Donne della Grappa: dieci anni in rosa, ma non troppo

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Francesca Lucchese, giornalista e blogger “Enocentrica” inizia con questo intervento la sua collaborazione con la nostra testata. Le sue corde, ci sembra, vibrano in sintonia con le nostre…

di Francesca Lucchese

PRINCIPINA TERRA (GR) – L’invito a partecipare al decennale dell’Associazione Donne della Grappa mi aveva messo in testa il pregiudizio di assistere quasi certamente a una celebrazione monotona e alla solita stucchevole ostentazione della femminilità in rosa. Invece no. Il weekend mi ha riservato delle sorprese inaspettate e si è rivelato tutt’altro che noioso. Siamo in Maremma e già la scelta della location promette bene: un incredibile sole di settembre ci ha permesso di trascorrere una giornata sulla spiaggia di Principina a Mare, a soli cinque chilometri dalla sede prescelta per l’evento, Fattoria La Principina. Una struttura imponente e molto elegante, immersa in una tenuta vastissima: un paio di chilometri il viale d’ingresso, tra campi di enormi zucche gialle e qualche contadino a raccogliere gli ultimi pomodori della stagione. Arriviamo in tempo per un restauro, doccia e trucco che a malapena nascondono l’abbronzatura selvaggia appena rimediata.

Ci accolgono i saluti di rito e l’aperitivo. E inizia la danza della grappa, che sarà la vera e unica protagonista della due giorni. Si parte con il Mosquito, parente del famoso cocktail a base di rum, che qui viene sostituito con la grappa. Mi sembra troppo diluito, la menta è eccessiva mentre latita lo zucchero di canna. In realtà l’alcol si fa sentire dopo qualche minuto, ho consumato un pranzo decisamente fugace e lo stomaco è praticamente vuoto. Provvidenziali i vassoi di finger food che proprio in quel momento mi passano sotto il naso. Olive ascolane, verdure e mozzarelline fritte che mi consentono di affrontare il Grappa Sunrise. La tequila ha subìto la stessa sorte del rum, ma in questo caso il risultato è piacevole nonostante i cocktail dolci non siano tra i miei preferiti.

Tiene banco la solita Priscilla Occhipinti, discepola del maestro Gioacchino Nannoni, che mi ipnotizza letteralmente con le sue polemiche, la sua grinta, il suo trasporto per la distillazione di cui ha fatto una vera e propria missione dopo la scomparsa del suo mentore. Starei ad ascoltarla per ore, ma il programma dei festeggiamenti prosegue con la cena, grappa in ogni portata. E adesso la curiosità si accende davvero.

L’apertura è infelice, pensiero condiviso da tutti i quaranta commensali che lasciano andare via il piatto semi-pieno. Si tratta di un risotto grappa e pere, talmente dolciastro da risultare fastidioso. Lo chef ha scelto di non utilizzare il sale e di non bilanciare il piatto con alcun tocco di sapidità. Assente il formaggio, dominano solo la dolcezza della grappa e lo zucchero preponderante della pera. Anche la mantecatura del riso è mal riuscita. Perdoniamo il primo piatto dopo aver assaggiato il secondo. I medaglioni di vitello ai funghi di montagna al profumo di grappa ci soddisfano pienamente. La cottura della carne è perfetta, il distillato si sposa con i funghi con grande equilibrio, il vitello è tenero e gustoso. Anche le patate duchessa sono buone, forse la doratura è un pochino troppo ruvida.

Il confronto a tavola è vivace e stimolante, inizio a divertirmi anche se i vini della casa non sono affatto indimenticabili, l’abbinamento con i piatti è evidentemente forzato. E la serata si anima con la degustazione a sorpresa guidata dalla bravissima Camilla Guiggi, sommelier Ais e miglior assaggiatrice ANAG 2009 della Lombardia.  Cinque grappe Riserva in degustazione. Prima l’assaggio in purezza, poi l’abbinamento.

Magnoberta. Un blend di Malvasia, Brachetto e Moscato gustato insieme a una caciotta mista toscana. La grassezza del formaggio trasforma completamente la sensazione, protegge la bocca dall’aggressività dell’alcol rendendo la grappa incredibilmente dolce e amabile. È l’accoppiata che ho trovato più interessante.

Marzadro. Gewürtztraminer affinato per 3 anni in barrique. Viene servito con il dolce, una strepitosa torta di compleanno della pasticceria Dolce Vita di Cecina (LI). Il connubio riesce molto bene perché il vitigno è molto aromatico e il bicchiere ha un’entrata dolce con sentori di miele di acacia e uvetta.

Bertagnolli. Teroldego, Chardonnay e Gewürtztraminer in abbinamento al fondente 70% Novi. La barrique di Allier conferisce una vaniglia intensa. Discutibile la scelta del cioccolato, avrei optato per un prodotto artigianale invece che commerciale. In ogni caso la grappa pulisce benissimo il cacao, in un accostamento classico che convince sempre.

Nannoni. Brunello di Montalcino. Color oro, note vegetali, frutti rossi e spezie. Un impatto aggressivo, ma poi non brucia, si ammorbidisce subito. Molto persistente. Assaggiata in purezza.

Mazzetti d’Altavilla. Moscato e Cortese, bianchi piemontesi per una grappa femminile, morbida e avvolgente con note floreali dolci e leggermente erbacee. Vincitrice dell’Alambicco d’Oro 2011.

La mia inconsuetudine al consumo di grappa mi aveva fatto temere terribili reazioni alcoliche, ed è proprio questa una delle sensazioni che mi resterà sulla pelle: la totale leggerezza e l’inaspettata sobrietà che hanno seguito la maratona degustativa, dall’aperitivo agli assaggi finali. Camilla Guiggi sorridendo ci ha parlato di grappe sane, di grande qualità. Il consumo consapevole, una delle finalità dell’associazione, insegna che la giusta quantità di grappa non crea stordimento quando il prodotto è ottimo.

Nota di merito per il graditissimo (è proprio il caso di definirlo così) omaggio: un massaggio energizzante con olio essenziale e gocce di grappa, dalle sapienti mani delle fisioterapiste a nostra diposizione nel centro benessere della Fattoria. Niente di meglio prima di una passeggiata in attesa del light lunch e dei saluti di commiato.

Una festa che ha siglato i dieci anni delle donne della grappa con piacevole cameratismo, ma niente candeline rosa sulla torta. Piuttosto grande attenzione alla regina degli alambicchi. Un momento di incontro professionale per confrontarsi sulle differenze produttive regionali, sulle carenze della comunicazione e della promozione a livello nazionale, sull’inossidabile e obsoleto consumo solo a fine pasto. Un’occasione anche per confidarsi le anticipazioni sulle rispettive iniziative legate a Grapperie Aperte (2 ottobre 2011, ndr).

E poi grappa per bagnare i polsi come profumo, grappa per rinvigorire le gambe, grappa in cucina e nel bicchiere…Vuoi vedere che la grappa è femmina?

Francesca Lucchese

2 COMMENTS

  1. CErto che la Grappa è donna! Ero sfortunatamente in servizio a Poggio a Caiano, sempre per l’ANAG. Ed è stato un peccato non parteciparvi, soprattutto per tutte le ottime grappe in presentazione. L’epoca in cui i distillati erano solo prerogativa maschile è davvero passata. Le donne hanno sempre bevuto la grappa. Solo che ora si sa. Tutto qui! Brave!!

  2. Scorrevolezza, unicità e passione. Aggettivi che identificano il gusto della grappa reso manifesto dalle parole del post di enocentrica. Brave e brava.

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