impatto delle bollicine si è affievolito cedendo il posto ad una beva cremosa e vellutata, che beneficia di un ritorno di bella energia finale.

Trentodoc Riserva 2000Letrari

Sboccato nel 2007, è l’espressione di una annata minore. Probabilmente per questo prevalgono al naso i sentori di frutta secca (nocciola in prevalenza) e di caffè, vaniglia, mandorla tostata in un palato ampio ed improntato a toni dolci.

Trentodoc Flavio Riserva 1998Rotari

Un vino che, dopo passaggi in acciaio e in barrique, affina cinque anni in bottiglia. Quelli che si avvertono con più chiarezza sono i rimandi di confetto e pasticceria; la beva è rotonda, ampia e morbida, forse non freschissima, e l’impatto aromatico rimane modesto a fronte di una bella acidità e di un gran nerbo nel finale.

Trentodoc Millesimato 1996Cesarini Sforza

Di bel perlage persistente, esprime un naso molto ricco, squillante e nervoso: segnato da un percepibile apporto dei lieviti e arricchito da sentori di panforte e uva passa, virando poi verso note agrumate di pompelmo addolcito. Molto ampio e fresco al palato, quasi esplosivo, va un pochino in calo nel finale riproponendo sensazioni di lievito.

Trentodoc Altemasi Graal 1995Cavit

La sboccatura è avvenuta nel 2004, in piena evoluzione terziaria. Figlio di una ottima vendemmia, mostra un naso brioso e arioso fondato sui registri della brioche, della frutta candita e del mallo di noce. Beva spessa e anche potente, mentosa e di “astratta” eleganza.

Trentodoc Riserva del Fondatore 1994Ferrari F.lli Lunelli

Bollicina italiana d’eccellenza per antonomasia e prodotta solo quando le uve (lo chardonnay del Maso Pianizza) vengono considerate perfette, mostra qui un naso intenso e cangiante: dapprima prevalgono la nocciola e note affumicate; poi, in crescita di intensità, si avvertono erbe sia alpine, sia mediterranee (lavanda). La beva è tesa e con buona acidità integrata, anche se la vitalità è inferiore rispetto all’olfatto. Bella energia nel finale.

Trentodoc Riserva 1992Balter

Appena sboccato si mostra vitalissimo, con un naso prepotente che spazia dal cioccolato al miele, dalla cera d’api ai sentori di lievito. Bocca potente e limpida, delicatamente increspata, che non cede d’intensità e termina autorevole con rimandi di nocciola e spezie.

Riccardo Farchioni

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